A Brindisi
subito dopo il 25 luglio del ’43
Ieri in questo capoluogo verificavasi at seguito notizie dimostrazione pubblicate stampa qualche chiassata ad opera una ventina studenti che raggiungevano sede GIL per asportare emblemi fascisti et tentavano affissione manifestino poligrafato carattere antifascista. Capeggiatori arrestati(1).
Quello ieri era riferito al 28 luglio del 1943, il capoluogo in questione era la città di Brindisi e la chiassata della ventina di studenti è la notizia che mette la cittadina in pari con i fatti della storia e di molti altri luoghi del Paese dove si era festeggiato quel 25 luglio e le grandi illusioni che si portava dietro come l’idea che la guerra potesse finire come per magia in un istante.
Forse l’iniziativa locale non era della stessa portata e misura di altre realtà, per giunta accadeva con qualche giorno di ritardo, ma l’importante era che anche in Brindisi, malgrado il telegramma del prefetto, l’ordine pubblico, a lui tanto caro, non era stato normale, anche in città c’era stata una manifestazione antifascista, a dispetto della nomea di essere un luogo refrattario.
Era calda quell’estate del ’43, molte sono le testimonianze che lo confermano, ricordi orali, documenti vari e persino alcune biografie lo confermano, ma il caldo descritto supera la dimensione meteorologica per un tragico susseguirsi di fatti.
Quella del luglio ’43, è una storia particolare, fatta di alti e bassi per gli italiani, all’inizio del mese c’era stato lo sbarco degli americani e degli inglesi in Sicilia. Era la conclusione di un calvario di notizie che nel recente passato si erano andate accumulando, dalla ritirata in Russia alle sconfitte in Nord Africa. Inoltre già da tempo, dal ’40 in poi, gli italiani avevano conosciuto la guerra totale, il terrore che colpiva dall’alto la popolazione civile inerme, i bombardamenti avevano distrutto e ucciso in ogni città dal nord al sud del Paese. Infine quel 25 luglio del ’43 aveva sparso per la penisola quell’ euforico clima pericoloso, un entusiasmo tragicamente ingenuo si era impadronito di moltissimi italiani. Mussolini era stato costretto alle dimissioni, così era stato annunciato alla radio che testualmente dichiarava: “Attenzione, attenzione: Sua Maestà il Re e Imperatore ha accettato le dimissioni, dalla carica di Capo del Governo, Primo Ministro, e Segretario di Stato, presentate da Sua Eccellenza, il Cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario di Stato, Sua Eccellenza il Cavaliere, Maresciallo d’Italia, Pietro Badoglio.”
La fine del regime al potere dal 1922 e il seguente arresto di Mussolini oltre che la formazione del Governo Badoglio furono accolte con manifestazioni di gioia, sia gli antifascisti che le persone comuni scesero in piazza per distruggere e danneggiare molti dei simboli e delle sedi del regime fascista, inneggiando alla democrazia e alla pace.
Quel 28 luglio del ‘43, il giorno della chiassata ad opera una ventina studenti a Brindisi, aveva avuto bel altro e sanguinoso sviluppo a Bari, dove si erano contati venti morti, circa una cinquantina di feriti. Erano caduti in via Niccolò Dell’Arca, erano in maggioranza giovani, operai e studenti, erano stati uccisi dai colpi esplosi da un reparto dell’esercito e da cecchini appostati nella vicina sede della federazione del Partito fascista, essi, soldati e fascisti, avevano sparato contro un pacifico corteo che andava ad accogliere gli antifascisti all’uscita del carcere.
Quei giorni di luglio in Puglia sono caldi, c’erano state già altre manifestazioni, in provincia di Brindisi il 26 di luglio, in un telegramma il prefetto Pontiglione (questo era il nome) scrive: Segnalati lievi incidenti nei Comuni S. Vito Normanni et Torchiarolo dove sono state tolte da casa fascio targhe indicative et ritratti duce senza reazione da parte fascisti(2).
Anche in provincia di Brindisi, dalle sedi fasciste, vengono tolte insegne e ritratti di Mussolini a San Vito dei Normanni e a Torchiarolo il prefetto è costretto a comunicare che vi sono stati incidenti probabilmente a seguito di manifestazioni spontanee antifasciste.
Per la verità queste notizie su Brindisi e dintorni erano già state date dallo studioso Francesco Barra(3) negli atti di un convegno promosso dalla regione Campania nel ’75, il 25 luglio nel mezzogiorno aveva rappresentato una anomalia rispetto alla vulgata prevalente, come per esempio è dimostrato da un importante testo del 1969 quale L’Italia dei 45 giorni che succintamente sul mezzogiorno dichiarava: la quasi totale assenza di manifestazioni di rilievo nei centri principali. A Napoli come a Bari, a Taranto come a Brindisi non si segnalano grandi dimostrazioni, né astensioni dal lavoro. La presenza antifascista appare subito assai limitata e comunque in grado di influenzare solo indirettamente l’opinione pubblica attraverso ristretti ambienti professionali e intellettuali.
Dunque i fatti del 25 luglio ’43 hanno questa impronta assai limitata, in questa lettura ciò che accade al sud avviene solo per l’azione di ristretti ambienti professionali e intellettuali, che sono in grado di influenzare solo indirettamente l’opinione pubblica (?),stante queste premesse su molti fatti nel mezzogiorno se ne era quasi persa la memoria, a maggior ragione si erano persi pezzi di memoria locale di quel decisivo e drammatico 1943, in tal modo e inspiegabilmente diversi ricordi affondarono senza quasi lasciare tracce.
Dunque la provincia di Brindisi, stante queste notizie più volte e diversamente documentate e/o dimenticate e/o riscoperte e/o sottovalutate, non è quel territorio che a volte è considerato come amorfo e refrattario, a Brindisi come in altre parti della Puglia per quanto ristretti gli ambienti professionali e intellettuali avevano comunque lanciato la sfida democratica ed antifascista a ridosso del fatidico 25 luglio, e la cosa non è di poco conto.
Ciò che manca davvero è la conoscenza dei nominativi dei Capeggiatori arrestati o almeno qualcuno dei nomi della ventina di studenti partecipanti della cosiddetta chiassata, che in realtà è un piccolo corteo, il primo antifascista dopo un paio di decenni, che si reca verso la sede della Gioventù Italiana del Littorio, uno dei tanti luoghi del regime nella città, si recano in quel posto per abbatte stemmi e simboli del fascismo. L’abbattimento dei simboli della dittatura è del tutto coerente con ciò che accade in molte parti del Paese dal nord al sud con ristrette o numerose manifestazioni.
Poco o nulla si conosce delle altre manifestazioni, dei lievi incidenti, citati dal telegramma prefettizio, di San Vito e di Torchiarolo, anche per queste due località non è dato sapere molto sull’iniziativa antifascista.
Il telegramma del 29 luglio, indirizzato al Ministero dell’Interno del prefetto di Brindisi, parla inoltre di un volantino, precisamente di un manifestino poligrafato che i dimostranti cercano anche di affiggere, e che sicuramente hanno diffuso lungo il percorso della manifestazione.
Su questo volantino, è possibile fare una supposizione sufficientemente plausibile sulla sua individuazione, il cui testo è di seguito trascritto:
Cittadini,
Nell’ora sua più tragica, dopo oltre un ventennio di sofferenze e di martirii, per la volontà del Popolo che, se persegue gli inderogabili suoi diritti, vince alla fine ogni barriera, la Patria nostra si riscuote da un obbrobrioso letargo per ritornare, rinnovata di spiriti, nel consorzio delle Nazioni Civili.
E’ questa un’alba, non è ancora il giorno.
Sentite, dunque, di quest’ora, tutta l’austerità: di quest’ora che matura i destini della Nazione.
Riprendete le tradizioni veramente grandi e gloriose del nostro Risorgimento, e non siate sordi ai bisogni dell’età che preme a sorgere, dell’età che, pur fra strazi e ruine inenarrabili e infinite, già sorge e chiede giustizia e libertà per tutti in una pacifica fratellanza di Popoli.
E’ questa un’alba, non è ancora il giorno.
Vigilate nell’opera.
Copie di questo testo di volantino sono circolate in molte parti del Salento dopo il 25 luglio del ’43, all’epoca, tra l’altro, non dovevano essere molti i volantini che vi circolavano. Di quello in questione alcune copie si sono conservate in alcune raccolte locali(5), E’ questa un’alba, non è ancora il giorno è il brano-riflessione contenuta nel testo del volantino e ripetuto per ben due volte che dimostra da parte degli autori la consapevolezza della fase difficile ma decisiva che stava per iniziare.
Il testo è di chiara tendenza liberalsocialista(6) per i suoi contenuti ed anche perché ormai sono anni da tempo che l’opposizione comunista nella Puglia era stata battuta, Il movimento comunista pugliese non si riebbe mai dai colpi del febbraio-marzo 1937. La varie province apparvero pacificate e i dirigenti locali che non finirono in galera vennero neutralizzati e rigorosamente controllati(7) ; dunque subito dopo il 25 luglio le condizioni del movimento comunista locale è estremamente debole, un altro indizio che depone a favore dell’attivismo liberalsocialista è la presenza di giovani studenti.
Già da diversi anni ’30, il movimento liberalsocialista era attivo in varie parti della Puglia, in prevalenza negli ambienti intellettuali. Esso era estremamente vivace e, proprio grazie al dinamismo di queste minoranze critiche, rappresentò un baluardo della cultura contro il regime fascista. Il movimento, partendo da Bari, attraverso l’ impulso di Tommaso Fiore, si diffonde in molte parti della regione e nel Salento. Trovò consensi tra gli studenti dei vari licei e in diversi gruppi di giovani universitari e di insegnanti. Gli accadimenti di Brindisi in quel 28 luglio del ’43 possono essere stati prodotti da giovani aderenti o in contatto con questo movimento.
Nella città di Lecce è ampiamente documentata l’iniziativa del 26 di luglio. In quel giorno si svolge una manifestazione di circa 500 persone che è capeggiata dagli esponenti più importanti dell’antifascismo locale, anche qui e prima che a Brindisi, viene distribuito il volantino stampato in cui c’è il famoso passaggio: E’ questa un’alba, non è ancora il giorno.
Si hanno notizie dimostrazioni che hanno luogo anche in altri centri del Leccese come ad Ugento, a Monteroni, ad Arnesano e a Villa Baldassarre. In questi ultimi tre luoghi vi sono notizie su assalti e devastazioni a sedi del fascio, ai dopolavoro e ai locali del sindacato agricolo.
Nel Tarantino la popolazione scese in piazza a Mottola e Martina Franca, dove sono dati alle fiamme i ritratti di Mussolini (8).
In provincia di Foggia nella notte tra il 25 ed il 26 luglio a Carpino, sul Gargano, i carabinieri dispersero una manifestazione popolare arrestando 6 persone, mentre a Foggia, la mattina del 28, «alcuni monelli» presero a sassate la federazione fascista, riuscendo quindi a penetrare nell’interno e a devastarla in parte (9).
In terra di Bari oltre ai drammatici fatti nel capoluogo, massicce e violente dimostrazioni si svolsero in molti centri tra il 26 ed il 29 luglio, spesso con incidenti tra fascisti ed antifascisti e con pesanti interventi repressivi delle forze dell’ordine. A Noicattaro e Sannicandro vennero infatti devastate le case del fascio, a Monopoli e Noci dei fascisti vennero malmenati, a Ruvo si distrussero i simboli del regime e si devastò il fascio, mentre l’acme si raggiunse a Bitonto, dove, il 28 luglio, oltre cinquemila persone assalirono un alloggiamento della milizia, un deposito comunale di viveri ed un panificio militare, venendo poi disperse con le armi dai carabinieri(10).
Questo accadde in Puglia in modo che si possa dire che nei fatti del caldo luglio ’43 la presenza antifascista apparve subito in grado di influenzare l’opinione pubblica.
di Donato Peccerillo
Note:
(1) Telegramma indirizzato al Ministero dell’Interno – Gabinetto –Ufficio del Telegrafo e della Cifra.da Brindisi 29- 7- 1943 ore 15.40 = ARR. ORE 18 del 30. A Ministero Interno Roma.(Gab. Seg. PS. Pza.) “1532. Diffondesi senso generale sollievo per cessazione regine fascista. Nessuna interruzione lavoro in pubblici uffici et stabilimenti industriali. Ordine pubblico normale. Ieri in questo capoluogo verificavasi at seguito notizie dimostrazione pubblicate stampa qualche chiassata ad opera una ventina studenti che raggiungevano sede GIL per asportare emblemi fascisti et tentavano affissione manifestino poligrafato carattere antifascista. Capeggiatori arrestati. Prefetto Pontiglione”. ACS Ministero dell’interno, Direzione generale pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, fasc. 214 “n. 17 Brindisi”.
(2) Telegramma indirizzato al Ministero dell’Interno – Gabinetto –Ufficio del Telegrafo e della Cifra.da Brindisi DA BRINDISI 26- 7- 1943 ORE 14.5 = arp. ore 20 del 28 prec. Ass. Ministero Interno Gabinetto Roma.(Gab. Seg. PS. Pza.)” N. 1509» Notizia costituzione governo militare prodotto favorevole impressione. Segnalati lievi inciderti nei comuni S.Vito Normanni et Torchiarolo dove sono state tolte da case fascio targhe indicative et ritratti duce senza reazione da parte fascisti. Prefetto Pontiglione”. ACS Ministero dell’interno, Direzione generale pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, fasc. 214 “n. 17 Brindisi”.
(3)“In Puglia, manifestazioni studentesche avvennero a Brindisi, con tentativi di distruzione degli emblemi fascisti e colla diffusione di volantini clandestini ciclostilati, i cui autori vennero prontamente tratti in arresto. Dimostrazioni vennero pure inscenate a Lecce, a Torchiatolo, S. Vito dei Normanni ed Ugento, mentre a Monteroni, Arnesano e Villa Baldassarre di Guagnano furono devastate le sedi del fascio, del dopolavoro e del sindacato agricolo.Nel tarantino, la popolazione scese in piazza a Mottola e Martina Franca, dando alle fiamme i ritratti di Mussolini.”( “Il 25 luglio nel Mezzogiorno” di Francesco Barra pag 154 in: Mezzogiorno e fascismo –atti del convegno nazionale di studi promosso dalla regione Campania –Salerno –Monte San Giacomo- 11/14 dic.’75 pubblicato da ESI Na 1978, )
(4) L’Italia dei 45 giorni. 25 luglio-8 settembre1943. Studi e documenti. Quaderni dell’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione. Gallerano N.- Ganapini L.-Legnani M. Editore: Tip. Ferrari, Milano, 1969. Pag 33
(5) ASB ; archivio M. Stampacchia. ecc
(6) Sull’attività del movimento liberalsocialista del Partito d’Azione,: L’attività clandestina antifascista — i cui primi segni si erano già manifestati alla vigilia dell’entrata in guerra — era in effetti ripresa con notevole impegno a Bari sul finire del 1941, con la costituzione del « centro » regionale del movimento liberalsocialista, formato da giovani intellettuali, tra cui Ernesto de Martino, di prevalente formazione crociana ma già insofferenti dell’egemonia culturale del Maestro ed aperti a più vaste prospettive politiche e sociali. Punto di coagulo e di incontro tra vecchi e giovani antifascisti ed il Croce erano la Casa e la libreria Laterza, su cui si appuntava, occhiuta e sospettosa, la vigile sorveglianza della polizia. .”( “Il 25 luglio nel Mezzogiorno” di Francesco Barra pag 154 in: Mezzogiorno e fascismo –atti del convegno nazionale di studi promosso dalla regione Campania –Salerno –Monte San Giacomo- 11/14 dic.’75 pubblicato da ESI Na 1978, )pag. 157
(7) Mauro Canali le spie del regime il Mulino Bologna 2004 pag 363
(8) “Il 25 luglio nel Mezzogiorno” di Francesco Barra pag 154 in: Mezzogiorno e fascismo –atti del convegno nazionale di studi promosso dalla regione Campania –Salerno –Monte San Giacomo- 11/14 dic.’75 pubblicato da ESI Na 1978, ) pag 154
(9) Ivi. Pag154
(10) Ivi. Pag155-156