APPELLO PER LA PACE.

APPELLO PER LA PACE.

Un appello alla civiltà suprema del dialogo, della sua umanità, della sua intelligenza. Leggiamo e apprendiamo di bombe, di grandi eventi nucleari, di raid preventivi. Un irresponsabile e impressionante gioco alla guerra che deve essere subito fermato. Chiediamo con forza alle Istituzioni internazionali, ai Governi del mondo che si metta a tacere l’assurdo di queste intenzioni che porterebbero a effetti disastrosi e di morte già tragicamente vissuti. Facciamo appello alle cittadine e ai cittadini affinché si mobilitino  per diffondere il piu’ possibile voci e iniziative di pace, anche in nome della nostra Costituzione che sempre ci ricorda che “l’Italia ripudia la guerra”.

Carlo Smuraglia – Presidente Nazionale ANPI

Francesca Chiavacci – Presidente Nazionale ARCI

Susanna Camusso – Segretario generale CGIL

Annamaria Furlan – Segretario generale CISL

Carmelo Barbagallo – Segretario generale UIL

Roberto Rossini – Presidente Nazionale ACLI

 

Roma, 15 aprile 2017


L’ANPI nazionale e l’EUROPA

 

 

 

Sulla questione dell’EUROPA pubblichiamo la lettera dell’Anpi nazionale al Movimento Federalista Europeo

di seguito un articolo di Paolo Rumiz sempre sull’Europa.

 

L’ANPI nazionale aderisce all’iniziativa dell’Unione dei Federalisti Europei. Ma specifica limiti e carenze del documento preparatorio. Il testo della lettera della Segreteria nazionale

In risposta a una richiesta di Paolo Vacca, Segretario Generale dell’Unione dei Federalisti Europei, l’ANPI nazionale ha aderito alla Marcia per l’Europa, promossa in occasione dell’anniversario della firma dei trattati di Roma. Nella lettera della Segreteria nazionale si precisa la posizione dell’ANPI in merito al documento preparatorio della Marcia, che viene giudicato carente su quattro aspetti cardine del futuro (e del presente) dell’UE: la linea di politica economica e sociale, il risorgere di forze neofasciste e neonaziste, la questione delle migrazioni, in tema della pace e della guerra. Ecco il testo integrale della lettera della Segreteria nazionale dell’ANPI.

 

«Gentile Segretario Generale, accogliendo il Suo cortese invito, l’ANPI nazionale aderisce alla “Marcia per l’Europa”, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma. Per la circostanza, abbiamo letto con attenzione il documento che illustra le ragioni della marcia. Ci pare di conseguenza doveroso esprimerci in merito.

Condividiamo le linee generali del documento. Ci sembra però necessario specificare, dato che sul documento il tema non sembra affrontato, l’urgenza di una svolta nella politica economica e sociale dell’Unione Europea che non ha sufficientemente rilanciato l’economia del continente, determinando sacche pesantissime di impoverimento per decine di milioni di persone e colpendo gran delle conquiste sociali che erano alla base del welfare; anche per queste ragioni l’Europa subisce oggi l’assalto di nazionalismi e populismi.

Non va inoltre taciuta, in questo scenario, la rinascita in forme dirette o indirette, di neofascismi e neonazismi: ne è sintomo e simbolo il recente episodio avvenuto durante la plenaria del Parlamento Europeo, quando l’eurodeputato polacco Janusz Korwin-Mikke ha fatto il saluto nazista.

Ci sembra poi opportuno sottolineare, nelle finalità generali della marcia, la necessità di una politica comune nei confronti del fenomeno palesemente irreversibile dell’ondata migratoria e nei confronti della conseguente politica di accoglienza; l’assenza di tale politica è infatti una delle ragioni delle tensioni a cui i Paesi che aderiscono all’UE sono stati sottoposti negli ultimi anni.

Ci sembra infine importante sottolineare il rigore con cui occorre che l’UE affronti il tema della pace nel mondo. La premessa non può che essere la ricerca in ogni modo di soluzioni negoziate davanti alle situazioni di conflitto. Purtroppo l’esperienza degli ultimi vent’anni ci dimostra che spesso molti Paesi europei hanno partecipato anche sotto l’ombrello della NATO a conflitti di varia natura e genere. Per di più, sono noti i dati sull’industria delle armi in Europa: emerge, in palese contrasto con i trend industriali prevalenti, un export florido e crescente, e quasi sempre nei confronti di Paesi impegnati in vicende belliche.

C’è bisogno, in sostanza, di un ritorno reale allo spirito del manifesto di Ventotene, perché un’Europa forte, unita e democratica può avvenire solo a condizione che sia l’Europa della libertà, dell’uguaglianza, della solidarietà e della pace».  PUBBLICATO MARTEDÌ 21 MARZO 2017

 

Nonno, parlami di una terra di pace

di Paolo Rumiz

Nonno, raccontami l’Europa.
Niente di più facile, bimbo mio. L’Europa è la terra dove tramonta il sole. È un grande, frastagliato, affascinante promontorio dove l’Asia finisce. Una terra fertile, ricca di popoli, fiumi, città, montagne e pianure, che si protende con faraglioni di tuono verso l’Oceano e il Mare di Mezzo. Ma come: nessuno te l’ha mai raccontata?

Nessuno. Fallo tu, ti prego.
Per cominciare tiriamo fuori dalla tasca queste monetine. Guarda bene. Portano tutte il nome dell’Europa, ma sono stampate in paesi diversi. Grecia, Germania, Francia, Italia, Austria, Spagna… paesi che fino a ieri si sparavano cannonate fra loro. Non è un miracolo? Oggi sono tutti uniti, hanno tolto i confini.

Mi racconti i tuoi viaggi?
Ho camminato sugli altopiani di Spagna sotto il volo degli avvoltoi. In Russia ho dormito in lunghi treni color verde scuro in corsa tra laghi ghiacciati. In Grecia ho navigato a vela nel mare blu scuro di Ulisse. Sulle coste rocciose del Mar d’Irlanda ho nuotato, pensa, con le foche!

Che bello, nonno. Dimmi perché tanti parlano male dell’Europa?
Ascolta, piccolino, non dimenticarlo mai. L’Europa è la madre che ti nutre. La tua patria. E se senti qualcuno che le urla contro, qualcuno che dice che fa schifo, che è diventata una matrigna, arrabbiati. Non restare mai in silenzio quando senti bestemmie del genere.

Cosa devo dire, nonno?
Rispondi loro che se l’Europa gli pesa, vadano pure altrove. Troveranno solo aride steppe battute dai venti, guerre, sfruttamento.

Dicono che siamo invasi dai profughi, che ci rubano tutto.
Allora rispondi così: oltre che ciechi siete vigliacchi. Accusate i poveracci perché non avete fegato di prendervela coi ladri veri, che stanno a casa nostra. Quelli che rubano, inquinano, e obbligano i nostri figli laureati a fare i lavapiatti all’estero. E poi dì loro che anche il nonno di tuo nonno era profugo, e ha dovuto abbandonare l’Europa, quando in Europa c’era la fame. E già che ci sei, spiegagli che si può diventare profughi in un attimo. Basta una guerra.

Spiegami come succede.
Succede che tu vivi tranquillo, hai il tuo lavoro, la tua casa, il tuo orto con patate e cipolle, i tuoi figli, i tuoi amici, pensi che nulla possa cambiare, e invece… improvvisamente il cielo diventa nero come la pece e arrivano uomini armati che ti portano via tutto. E allora devi scappare, sempre se non ti ammazzano prima.

La guerra può venire anche qui?
Vedi, l’Europa è una terra meravigliosa, ma è stata anche la grande madre di tante guerre. E quelle guerre hanno ucciso milioni di uomini e generato milioni di profughi. Ora siamo in pace, ma bisogna tenere gli occhi aperti. Dobbiamo impedire a quel demonio di tornare fra noi.

Come ci si difende?
Bisogna tenere sveglia la memoria. Ricordare quante volte gli europei si sono ammazzati fra loro. Riflettere che siamo in pace da settant’anni, l’età di tuo nonno. Un tempo lunghissimo. Un miracolo. Ma ci sono degli idioti che se ne sono dimenticati, e dicono che bisogna costruire muri, armare di nuovo gli eserciti.

Mi ci porti, un giorno, in viaggio con te?
Ti ci porto subito. Se chiudi gli occhi, provo a farti viaggiare nei luoghi più misteriosi, verso Est. E siccome ti piace la neve, ti faccio partire d’inverno. Da Berlino, città che fu distrutta e poi ricostruita e poi ancora divisa da un muro terribile.

I muri esistevano una volta?
Quando gli uomini hanno paura di altri uomini, tirano su muri. Ma quei muri non servono a niente. Il più grande di tutti è la Muraglia Cinese. Settemila chilometri. L’hanno costruita tanti secoli fa per difendere la Cina dai barbari. Ma quei barbari sono passati lo stesso e sono diventati imperatori della Cina.

Come viaggeremo?
Non in aereo. L’aereo non avvicina niente e non fa conoscere niente. Il nonno ti fa viaggiare in treno. Un bel treno tedesco, pulito e puntuale, che parte da una stazione col tetto di ferro.

Come ami la tua Europa, nonno.
Sai, sono così stanco delle urla di quelli che le sparano contro. È gente che parla con la pancia… che semina odio additando nemici. Sai, è facilissimo ottenere applausi urlando contro qualcuno! Ma non si può nemmeno tacere come i vigliacchi. Oggi tacciono in troppi, e il loro silenzio mi offende più delle urla.

E allora, come combattere?
Rispondendo col cuore, col fuoco della passione. Trovare le parole giuste per cantare la magia segreta dell’Europa. Guarda, guarda fuori dal finestrino. Siamo in Moravia. Li vedi i campanili a forma di cipolla?

Nonno, non ci perderemo?
Non ti preoccupare piccino. Il nonno conosce le frontiere. Ora scende la notte, il treno fa “tu-tun tu-tun” in un turbinio bianco. Il centro d’Europa forse è qui, a due passi da un posto tremendo di nome Auschwitz. Anche lì arrivavano treni, una volta, ma erano pieni di condannati a morte. I treni hanno fatto l’Europa, ma l’hanno anche distrutta. Hanno portato a morire milioni di soldati e civili. Anche bambini. Anche questo, giurami che non lo dimenticherai mai.

Te lo giuro, nonno.
Dai, continuiamo il viaggio. È notte. Siamo nel Sud della Polonia, in una stazione c’è un tabellone luminoso che già indica il Mar Baltico, a mille chilometri di distanza.

E poi?
La sera entriamo nella pianura ungherese, stanno uscendo le stelle, fuori c’è un’orchestrina di zingari. È notte fonda: e quando se non di notte si entra in Transilvania, la terra dei vampiri? Poi inizia una nuova, immensa pianura che ci porta verso il più grande fiume d’Europa. Il Danubio.

Siamo arrivati nonno?
Non ancora. C’è la Bulgaria con le ultime montagne. Il treno fatica tra muraglie di neve, boschi da lupi e stazioni sperdute.
Poi il treno perde quota verso la Turchia, trema, si avvita su se stesso in piccole valli chiuse. E si arriva al confine turco, e la polizia turca – impara cucciolo mio – non sorride mai. Specialmente ora. C’è un brutto muro anche lì, costruito per fermare quelli senza documenti.

Cosa sono i documenti, nonno?
Pezzi di carta che dicono chi sei. Senza quei pezzi di carta non puoi viaggiare. E la polizia ti può mettere in prigione.

Io ce li ho i documenti?
Sì, sei un bambino fortunato. Ma tanti bambini non lo sono. Bambini profughi, che hanno perso tutto. Ma è ormai mezzogiorno. Il treno sferraglia nella neve sotto le moschee di Istanbul.

Siamo arrivati, nonno?
Sì, tesoro. Ora tramonta e ha smesso di nevicare. L’aria è purissima e l’Asia luccica dall’altra parte. Siamo alla fine dell’Europa. Guarda bene, c’è un piccolo faro, laggiù, che lancia segnali intermittenti. Da mille anni è lì, a sorvegliare una processione incessante di navi, gabbiani, uomini e delfini. Oltre, comincia un altro mondo.

Da “La Repubblica” del 25 marzo 2017 pp. 6-7



21 MARZO 2017 22.a GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE

L’ANPI di Brindisi aderisce a Libera Associazioni, nomi e numeri contro le mafie

Hyso, i caporali e le vittime della mafia

Hyso Telharaj. Chi era costui? Uno straniero, non c’è dubbio. Che cosa mai può importarci della sua vita e della sua morte violenta? Del resto se ne è andato diciotto anni fa. I suoi assassini non sono mai stati processati e condannati. Che importanza può avere per noi un vecchio delitto che riguarda un immigrato. Un “cold case” che non ci interessa.

Ma, a futura memoria, è meglio raccontarla la storia di questo ragazzo, venuto da non molto lontano, e di un vino rosso, fatto con l’uva coltivata sulle terre confiscate alla Scu di Mesagne e lavorate in una cantina di Torchiarolo confiscata a un ex boss della Sacra Corona, un vino che riporta sull’etichetta il suo nome. Hyso era un ragazzo albanese che viveva in un paese lontano da Tirana, Durazzo, Valona. Il padre era malato, lavoro non ce n’era e lui, giovanissimo e responsabile, venne in Italia, in Puglia.

La stessa rotta dei barconi pieni di gente che sfuggiva alla guerra civile. Il tam tam dei suoi connazionali, che erano già emigrati, lo portò in Capitanata. “Qui c’è da lavorare”. Gli dissero. “È dura, ma qualcosa si guadagna”. Hyso sapeva bene che qui non avrebbe trovato il paradiso, cercava solo un po’ di giustizia sociale e qualcosa da guadagnare con un lavoro onesto. Diventò bracciante e ogni settimana mandava i soldi a casa, per la sua famiglia. La giustizia sociale non c’era. Ancora oggi, con i braccianti albanesi sostituiti da braccianti africani, non c’è.

Hyso in Capitanata trovò sfruttamento e morte. I caporali gli chiedevano tangenti per ogni giornata di lavoro. Ma lui aveva un grande senso della giustizia e aveva bisogno di soldi da mandare al padre malato. Si ribellò. L’8 settembre del 1999 fu trovato morto, gli spararono nei pressi di Cerignola. Aveva 22 anni. Non aveva ceduto al ricatto dei caporali, non aveva piegato la testa e si era opposto a quella logica spietata. Questa storia ci riguarda, perché gli dobbiamo molto. Accese i riflettori su condizioni di vita inumane che ancora oggi vivono donne, che qui sono nate, e migranti, tutti lavoratori dei campi.

Ogni 21 marzo, primo giorno di primavera, da quando fu ucciso, anche il nome di Hyso viene letto ad alta voce in tutte le città d’Italia in occasione della commemorazione delle vittime di mafia. Questa giornata diventerà istituzionale, come il 25 aprile e il primo maggio. “Dobbiamo chiedere scusa a Hyso e alla sua famiglia, perché non abbiamo fatto abbastanza per salvarlo dalla mafia del caporalato” disse don Luigi Ciotti. Ma, sino allo scorso anno, la sua famiglia non sapeva nulla di tutto questo. Fu una ragazza albanese, che studia in Italia, a scoprire, un’estate in cui aveva voluto fare la volontaria con Libera Terra a Mesagne, che esisteva un vino dal nome albanese, Hyso Telharaj. Si prese una bottiglia e, quando tornava a casa in Albania, cercava senza sosta quella famiglia, sino a quando incontrò due sorelle e un fratello di Hyso. Così la famiglia Telharaj è stata in Puglia, ha visitato il luogo dove Hyso fu ucciso, ha incontrato i volontari di Libera a Brindisi, ha visitato la cantina che produce quel buon vino che ha il nome di Hyso. La stessa cantina che ha intitolato altri vini a Renata Fonte e, oggi, anche a Marcella Di Levrano, giovane mesagnese, tutte vittime innocenti della mafia. L’emozione è stata forte.

Le vittime del caporalato sono a tutti gli effetti vittime innocenti di mafia, come le nostre donne, le nostre braccianti che hanno perso la vita in incidenti stradali sui pulmini dei caporali e nei campi, come Paola Clemente di Taranto, come Pompea Argentiero (16 anni), Lucia Altavilla (17anni), Donata Lombardi (23 anni, mamma di tre bambini), Cosima Valente (36 anni), Domenica Abruzzese (47 anni), tutte di Ceglie Messapica. Come Maria Marsella, Maria dell’Aquila e Antonia Carbone di Oria.
“Nonostante le minacce, Hyso non ha mai ceduto al ricatto dei caporali”, è scritto sulla bottiglia del buon rosso. “A lui e a tutti coloro che non chinano la testa dinanzi all’arroganza mafiosa, dedichiamo questo vino”.

 

Tea Sisto

 

Nuovo Quotidiano   -Martedì 21 Marzo 2017 –

La galassia nera su Facebook

La galassia nera su Facebook

Gruppo di lavoro PATRIA su neofascismo e web

Fascismo ed estrema destra: una mappa. I primi risultati di uno studio sulla diffusione dell’estremismo “virtuale” e “reale”. 2700 pagine sul social network

Si parla molto del dilagare del fascismo sui social network, ce n’è per tutti i gusti: dalla nostalgia per il ventennio, veicolata tramite improbabili collezioni di meriti della dittatura, fino ai molti modi in cui il fascismo di un tempo si reinventa in reali formazioni politiche che tramite i social network fanno proseliti e diffondono la propria ideologia. Da una parte un pericoloso essere fuori dal mondo, dall’altra un uso strategico di strumenti di comunicazione di massa.

Ma quante sono davvero queste pagine? Quali sono le più importanti? In che relazione sono fra di loro? Quanto sono seguite? Sono domande importanti per comprendere il fenomeno e per dargli il corretto ordine di grandezza.
Abbiamo provato a rispondere.

Vista la mole di dati e le tecnologie coinvolte è necessario consultare la mappa con browser e computer relativamente recenti. Schermi più grandi permettono una consultazione più agevole.
È un progetto sperimentale, sono possibili errori e mancanze.

 

Dragando le pagine di Facebook abbiamo costruito una mappa navigabile con cui è possibile farsi un’idea d’insieme e scoprire le singole realtà.
Questa grande mappa contiene circa 2700 pagine Facebook dell’estremismo di destra italiano.

Vai alla mappa del fascismo e dell’estremismo di destra su Facebook

http://patriaindipendente.it/progetto-facebook/

Facebook: ancora sulla galassia nera

Ripubblichiamo l’inchiesta uscita su “Patria indipendente” a metà dicembre, che ha determinato importanti reazioni istituzionali e politiche. Fascismo ed estrema destra: una mappa. I risultati di uno studio sulla diffusione dell’estremismo “virtuale” e “reale”. 2700 pagine sul social network

Patria indipendente ha colpito nel segno. Su richiesta di molti lettori ripubblichiamo l’inchiesta uscita su questo periodico a metà dicembre 2016 e che ha già registrato un altissimo numero di visualizzazioni. Gettando una luce su di una realtà per troppo tempo sottovalutata, l’inchiesta ha determinato reazioni di grande significato istituzionale e politico: in primo luogo la lettera aperta – che si può leggere in copertina di questo numero – della Presidente della Camera Laura Boldrini all’Amministratore delegato di Facebook contro l’odio e la violenza sul social network. C’è poi un’interrogazione parlamentare in merito che pubblichiamo sempre su questo numero, a firma del deputato Michele Anzaldi. Sul quotidiano La Stampa è uscito un servizio a firma di Luca Scarcella (http://www.lastampa.it/2017/02/03/tecnologia/idee/lapologia-del-fascismo-vietata-in-italia-ma-non-su-facebook-h747hFgWGfdy2wQSQsRCxJ/pagina.html) che, a partire dai risultati dell’inchiesta, affronta i temi dell’apologia del fascismo sui social network. Si stanno infine realizzando in diverse città iniziative specifiche promosse dall’ANPI per approfondire i temi affrontati dall’inchiesta. L’inchiesta continua e pubblicheremo in futuro periodici aggiornamenti. A questo proposito chiunque sia interessato, oltre ovviamente alle strutture periferiche della nostra Associazione, a presentare l’inchiesta nei propri territori è pregato di scrivere alla redazione di Patria indipendente: redazione@patriaindipendente.it. Saremo ben lieti di collaborare all’organizzazione e di essere presenti.



Si parla molto del dilagare del fascismo sui social network, ce n’è per tutti i gusti: dalla nostalgia per il ventennio, veicolata tramite improbabili collezioni di meriti della dittatura, fino ai molti modi in cui il fascismo di un tempo si reinventa in reali formazioni politiche che tramite i social network fanno proseliti e diffondono la propria ideologia. Da una parte un pericoloso essere fuori dal mondo, dall’altra un uso strategico di strumenti di comunicazione di massa.

Ma quante sono davvero queste pagine? Quali sono le più importanti? In che relazione sono fra di loro? Quanto sono seguite? Sono domande importanti per comprendere il fenomeno e per dargli il corretto ordine di grandezza.
Abbiamo provato a rispondere.

Dragando le pagine di Facebook abbiamo costruito una mappa navigabile con cui è possibile farsi un’idea d’insieme e scoprire le singole realtà.
Questa grande mappa contiene circa 2700 pagine Facebook dell’estremismo di destra italiano.

Intanto definiamo cosa intendiamo per “estremismo di destra italiano”.
Abbiamo incluso in questa definizione tutti i gruppi politici che si sentono eredi dell’ideologia fascista e le organizzazioni che rifiutano la cosiddetta “svolta di Fiuggi” del 1995, quando il Movimento Sociale Italiano volle segnare una discontinuità con le proprie origini.
Sono poi inclusi i movimenti neonazisti e le declinazioni italiane dell’estremismo di destra di altri Paesi. Sono incluse anche quelle pagine che, come prassi continuativa, diffondono e condividono la propaganda di questi gruppi.
Infine abbiamo deciso di includere i gruppi musicali che si muovono in quegli ambienti e le numerose pagine nostalgiche.
Abbiamo escluso tutte le pagine che non fossero almeno in buona parte in lingua italiana.

Per tutte queste pagine (che, si noti, sono cosa diversa dagli account personali e dai gruppi di discussione, ugualmente presenti su Facebook) abbiamo collezionato vari dati e i “mi piace” che hanno dato ad altre pagine.

I dati presentati sono aggiornati al 3 dicembre 2016.

Il risultato

Il risultato è un grafo di oltre 9000 pagine, ovvero le 2700 pagine effettivamente appartenenti all’estremismo di destra più tutte le altre pagine che non rientrano nella nostra ricerca e che però hanno ricevuto un “mi piace” da almeno una pagina dell’estrema destra.
Nella mappa ogni pagina è rappresentata da un cerchio, un “mi piace” da pagina a pagina è rappresentato da una curva che collega due diversi cerchi.

La mappa è organizzata in maniera tale che le pagine che si “piacciono” tendono ad essere vicine, così che gli insiemi di pagine dove con più intensità si scambiano i “mi piace” tendono a raggrupparsi.
C’è anche un gruppo di pagine isolate dalla componente principale del grafo, organizzate in forma di quadrato, in basso sulla destra. Si tratta di pagine che non hanno messo alcun “mi piace” ad altre pagine e che neppure ne hanno ricevuti, o che si scambiano i “mi piace” in piccoli gruppi appartati.

La legenda dei colori potete trovarla cliccando sul pulsante delle informazioni. Notate che, mentre la maggioranza delle formazioni politiche ha un colore comune, ad alcune di esse è stato assegnato un colore speciale: abbiamo voluto evidenziare in questa maniera le formazioni che riteniamo abbiano un atteggiamento nuovo nell’organizzarsi e nel rappresentarsi.

 

 

 

 

 

Si tratta in particolare delle seguenti:

Forza Nuova
Nasce nel 1997 mentre i fondatori sono ancora latitanti all’estero per reati collegati al terrorismo nero[1]. Ispirata ad un’identità politica legata alla rivalutazione di alcuni aspetti del fascismo storico, si presenta alle elezioni locali e nazionali sin dal 1999.
Da tempo presente in tutta Italia con proprie sedi, sia come partito che con organizzazioni collegate.

CasaPound Italia
Nata dall’occupazione di un immobile a Roma si struttura come movimento politico nel 2009 e conosce una forte espansione che la porta ad essere presente in tutta Italia.
Formazione caratterizzata da un neofascismo[2] “disinvolto”, capace di usare a proprio vantaggio temi e volti distanti od opposti alla propria matrice, ha ottenuto alcuni risultati significativi nelle elezioni amministrative a partire dal 2011.
Presente in tutta Italia con proprie sedi, sia come partito che con organizzazioni collegate. Esistono alcune esperienze politiche fuori dell’Italia che guardano a CasaPound Italia come modello.

Comunità militanti
Sotto questa denominazione si trovano esperienze politiche eterogenee, si va dai centri sociali indipendenti a raggruppamenti vicini a questo o quel movimento.
Il nome più noto è probabilmente la Comunità militante Raido, di Roma.

Lealtà – Azione
Nasce nel 2010 a Milano, con varie sedi in Lombardia e in decisa espansione nel centro-nord. I personaggi di riferimento sono il politico belga e ufficiale delle SS Léon Degrelle ed il politico rumeno Corneliu Z. Codreanu [3].

Generazione Identitaria
Declinazione italiana di Génération Identitaire, movimento fondato nel 2012 in Francia e presente in vari paesi europei.

Movimento Patria Nostra
Di matrice socialfascista[4].

Unione per il Socialismo Nazionale – R.S.I.
Di ispirazione socialnazionalista.

Azione Identitaria
Nasce nel 2016 da una scissione di Generazione Identitaria.

Casaggì
Nasce a Firenze nel 2005 come centro sociale. Riconducibile all’esperienza delle Comunità militanti, si sta espandendo in maniera autonoma in Toscana ed altre regioni italiane.

Le altre formazioni considerate individualmente sono quelle con almeno 3 pagine facebook a loro attribuibili: Fronte NazionaleMovimento Idea SocialeMovimento Sociale Fiamma TricoloreFiamma NazionaleFronte PatriotticoDestra SocialeProgetto NazionaleMovimento Fascismo e LibertàMovimento Italia SocialeDifesa SocialeMovimento Sociale Italiano – Destra Nazionale(ricostituzione del partito omonimo sciolto nel 1995), Avanguardia Nazionale(ricostituzione dell’organizzazione politica messa fuorilegge nel 1976), Movimento Sovranità e Difesa SocialeMovimento Patria SocialeAzione DannunzianaAlleanza CalabreseAzione FrontaleNuovo Ordine NazionaleAzione.

Come leggere la mappa

La dimensione dei cerchi dipende dal numero di “mi piace” provenienti da altre pagine e può essere considerata una misura dell’importanza rivestita nel proprio settore.
È poi possibile, cliccando sul pulsante delle Opzioni, variare la dimensione dei cerchi in maniera tale che rispecchi altre metriche. Le possibilità più interessanti sono:

  • il numero di fan, ovvero il numero di persone che seguono quella pagina (questo valore è messo a zero per pagine non fasciste);
  • il numero di interazioni, cioè la somma dei “mi piace” ricevuti sui post, delle condivisioni, delle menzioni e di tutti gli altri parametri che contano una qualche interazione degli utenti con la pagina nell’ultima settimana, Facebook chiama questo numero “talking about” (anche questo valore è messo a zero per pagine non fasciste);
  • le interazioni per fan, cioè il rapporto fra i due precedenti valori, che si può interpretare come quanto “bene” sta facendo la pagina relativamente alle proprie possibilità (come riferimento si consideri che un valore di 0.1 è già un risultato rilevante), un alto rapporto può corrispondere ad una forte espansione del numero di fan;
  • il PageRank, che costituisce una misura dell’importanza rivestita dalla pagina nell’intera rete presa in considerazione.

Si noti che i valori numero di interazioniinterazioni per fan assumono un significato particolare, in quanto si riferiscono ai sette giorni precedenti lo svolgimento del referendum costituzionale che si è tenuto il 4 dicembre 2016.

Come si strutturano le formazioni dell’estrema destra

Salta subito all’occhio come le due formazioni di maggior rilievo siano Forza Nuova e CasaPound Italia. Sono anche le formazioni più strutturate, con una presenza massiccia sul territorio italiano ed un diramarsi in un sottobosco di associazioni che penetrano ogni ambito del sociale.
Oltre alla capillare diffusione nel territorio la caratteristica che ci appare più importante è appunto la strategia di declinarsi nell’associazionismo.

Per mostrare la dimensione del fenomeno abbiamo sintetizzato in una tabella le principali associazioni (ben lungi dall’essere le sole) incrociando i temi trattati e la formazione di riferimento.

Forza Nuova CasaPound Italia
Organizzazioni studentesche Lotta Studentesca Blocco Studentesco
Temi del lavoro Sindacato BLU
Salute e disabilità Dipartimento disabilità Braccia tese
Grimes
Impavidi destini
Ecologia Avamposto Verde La foresta che avanza
Agricoltura e prodotti della terra Lega della Terra IT – Scelte d’identità
Escursionismo La Muvra
Comunicazione e Cultura Ordine Futuro
Radio FN
Primato Nazionale
Radio Bandiera Nera
Solidarietà e protezione civile Solidarietà Nazionale La Salamandra
Solid
Comitati cittadini e di quartiere Passeggiate per la sicurezza
Difendiamo i nostri quartieri (Roma)
Bologna ai bolognesi
Brescia ai bresciani
Riprendiamoci Bolzano
Riprendiamoci Lucca
Temi femminili e dell’infanzia Associazione Evita Peron Tempo di essere madri
Temi religiosi Christus Rex
Abbigliamento Forzanovista.org Pivert
Lealtà – Azione Generazione Identitaria
Organizzazioni studentesche Gruppo Alpha
Temi del lavoro Identità e Lavoro
Ecologia I lupi danno la zampa
Escursionismo Lupi delle vette
Comunicazione e Cultura Identità e tradizione
Associazione memento
Atrium
Solidarietà e protezione civile Bran.co
CooXazione
Movimento Patria Nostra Unione per il Socialismo Nazionale
Organizzazioni studentesche Studenti Antagonisti I Ghibellini – Confederatio
Temi del lavoro Italia Proletaria
Ecologia Animalia
Agonia Ambientale
Comunicazione e Cultura Controassedio – Confederatio
Parabellum – Confederatio
Temi femminili e dell’infanzia L’Albero delle Meraviglie

Di particolare rilievo anche la lista elettorale Sovranità che è il nome con il quale CasaPound Italia sostiene le candidature della Lega Nord.
Per non menzionare le librerie, le case editrici, i centri culturali, i gruppi sportivi, gli spazi occupati o i pub.

Quali usi per questa ricerca?

Consapevolezza
Innanzitutto la consapevolezza.
È necessario conoscere l’estensione e la complessità del fenomeno. Dire “sono fascisti” non può più bastare, sempre che sia mai bastato. Perché la frammentarietà di questa area politica è anche il risultato di profonde differenze fra le varie formazioni, che non di rado si scontrano, e che significano idee diverse, strategie diverse, persone diverse.

Cittadinanza
È fondamentale per ogni cittadino saper riconoscere le sigle ed i simboli del neofascismo.
Bisogna sapere che dietro una raccolta di cibo per un canile, dietro una partita di pallone per sensibilizzare sui drammi della pedofilia, dietro una giornata a raccogliere i rifiuti abbandonati in un parco può nascondersi il tentativo di ottenere visibilità e riconoscimento sociale da sfruttarsi successivamente in chiave politica.
Al di là dell’esplicita alleanza elettorale fra CasaPound Italia e la Lega Nord di Matteo Salvini e dei rapporti che la stessa Lega Nord intrattiene con esponenti di Lealtà – Azione o ancora dei percorsi comuni fra Fratelli d’Italia e Casaggì, alcune di queste formazioni hanno continui contatti e collaborazioni con esponenti di partiti importanti. Una strategia “entrista” che crea ponti verso rive fino a pochi anni fa insperate.

Istituzioni e vigilanza democratica
La vigilanza delle istituzioni è insufficiente.
Capita di vedere convegni di neonazisti ospitati in illustri palazzi istituzionali, con l’introduzione di alte cariche pubbliche. Questo avviene quasi sempre e troppo spesso perché è difficile tenere traccia delle reali origini di questa o quella organizzazione. L’approvazione di questi incontri è affidata di norma ad uffici tecnici in cui mancano le conoscenze per riconoscere gli effettivi intenti politici di associazioni che non si mostrano con il loro vero volto.
Questa ricerca vuole dunque anche essere uno strumento empirico al servizio delle istituzioni, perché ideologie di oppressione e violenza non trovino spazio in seno ai luoghi della democrazia.

Alcune considerazioni

La documentazione del fenomeno del neofascismo e dell’estremismo di destra non è una novità in Italia, ci sono e ci sono stati vari sforzi in questo senso. Vale citare almeno l’Osservatorio democratico sulle nuove destre.
L’approccio tenuto in questa ricerca è però sia diverso che complementare a questi sforzi, non solo per la sintesi grafica che ha garantito: è uno sguardo complessivo sulla presenza dell’estrema destra sui social network, si basa su dati oggettivi e che per questo possono essere sottoposti ad analisi con metodo scientifico.

Naturalmente possono sorgere delle domande. Ad esempio: stiamo parlando di cosa, dell’estremismo o di come questo estremismo rappresenta se stesso? Ma il neofascismo è come si rappresenta?
Nel vagliare queste migliaia di pagine ci sembra che emergano interessanti affinità fra i diversi neofascismi ed il modo in cui questi si autorappresentano. Ci sembra insomma che al di là della mole di dati, che per ampiezza è interessante di per sé, la struttura che si scorge sia rappresentativa di caratteristiche reali e non virtuali.
Ovviamente mancano all’appello tutte quelle realtà che non sono presenti su Facebook o che hanno una presenza di tipo diverso da una pagina, ma anche questo non ci sembra impattare molto sugli aspetti generali della ricerca.

La questione è aperta, ulteriori approfondimenti ci permetteranno di definire con maggiore chiarezza i limiti ed i punti di forza.

Avanzamento e sviluppi del progetto

Quello che si può vedere fino ad adesso è solo una prima elaborazione.
Intanto è in stesura un articolo molto più dettagliato e di natura tecnica: esiste una branca di studio, che si chiama appunto Analisi di Reti Sociali, che applica metodi matematici per ottenere informazioni raffinate su questo tipo di reti. Sarà pubblicato durante la prima parte del 2017.
Poi certamente tutti questi dati saranno oggetto di ulteriori revisioni: ci sono certamente pagine che non abbiamo trovato e che andranno aggiunte, ci sono probabilmente dei refusi a cui porre rimedio. A questo proposito tutti sono invitati a segnalarci eventuali errori e mancanze a redazione@patriaindipendente.it

Infine è chiaro che sarà molto interessante capire come tutti i dati raccolti cambieranno nel tempo.
A presto.


[1] Roberto Fiore e Massimo Morsello sono stati condannati per associazione sovversiva e banda armata, nel 1987, rispettivamente a 5 anni e 6 mesi e a 8 anni e 10 mesi per il ruolo svolto in Terza posizione e nei Nar (da Wikipedia).

[2] Intervista video a Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia: «Vi piace la definizione di “Fascisti del Terzo Millennio”?» – «A noi ci piace “Fascisti”»

[3] Dalla sezione “Pensiero e valori” del sito di Lealtà – Azione.

[4] Dalla sezione “Linee politiche e programma” del sito del Movimento Patria Nostra.

 

 

 

12 febbraio 2017: Giornata Nazionale del Tesseramento all’A.N.P.I.

 

12 febbraio 2017:

Giornata Nazionale del Tesseramento ANPI: facciamo il pieno di Costituzione.

Contro i neofascismi, la corruzione, la precarietà dei giovani, per un’Italia più giusta e civile.

Come iscriversi

Oltre ai partigiani e a chi ha combattuto contro i nazifascisti chiunque condivida i nostri valori può iscriversi all’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.

Dall’articolo 23 dello Statuto:
Possono essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta:
a) coloro che hanno avuto il riconoscimento della qualifica di partigiano o patriota o di benemerito dalle competenti commissioni;
b) coloro che nelle formazioni delle Forze Armate hanno combattuto contro i tedeschi dopo l’armistizio;
c) coloro che, durante la Guerra di Liberazione siano stati incarcerati o deportati per attività politiche o per motivi razziali o perché militari internati e che non abbiano aderito alla Repubblica Sociale Italiana o a formazioni armate tedesche.

Possono altresì essere ammessi come soci con diritto al voto, qualora ne facciano domanda scritta, coloro che, condividendo il patrimonio ideale, i valori e le finalità dell’A.N.P.I., intendono contribuire, in qualità di antifascisti, sensi dell’art. 2, lettera b), del presente Statuto, con il proprio impegno concreto alla realizzazione e alla continuità nel tempo degli scopi associativi, con il fine di conservare, tutelare e diffondere la conoscenza delle vicende e dei valori che la Resistenza, con la lotta e con l’impegno civile e democratico, ha consegnato alle nuove generazioni, come elemento fondante della Repubblica, della Costituzione e della Unione Europea e come patrimonio essenziale della memoria del Paese.

L’iscrizione si può chiedere alla sede ANPI più vicina al luogo di residenza.

Cosimo Durante :L’omaggio dell’ANPI di Brindisi al combattente per La Liberazione,

 

L’omaggio dell’ANPI di Brindisi al combattente per La Liberazione, Cosimo Durante, deceduto sabato 21 gennaio

Nella sua città natale ,Brindisi,   si è spento all’età  di 94 anni  Cosimo Durante , uno degli ultimi  testimoni   viventi dell’eccidio di Cefalonia, la tragedia per antonomasia  del martirio subito ma anche dell’eroismo dei soldati italiani, nei giorni seguenti all’armistizio del 1943.

Di essa  egli  ne parlava sommessamente a chi gli chiedeva di raccontare la sua esperienza,  quasi fosse,  a 70 anni di distanza , ancora incredulo ad essere scampato ai bombardamenti degli Stukas, alle fucilazioni di massa da parte della Wehrmacht, l’esercito tedesco, dall’affondamento della nave che lo trasportava nei lager in Germania, ed ancora dagli stenti , le privazioni, le umiliazioni subite in campo di prigionia.

Dalle sue parole si coglieva tutto l’eroismo dei marinai della divisione Acqui e delle altre nostre Forze Armate che strenuamente  per giorni cercarono di opporsi allo sbarco dei tedeschi in quella isola greca. C’era l’amarezza  di quel mancato soccorso,da parte della Regia Marina, proprio con le navi di stanza a Brindisi, impedite dagli ordini conseguenti agli accordi armistiziali con gli Alleati,

C’era il ricordo di quando  lui, marinaio della Guardia costiera  di base ad Argostoli  era stato inviato con altri a difendere le batterie costiere che  contrastavano i mezzi navali tedeschi , e di come fosse sopravvissuto al lancio delle bombe di quegli Stukas che per giorni martellarono le nostre difese. Poi , dopo aspri combattimenti ,la resa del presidio, ed infine il massacro di tutti gli ufficiali e di migliaia di marinai.

Imbarcato su una carretta del mare, stracarica di prigionieri, scampò al naufragio causato da una mina, mentre gli abissi ingoiavano un migliaio di suoi commilitoni. Recuperato da  una silurante tedesca veniva in seguito  inviato in Germania con un ponte aereo, e imprigionato in un lager. Quando gli fu offerto di  esser liberato in cambio del vestire la divisa dell’esercito fascista della Repubblica di Salò,  lui,nonostante tutto ciò che aveva subito, diede la stessa risposta che oltre 600.000 soldati italiani diedero ai loro carcerieri con la croce uncinata: NO!

La sua vita di Internato Militare , tra lavoro coatto e prigionia terminò finalmente  con la resa della Germania nel 1945. Rientrato in Italia , contribuì con il suo modesto ,ma pur importante lavoro, a metter su famiglia e a ricostruire  l’Italia devastata dalla guerra scatenata dalla follia di Mussolini  e dal regime fascista.

Qui a Brindisi, negli ultimi anni , il marinaio Cosimo Durante, combattente per la Liberazione è stato insignito da parte della Presidenza della Repubblica Italiana  e del Ministero della Difesa di onorificenze al merito e l’ANPI di Brindisi  ha avuto l’onore e il privilegio di averlo tra i suoi soci onorari.

L’Associazione Nazionale Partigiani (ANPI) di Brindisi, nel dare l’annuncio della sua morte , invia le sue più sentite condoglianze alla famiglia.

 

Commemorazione del partigiano Donato Della Porta a Francavilla Fontana giorno 17 dicembre

Commemorazione del partigiano Donato Della Porta Nell’anniversario della morte (9 dicembre 1944).

A Francavilla Fontana il 17 dicembre

L’Amministrazione Comunale, proseguendo nell’impegno di sensibilizzare i giovani sui temi della libertà e democrazia, valori che sono le basi fondamentali e irrinunciabili della nostra Costituzione, ha programmato un incontro con gli studenti frequentanti la terza classe di scuola media.

L’importante iniziativa intende far conoscere la figura del partigiano francavillese Donato Della Porta caduto gloriosamente, a ventidue anni, in combattimento contro le forze nazifasciste in località Baulè a Valle di Saviore  presso il comune di Cevo in provincia di Brescia.

L’incontro che si terrà alle ore 9.00 del 17 dicembre 2016, presso la Sala del Lampadario del Castello Imperiali, con la presenza del Sindaco di Cevo,  è l’occasione per offrire a tutti, in particolar modo alle nuove generazioni, l’opportunità di riflettere sulla scelta di un figlio di questa città di sacrificare la propria vita per assicurare a tutti noi la libertà, la giustizia e la democrazia.

L’Amministrazione Comunale, unitamente all’Anpi provinciale, invita la S.V. a presenziare alla manifestazione che alle ore 11.00, prevede la partenza, dal castello Imperiali, delle autorità e degli studenti per la deposizione di una corona di alloro presso il Monumento dei Caduti in memoria di tutti i caduti per la libertà e la democrazia  nella seconda guerra mondiale.  Alle ore 12.00, i Sindaci di Cevo e Francavilla Fontana deporranno un fascio di fiori sulla tomba del partigiano Donato Della Porta  presso il cimitero comunale.

 

 

 

 

 

BIOGRAFIA DEL PARTIGIANO DONATO DELLA PORTA

Donato Della Porta di Arcangelo e di Castellaneta Maddalena, nasce a Turi (Ba) il 17 marzo 1922. Abita a Francavilla, città d’origine paterna, e lavora, come quasi tutti i ragazzi della sua età in quel periodo, come contadino.

Presta il servizio militare, come soldato semplice, in una postazione di fanteria della zona di Grevo in Valsaviore – provincia di Brescia.

Nel clima di estrema confusione e  sbandamento per centinaia di migliaia di militari italiani, provocato dall’annuncio dell’armistizio con gli angloamericani dell’8 settembre 1943, Donato compie subito la sua scelta di campo.

La lettera firmata da Antonino Parisi,  Comandante della 54^ Brigata Garibaldi, ed inviata l’1 ottobre del 1945 al Sindaco di Francavilla, attesta che Donato Della Porta già l’8 settembre 1943 è tra gli organizzatori dei primi gruppi partigiani.

La determinazione e il coraggio mostrati nelle azioni di combattimento e le sue capacità organizzative portano i comandi della 54^ Brigata Garibaldi ad affidargli la guida di squadre partigiane.

L’estratto storico della organizzazione e dell’attività militare della 54^ Brigata d’assalto Garibaldi “Bortolo Belotti” – Valle Camonica, dal settembre 1943 all’aprile 1945, documenta che Donato Della Porta è Comandante Militare del Battaglione di Prà di Prà con sede in Valle di Saviore.

Nel gelido dicembre 1944 la polizia fascista procede a pesanti azioni di rastrellamento nei centri abitati senza dare tregua nelle zone di montagna.

Donato Della Porta muore, combattendo da eroe  fino all’estremo sacrificio della vita, la mattina del 9 dicembre 1944 nella baita in località Baulé.

Nel rapporto della Guardia Nazionale Repubblicana redatto l’11 dicembre 1944 è riportato:

“Il mattino del 9 dicembre 1944 una squadra di militi della G.N.R. in forza al presidio di Capo di Ponte in un’azione di rastrellamento riusciva a circondare nella zona di Ponte di Valsaviore una cascina nella quale era asserragliato un gruppo di terroristi particolarmente pericolosi appartenenti alla 54^ Brigata comunista “Garibaldi”.

Nel duro combattimento che ne seguiva, durato circa 4 ore, venivano uccisi  2 russi ed un italiano (tale Donato – Vice capo di una squadra della Garibaldi) mentre solo, perché costretti dall’incendio della baita ove si trovavano, i tre ribelli superstiti finalmente si arrendevano e consegnavano le armi.”

Altre notizie relative al combattimento avvenuto nella cascina in località Baulè del Comune di Valsaviore, ricostruiscono le ultime ore di vita di Donato Della Porta:

<<(…) Un ragazzo di Grevo, Lodovico Tosini, in servizio nei reparti della SS italiana, recatosi sui monti di Cevo per scrutare i ribelli, era stato catturato dai garibaldini. La posizione del prigioniero appariva grave, ma in suo favore giocò la giovane età: non aveva ancora compiuto i 16 anni. Mentre alcuni patrioti propendevano per la fucilazione, ad altri ripugnava uccidere a sangue freddo un ragazzino. La questione fu decisa dal russo Michele Dostojan: congedato con un calcio nel sedere, l’adolescente venne sollecitato a rigare diritto. Era il tardo pomeriggio dell’8 dicembre e, invece di ringraziare la sorte benigna, il giovane milite corse difilato al presidio della Gnr di Capodimonte, raccontando di essere appena sfuggito ai fuorilegge e di conoscerne il rifugio. In nottata il maggiore Spadini e il comandante del presidio germanico di Breno allestirono un rastrellamento, guidato dal Tosini.

Alle ore 7 del 9 dicembre la baita fu circondata da una cinquantina di militi. I sei garibaldini si trovarono in trappola senza vie d’uscita: la baita poco si prestava alla difesa, ma i partigiani decisero di respingere le intimazioni di resa e s’ingaggiò una furibonda sparatoria. I fascisti richiesero rinforzi e poi, strisciando dal lato a monte (che i difensori non riuscivano bene a controllare data la mancanza di finestre: avevano scostato alcune tegole), diedero fuoco alla cascina. I partigiani André Jarani, Franco Ricchiulli e Bruno Trini si arresero, mentre Donato Della Porta, Michele Dostojan e Zimmerwald Martinelli rimasero uccisi dopo essersi battuti sino allo stremo delle forze.

Della Porta, estratto rantolante dalla baita in fiamme, venne trasportato nella canonica di Valle e spirò sul tavolo della cucina, sotto gli occhi attoniti del parroco don Francesco Sisti.”

La salma di Donato Della Porta viene riportata a Francavilla il 16 ottobre 1945 e collocata nel campo dei caduti in guerra. Oggi riposa nella cappella di famiglia.


 

ANCORA UNA VOLTA HA VINTO LA COSTITUZIONE

 

Ancora una volta ha vinto la Costituzione, contro l’arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti dei cittadini. Hanno usato tutti gli strumenti possibili, il denaro, la stampa, i poteri forti, gli stranieri; sono ricorsi al dileggio e alla diffamazione degli avversari, ma il popolo italiano non si è lasciato convincere e ha dato una dimostrazione grandiosa di maturità. Noi che abbiamo fatto una campagna referendaria rigorosa, sul merito, con l’informazione e il ragionamento, siamo felici e orgogliosi di questo successo. Ora finalmente si potrà pensare di attuare la Costituzione nei suoi principi e nei suoi valori fondamentali, per eliminare le disuguaglianze sociali, privilegiare lavoro e dignità della persona, per riportare la serietà, l’onestà e la correttezza nella politica e nel privato. Alle sorti del Governo provvederà il Presidente della Repubblica e noi ci rimettiamo alla sua saggezza. La cosa importante è che riprenda il confronto politico e democratico e che prevalga su ogni altra cosa la partecipazione dei cittadini. Questa è una vittoria anche dell’ANPI, ma soprattutto della democrazia e ripeto, con forza, della Costituzione.

Carlo Smuraglia

10 MOTIVI per votare NO

1)      Contrariamente ad ogni regola o prassi, è il Governo che ha impostato, voluto e portato avanti con determinazione, la riforma costituzionale, riducendo drasticamente le discussioni in Parlamento, perfino sostituendo alcuni membri della Commissione affari costituzionali, perché non seguivano la linea governativa. Così questo e inaccettabile.

2)      La riforma del Senato, concomitante con la Legge elettorale, fa evolvere il sistema in senso antidemocratico, perché restringe la rappresentanza, riduce i poteri dei cittadini, incide sull’esercizio della sovranità popolare (che è consacrata nella prima patte della Costituzione).

3)      È giusto “fare”. Ma bisogna fare bene e non stravolgendo la Costituzione.

Il Senato, come esce dalla riforma, è un mostriciattolo, che non e né carne né pesce, non rappresenta i cittadini, ma neppure il sistema delle autonomie; è composto da “Senatori” a mezzo tempo, che dovrebbero fare leggi anche importanti, mentre svolgono l’onerosa funzione di Sindaco o quella di Consigliere regionale.

4)      Il sistema non è alleggerito, ma anzi complicato; non viene eliminato il
bicameralismo perfetto, ma vengono escogitati una serie di sistemi e di rapporti tra le due Camere, che complicheranno tutto e creeranno contrasti e problemi per la Corte Costituzionale che dovrà dirimere potenziali conflitti.

5)      Non si riduce il numero dei parlamentari seriamente perche non lo si fa
in modo proporzionale tra Deputati e Senatori; ma si incide solo sul
numero del Senato creando disparità evidenti tra le due Camere e una sorta
di “sudditanza” dei Senatori, ridotti a solo 100, a fronte dei 630 componenti della Camera.

6)      Non si riducono le spese, perche resteranno in piedi tutte le strutture organizzative, di personale e di studio del Senato, che sono le più rilevanti; e perché è certo che poi ci vorranno le diarie e i rimborsi spesa per i Senatori (Sindaci o Consiglieri regionali ) per le loro trasferte a Roma.

7)      Si rinforza il potere dell’esecutivo, perfino mettendogli in mano l’agenda del Parlamento, che dovrà dare una precedenza vincolante a ciò che il Governo ritiene urgente; e si realizza una concentrazione di potere inauditi), nel rapporto riforma del Senato-legge elettorale, finendo per prospettare, sotto il mito della governabilità, il dominio di un solo partito (o peggio, di un solo uomo).

8)      La vittoria del NO produrrebbe un solo effetto; la difesa dello “spirito” della Costituzione e dei diritti fondamentali dei cittadini (rappresentanza ed esercizio della sovranità popolare). Per “correggere”‘ l’eccessivo rimpallo di leggi fra le due Camere, basterebbero pochi giorni di lavoro serio del Parlamento. Inoltre si potrebbe dar vita ..1 l’attuazione di norme fondamentali della Costituzione, quali quelle sul lavoro, ull’uguaglianza, sulla salute, sull’ambiente.

9)      La vittoria del SI produrrebbe solo una grande confusione, perche il nuovo sistema non potrebbe entrare in vigore se non con la prossima legislatura (e dunque dopo il 2018) e dopo l’approvazione da entrambe le Camere —della legge sulle modalità di elezione dei Senatori (v. art. 57 della Costituzione, c. 6, come modificato dall’art, 2 dalla legge di riforma).

Dunque due anni di caos legislativo, con un Senato ancora in vita, ma in via di estinzione e la necessità di approntare quanto servirebbe per il futuro funzionamento del complicatissimo sistema delineato dall’art 70, nella nuova formulazione, potenzialmente creatrice solo di problemi, difficoltà e ricorsi anche alla Corte Costituzionale.

10)  La vittoria del NO non potrebbe comportare alcun disastro economico, perché non c’è alcun collegamento tra i problemi dell’economia, del lavoro e della società c una riforma che inciderebbe solo sul sistema legislativo. D’altronde, non è facile immaginare che la situazione possa peggiorare ancora, visti i dati forniti dall’Istat sulla crescita, sugli investimenti, sul lavoro, indipendentemente da ogni tipo di riforma, che non sia “strutturale” come da tempo e richiesto anche da Draghi (e per “strutturale” si intende una riforma che incida sul PIL, sugli investimenti, sull’occupazione, sull’ambiente, beni collettivi su cui occorre intervenire subito, in attuazione
di molti principi costituzionali ancora non applicati).



Orlando De Tommaso,caduto alla Magliana (Roma) il 9 settembre 1943, nato ad Oria (Brindisi) ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria,

Nato ad Oria (Brindisi) nel 1897, caduto alla Magliana (Roma) il 9 settembre 1943, ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Capitano dei carabinieri, Orlando De Tommaso comandava la 4a Compagnia del II Battaglione allievi CC di stanza a Roma. Il giorno dopo l’armistizio, mentre deboli reparti dei “Granatieri di Sardegna” contrastavano paracadutisti tedeschi alla periferia della Capitale, la 4a Compagnia CC fu mandata di rinforzo alla Magliana. De Tommaso cadde alla testa dei suoi uomini, nel vano tentativo di fermare l’avanzata tedesca verso Roma. La massima ricompensa al valore, è stata conferita all’ufficiale con questa motivazione: “Comandante di compagnia allievi carabinieri impegnata per la difesa della capitale, nella riconquista di importante caposaldo che truppe tedesche avevano strappato dopo sanguinosa lotta a reparto di altra arma, mosse all’attacco con slancio superbo, trasfondendo nei suoi giovanissimi gregari grande entusiasmo ed alto spirito combattivo. Dopo tre ore di aspra ed alterna lotta, in un momento decisivo delle sorti del combattimento, per trascinare il suo reparto inchiodato dal fuoco nemico a poche centinaia di metri dall’obiettivo e lanciarlo contro l’ultimo ostacolo, non esitava a balzare in piedi allo scoperto, sulla strada furiosamente battuta, affrontando coscientemente il supremo sacrificio. Colpito a morte da una raffica di arma automatica, cadeva gridando ai suoi carabinieri: “Avanti! Viva l’Italia”. Il suo grido e il suo olocausto, galvanizzando il reparto, lo portarono d’impeto, in una nobile gara di eroismi, alla riconquista dell’obiettivo”. Una via della Capitale è stata intitolata al valoroso ufficiale. Porta il suo nome, in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, anche la caserma nella quale ha sede la Legione Allievi Carabinieri. ( dal http://anpi.it/b1645/  pagina permanente)

“Sono, ormai, consacrate alla Storia le dolorose vicende della povera Italia, dall’Armistizio in poi; per quelle che riguardano la Capitale italiana, è bene ricordare che in Roma cessò ogni resistenza, contro il Tedesco aggressore, alle ore 10 del 10 settembre 1943.L’Esercito e il Popolo romano, che gli si opposero coraggiosamente dalla notte dell’ 8 settembre a tutta la mattinata del 10, desistettero dalla lotta, perché prestarono fede alla «parola di onore » del soldato prussiano, il quale — in guerra — è l’« eterno barbaro » carducciano.

Il tragico epilogo si compì per gli ordini caotici della prima e seconda giornata di combattimento. Dalla Cecchignola a Porta S. Paolo, Esercito e Popolo si opposero, ancora, alla manovra del nemico; ma l’ordine di permettergli l’attraversamento della Città, per ricongiungersi, alle forze risalienti al Nord, svelò il tradimento. ,

La mattina dell’ 11 settembre, i Romani compresero che i Tedeschi erano padroni della situazione: ormai sciamavano —armati fino ai denti — nel centro e nella periferia di Roma, irrisoriamente dichiarala « Città aperta»…

Queste note di cronaca formano la storia autentica dell’ inglorioso destino della Capitale d’Italia, per la cui difesa si prodigarono invano i Cavalleggieri della Montebello e i Granatieri di Sardegna, come invano si immolarono: tra i Militari, il Capitano De Tommaso con la sua compagnia di Allievi Carabinieri ; tra i Civili, il magnanimo Prof. Raffaele Persichetti con altri propri popolani….

Per quanto riguarda, in particolare, il nostro Concittadino, il sindaco Avv. Calò vi ha letto la motivazione della medaglia al V. M. ; io vi riferisco ciò che ne scrisse « Il Carabiniere della nuova Italia» del dicembre 1945.

Stralcio dal “Carabiniere”:

« La sera dell’ 8 settembre la Legione Allievi Carabinieri ricevette l’ordine di tenere la truppa consegnata in caserma….

Il capitano De Tommaso riunì la sua compagnia, interessandosi dell’armamento collettivo e dirigendo la distribuzione delle munizioni…. verso le ventitré echeggiarono le caratteristiche note dell’adunata. Il Comandante Generale dell’Arma comunicò che un battaglione doveva raggiungere, immediatamente, l’autostrada di Ostia, a disposizione della divisione Granatieri di Sardegna, impegnata in aspro combattimento contro una divisione paracadutista tedesca, che tentava, in forze, di occupare la Capitale…. Appena giunti nei pressi della Basilica di S. Paolo, alla 4″ compagnia (del capitano De Tommaso) fu dato ordine di appostarsi sull’autostrada, per evitare infiltrazioni nemiche… I Tedeschi, preponderanti di uomini e di mezzi, cercavano aprirsi un varco fra i Granatieri, che non cedevano un palmo di terreno.

La situazione era divenuta critica… Al battaglione degli Allievi Carabinieri giunse l’ordine, di avanzare in località Magliana. Per riconquistare il caposaldo n. 5…

Alla testa del suo reparto, il capitano De Tommaso iniziò l’attacco; riuscendo ad avanzare, per oltre cinquecento metri, con i suoi uomini. Incurante del pericolo, si portava da una estremità all’altra dello schieramento… Mentre cercava soccorrere un Carabiniere ferito, venne colpito al viso e all’addome da una

raffica di mitragliatrice. In ginocchio, tenendo con la mano sinistra il Carabiniere caduto e, con l’altra, sollevando il mitra, ebbe ancora la forza di incitare i dipendenti al grido di « Viva l’Italia ».

Il nome del Capitano corse, di bocca in bocca, tra i combattenti : un fremito pervase tutti i Carabinieri che, spezzarono la resistenza nemica e riconquistarono il caposaldo”

(Tratto dall’opuscolo: IN MEMORIA DEL CAPITANO DEI CARABINIERI ORLANDO DE TOMMASO di Barsanofio Pasquale Marsella)



 

 

 

 

Ricordato presso la sala comunale di Oria(causa pioggia) col patrocinio dell’Amministrazione Comunale, Orlando de Tommaso, ufficiale dei carabinieri caduto il 9 settembre 1943 , combattendo contro i tedeschi nella difesa di Roma, nel giorno dell’anniversario della sua morte . L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) – Comitato Provinciale di Brindisi, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI),e le autorità comunali, oltre che gli ufficiali e sottufficiali della stazione CC del luogo, soci dell’Associazione CC che hanno voluto con questa cerimonia ed una corona di alloro rendere omaggio a quest’eroe della Resistenza oritano. Un primo passo a cui l’ANPI di Brindisi si augura possano seguire tanti altri grazie a questa sensibilità dimostrata dalla città di Oria e e in collaborazione con l’ANCRI e le associazioni del luogo.