O.V.R.A. la polizia del terrore
Ovra questo acronimo non è mai stato sciolto e la ragione per cui non è mai stato sciolto rientra nella politica del fascismo. Questo ufficio di polizia era qualcosa che doveva essere misterioso perche’ il mistero fa paura, deve far paura. Per gli italiani Ovra è sinonimo di piovra , una macchina repressiva con tanti tentacoli che penetrano dappertutto, anche nelle menti e nelle coscienze. La macchina del consenso, non si deve mai dimenticare, si nutre anche di paura e repressione.
La sigla poteva avere il significato di «Opera Volontaria di Repressione Antifascista», oppure «Organizzazione di Vigilanza e Repressione dell’Antifascismo», ovvero «Organo di Vigilanza dei Reati Antistatali», o più probabilmente frutto dell’associazione nella fertile mente del duce con piovra o con Ochrana (la polizia segreta zarista), il termine «Ovra» continua a esercitare un fascino sinistro. Segue un brano tratto da “Brindisi 1945 l’alba della democrazia”
L’O.V.R.A., oscuro acronimo, forse Opera di Vigilanza e Repressione dell’Antifascismo era la polizia politica che, in maniera autonoma ed indipendente dalle forze di pubblica sicurezza, faceva opera di individuazione e delazione nei confronti dei nemici militanti del regime. Una sorta di polizia segreta, talmente presente però da dare l’impressione ai cittadini di essere costantemente vigilati e spiati: e il periodo in cui quando si parla di politica si abbassa la voce e ci si guarda le spalle.
Nel 1945 il Ministero dell’Interno si muove su due fronti per contrastare le ultime persistenze dell’Ovra, epurando le forze di pubblica sicurezza ed invitando i prefetti ad individuare quanti, sotto una copertura civile, abbiano tatto parte dell’istituto fascista.
Una circolare riservata del 21 luglio 1945 sollecita il trasferimento in altra sede dei sottufficiali e degli agenti di P.S. che, già appartenenti ai disciolti organismi dell’Ovra o ai ranghi della polizia politica, siano rimasti a prestare servizio nelle stesse sedi, giacché “tale inopportuno stato di cose contribuisce a tener desto il risentimento dell’opinione pubblica contro la polizia e non ne rispecchia il nuovo spirito che la pervade, in armonia con la mutata situazione politica”. Ma a Brindisi la caccia ai fascisti dell’Ovra si era aperta già da tempo.
In una comunicazione del 21 dicembre del 1944 il maresciallo di Pubblica Sicurezza informa il Questore di aver interrogato in modo riservatissimo il commissario di P.S. Piccinni il quale fa “sapere che in Brindisi prestavano servizio, addetti all’Ovra soltanto due agenti di P.S. e precisamente il vicebrigadiere Sgura e la guardia Lagrasta Alfonso” e che “per quanto riguarda gli informatori o confidenti..la lista degli informatori dovrebbe esistere presso il Ministero dell’Interno, mentre per i confidenti locali…..provvedevano direttamente gii Agenti a procurarseli sul posto”.
Gli agenti dell’Ovra erano alle dirette dipendenze del Ministero dell’Interno, e per esso dai rispettivi Ispettori generali di pubblica Sicurezza di zona; quelli che operavano a Brindisi dipendevano dall’Ispettorato di Bari, “..sin dal periodo dell’occupazione italiana dell’Albania hanno prestato servizio ….i sottonotati Agenti dell’Ovra i quali si avvicendavano frequentemente:
Commissario capo di PS. dott. INGRASSIA
Commissario aggiunto di P.S. dott. MELE
Brigadiere di P.S. NITTO Giovanni
Vice brigadiere di P.S. GAETA
Vice brigadiere di P.S. ZARRELLI
Vice brigadiere di P.S. SGURA = vicebrigadiere ACCARDI
Guardia di P.S. DE SANTIS
Guardia di P.S. LAGRASTA
Guardia di P.S. LUPO = guardia Fasano
Commissario di P.S. POLIMENI
Commissario di P.S. PICCINNI
Nel 1946 l’Ufficio per le Sanzioni contro il Fascismo prende posizione contro i dipendenti della pubblica amministrazione che appartenevano all’Ovra, ritenendo necessario l’allontanamento dal posto di lavoro. Non sappiamo quanti di essi si nascondessero nelle Amministrazioni brindisine, ma il meccanismo dell’epurazione scatenò, su vasta scala, una ridda di sospetti.
Il primo nome eccellente che appare è quello di LUPO PIETRO di Francavilla Fontana. È proprio quel Lupo Pietro comunista e confinato, di cui qui si parla altrove. Nel documento del 6 giugno 1944 il prefetto Guasco invia a Salerno all’Alto Commissario per la comunicazione dei delitti e degli illeciti del Fascismo una lettera.
“…si comunica che l’OVRA, organismo direttamente dipendente; dalla direzione generale della P.S. ha sempre agito in questa provincia di sua iniziativa, senza far trapelare notizie circa il reclutamento del personale di cui si serviva ed il servizio di appartenenza. La locale questura ha potuto sapere che tale LUPO PIETRO di Antonio e di Di Summa Lucrezia, nato a Francavilla Fontana il 28-7-1895, appartenente al Partito comunista, domiciliato a Brindisi era ritenuto uno degli agenti dell’OVRA”.
È la stessa presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha al suo interno l’Ufficio sanzioni contro il Fascismo, a segnalare alla Procura del Regno il 7 maggio 1946 una lista di persone “facenti parte della soppressa organizzazione spionistica OVRA”.
Ne riportiamo, per scrupolo di verità storica, i nomi:
• Di Castri Angelo di Gaetano e di Geronimo Maria, nato a Francavilla Fontana il 21-9-1889, muratore, residente a Brindisi
• Francioso Annibale fu Eugenio e fu Carniti Matilde, nato a Brindisi l’1-ll- 1892, interprete della Società di navigazione Adriatica e Lloyd Triestino”
• Spagnolo Francesco fu Nicola e di Frisenda Addolorata, nato a Brindisi il 15- 4-1894, venditore ambulante
• Durano Rodolfo fu Giustino e fu Fiori Rachele, nato a Brindisi il 13-1-1890 corrispondente di giornali
• Gatti Archimede di Pasquale e fu Gigante Addolorata, nato a Brindisi il 9-2-1899, segretario al Comune di Brindisi
• Guadalupi Giuseppe di Giovanni e di Guadalupi Addolorata, nato a Brindisi il 18-3-1890, venditore ambulante di libri usati
• Brunetti Giuseppe fu Vincenzo e di Lafuenti Maria Francesca, nato a Brindisi il 15-4-1909, commesso di negozio
Spesso i sospetti di appartenenza si risolvevano in un nulla di fatto (complici forse anche i tempi della democrazia, che richiedevano di lasciarsi velocemente e senza strascichi alle spalle un ventennio cupo e ambiguo). Come è capitalo a Giovanni Taddeo, Vincenzo Sorge, Damiano Valentini (alias Claudio Miciparmi) e Calò Flaminio (alias Cesare Francavilla); alcuni di loro, prima dichiarali colpevoli e tratti in arresto, sono stati poi rilasciati perché dichiarati innocenti.
“Calò Flaminio – è citato in un documento dei Reali Carabinieri al Pubblico Ministero presso la sezione di Corte d’Assise di Brindisi del gennaio 1946-fu Domenico e fu Di Castro Francesca, nato a Francavilla Fontana il 27 marzo 1893, residente a Mesagne via Sandonaci n.21 invalido di guerra e perciò per vario tempo venne adibito prima al Municipio e poi alla Pretura di Mesagne alla notifica di atti. Disimpegnava tali mansioni con poca diligenza e perciò venne esonerato da tali incarichi ed occupato presso ima ditta di Brindisi. Ha moglie e figli. Moralmente ha lascialo a desiderare, in quanto ha avuto relazioni illecite. Ha vissuto sempre stentatamente ed è ricordato che viveva anche ad espedienti per poter tirare avanti la vita. È ritenuto capace di commettere azioni di qualsiasi genere pur di procacciarsi del denaro, non risultano però elementi che comprovino che abbia fatto dell’OVRA, nonostante le più minuziose indagini finora svolte. Non si è in grado di stabilire in base a quali elementi è stato operato il suo arresto”.
A volte erano le note della Pubblica Sicurezza che facevano luce sulle richieste di Santo Semeraro, delegato provinciale per l’epurazione.
“Taddeo Giovanni di Angelo e di Franciosi Teodora nato a Brindisi il 23-11-1899, operaio meccanico, coniugato, abitante in piazza Angeli n.29, risulta di regolare condotta morale e politica. Non figura iscritto al cessato P.N.F. (nelle schede biografiche di alcuni squadristi un Giovanni Taddeo però figura tra gli autori di spedizioni punitive contro le camere del lavoro e socialisti ndr). Non ha ricoperto cariche politiche, e non consta che abbia svolto attività politica”.
Così per Vincenzo Sorge, brindisino “operaio bottaio, abitante in via Colonne n. 20” anch’egli di regolare condotta morale e politica e che, seppur iscritto al P.N.F., non ha ricoperto cariche politiche e non ha dato prova di faziosità ed intemperanza fascista.
Nel 1946 appare un singolare giudizio, da parte della compagnia dei Carabinieri di Brindisi e della Questura, nei confronti dei cittadini da epurare. Sembra infatti che, nonostante rassicurazione di attività di propaganda svolta a favore del regime, l’importante sia che i cittadini indagati non abbiano “provocalo rancori personali da parte dei loro concittadini in quanto nulla hanno fatto per nuocere a chicchessia”.
Queste affermazioni da un lato abbassano i toni della ideologia antifascista e dall’altro tentano di stabilizzare un precario equilibrio sociale. Esemplare è il profilo di Damiano Valentini, detto anche “Miciparmi Claudio”, stilato nel marzo del 1946 dal maresciallo O. De Giovanni della Pubblica Sicurezza.
“Valentini Damiano di Cosimo e di Tundo Marina nato a Brindisi il 27-2-1902, possidente, coniugato, risulta di regolare condotta morale e politica. Era iscritto al cessato P.N.F.dal 20-12-1920, squadrista, marcia su Roma, sciarpa littorio. Ha ricoperto la carica di membro effettivo della Commissione federale di disciplina. Non ha dato prova di faziosità ed intemperanza fascista, e non risulta abbia provocato rancori personali da parte dei cittadini”.
E sull’onda di questi “buoni sentimenti” anche a Brindisi- come nel resto dell’Italia meridionale, tutto restò come prima.
[ Miano Stamerra Brindisi 1945 l’alba della democrazia]