Carta dei Diritti: iniziativa pubblica Cgil a Brindisi con ANPI e Archivio di Stato

Carta dei Diritti: iniziativa pubblica Cgil a Brindisi con ANPI e Archivio di Stato

Per l’occasione riallestita la mostra documentaria “ SOVVERSIVI (1900-1943) presso l’ex convento S. Chiara

La CGIL di Brindisi continua da mesi la campagna di raccolta firme  e di iniziative pubbliche di confronto sul testo della proposta di legge di iniziativa popolare sulla “Carta dei diritti universali del lavoro”, il nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, e sui tre quesiti referendari: per ripristinare il reintegro nel posto di lavoro quando il licenziamento è illegittimo, abrogare i voucher, e ripristinare la responsabilità solidale nel sistema degli appalti.  Nell’ambito degli incontri pubblici, ha organizzato a Brindisi per il 21 giugno pomeriggio una tavola rotonda sul tema, con la partecipazione del giudice Di Schiena, del docente di diritto del lavoro dell’ Università di Bari Vincenzo Bavaro, della coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza Martina Carpani, del Segretario generale CGIL Puglia Pino Gesmundo e della Segretaria della CGIL Nazionale Serena Sorrentino. Modererà il dibattito la giornalista Tea Sisto. Il titolo della tavola rotonda,  “E’ sempre tempo di diritti”, evidenzia il taglio storico che la CGIL di Brindisi ha voluto dare all’importante appuntamento chiedendo la collaborazione dell’Archivio di Stato e dell’ANPI di Brindisi, con il patrocinio del Comune di Brindisi, per riallestire la mostra documentaria “ SOVVERSIVI (1900-1943) presso l’ex convento S. Chiara, che sarà aperta al pubblico da domani 16 giugno al 23 giugno, in orario pomeridiano (escluso sabato e domenica).

Le lotte per la conquista della libertà e la nascita della  democrazia hanno radici profonde nella storia del territorio e il movimento sindacale è stato protagonista, anche a Brindisi, di momenti importanti di questa storia, attraverso l’impegno e il sacrificio, anche della vita,  dei suoi padri fondatori. Tra i  Sovversivi indicati dal casellario politico della questura prima, durante e dopo gli anni della dittatura in Italia, troviamo tanti  di loro: i dissidenti impegnati sul versante sindacale e politico a difesa dei diritti. Oggi che viviamo in una fase storica in cui le condizioni di vita e di lavoro di tante cittadine e cittadini sono peggiorate,  in una provincia in cui la disoccupazione è a livelli allarmanti e i nostri giovani sono costretti a emigrare, l’esempio di quelle donne e quegli uomini dà senso e forza alle nostre rivendicazioni. La campagna straordinaria aperta da mesi dalla CGIL in tutta Italia parte dalla consapevolezza che per costruire un futuro differente bisogna rendere esigibili i diritti fondamentali  garantiti dalla Costituzione, e che in quanto tali, non sono privilegio per pochi ma diritti universali ed effettivi per tutti. Per dare concretezza al progetto di cambiamento,  la CGIL propone di riscrivere le regole del diritto del lavoro attraverso un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, che nel mondo del lavoro amplia l’orizzonte delle tutele anche a quanti oggi continuano ad esserne esclusi, che regolamenta le relazioni tra le parti datoriali e sindacali e mette ordine, riducendole, tra le diverse tipologie di rapporto di lavoro. Tutta la cittadinanza è invitata all’iniziativa  del 21 giugno e a visitare la bellissima mostra documentaria.

La CGIL di Brindisi ringrazia l’Archivio di Stato e l’ANPI per l’impegno profuso nel rendere fruibile la mostra in questi giorni.

MEDAGLIE PER IL 70° DELLA LIBERAZIONE PER IL 25 APRILE DI BRINDISI

LUNEDÌ 25 APRILE ALLE ORE  SI È TENUTA , PRESSO IL MONUMENTO AI CADUTI, IN PIAZZA SANTA TERESA, LA CELEBRAZIONE DEL 71° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE.

Alla cerimonia solenne, presieduta da Sua Eccellenza il Prefetto di Brindisi, Annunziato Vardè,  parteciperanno, oltre all’ANPI, le Autorità Civili Militari e Religiose della Città e della Provincia di Brindisi, le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma di Brindisi e Provincia e le Rappresentanze degli Istituti scolastici della Città.

Subito dopo il prefetto si è  spostato in piazza Sottile De Falco, davanti a Palazzo Nervegna, un luogo simbolo della coscienza civile della città dove sono affisse le lapidi che ricordano i due finanzieri, vittime innocenti di mafia, e il comandante partigiano brindisino Vincenzo Gigante medaglia d’oro al Valor militare, ucciso nella Risiera di San Sabba, per rendere onore ai partigiani e i combattenti per la libertà brindisini alla presenza di tutte le Autorità.

Quest’anno in occasione del 25 aprile, sono state consegnate dal Prefetto dieci medaglie del 70° anniversario della Liberazione ad altrettanti Partigiani e Internati Militari ancora in vita e ai  familiari di coloro che ci hanno lasciato.  Questo l’elenco di coloro che hanno ricevuto  le medaglie:

 

 

 

 

 

 

 

Buzzerio Alfredo. Nato a Brindisi nel 1923. Partigiano della Formazione “Magni Magnino” in Toscana. Entrato nella 23° Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”, proveniente dalla formazione Magni Magnino, nome di battaglia “Brindisi”. Dopo l’11 settembre 1943, da aviere stazionato a Vigna di Valle( Roma) in aeroporto militare, fugge nell’Appennino  Toscano con le armi. È stato nella Brigata da fine settembre ’43 a marzo ’44.

 

 

Colombo Ambrogio nato a Milano il 25 agosto 1920. Nel 1939  arruolato a Novara, nel Reggimento 17° artiglieria ippotrainata per essere poi trasferito in Sardegna dove rimase fino al 1942. L’8 settembre 1943 come tanti altri fu bloccato da un reparto militare e fatto prigioniero per non aver aderito alla Repubblica di Salò. Internato a Peschiera fu preso in carico dalle truppe SS e il 22 settembre arriva al campo di Dachau. Il viaggio avveniva con carri ferroviari – bestiame, senza mangiare e senza avere a disposizione un locale per i bisogni corporali. Successivamente fu trasferito nel campo di Kottern ai lavori forzati. Rimasto 21 mesi in campo di concentramento, con l’avanzata degli Americani fu costretto con gli altri prigionieri a mettersi in marcia per tentare di andare verso l’interno della Germania. Finalmente dopo due mesi e alterne vicende , fu condotto dalla Croce Rossa Internazionale al centro di raccolta di Bolzano dove trovò assistenza, abiti puliti e scarpe, diverse dagli zoccoli in legno che eravamo costretti ad indossare. Fu trasferito a Milano dal Centro di Liberazione dell’Alto Adige con un regolare foglio di viaggio.

Durante Cosimo marinaio del 1920 di Brindisi. Marinaio in servizio presso la Capitaneria di Porto dell’isola di Cefalonia, viene catturato dai tedeschi all’indomani dell’8 settembre 1943 a seguito del rifiuto di consegna delle armi. Condotto insieme ad altri prigionieri alla Caserma Mussolini di Argostoli ed imbarcato su una nave che poco dopo affondava a causa di una esplosione, viene recuperato insieme a pochi altri commilitoni mentre quasi mille prigionieri perdono la vita. Trasferito nei campi di prigionia prima di Patrasso poi di Atene, è deportato in Germania in una fabbrica di munizioni, poi in un campo di lavoro a Genthin . Il 25 aprile riesce a fuggire rientrando a Brindisi nel settembre del 1945.

Parisi Pietro. Nato il 6 luglio 1924 a Cisternino (BR). Contadino e Partigiano, con il nome di battaglia “Brindisi”,   milita nella 176a Brg. Garibaldi dal 1° novembre 1943 al 7 giugno 1945 in Val d’Aosta. Attualmente vive a Cisternino. Ricordando la sua esperienza ha così ha dichiarato:  A 19 anni fui chiamato alle armi per combattere una guerra di cui non capivo ne il senso ne lo scopo. L’8 settembre 1943, in tutte le caserme, fra tutti i militari la confusione fu enorme. Soldati sbandati spesso prendevano decisioni personali, ma altrettanto spesso finivano per cadere nelle mani dei tedeschi che li deportavano in Germania. Sarebbe stata anche la mia sorte se non mi fossi deciso a nascondermi e a vivere di espedienti aiutando i contadini nei loro lavori. Ma non dovevo soltanto guardarmi dai tedeschi perche anche i fascisti ci braccavano e talora ci prendevano con l’inganno per consegnarci ai tedeschi. Dall’Astigiano, dove in un primo momento mi nascosi, passai nella Valle D’Aosta, dove cominciò la mia vera e propria azione partigiana. Svolgevo col nome di battaglia “Brindisi” il ruolo di staffetta; presto rivelai delle qualità insospettate e insospettabili tanto che mi proposero di fare il comandarne delta 176ma brigata Garibaldi, incarico che io decisamente rifiutai. Il nostro compito era quello di tenere a bada fascisti e tedeschi aspettando le truppe regolari con le quali operare la definitiva liberazione dell’Italia.

Pronat Oscar. E’ stato internato nei lager nazisti, patriota col compagno Gigante in quel di Trieste nel 1944. Nacque a Brindisi il 25 novembre 1923. A 18 anni si arruolò in Marina come motorista navale. L’8 settembre 1943 apprese che la guerra contro americani, inglesi e francesi era terminata e che si sarebbe continuato a combattere contro i tedeschi. Oscar si imbarcò sulla nave “Eridania” che, dirigendosi verso Taranto, fu attaccata dagli aerei “Stuka” che imposero un cambio di rotta. Sbarcato a Fiume fu arrestato dai soldati del Generale Gambara, un italiano schieratosi con i tedeschi e a questi fu consegnato il 14 Settembre 1943. Fu portato a Venezia dove i tedeschi gli chiesero di combattere a fianco al loro esercito e, al suo rifiuto, fu caricato insieme ad altri su treni della deportazione. Dopo due giorni giunse a Furstenberg-Oder in Germania. A piedi, camminando nella neve, raggiunse il “lager 3b”coperto da sputi ed insulti. Fu spogliato e marchiato con il numero 310584.  Dopo gli strazi fisici e psicologici, nell’aprile 1945 approfittando del caos provocato dai  bombardamenti, scappò rifugiandosi in uno scantinato sepolto dalle macerie di un palazzo. I soldati russi lo trovarono e gli fornirono un salvacondotto. A 21 anni tornò nella sua città


Cafaro Vincenzo. Nato a Muro Leccese il 30 maggio 1922. Arruolato volontario nel CEMM in qualità di allievo cannoniere dal 1 10 1941, poi sottocapo cannonieri dal 1 ottobre 1942. Destinazioni Maridepo Taranto,  dal 4 novembre ’40 al 6 11 ’40; Mariscuola/ Mariottica  Pola dal 7 11 ’40 al 13 6 1941: Imbarcato su nave Maestrale  dal 14 giugno ’41 al  8  settembre  ’43. Internato in Germania dal 9 settembre ’43 all’ 11 settembre ’45. Insignito con il distintivo  d’onore “patrioti volontari della libertà”  il  5 12 1979: FOM.n.97 del 5.12/1979 .Art.5 – Il Tenente di Vascello (CEMM) s.p. Vincenzo CAFARO, essendo stato deportato nei lager ed avendo rifiutato la liberazione per non servire l’invasore tedesco e la repubblica sociale durante la resistenza, è stato autorizzato a fregiarsi,  ai sensi della legge 1 dicembre 1977 n.907, del distintivo d’onore per il Patrioti Volontari della Libertà, istituito con decreto luogotenenziale 3.5.1945 n.350.

 

D’Ancona Carmelo – Fante – Classe 1920. Chiamato allo armi noi 225° Reggimento Fanteria AREZZO il 9 gennaio 1941 ; imbarcatosi a Bari o partito per l’Albania il 17 agosto 1941 ; sbarcato a Durazzo il 20 agosto 1941 ; operante in territorio dichiarato in stato di guerra, partecipa allo opera/ioni svoltesi alla Frontiera Greco-Albanese fino alla data dell’8 settembre 1943: fatto prigioniero dei Tedeschi il 9 settembre 1943; internato in un Campo vicino Sarajevo dove lavora in miniera; successivamente viene trasferito in un Arbeìtskommando nei pressi di Belgrado impegnato allo sgombero di macerie; liberato dai Russi e trattenuto in territorio slavo, viene rimpatriato il 10 novembre 1945.

 

Gravili Donato – Aviere – Classe 1922. Designato per il ruolo servizi al Centro di Accoglienza di Brindisi e aggregato al 226° Deposito Fanteria di Molfetta il 12 giugno 1942; destinato alla Base Militare di Mestre il 19 agosto 1942; mobilitato in zona di operazioni al Comando Aeronautica Grecia – Atene , il 30 agosto 1942; inviato a Rodi e assegnato al Reparto Presidiario Aeronautico Egeo – Rodi  l’11dicembre 1942; partecipa alle operazioni di guerra svoltesi nel
Mediterraneo – Egeo fino alla data dell’8 settembre 1943; catturato dalle Forze Tedesche il 9 settembre 1943; è internato insieme con Bungaro Pompilio, Baldassarre Domenico e Pennetta Antonio prima a Rodi e in seguito a  Scàrpanto, Creta e Atene: inviato in Germania il 12 marzo 1944, giunge a Lipsia, via Bucarest – Budapest – Belgrado – Lubiana – Vienna, il 13 aprile 1944, giorno della Domenica delle Palme; successivamente viene trasferito in un Campo nei pressi di Brema, dove viene separato dai suoi compagni, destinati ad altri Campi; viene portato a Kiel e poi ad Amburgo, svolgendo il lavoro di addetto alla preparazione della colla per la costruzione di alianti; liberato dagli Inglesi il 3 maggio 1945; rimpatriato il 30 agosto, giunge al Brennero il 5 settembre 1945.

Elia Carmine – Artigliere – Classe 1922 Chiamato alle armi il 31 gennaio 1942 nel Deposito 2° Reggimento Artiglieria Antiaerea di stanza a Napoli; designato quale complemento alla 14″ Batteria Reggimento Artiglieria Contraerea da 75/27 A. V. O.P. – Anti Velivolo Obice da Posizione/86 del 1942 e avviato al Comando Base di Mestre per l’ulteriore destinazione in Egeo il 21 agosto 1942; giunto nel Deposito Smistamento Truppe per l’Egeo in Barletta il 21 agosto 1942; partito da Mestre con tradotta destinazione Atene il 23 agosto 1942; imbarcatosi al Pireo, giunto a Rodi e aggregato al 35° Raggruppamento il 5 settembre 1942; partecipa alle operazioni di guerra svoltesi nel Mediterraneo – Egeo fino alla data dell’8 settembre 1943; catturato dai Tedeschi l’8 settembre 1943 a Rodi; trasferito in uno Stalag nei pressi di Belgrado, ha lavorato come contadino e in una fabbrica di armi; liberato dai Russi nell’ottobre 1944. non potendo tornare in Italia, ha combattuto al fianco dei Partigiani di Tito; rimpatriato con i propri mezzi il 9 giugno 1946.

Patisso Amleto – Fante – Classe 1922. Chiamalo alle armi nel 35° Reggimento Fanteria PISTOIA di stanza a Bologna quale predesignato per il 2° Battaglione Chimica – Lanciafiamme, il 4 febbraio 1942; partito per il Montenero, imbarcatosi a Bari il 12 agosto 1942: sbarcato a Cattaro il 14 agosto 1942; partecipa alle operazioni di guerra svoltesi in Balcania -Territori ex Jugoslavia fino alla data dell’8 settembre 1943; catturato dai Tedeschi il 9 settembre 1943; internato in Serbia dove lavora come manovale nella costruzione di un campo di aviazione in cui sono impegnati 4.000 deportati dei quali, per decessi o per trasferimenti, ne restarono solo 600; liberato l’ 8 maggio 1945 dagli Americani; rimpatriato il 22 settembre 1945.

 

 

 

 

 

 

APPELLO DELL’ANPI PER IL 25 APRILE


Il 25 aprile cade quest’anno in un complesso di vicende europee che riporta l’orologio della storia in un tempo dove la civiltà e le pratiche democratiche erano pesantemente oscurate. Una profonda crisi economica da cui si riesce con difficoltà a vedere una via d’uscita, il proliferare di movimenti di chiara marca neonazista e neofascista che arrivano fin dentro i governi, e il panorama drammatico di decine di migliaia di immigrati in fuga da guerre e disperazione che ricevono come risposta dalla politica e dalle istituzioni quasi esclusivamente muri e abbandono, devono far riflettere tutti sull’inquietante e gravissima china che sta prendendo il vivere civile. Non è questa la società che sognavano i combattenti per la libertà. Non è questo il futuro cui aspiravano, deprivato di coscienza, senso di responsabilità, solidarietà.

Auspichiamo un 25 aprile di piena e robusta memoria. Una Festa che rimetta al centro dei ragionamenti e dei comportamenti politici e sociali preziosi e decisivi “comandamenti”: antifascismo, Resistenza e Costituzione.

Una Festa che ricordi con forza i 70 anni della Repubblica e del voto alle donne, i primi importantissimi passi della rinascita democratica del Paese.

Auspichiamo iniziative larghe, che coinvolgano tante italiane e italiani, Comuni, partiti, sindacati, associazioni. Una giornata come una stagione di impegno e profonda, viva Liberazione.

Una giornata che dal giorno successivo inneschi un cammino collettivo, sguardi e azioni solidali e responsabili. Un mondo migliore si costruisce insieme.

L’ANPI è in campo. Con lo spirito e la determinazione dei suoi ispiratori: le partigiane e i partigiani.

 

IL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLO SMURAGLIA SULLA RIFORMA DEL SENATO


IL  PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLO SMURAGLIA SULLA RIFORMA DEL SENATO:

Ultimo giro per la riforma del Senato Con la votazione del testo, senza più discussione né voti su emendamenti, si conclude l’iter della Riforma del Senato. La scena della prima seduta parla da sola: i banchi semivuoti, tutte le opposizioni assenti. E’ l’esatto contrario di ciò che avrebbe voluto il legislatore costituente, anche con l’articolo 138: modifiche apportaste con largo consenso e non con una semplice maggioranza di Governo. Si conclude così un lungo e triste cammino. Dico triste perché una vera e approfondita discussione di merito non c’è stata e ciò che colpisce è la povertà degli argomenti addotti proprio dai sostenitori della Riforma. In una precedente seduta, definita “cruciale”, si sono approvate alcune modifiche, per venire incontro – si è detto – alle opposizioni e soprattutto alla minoranza del PD. Ma le modifiche sono state assolutamente inconsistenti anche se poi hanno ricevuto l’approvazione. Mi soffermo solo un momento sul famoso art. 2, oggetto di tante controversie e relativo alla “elezione” dei futuri Senatori. La semplice lettura del nuovo e definitivo testo lascia basiti. Si è aggiunto che i Senatori saranno eletti “in conformità della scelte espresse dagli elettori per i candidati Consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge, di cui al 6° comma”. Si va al comma 6 e si scopre che le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato fra Consiglieri e Sindaci saranno determinate da una legge approvata da entrambe le Camere. Dunque, uno dei punti principale della Riforma, che dovrebbe costituire addirittura un evento storico è rinviato alla legislazione ordinaria. Fino ad allora il cittadino interessato non saprà in cosa consiste la elettività dei Senatori e tanto meno quale sia il significato di quella frase, effettivamente un po’ “vaga”, che vuole che i Senatori siano eletti “in conformità delle scelte espresse dagli elettori”. Si è mai visto nulla di simile in materia costituzionale? E coloro che votano tranquillamente questa riforma, si rendono conto che stanno votando su un guscio vuoto proprio in uno degli aspetti fondamentali? Era solo un esempio. 10 Comunque, varata la riforma, si passerà al referendum, che si svolgerà, a quanto pare, in ottobre. Peraltro non bisogna aspettare fino ad ottobre, ma bisogna muoversi subito per informare e chiarire ai cittadini, che dovranno votare con cognizione di causa. Avviamo insomma, la campagna referendaria nella quale, ha detto il Presidente del Consiglio, che “non si parlerà solo di contenuti”. E di cosa altro allora? Noi non votiamo per la sopravvivenza del Governo o per la sua caduta; ci impegniamo, con tutte le nostre forze, per cercare di impedire uno strappo alla Costituzione, che è anche uno strappo alla democrazia, o quantomeno, alla rappresentanza ed al completo esercizio della sovranità popolare. E sia chiaro: la battaglia può anche essere impegnativa, ma è tutt’altro che invincibile; e noi vogliamo vincere il referendum perché crediamo sia giusto e corrispondente alla volontà dei Costituenti. Per questo, dunque, da domani, anzi da oggi, tutti al lavoro!

 

In relazione alla vicenda “Rondolino”, pubblichiamo di seguito la presa di posizione del Comitato Nazionale ANPI riunitosi ieri 13 aprile 2016:

Il Comitato Nazionale dell’ANPI rileva che ancora una volta siamo di fronte ad un episodio rivelatore dell’imbarbarimento della politica. I fatti: il Presidente nazionale dell’ANPI, Carlo Smuraglia, in occasione della sua presenza al Congresso provinciale di Palermo, riceve la richiesta, da un corrispondente de “Il Fatto Quotidiano” , di concedere una breve intervista. Essa si svolge nei tempi rapidi disponibili e il giorno seguente viene pubblicata tale e quale, senza ulteriori commenti e con l’aggiunta di un “profilo” del Prof. Smuraglia, a lato. Questa semplice pubblicazione provoca l’indignazione del giornalista Fabrizio Rondolino, che scrive un articolo, sull’Unità, chiaramente diffamatorio per il presidente Smuraglia e per l’ANPI; l’articolo viene pubblicato, senza intervento alcuno del Direttore. A quest’ultimo si rivolge la Segreteria nazionale con una lettera, di cui si chiede la pubblicazione. Il Direttore risponde privatamente cercando di dissipare gli interrogativi posti nella lettera, ma non la pubblica. La lettera apparirà, in seguito, solo sul sito del quotidiano, in cui verrà ospitata anche una sorta di replica di Rondolino, che – senza fare alcun passo indietro – tenta di impartire una vera e propria lezione di “politica” all’ANPI. Viene anche proposta a Smuraglia, dal Direttore, un’intervista (ma su cosa? Per difendersi dagli insulti?), oppure un incontro; soluzioni palesemente improponibili se non precedute da un esplicito e pubblico chiarimento. Intanto, praticamente tutta l’ANPI (impossibile riportare gli innumerevoli e appassionati messaggi: citiamo per tutti gli ordini del giorno approvati nei Congressi provinciali di Milano, Genova e Roma e i comunicati del Comitato regionale della Sardegna e dei Comitati di Torino, Pisa, Palermo, Reggio Emilia, Varese e Bruxelles) insorge, protesta per l’attacco, non solo al suo Presidente, con cuisolidarizza, ma all’ANPI nel suo complesso. Innumerevoli sono le manifestazioni di solidarietà, anche personali, a Smuraglia. Importante il fatto che alcune di queste come quella che proviene da un Istituto dell’Università di Milano, giungano anche da Docenti in dichiarato dissenso rispetto alle opinioni del Presidente dell’ANPI in tema di Riforme. Ma l’Unità continua a tacere, non formula scuse per il vergognoso attacco e non pubblica altro. A questo punto il quadro è chiaro; gli interrogativi posti nel comunicato della Segreteria trovano tutti una risposta evidente. Non si tratta di un episodio casuale; vi è stato e vi è un inqualificabile attacco alla persona del Presidente Smuraglia, per conoscere il quale basta uno sguardo al suo curriculum; ma l’attacco non è di un singolo, è sostanzialmente condiviso dalla testata giornalistica che un tempo fu gloriosa e che ancora si permette di richiamarsi alla figura di Gramsci. Ed è un attacco a tutta l’ANPI. A tutto questo rispondiamo, con estrema fermezza, che nessuno riuscirà a frenare e tanto meno ad intimidire la nostra Associazione, che procederà per la via intrapresa, quella della difesa e della applicazione dei valori nati dalla Resistenza e trasfusi nella Carta costituzionale, oltreché dei valori morali tipici di una società civile. Ringraziamo tutti coloro che hanno manifestato solidarietà ed indignazione (non tutti e solo appartenenti all’ANPI), oltretutto perché ci confermano l’idea che sono ancora in tanti a non piegarsi e sottostare al conformismo e al degrado. Lavoreremo, dunque, anche per loro, per risanare l’Italia e per restituirle quella dignità e quella correttezza che troppo spesso appare smarrita. Perché tutti possano giudicare e valutare, abbiamo pubblicato sul nostro sito, sulla nostra pagina Fb e sull’odierna newsletter l’intervista del Presidente Smuraglia a “Il Fatto Quotidiano”, l’articolo di Rondolino sull’Unità e la lettera della Segreteria nazionale. Non abbiamo pubblicato la risposta del Direttore visto che la stessa Unità ha ritenuto di non farlo. Con ciò, per quanto ci riguarda, la polemica è chiusa. Anche se non la dimenticheremo. Continueremo ad impegnarci nella campagna referendaria e nella intransigentedifesa dei valori e dei principi costituzionali, con fermissima determinazione e nella convinzione altrettanto ferma che la dialettica politica debba sempre ispirarsi a criteri e metodi di democrazia e civiltà.

Il Comitato nazionale ANPI Roma,            13 Aprile 2016

 

Dott. D’Angelis, dopo l’inqualificabile articolo di Rondolino, di venerdì scorso, che ha provocato migliaia di prese di posizione indignate, di proteste, di manifestazioni di solidarietà in tutta Italia, in favore dell’ANPI, abbiamo atteso in questi giorni una qualsiasi dichiarazione dell’Unità, che chiarisse se si era trattato di un articolo sciagurato, scappato dalla penna di un giornalista, oppure di una posizione condivisa dal giornale, di attacco, non solo al Presidente Smuraglia, ma all’ANPI nel suo complesso. Non è arrivato nulla e allora si impongono alcune domande: come mai il Presidente Smuraglia, che fino a due o tre anni fa era richiesto di articoli e interviste da parte dei Direttori dell’Unità, è diventato d’improvviso quello che così bassamente viene 8 decritto nell’articolo? C’è un tentativo di delegittimazione, di Smuraglia e dell’ANPI, in relazione alle recenti posizioni assunte in tema referendario, se non addirittura un tentativo di alzare il tono della polemica e della discussione sulle Riforme, trascinandole ad un livello peraltro assai basso? Il silenzio fa pensare a tutto questo; e questo è foriero di tempesta: il Paese non ha bisogno di polemiche e di attacchi, e tantomeno di palesi oltraggi ai valori che l’ANPI rappresenta e che il Presidente Smuraglia ha rappresentato, al massimo livello in questi 5 anni di presidenza. In ogni caso stia certa, l’Unità, che non ci faremo intimidire e tanto meno ridurre al silenzio o rinunciare a manifestare con la consueta franchezza le nostre opinioni. Per il resto crediamo che i primi a giudicare una simile vicenda saranno, come è già avvenuto, molti lettori dell’Unità, che non intendono prestarsi a toni e campagne sciagurate. Per parte nostra conserveremo il ricordo non tanto dell’articolo di Rondolino, che non passerà certamente alla storia, quanto della solidarietà e della affettuosa partecipazione dei tanti che si sono schierati senza esitazione in favore dell’ANPI e del suo Presidente, esprimendo con ogni mezzo e con forza la loro profonda indignazione.

LA SEGRETERIA NAZIONALE ANPI

Marisa Ombra

Marisa Ferro

Carla Argenton

Luciano Guerzoni

Andrea Liparoto

Paolo Papotti

Roma, 4 aprile 2016

 

 

Il secondo congresso provinciale dell’Anpi provinciale di Brindisi

 


Il secondo congresso provinciale dell’Anpi che si è svolto giovedì scorso  nel salone di palazzo Guerrieri alla presenza di Vito Antonio Leuzzi, presidente dell’Anpi Puglia,e di Vincenzo Calo’, dirigente nazionale dell’Anpi. Un’affollata e partecipata assemblea congressuale sui temi dell’importanza della memoria della storia democratica e antifascista, della difesa della Costituzione e della legalità, della lotta ad ogni forma di razzismo. Dopo l’intervento di Donato Peccerillo, che ha presentato il bilancio degli ultimi anni di attività dell’Associazione e ha preannunciato la proposta di dedicare una strada di Brindisi alla Liberazione, nonché la pubblicazione del catalogo della mostra sulla memoria “I Sovversivi”, numerosi sono stati gli interventi, tra i quali quelli di dirigenti della Cgil, dell’Unione degli studenti, dei Giovani democratici, di Libera contro le mafie dell’Assoarma, Un posto d’onore alla presidenza è stato riservato al partigiano Pietro Parisi.  Il congresso ha eletto all’unanimità anche i componenti del comitato provinciale Anpi del quale fanno parte partigiani, donne, adulti e  giovani e giovanissimi, tutti legati dalla volontà di portare avanti i valori della Resistenza e della Costituzione per un futuro democratico e antifascista, Donato Peccerillo è stato confermato presidente provinciale di Brindisi dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia . Ora ci si prepara al congresso nazionale dell’Anpi che si svolgerà a Rimini dal 12 al 15 maggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANPI COMITATO PROVINCIALE BRINDISI                               

 BIASI LUIGI

AYROLDI ISABELLA

CAFORIO GIOVANNI

CAMUSO ANTONIO

CAROLLA MARIO

CASONE VINCENZO
FISIOLA LORENZO

LUCARIELLO ILARIA                                                      

MELCORE ANTONIO

MEO MARIANO

NIGRO CLAUDIA

GIANMARCO PALUMBO

PARISI PIETRO partigiano

PECCERILLO DONATO

PINTO ORESTE

POLITO ALFREDO                                                          

RODIA ALESSANDRO

SANAPO VINCENZO

VENTRICELLI MARIA

PRESIDENTE COMITATO PROVINCIALE

PECCERILLO DONATO

COMITATO GARANZIA

CUCCI MIMMO

PINTO ORESTE

SCIVALES MARIO

COLLEGIO SINDACI REVISORI

BIASI LUIGI

CAMUSO ANTONIO

MASIELLO CATERINA

“ABBATTIAMO I MURI E RESTIAMO UMANI”

“ABBATTIAMO I MURI E RESTIAMO UMANI”

Con questo slogan il  7 marzo  c’è stato un incontro assemblea a piazza Vittoria contro i muri che oggi si erigono contro i migranti.

è stata anche  l’occasione per ricordare i giorni del marzo ‘91, ma anche la tragedia della Kater I Rades , nel venerdì santo del 1997 e le tanti stragi in mare…
25 anni sono passati da quel 7 marzo 1991 quando, da una Albania sino allora solo immaginata, giungevano a Brindisi, su vecchie imbarcazioni stracolme all’inverosimile, decine di migliaia di persone bisognose di tutto

Oggi in molti Paesi dell’Unione Europea: si risponde con muri e con filo spinato, con agenti in assetto antisommossa contro donne, bambini, anziani fuggiti da dalla  guerra  e dalla fame  e in molte parti della “civilissima Europa” si diffonde l’odio per i migranti e molte forze politiche ne fanno “motivo” di campagna elettorale fondate sulla paura.

 

 

 

 

 

 

 

In piazza  è stato letto anche un bel ricordo che vogliamo riportare:

Storie al di là del mare

Da tanti anni osservo e faccio tesoro delle esperienze che ha vissuto e vive ancora la nostra terra. Nel marzo del ‘91 non avevo ancora compiuto 14 anni e da un paesino di appena 10.000 abitanti. Lequile (provincia di Lecce) apprendevo notizie di arrivi di navi cariche di gente nel porto di Brindisi, notizie che pochi giorni o mesi dopo avrebbero riguardato tutto il canale d’Otranto. A scuola si parlava di richieste di aiuto di qualunque forma e natura e anche in casa mia non si parlava d’altro. Non capivo perché in maniera cosi ostinata e non capivo perché mio nonno Vito De Lorenzi (io mi chiamo come lui) fosse così preso dalla questione, al punto da allestire in due stanze di casa sua, otto posti letto, ed in casa di alcune delle sue sorelle e di suoi amici, chiedeva di fare la stessa cosa.

Non si capiva se piangesse di gioia o di ricordi ma decise di raccontarmi la sua storia, di partigiano, in Albania.

Aveva intuito, leggendo gli elenchi degli approdati, che tra i cognomi c’era qualcuno che lui conosceva, qualcuno che durante la resistenza in Albania, gli aveva salvato la vita, mettendo a rischio la propria di vita.

Senza portarla alle lunghe, il signor Resul (di cui non ricordo il cognome) era figlio di quell’uomo che, con tutta la sua famiglia, salvò la vita di mio nonno, stipandolo in un nascondiglio segreto, il giorno in cui i tedeschi gli sfondarono la porta di casa per cercare
partigiani in fuga, per ucciderli.

Questa è solo una delle tante storie che si nascondono al di là del maro. Gente che fugge dalle guerre, dalla fame, dalle oppressioni.

Il mare spesso separa il bene dal male, il mare è una speranza. Ed è per questo che proprio in questa città, in cui vivo da poco più di un anno, ho pensato di dar voce a tutte tutte le storie che vengono dal mare e che hanno trovato in questa città dalle braccia aperte, un futuro, una terra ferma che guarda da sempre quel mare che le ha condotte proprio qui.”

di Vito De Lorenzi


 

IN MORTE DI OSCAR PRONAT, IL COMMOSSO SALUTO DELL’ANPI

L’ANPI di Brindisi si unisce al dolore della famiglia di Oscar Pronat, dei compagni, degli amici e di quanti per l’intera sua vita di combattente per la libertà, lo hanno amato e stimato. Oscar Pronat era uno dei più apprezzati e stimati iscritti della nostra Associazione.

Figura storica del Pci brindisino Oscar, è stato consigliere comunale (per due mandati), segretario del Sindacato postelegrafonici della Cgil-Fip. La sua è stata una vita dedicata all’antifascismo militante e alla lotta per la democrazia. E’ stato internato nei lager nazisti, patriota col compagno Gigante in quel di Trieste nel 1944. Questa sua terribile e coraggiosa esperienza di vita ha ispirato un lavoro teatrale, “Italiano, prigioniero sono” solo pochi anni fa andata in scena nel Nuovo Teatro Verdi di Brindisi tra la commozione generale. Nacque a Brindisi il 25 novembre 1923. A 18 anni si arruolò in Marina. Dopo il corso di motorista navale richiese di essere destinato al 12°gruppo di sommergibilisti. L’8 settembre 1943, dall’isola di Scoglio Olive, base dei sommergibili, da un comunicato radio del nuovo capo del Governo fascista Badoglio, apprese che la guerra contro americani, inglesi e francesi era terminata e che si sarebbe continuato a combattere contro i tedeschi qualora avessero invaso l’Italia. Questa notizia fece scoppiare il caos specialmente negli ambienti militari, non c’erano più ordini precisi e fu carneficina.

Così Oscar si imbarcò sulla nave “Eridania” che, dirigendosi verso Taranto, fu attaccata dagli aerei “Stuka” che imposero un cambio di rotta. Sbarcato a Fiume fu arrestato dai soldati del Generale Gambara, un italiano schieratosi con i tedeschi e a questi fu consegnato il 14 Settembre 1943. Fu portato a Venezia dove i tedeschi gli chiesero di combattere a fianco al loro esercito e, al suo rifiuto, fu caricato insieme ad altri su treni della deportazione. Dopo due giorni giunse a Furstenberg-Oder in Germania. A piedi, camminando nella neve, raggiunse il “lager 3b”coperto da sputi ed insulti. Fu spogliato e marchiato con il numero 310584.

Dopo gli strazi fisici e psicologici, nell’aprile 1945 approfittando del caos provocato dai bombardamenti, scappò rifugiandosi in uno scantinato sepolto dalle macerie di un palazzo. I soldati russi lo trovarono e gli fornirono un salvacondotto. A 21 anni tornò nella sua città che oggi lo piange e lo celebra.

L’ANPI Brindisi


 

 

 

 

 

 

Pubblichiamo qui di seguito  il breve e sentito ricordo che ne ha fatto Emanuele Castrignanò a nome dei familiari, degli amici e dei compagni nella cerimonia funebre :

Sono grato a Lucia per avermi scelto per leggere quanto Lei stessa, a nome dei fratelli, ha voluto scrivere per salutare papà Oscar.

La ringrazio, anche, perché, mi offre l’opportunità, salutandolo, di inchinarmi dinnanzi ad un uomo, come Oscar.

Un grande uomo: marito e padre esemplare.

Cittadino e lavoratore virtuoso. Combattente per la libertà. Antifascista. Internato nei lager nazisti, dopo essere stato arrestato a Fiume dai soldati del Generale Gambara, un italiano schieratosi con i tedeschi. Al suo rifiuto di combattere con i tedeschi, fu caricato sul treno che lo portò a Fustemberg, in Germania, nel lager 3b. Liberato dai russi. Tornò in Italia. Aveva 21 anni.

A Brindisi si impegnò nel PCI e nel Sindacato dei Postelegrafonici CGIL. Resta una figura storica di militante comunista.

Distintosi, sempre, per essere “persona” e non “personaggio”.

Sento ancora l’eco dell’ultima chiacchierata fatta, non molte sere fa, nella clinica Salus.

Lucidissimo nelle analisi e nei giudizi.

Impressionante.

Di un realismo, direi, spietato. Forse, perché, ormai, profondamente estraneo e disgustato da certa politica. Distaccato da un mondo che lo aveva deluso. E questo suo distacco rendeva ancor più libero, il suo già libero pensiero.

Quella sera, tra una battuta e l’altra contro Berlusconi, si soffermò, più del solito e con, meravigliato per me, entusiasmo, su Papa Francesco. Avrei dovuto portargli un libro. Non ho fatto in tempo.

La stessa sera nel salutarmi, mi baciò la mano e mi disse: “sei fortunato, come lo sono stato io con mia moglie, ad avere tu una moglie così affianco”.

Mi verrebbe da dire, semplicemente: “ Oscar, un uomo sino in fondo”, ma avendo conosciuto ed apprezzato il suo modo di essere e di testimoniarlo, mi va di aggiungere, come diceva Don Tonino Bello “ un uomo sino in alto”, perché “in fondo” si annidano le debolezze, le miserie e le cattiverie umane, “in alto” si respirano i grandi valori, e lui aggiungeva si respira santità.

Tra l’atro, perché non dire così di Oscar, uomo profondamente laico, che ha sempre vissuto per affermare e difendere alti valori quali la pace, la giustizia, l’uguaglianza?

Sempre dalla parte dei giusti, dei deboli, dei bisognosi, sempre contro ogni forma di sopraffazione e/o corruzione.

Trasparenza e coerenza, anche se scomode. Dall’apparente sguardo severo, lo era soprattutto con se stesso,

Renè Bazin, un romanziere francese , a cavallo tra fine ottocento ed inizio novecento, ci ricorda che “Occorre accettare la morte come un atto della vita”.

E’ difficile.

Una Sentenza indiana dice che : “ Gli artefici di opere buone non devono essere pianti. Essi continuano a vivere”.

Lo stesso Foscolo, senza sconfessare la sua posizione materialista, di negazione di ogni trascendenza, canta, nei Sepolcri, la sacralità della tomba, luogo sacro di ideali da trasmettere nel tempo.

L’uomo muore, ma se ha saputo vivere e morire per i propri ideali, ne lascia il ricordo ai posteri che li faranno rivivere.

Ed Oscar, continuerà a vivere, non nel semplice ricordo di quanti lo hanno conosciuto e voluto bene, ma in quello che ha fatto, in quello che ha lasciato.

E continuerà a vivere, soprattutto, nell’incommensurabile amore della sua famiglia, che nessuna cosa terrena potrà mai cancellare.

Nella stessa cerimonia sempre Emanuele Castrignanò ha dato la voce ad una lettera dei figli di Oscar:

 

A NOSTRO PADRE

Pensavamo di essere pronti!

Pronti a separarci da te.

Ma non è cosi.

Non si è mai intimamente pronti a separarsi dalle persone care.

Sei stato, sempre sarai, il nostro faro.

 

La tua forza, il tuo rigore morale, sono stati per noi esempio e motore delle nostre vite.

• Il tuo grande amore per la mamma, per noi figli e per i tuoi nipoti,

• Il tuo profondo senso di giustizia sociale,

• La coerenza delle tue azioni,

• L’inesauribile umanità insieme con il desiderio di spenderti sempre in favore dei più deboli.

Sono i valori che ci hai trasmesso.

 

Perfino dopo la tragica esperienza del lager, non ti abbiamo mai sentito pronunciare parole o frasi xenofobe.

 

Hai sempre saputo distinguere con enorme lucidità dove si annida il male e dove è racchiuso il bene.

 

Ci hai insegnato a comprendere che gli uomini nascono uguali ma, spesso, sono resi diversi dalle avversità della vita.

 

Nella tua convinta laicità, hai considerato sacri l’amore per la famiglia ed il rispetto per l’amicizia.

 

Queste cose, insieme a tutto quanto altro di buono e di bello alberga in te, saranno le cose per cui sarai giudicato con umana e pietosa considerazione, al di là ed al di fuori di ogni rispettabile fede religiosa.

 

Ciao papà!

 

NOI TUOI FIGLI E TUOI NIPOTI, INSIEME CON LA MAMMA, SAREMO SEMPRE LA TUA FAMIGLIA.

FINCHE’ VIVREMO, TU SARAI IMMORTALE NEI NOSTRI CUORI.

 


Brindisi, 31 gennaio 2016 Emanuele Castrignanò

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Nel giorno della memoria: tre brindisini antifascisti morti nei campi di sterminio

Nella giornata che ricorda l’immane tragedia, l’orrore per lo sterminio e la persecuzione del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi di concentramento, si ricordano tre brindisini morti in lager diversi.

 

 

 

 

 

 

 

 

GIGANTE Antonio Vincenzo. Nato a Brindisi il 3 febbraio 1901 . Muratore. Dirigente comunista. Denunciato al Tribunale speciale nel 1934, al termine di una condanna ventennale, per “costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda”, viene internato il 3 gennaio 1942. Evaso nel settembre 1943. Diventa responsabile della Resistenza a Trieste. Catturato dai nazisti nel novembre 1944 ed ucciso nella risiera di San Saba. Medaglia d’oro al valor militare.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

CHIONNA Umberto Nato a Brindisi il 28.1.1911 – Operaio. Falegname alla Pirelli Bicocca. Residente a Milano, via Farini 35. Arrestato a 15 anni a Brindisi e condannato dal Tribunale Speciale a tre anni. Arrestato nuovamente è inviato al confino a Lipari. Il 17 marzo 1944 è arrestato a casa, di notte in seguito agli scioperi del marzo 1944. È deportato a Mauthausen, poi trasferito a Gusen, infine torna a Mauthausen dove muore il 23 aprile 1945.

 

 


 

 

 

 

 

 

 

FAGGIANO Pompilio Nato a San Donaci (Brindisi) il 4 giugno 1916. Militare coniugato con due figli, ucciso a Bolzano il 19 settembre del ‘44. Partito da Brindisi il 25.02.1944 da per una missione di sabotaggio, sbarcò con altro agenti nella notte tra il 27 ed il 28 febbraio 1944 a sud di Pesaro. Arrestato successivamente, fu ucciso nel lager di Bolzano il 12.09.1944. Viene concessa la medaglia al valor militare.

 

Il giorno della memoria è anche una memoria di triangoli identificativi, di colori diversi, di stoffa colorata: giallo (o una stella di David composta da due triangoli sempre gialli) per gli ebrei; rosso per i prigionieri politici; marrone per gli “zingari”; nero per gli “asociali” (mendicanti, vagabondi, venditori ambulanti, malati di mente, disabili, alcolisti, prostitute, lesbiche), rosa per gli omosessuali, viola per i Testimoni di Geova, azzurro per i fuoriusciti (quasi sempre oppositori del nazismo poi rientrati in patria), verde per i delinquenti comuni.

I COLORI DELLA PAURA

Triangoli di stoffa

Su camicioni a strisce

Nel freddo campo nazista

Triangoli a colori

Giallo per gli ebrei

Rosso per gli antifascisti

Rosa per gli omosessuali

Purple per gli amici della Bibbia

Verde per i delinquenti

Nero per gli emarginati

Marrone per i Rom

Bianco per chi sciopera

Blu per gli immigrati

Dieci colori una sola paura

Nel grigio campo di Auschwitz.