Palermo, Vittorio

antifascista

Palermo Vittorio

“Originario di Ceglie Messapica, dove è nato nel 1906, nonostante avesse dovuto aderire, come la maggior parte dei suoi coetanei, durante gli anni di studio universitario alle organizzazioni giovanili fasciste, fin dalla metà degli anni ’30 aveva assunto posizioni sempre più critiche verso il regime ed aveva preso contatti con la figura di maggiore spicco del movimento antifascista di Ceglie, quel Francesco Ricci di cui si parla diffusamente in altra parte di questo
volume. Già nella primavera del 1937, pertanto, era segnalato alle autorità di polizia di frontiera perché fosse sottoposto agli opportuni controlli al suo ritorno da un viaggio in Francia dove si sospettava che prendesse contatti col Ricci, fuoriuscito da qualche mese, riportando in patria clandestinamente materiale di propaganda.

In effetti Palermo stabilì i contatti di cui era, a sua insaputa, sospettato, ma evitò prudentemente di presentarsi alla frontiera con materiale compromettente c potè quindi tornare senza pericolo in Italia. Negli anni successivi, soprattutto dopo lo scoppio della guerra, diede alla sua attività antifascista maggiore continuità prendendo contatti con intellettuali e professionisti antifascisti
della provincia.” (da nota n° 3 di Franco Stasi)

“[..] Anche a Brindisi è solo nel mese di agosto di quella calda estate del ’43 che i principali esponenti dell’antifascismo locale si riuniscono per la prima volta ufficialmente nello studio dell’avv. Vittorio Palermo, per formare « un comitato provinciale di concentrazione antifascista» e per costituire « un primo nucleo del Comitato stesso » da allargare poi « con elementi di sicura fede e di condotta patentemente antifascista che, dalla destra alla sinistra, si attengano alle direttive seguite dal Comitato Centrale del Fronte Nazionale ».

Uomo di punta del comitato stesso appare sin dall’inizio l’avv. Vittorio Palermo, militante comunista.

Nell’aprile del ’41, coinvolto nelle indagini condotte sull’attività del gruppo di Tommaso Fiore in Puglia e già in precedenza ripetutamente diffidato egli era stato prelevato nella sua casa di Latiano dal commissario regionale dell’OVRA. In seguito era stato trasferito e trattenuto alcuni giorni nel carcere di Bari. Qui era venuto in contatto con alcuni dei più importanti tra quelli che sarebbero poi diventati i suoi amici antifascisti, con i quali non avrebbe più interrotto i collegamenti allora allacciati. Tra essi l’avv. Michele Cifarelli, l’avv. Domenico Pastina di Trani, gli avv. Vito Mario Stampacchia e Michele De Pietro di Lecce ed altri, tutti arrestati a seguito del ritrovamento da parte della polizia politica di un elenco del prof. Fiore di tutti gli antifascisti nazionali e regionali che si avvicendavano nella sua casa di via Q. Sella a Bari.

Attorno a Palermo, già da questa prima riunione del 9 agosto 1943 ritroviamo altre figure dell’antifascismo brindisino del periodo della clandestinità: tra esse l’ing. Sala, l’avv. Giovanni Stefanelli, Guglielmo Cafiero, che insieme con i vari De Tommaso, Mauro, Prampolini, Ribezzi, Ostuni e Patrono avevano costituito il cuore forte dell’opposizione al regime e il tramite con ambienti antifascisti che operavano al di fuori della provincia ed ai quali alcuni di loro erano legati da rapporti di parentela, di fraterna amicizia o di lavoro e di studio.

(Nel 1936 cominciò a dispiegarsi l’opera di vari gruppi antifascisti ai quali parteciparono numerosi giovani, tra i quali Giuseppe Patrono ed attorno ai quali gravitarono l’avv. Vittorio Palermo, l’ing. Sala, il Cafiero ed altri. L’attività di questi gruppi non rimase isolata, ma per il tramite di Patrono e Palermo si stabilirono contatti frequenti con gli ambienti universitari di Napoli, Pisa e Fircnze, centri nei quali — com’è noto — operavano note personalità antifasciste. È appena il caso, infine, di ricordare, oltre ai numerosi militanti comunisti incarcerati o confinati, alcune note figure dell’antifascismo socialista come Felice Assennato, Beniamino Andriani e Arturo Sardelli.) [da nota n° 4 di Franco Stasi]

 

Le linee di azione lungo le quali si muovono, immediatamente dopo la caduta di Mussolini, questi primi riorganizzatori del tessuto democratico nella nostra provincia sono comunque già da allora abbastanza chiare ed in linea con le analoghe richieste che il Fronte Nazionale Antifascista e successivamente il Comitato Nazionale di Liberazione portarono avanti sul piano nazionale.

1°) collaborare con il governo Badoglio;

2°) contribuire all’opera di epurazione degli elementi fascisti
o compromessi con il fascismo;
3°) lottare contro il nazismo;

4°) fare propaganda in favore di una pace separata.[..]”

in: Nicola Colonna, Angelo Massafra, Franco Stasi (a cura di): “La Provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia” – Fasano editore Grafischena  anno 1979.

Fonti:

[Colonna, Massafra, Stasi 1979] La Provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia