“verso il 25 aprile” Settimana della cultura, Palazzo Granafei Nervegna Mostra

Nell’ambito della Mostra  “Vento da Sud”  e  “Antonio Vincenzo Gigante nelle carte dell’Archivio di Stato”

mercoledì18 aprile alle ore 15.30 il Comune, Il comitato Provinciale dell’ANPI  e l’Archivio di Stato di Brindisi, organizzano a palazzo Granafei Nervegna sala conferenze II° piano

la proiezione del film documentario

“Prima di tutto l’uomo”

del professor Elio Scarciglia

 

 

 

17 aprile 2012, ore
18,00,  Palazzo Granafei Nervegna,  sala al piano terra

“VENTO DA SUD”      e  “ANTONIO VINCENZO GIGANTE NELLE CARTE DELL’ARCHIVIO DI STATO

Mostra a cura dell’Istituto Tecnico commerciale  “G. Marconi” e dell’Archivio di Stato di Brindisi, in collaborazione con l’ANPI  Provinciale.

Il percorso espositivo  della parte “Vento da Sud” presenta gli avvenimenti che si susseguirono nell’Italia del Sud dall’8 settembre 1943 al giugno 1944, quindi dallo sbarco degli alleati in Sicilia alla liberazione di Roma. I documenti selezionati, raccontano la guerra, le condizioni difficili delle popolazioni meridionali, le atroci rappresaglie e l’orrore delle stragi di civili commesse dai tedeschi in ritirata, ma anche i momenti di lotta e di diffusa attività anti tedesca e antifascista, come le azioni di resistenza lungo la strada che da Taranto portava a Bari, a Barletta, a S. Severo, fino alla difesa del porto barese e alla celebrazione, nel gennaio del 1944, del 1° Congresso del Comitato di Liberazione Nazionale, nel teatro Piccinni di Bari.

La sezione di documenti e fotografie “Antonio Vincenzo Gigante nelle carte della Questura di Brindisi – schedario politico” consente la ricostruzione della vita e delle persecuzioni subite dall’antifascista brindisino, medaglia d’oro al valor militare. Nato a Brindisi nel 1901, Gigante partecipò alla Resistenza al comando di formazioni partigiane nel Friuli Venezia Giulia, ma arrestato dai tedeschi per una delazione, venne torturato e poi ucciso nella
Risiera di San Sabba a Trieste.

 

la mostra sarà aperta fino al 2 Giugno 2012 (orari: tutti i giorni, 9,00 – 20,30, sabato e domenica dalle ore 9,30 alle ore 13,00 e dalle ore 16,30 alle ore 20,30)

 

Verso il 25 aprile

L’ ANPI in questo 25 aprile fa un appello a tutte le forze politiche, sociale ed ai movimenti per  uscire dalla crisi economica, ed anche dalla crisi etica e morale da cui il Paese è tormentato, essa può risolversi solo con un forte richiamo a partecipare attivamente alla promozione ed alla difesa dei valori democratici ed antifascisti, fondamentali del nostro sistema costituzionale, su questa strada può esserci il “riscatto” del Paese.

L’ ANPI in questo 25 aprile vuole ricordare la Liberazione a Brindisi con un programma denso di appuntamenti: nella prima mattinata ci troveremo sotto la Lapide di Vincenzo Gigante, assieme alle forze politiche e sociali, ai movimenti e le associazioni, democratiche ed antifasciste.

È l’occasione  per onorare assieme alla persona di Gigante, il valore della lotta di Liberazione, è compito dei democratici e degli antifascisti di far conoscere cosa è tata la Resistenza, la lotta al fascismo ed al nazismo, di  far emergere lo straordinario impegno collettivo che ha prodotto la nostra Costituzione, che deve essere difesa e valorizzata.

Bisogna ricordare tutti i combattenti della libertà e tra essi le centinaia di nostri concittadini che diedero la vita o si impegnarono per la libertà e la democrazia e mantenendo alto l’onore della terra di Brindisi ovunque essi combattessero contro il nazifascismo, sia che indossassero la divisa da militari  resistenti o quella dei partigiani o semplici cittadini che si opposero alla tirannide.

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“Brindisi dal fascismo alla democrazia” una iniziativa per “Prova di Democrazia”

“Brindisi dal fascismo alla democrazia” Incontro presso l’Archivio di Stato – 9 marzo 2012

Venerdì 9 marzo 2012 alle ore 17,00 presso la sala conferenze dell’Archivio di  Stato il prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea di Bari, e Vittorio Stamerra, giornalista,hanno tenuto un incontro sul tema Brindisi dal fascismo alla democrazia, con un particolare riferimento ad Antonio Vincenzo Gigante, partigiano brindisino, medaglia d’oro al valor militare, ucciso nel 1944 nella Risiera di San Sabba a Trieste.
hanno introdotto gli interventi Francesca Casamassima, direttore dell’Archivio di Stato e Donato Peccerillo, presidente dell’ANPI di Brindisi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo ultimo fine settimana, in città, oltre che dalle varie presentazioni dei candidati-sindaco, è stato caratterizzato da una bella iniziativa, che si è tenuta nella splendida cornice dell’Archivio di Stato, venerdì 9 marzo alle 17, sul tema “Brindisi dal fascismo alla democrazia”, con
l’intervento molto atteso del prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’ “Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea”, e la partecipazione del giornalista Vittorio Stamerra, da sempre interessato, anche attraverso libri e pubblicazioni, alla vita di
Gigante .

La presentazione della Conferenza è stata condotta dalla dott.ssa Francesca Casamassima, Direttrice dell’Archivio di Stato di Brindisi e dal Presidente dell’Anpi di Brindisi, Donato Peccerillo.

“L’aria del pomeriggio quasi primaverile e le sale accoglienti del luogo predisponevano all’ascolto, dopo uno sguardo alla Mostra documentaria e fotografica “Vento da Sud”,realizzata dall’”I.T.C.Marconi, con l’”Italia liberata scuole in rete” e la Sezione inedita, curata dall’Archivio di Stato, dedicata al partigiano brindisino, Antonio Vincenzo Gigante,medaglia d’oro al valor militare, ucciso nel 1944 nella Risiera di San Sabba, a Trieste, che resterà aperta ancora fino al 20 marzo, per gli studenti e i cittadini che vorranno visitarla.
Per il Progetto “Prova di Democrazia”, promosso dall’ Anpi di Brindisi, incollaborazione con l’Archivio di Stato di Brindisi e con il patrocinio della Provincia, rivolto soprattutto alle scuole della città, l’incontro di venerdì scorso è stato un momento centrale di crescita civile e culturale.
Il pubblico assai variegato formato da cittadini, docenti, curiosi, studiosi, una delegazione di studenti della 4 B Programmatori dell’ “I.I.S.S.Marconi-Flacco-Belluzzi” , si è trovato a confrontarsi con una narrazione profonda e stimolante della nostra storia, che metteva in risalto l’importanza di Brindisi e del Sud nelle vicende storiche dell’antifascismo e della costruzione della democrazia nel corso del ‘900 italiano.
Il senso dell’iniziativa non era “rievocare”,in modo nostalgico memorie lontane ma rendere giustizia a verità storiche poco studiate e spesso non valorizzate, riprendere il filo democratico della storia locale, attraverso i documenti, le immagini, gli eventi, le persone che a Brindisi hanno combattuto il fascismo, sin dagli anni ’20, dalle prime manifestazioni contro la guerra, quando proprio dal nostro porto partivano navi cariche di armi, dalle iniziali organizzazioni del movimento operaio e socialista che da Brindisi si diffondevano poi a Taranto, Mesagne, Oria, Ceglie, fino a delineare un percorso significativo dell’antifascismo brindisino, come risulta dalla intensa vita di lotta , come grande dirigente comunista e della Resistenza di Antonio Vincenzo Gigante, e dai documenti che attestano l’impegno antifascista di altri protagonisti come
Andriani , Santacesaria, Patrono, Ricci, Sardelli, solo per nominarne alcuni.
Inoltre a Brindisi come in Puglia e nel Meridione dal 1943 al 1944 si è lottato duramente contro i tedeschi in ritirata, con opposizioni popolari spontanee, antifasciste e antitedesche , e contro la popolazione, come a Bitetto, a Barletta, a Cerignola, si sono scatenate violente rappresaglie dei nazifascisti. D’altro canto, la città subiva le gravi conseguenze della guerra, la miseria, lo sbandamento, vissute da tutti i cittadini ma soprattutto dai tanti giovani brindisini mandati a morire fuori dall’Italia,e ritrovatisi poi, nell’inferno di Cefalonia, in Grecia, nei Balcani. Dal ’43 al ’46 si cercava, in città, di ricostruire un minimo di vita civile e di libertà dopo la caduta del fascismo, con le riunioni del Comitato di Liberazione, con la pubblicazione di riviste come “Nuovo Risorgimento”, animata dai forti ideali democratici di Beppe Patrono, nonostante la presenza del governo Badoglio e del re, prima qui a Brindisi e poi a Salerno, non abbia certo favorito le istanze di rinnovamento.
E’ emersa,quindi, la necessità di approfondire maggiormente il periodo che va dal ’43 al ’46, anche perché la ricerca storica si sta avvalendo di un’ ampia mole di documenti finora non selezionati ,che riguardano il periodo della nascita della democrazia a Brindisi e nel Sud, con un seminario di studio adeguatamente preparato e organizzato.
D’altro canto, resta fondamentale il confronto con i cittadini e in particolare con i giovani e gli studenti su tali vicende storiche, per la scoperta e il recupero della memoria storica, perché sia conosciuta, condivisa, resa attuale. In tal senso ,nelle scuole che aderiscono al progetto “Prova di democrazia”, si stanno sviluppando itinerari formativi per affermare pienamente i valori di uguaglianza, di libertà, di rispetto per la persona, di solidarietà, di pace che sono alla base dei principi della nostra Costituzione democratica, nati appunto nel corso della Resistenza e della lotta al nazi-fascismo.” (di Rosella Apruzzi)

 

per “Prova di Democrazia” II^ edizione della mostra documentaria Vento da Sud con una sezione dedicata a Antonio Vincenzo Gigante

l’ANPI  e l’Archivio di Stato di Brindisi  hanno organizzato la II° edizione della mostra documentaria “Vento da Sud” con la sezione inedita “Vincenzo Gigante nelle carte  della Questura di Brindisi – Schedario politico”

l’iniziativa è presso la Sala mostre dell’Archivio di Stato – piazza Santa Teresa, 4, per il periodo dal  22 febbraio sino al 20 marzo 2012, con l’orario di apertura dalle 9.00 alle 12.30 (escluso i festivi)

 La mostra è nell’ambito del progetto “Prova di Democrazia”, iniziativa promossa dall’ANPI provinciale nelle scuole di Brindisi per l’anno scolastico 2011- 2012, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Brindisi e con il patrocinio della provincia di Brindisi.

 “Prova di Democrazia” è incentrata sulla memoria della rinascita della democrazia in terra di Brindisi e degli uomini e le donne che vi contribuirono, a partire da Vincenzo Gigante, brindisino, partigiano, medaglia d’oro al valor militare.

 

 
 
 
 
 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

                           

 

Viene  riproposta la mostra documentaria e fotografica VENTO  DA  SUD, realizzata nel 2004 dall’I.T.C “G. Marconi” di Brindisi e da istituti scolastici di altre regioni, per l’“Italia liberata – Scuole in rete”, con il coordinamento del prestigioso Istituto “Albe Steneir” di Torino. Il percorso espositivo presenta gli avvenimenti che si susseguirono nell’Italia del sud dall’8 settembre 1943 al giugno1944, quindi dallo sbarco degli alleati in Sicilia alla liberazione di Roma. Gli oltre 300 documenti selezionati, proposti in tredici pannelli, raccontano la guerra, le condizioni difficili delle popolazioni meridionali, le atroci rappresaglie e l’orrore delle stragi di civili commesse dai tedeschi in ritirata, ma anche i momenti di lotta e di diffusa attività anti tedesca e antifascista, come le azioni di resistenza lungo la strada che da Taranto portava a Bari, a Barletta, a S. Severo, fino alla difesa del porto barese e alla celebrazione, nel gennaio del 1944, del 1° Congresso del Comitato di Liberazione Nazionale, nel teatro Piccinni di Bari.

La sezione di documenti e fotografie Vincenzo Gigante nelle carte della Questura di Brindisi – Schedario politico, a cura dell’Archivio di Stato, propone documentazione rinvenuta nell’archivio storico della Questura di Brindisi, depositato presso l’Istituto e attualmente oggetto di ordinamento ed inventariazione.

 Il fascicolo dello schedario politico su Gigante contiene la corrispondenza, le foto segnaletiche, gli atti amministrativi e giudiziari, spediti dalle altre questure a quella di Brindisi e consente una ricostruzione della vita e delle persecuzioni subite dall’antifascista.

Antonio Vincenzo Gigante, nato a Brindisi nel 1901, dove aveva iniziato la sua formazione politica, a vent’anni si era trasferito a Roma per lavorare come muratore cementista. Era diventato sindacalista e sostenitore delle lotte degli edili, aveva poi aderito al partito comunista, divenendone organizzatore in clandestinità. Arrestato nel 1934, veniva condannato a vent’anni di reclusione e poi confinato a Ustica. Dopo l’8 settembre partecipava alla resistenza, al comando di formazioni partigiane nel Friuli Venezia Giulia, ma arrestato dai tedeschi, per una delazione, veniva torturato e poi ucciso nella Risiera di San Sabba.

Il nucleo più significativo della sezione documentaria è costituito dalle copie delle lettere che Vincenzo Gigante inviava alla madre Concetta, residente a Brindisi e qui costantemente controllata dalla questura, e ad altri socialisti brindisini, come Beniamino Andriani. Vengono presentate, inoltre, una lettera autografa della moglie Wanda e le foto originali della cerimonia di commemorazione, svoltasi a Brindisi nel 1952, alla presenza di Umberto Terracini.

L’ANPI di Brindisi,  in occasione della Mostra che riporta una serie di fotografie del 7  dicembre 1952 ( data della inaugurazione della lapide commemorativa di Vincenzo Gigante in Piazza Vittoria) ha chiesto alla figlia Miuccia Gigante una memoria  che riportiamo:

“Venni a Brindisi la  prima volta nel dicembre 1952 in occasione della posa della lapide in memoria di mio padre: avevo 20 anni. Il discorso commemorativo l’ha tenuto Umberto Terracini, un amico che si era impegnato, una volta finita la guerra , nella ricerca di notizie su Gigante che aveva conosciuto intorno agli anni ’20 a Roma e poi rivisto in carcere a Civitavecchia.

Terracini l’avevo conosciuto a Lugano nel ’43 mi aveva parlato a lungo di mio padre e nelle sue parole sentivo l’affetto e la stima che provava per lui.

Di conseguenza la presenza a Brindisi di Terracini mi era di conforto perché immaginavo non facile questo soggiorno nella città dov’era nato mio padre.

Ero combattuta fra l’orgoglio di figlia nel vere onorata la memoria del padre e temevo di apparire fragile e poco degna di essere figlia di questo uomo considerato da tutti i presenti nella piazza affollata, un eroe.

Ascoltando le parole di Terracini guardavo mia madre come se la vedessi per la prima volta, sentivo di amarla non solo con l’affetto di figlia, ma con il rispetto che si deve a una donna che vede troncare i propri sogni per vivere di una memoria dalla quale non si sarebbe mai allontanata.

Ascoltavo Terracini e vedevo formarsi in me, in maniera sempre più forte e precisa la figura di mio padre, le sue parole entravano in me e arricchivano quello che già sapevo di lui, lo “costruivano” e lo facevano un uomo vivo, forte, coraggioso, ricco di valori …  ed io ero sua figlia.

Mi coglieva anche un altro sentimento, quello di essergli stata vicina solo con il pensiero, di non aver diviso con lui tutte le sue sofferenze, di aver vissuto un’infanzia e una adolescenza  dovve tutti mi circondavano d’affetto mentre lui soffriva solo le più atroci torture sino alla morte.

Ho capito quel giorno, fra tutta quella gente che sentivo così vicina, quanto dovevo essere  orgogliosa di essere la figlia di Vincenzo Gigante.

Miuccia Gigante”

Le foto di quel 7 dicembre ’52:

 

 

 

 

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“Prova di Democrazia” è finalmente partita

Aggiorniamo sul Progetto dell’ANPI di Brindisi “Prova di Democrazia”, seppure con ritardo, causato dalla priorità, da noi scelta ,al “Giorno della Memoria”. 

L’inziativa  ha preso l’avvio lunedì  23 gennaio, presso l’Auditorium del Liceo “E.Palumbo” dove numerosi studenti e docenti hanno partecipato all’evento.

 Prova di Democrazia è promossa  dall’ ANPI provinciale  nelle scuole della città , con il patrocinio della Provincia di Brindisi ed in collaborazione  con l’Archivio di Stato di Brindisi nell’anno scolastico 2011-2012.

Nella giornata del 23 gennaio ha introdotto i lavori il dirigente scolastico ( in alri tempi si sarebbe detto preside) del liceo “Palumbo” di Brindisi, il professore Vincenzo Antonio Micia.

«I ragazzi hanno accolto con favore questo progetto che portiamo avanti già da un po’ e che li porta a studiare dettagliatamente i momenti salienti di quello che fu il movimento di opposizione e resistenza delle masse italiane, pugliesi e brindisine , sino alla  lotta partigiana contro il potere fascista e per la democrazia, [..] il 150° anniversario della unità d’Italia è stata l’occasione per mettere in evidenza il passaggio dalla dittatura alla democrazia e dunque non ci si poteva esimere dall’entrare nel profondo della storia e delle persone che hanno voluto questo cambiamento. E la storia antifascista e  partigiana si è fatta anche qui in Puglia per mano di uomini proprio come Vincenzo Gigante»

Altri interventi hanno messo in evidenza le ampie radici locali dell’opposizione al fascismo, facendo riferimenrto ai moltissimi provvedimenti repressivi del regime fascista contro l’opposizione popolare in terra di Brindisi, di cui vi è traccia, nel Casellario Politico Centrale, le decine di provvedimenti di confino, di operai, braccianti ed artigiani locali confermano la natura popolare in Puglia dell’opposizione antifascista.

Inoltre, assieme alla figura emblematica di Vincenzo Gigante, si sono ricordati i primi fermenti democratici a Brindisi,  già  il 9 agosto del 1943  si era costiuito in città  il Comitato Provinciale di Liberazione.

Particolarmente significativo è stato l’intervento della Direttrice dell’Archivio di Stato, D.ssa Francesca Casamassima che ha ribadito la disponibilità dell’istituzione  a collaborare con l’ANPI al progetto “Prova di Democrazia”, ha comunicato che ospiterà  nei locali dell’Archivio, presso piazza Santa Teresa, entro il mese di febbraio, la mostra   “Vento da Sud” integrata da una documenti in possesso dell’Archivio e da novità  che sicuramente daranno un contributo originale all’avvenimento della Mostra.

 

 

 

 

 

Un particolare ringraziamento va ai docenti iscritti e simpatizzanti dell’ANPI di Brindisi che hanno reso possibile la realizzazione della prima iniziativa di “Prova di Democrazia” e che collaboreranno con gli studenti nel persorso.

                                                                                                                                                                                                                       

Hanno partecipato all’iniziativa di giorno 23 gennaio diversi studenti e docenti  dell’ Istituto tecnico commerciale “Marconi –Flacco-Bellizzi”, del Liceo  delle sciene umane e linguistico “Palumbo”, dell’Istituto Tecnico statale  – trasporti e logistica , Nautico e Aeronautico, dell’Istituto Professionale  statale per i sevizi sociali “F. L. Morvillo”, e del Liceo Scientifico “Fermi”.

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27 Gennaio Giornata della Memoria

 

Il 27 gennaio 1945 vennero aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento divenuto l’emblema della barbarie nazista perpetratasi nel cuore dell’Europa; in quel luogo nefasto e pieno d’orrore persero la vita oltre un milione di persone, nei modi più atroci ed efferati che la mente umana abbia mai potuto concepire.

 Recensione di  “Prima di tutto l’uomo”

Domenica sera, nella sede dell’ANPI di Brindisi è stato proiettato il bellissimo film-documentario che ha, in realtà, quasi la forma caustica del corto, immediato nel linguaggio poetico dei monologhi, contrappunto forte alle immagini dell’orrore, alle sequenze,implacabili testimonianze dei luoghi della tragedia storica dello sterminio messo in opera dal nazi-fascismo.

Il regista Elio Sscarciglia ci ha guidato,in un certo senso, con creatività artistica e scelta rigorosa delle testimonianze, dei documenti, dei luoghi, ricomponendo frammenti dolenti di storia della Puglia e del Sud, strettamente legati alle vicende, altrettanto tragiche del Nord, con la sua opera nelle iniziative per la “Giornata della Memoria”, ed è come se avesse colmato un grande vuoto.

La scelta dei luoghi e testimonianze della nostra memoria, anche locale, la figura, non sempre adeguatamente conosciuta e valorizzata, nella sua stessa città, Brindisi, di Vincenzo Antonio Gigante, partigiano brindisino, che si staglia alta nella sua purezza di dirigente della Resistenza e nel racconto del film rappresenta il filo umano e storico che lega Brindisi a Trieste, il Sud al Nord nella lotta alla barbarie nazi-fascista, per la costruzione della democrazia nel nostro Paese.

Mentre la Casa Rossa di Alberobello con i suoi anfratti di rara “bellezza” si mescola al ricordo delle sofferenze umane patite nelle Isole Tremiti, altro campo di internamento pugliese, i cui luoghi della memoria sono stati quasi del tutto cancellati, o Manfredonia, triste realtà in stato di abbandono, o a Gioia del Colle, antico pastificio poi trasformato in luogo di internamento, anch’esso a rischio di essere dimenticato.

In realtà tutti questi simboli dell’orrore nazi-fascista in terra di Puglia andrebbero tutelati  come luoghi della memoria, a partire proprio dalla Casa Rossa di Alberobello.

Il film si intitola con il nome di una intensa poesia di Nazim Hiknet e si dipana tra un presente carico di razzismo rinascente contro i migranti, contro i rom, gli omosessuali, contro “l’altro”, “il diverso”, nei tanti episodi anche recenti di cronaca, e la necessità di documentare storicamente il passato attraverso la trise vicenda della Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento in Italia, a Trieste, attraverso le immagini dei luoghi pur “belli” che conservano nelle pietre, nei tagli di luce, l’orrore e la tragedia dei milioni di esseri umani che di lì sono passati, che lì hanno sofferto, umiliati e torturati nel corpo e nella psiche per sempre, che lì come il nostro concittadino Vincenzo Gigante, hanno trovato la morte.

Far vedere quei luoghi anche e soprattutto ai ragazzi, agli studenti, questa è la finalità educativa e formativa del Progetto  “PROVA DI DEMOCRAZIA”, in cui è inserita la visione del film, promosso dall’ANPI e dall’Archivio di Stato di Brindisi, che ha peso avvio lo scorso 23 gennaio,con la partecipazione degli alunni dell’I.I.S.S.” Marconi-Flacco-Belluzzi”, dell’I.P.S.S.”Morvillo”, dell’ I.T.Nautico “Carnaro”, del Liceo ” Palumbo”, ed altre scuole che stanno via via aderendo, con grande successo dell’iniziativa che proseguirà nei prossimi mesi.

Ripartire, quindi, attraverso la fruizione del film “Prima di tutto l’uomo”, da quei luoghi: lì sono accaduti quei fatti indicibili, non raccontabili, ma che noi dobbiamo narrare, documentare, ricordare, anche a livello di storia locale, per il rispetto verso le vittime, per battere il negazionismo di ritorno, per impedire che nel nostro presente si possano riprodurre forme di razzismo, che oggi, in modo “quasi normale” rinasce attraverso l’intolleranza, la non accettazione del “diverso”.

Il messaggio del film è proprio questo: il passato che abbiamo alle spalle ci ha cambiato in meglio?

Siamo certi di avere tutti gli anticorpi antifascisti, antirazzisti, democratici ben attivi  e operanti nella nostra attuale realtà sociale e politica democratica?

Il film sembra trasmetterci questa idea: o siamo in grado di collegare la memoria del passato al nostro presente o si rischia di guardare al passato in modo quasi retorico.

Rosella Apruzzi

 

 

  In Italia, la tragedia della Shoah colpì il popolo ebraico con le leggi razziali del ’38 e, successivamente, con le deportazioni, iniziate con l’occupazione nazista avvenuta dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Anche altre persone e categorie furono perseguitate dal regime, “colpevoli” di una diversità di idee, di valori, di appartenenza etnica o religiosa.

Tale volontà liberticida e antidemocratica rappresentò un vero e proprio passo indietro rispetto alle conquiste e alle idee di libertà e democrazia che nel secolo precedente erano state alla base dei moti che portarono all’unità d’Italia, interruzione ventennale di un processo di ritrovata dignità e piena integrazione per gli ebrei italiani, il cui filo venne ripreso subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

L’Italia  aveva significato per la minoranza ebraica l’emancipazione, la chiusura dei ghetti, l’agognata raggiunta parità con gli altri cittadini dopo secoli di emarginazione. Una libertà e una uguaglianza che appunto il fascismo negò solo pochi decenni dopo, nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, funesto presagio di quanto avverrà, tragicamente, in seguito.

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per la via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

                                  Primo Levi

Adesso una poesia dialettale sul giorno della memoria (Lu giurnu ti la mimoria) di  Emanuele Castrignanò mesagnese della segreteria regionale dei pensionati della CISL:

Lu giurnu ti la mimoria

 

Ci tieni ‘na cuscienza

e lassi la viulenza,

OMU! T’agghià parlari

e no’ ti la scurdari!

 

Cu n’attu ti tulori

stu mundu ‘ccuminzàu

Cainu senza cori

Abeli  stinnicchiàu.

 

L’amori fo’ traditu

ca no’ s’è cchiù capitu,

e tuttu  lu criatu

ti sangu s’è  mmacchiàtu.

 

Ognunu av’a sapìri

ca no’ nci po’ muriri,

pi’ l’òtiu e la paccìa,

la stessa carni mia.

 

L’ebrèu ca nascia

era ‘nu frati mia

cè corpa ìddu tinia,

sempri cu si scundia ?

 

Non era razza pura,

mmucàunu la natura

perciò pi pulizzare,

l’èrunu assà rristàri

 

Mandàunu li ssurdati

cu sti fucili armati

e quiddi ca truvàunu

tutti ndi li purtàunu.

Mmassati e deportati

‘ntra campi cuncintrati

senza cchiù dignitati

ma nùmiri stampati.

 

Strazzati e malandati,

pi’ la fatìa sfruttati,

li càpuri rasati,

li pièti ‘ncatinati.

 

E senza distinziùni

li crandi o li vagnuni

lu furnu li spittava

e cènniri ristava.

 

Migliuni ti cristiani,

pi’ corpa ti st’infàmi

ca mai s’hannu pintiti

murèra brustulìti.

 

Una pagina dimenticata: la storia degli internati militari in Germania

Come purtroppo è capitato ai tanti partigiani con le stellette, anche la storia degli internati militari in Germania è stata per molto tempo trascurata. Ne conoscevamo il  numero (circa seicentomila). Sapevamo con quali angherie i tedeschi e i rappresentanti della Repubblica sociale avevano cercato di indurli a cooperare. Sapevamo che la stragrande maggioranza aveva tenacemente resistito alle loro false lusinghe. Ma sapevamo anche che la loro resistenza era stata  dettata dal giuramento di fedeltà al re d’Italia.

Proprio per questa ultima ragione, la storia degli internati non era gradita alla sinistra comunista e, di conseguenza, essa finì in una sorta di limbo della memoria.[..]

Il ghiaccio fu rotto da Alessandro Natta, segretario generale del Partito comunista dai 1984 al 1988, che solo nel 1991, dopo il crollo del Muro di Berlino, parlò della propria esperienza di internato e rivelò che già nei Ì954 aveva scritto un libro sulla sua vicenda, ma che il suo partito gli aveva proibito di pubblicarlo perché «non opportuno» o, come si dice ora, non «politicamente corretto». Il libro fu infatti pubblicato soltanto nel 1997 con il titolo L’altra Resistenza ed ebbe il merito di «sdoganare» finalmente anche a sinistra la storia dei nostri internati.

Il nostro amico Emanuele Casrignanò ha dedicato agli Internati Militari Italiani questa poesia  in vernacolo:

IMI   Internati Militari Italiani

8 settembre 1943   

 

Appena quedda voci si spandìu

nginucchiàtu priài nanz’a Ddiu,

l’armistiziu l’Itaglia era firmatu,

e pi’ lu prièsciu mi sintìa stunàtu.

 

Lu cori si spittàva sta nutizia

ca prestu ddivintàu ‘na tisgrazia,

setticientumila pòviri ssurdàti

senza cumandi, ti tutti ‘bbandunàti,

 

ti li belvi teteschi fòrunu rristati

e pi’ no’ tradìri fòrunu internàti.

‘N’atra risistenza ccussì si cunzumàu:

Tanti murèra, ncununu si sarvàu.

 

Patèra fami, friddu e li turtùri,

schiavi, malati, senza mancu cùri.

Fatiàra pi’ l’armi ti ‘na uèrra

ch’er’a mina’ lu mundu sottaterra.

 

E li teteschi, ormai cchiù nvipirìti,

pi’ tutti quiddi ca l’èrunu traditi,

alli lavori forzati cundannàra

fili ti mamma ca chhiù non ci turnàra.

 

Però, sti cosi, tanti non li sannu,

pircè si parla pi’ ‘na vota all’annu,

e ci stasera ndi li sta’ rricurdàmu,

sobbr’alla cuscienza mintìmindi la manu.

 

Crazi a loru ca scià cumbattera

cu curaggiu e cori cret’a ‘na bandiera

pi’ l’orgogliu ti ‘n’Itaglia libiràta

ca murèndu ndi l’hannu cunsignàta.

 

E sulu la Paci po’ sarvà stu mundu

scrafazzàtu ti l’otiu ca no’ pari tundu.

BASTA! Cu sti bombi e carrarmàti,

muerti, tulùri nd’hannu rricalàti.

Ma ognunu la po’ fa’ la parti sua,

e cu ccumènza già…ti casa sua!

 

 

 

 

Sul filo della memoria“, di Nuccio Carriero è una raccolta di testimonianze e ricordi di prigionieri originari di San Vito dei Normanni (Brindisi) deportati nei Campi di Concentramento.
Si tratta di un volume davvero ricco e prezioso per chi vuole conservare traccia di tante piccole storie.
“Nonostante si tratti solo di esperienze personali, vissute ovviamente sempre dentro accadimenti ben più grandi e conosciuti – afferma l’autore – esse costituiscono, di fatto, come piccoli tasselli di un grande collage, le fondamenta di tutti quei tristi eventi che si verificano in una guerra che, come in questo caso, degenera ed assume i connotati di un conflitto dalle dimensioni mondiali”. ( da Brundisium)

  Quello che segnaliamo oggi è il volume su San Vito Dei Normanni di Nuccio Carriero, dal titolo Sul filo della memoria. Testimonianze e ricordi dei prigionieri sanvitesi nei campi di concentramento. Il volume è corredato tra l’altro di 300 foto e oltre 400 schede di cittadini sanvitesi rinchiusi nei campi di concentramento di tutta Europa.

Nuccio Carriero ha già pubblicato nel 2006 un primo volume sulle vicende che videro San Vito dei Normanni protagonista nel secondo conflitto mondiale, dal titolo San Vito in guerra, pubblicato sempre dalle Edizioni Arcobaleno nella collana Radici. Riguardo invece la sua seconda e ultima pubblicazione, da poche settimane in libreria, l’autore ha scritto: «Nonostante si tratti solo di esperienze personali, vissute ovviamente sempre dentro accadimenti ben più grandi e conosciuti, esse costituiscono, di fatto, come piccoli tasselli di un grande collage, le fondamenta di tutti quei tristi eventi che si verificano in una guerra che, come in questo caso, degenera ed assume i connotati di un conflitto dalle dimensioni mondiali». All’interno della ricerca di Nuccio Carriero, inoltre, sono raccolte le schede e le testimonianze di prigionieri anche di altri paesi della provincia di Brindisi: tra questi, una decina del comune di San Michele Salentino. ( da Puglialibre)

Prima di tutto l’uomo”, il video di Elio Scarciglia, prende il nome dai versi di Nazim Hikmet. Con questi, magistralmente interpretati da Carla Guido, inizia, infatti, il documentario. Il poeta incita il figlio a rispettare e gioire di ogni elemento della natura, ma a tenere nelle massima considerazione i bisogni dell’uomo. La cronaca, quanto  ci viene raccontato tutti i giorni da quotidiani e televisione va certamente in tutta altra direzione “Sembra un bollettino di guerra, eppure è semplicemente cronaca” commenta Giuseppe De Seimes nel ruolo di voce narrante.

Si inizia così un viaggio a ritroso nel tempo, si indaga sui diritti negati all’uomo nell’imminente passato, varie testimonianze  raccontano di fatti e misfatti del secolo scorso. Si parte dalla Casa Rossa di Alberobello e si approda alla Risiera di San Sabba di Trieste. Il sud e il nord legati da una bellissima figura di uomo libero, Vincenzo Antonio Gigante, nato a Brindisi, che, pronto a sacrificare anche la vita per i propri ideali, viene arrestato e infine   deportato nell’unico campo di concentramento italiano con forno crematorio, la Risiera di San Sabba appunto, dove fu torturato e ammazzato dai nazisti, senza però rivelare i nomi dei suoi compagni. 

Un lungo viaggio per risvegliare la memoria e le nostre coscienze. “Ricordare sempre, odiare mai” è l’esortazione di un ex-deportato. Ed oggi? Secondo quali regole si improntano i rapporti umani? Questa è una delle domande che il documentario pone. Non mancano però episodi di disponibilità e generosità, come è il caso dei cittadini di Alberobello che umanizzano con la loro sensibilità la condizione di degrado fisico e morale  delle persone internate nella Casa Rossa solo perché animate da idee di libertà ed uguaglianza o perché non gradite al regime . Il film vuole essere un monito rivolto soprattutto ai giovani con la speranza che non ricadano in errori ed orrori già vissuti. 

Suggestive immagini dei luoghi e documenti d’epoca  supportano le testimonianze di vita vissuta e quelle di studiosi e storici. Vittorio Bruno Stamerra (giornalista e scrittore), Vito Antonio Leuzzi (direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’ antifascismo), Adriano Dugulin (direttore dei Musei Civici di Trieste), Francesco Fait (curatore responsabile della Risiera di San Sabba), Sergio Mauri (scrittore), Francesco Terzulli (storico e saggista), Luca De Felice (direttore del Museo del territorio – Alberobello), Boris Pahor (deportato e scrittore) hanno contribuito alla riuscita del documentario con la loro testimonianza.

Commento dello scrittore di Oackland, Joe Pachinko:

“Il video che ho visto é molto buono ed emozionante perché ho potuto
vedere i protagonisti dello stesso che dimostrano una sensibilità molto
forte per l’argomento. Per loro non si é trattato di un esercizio
scolastico. Stavano parlando delle proprie famiglie, delle proprie
città, delle loro vite, della loro storia. E’ stato molto intenso.
Questo é ciò che il video mi ha trasmesso. Dal punto di vista tecnico
posso affermare che il montaggio é stato eccellente.”

 

Una valida iniziativa sul Giorno della Memoria dell’Amministrazione Comunale di Erchie (Brindisi) :

L’Assessorato alla Cultura del comune di  San Vito dei Normanni  celebra la “Giornata della Memoria” , con il fattivo coinvolgimento delle scuole.Saranno i più giovani, a promuovere delle significative iniziative.

Il 27 alle ore 9, si riunirà il Consiglio dei Ragazzi per riflettere sulla “Giornata”.

Al termine della seduta, che si terrà nell’aula consiliare del Municipio, i ragazzi si recheranno presso la caserma della locale Compagnia dei Carabinieri per la piantumazione di un “albero della memoria”.

Nel pomeriggio, poi, alle ore 17, nella chiesa di San Giovanni sarà inaugurata la mostra dei lavori che i ragazzi delle scuole cittadine hanno realizzato sul tema del “Percorso della Memoria e del Ricordo”.

Le iniziative si concluderanno il 10 febbraio.

A Francavilla Fontana Sabato 28 gennaio, presso il cinema teatro Italia, si terrà l’evento conclusivo nell’ambito delle diverse iniziative organizzate in occasione del 27 gennaio “ Giornata Europea della Memoria”, per ricordare le vittime dell’Olocausto.
L’iniziativa, voluta dal Sindaco con la collaborazione dell’ assessore alla Cittadinanza Attiva,  prevede il coinvolgimento delle scuole medie inferiori della città e si svolgerà in due momenti;  
alle 9.00 ci  sarà la presentazione del libro “Una bambina e basta” di Lia Levi alla presenza dell’autrice, ospite d’onore dell’evento, che sarà a disposizione degli studenti per rispondere ad eventuali domande. L’incontro è curato dalla libreria EDICOLè, e sarà coordinato da Claudia Turba.
Seguirà lo spettacolo teatrale “Anne Frank : diario di una storia, storia di un diario” della compagnia teatrale Accademia della Magna Graecia.
Lo spettacolo, ideato in occasione del Giorno della Memoria, prende spunto da un copione di Bernard Kops, in due atti, liberamente ispirato dal “Diario di Anne Frank”, trasformato in commedia musicale per sminuirne gli aspetti più drammatici e per imprimere nelle menti la durezza e l’atrocità degli eventi storici.

l’Associazione  ONLUS di Cultura e Solidarietà  di  Via Andrea Mantegna 10/a – 72100 –  Brindisi  probabilmente proietterà un film:

 

NO alla Sala di Rappresentanza del Comune titolata a Manco

L’ANPI  Provinciale di Brindisi si fa promotrice dell’appello col quale si richiede che il Commissario Prefettizio receda dalla sua decisione di intitolare la sala di rappresentanza comunale a Clemente Manco.

 

APPELLO

NO ALLA SALA MANCO

Appello ai cittadini di Brindisi, a tutti i partiti  e le forze politiche democratiche, ai sindacati,   alle associazioni e alla  società civile di questa città,

Non è rispettoso dei condivisi principi di democrazia e di vivere civile,  contenuti nella Costituzione che è legge da cui trae fondamento la nostra Repubblica, intitolare la sala di rappresentanza comunale nella sede di Palazzo Nervegna, ad una persona quale Clemente Manco che sempre si è considerata fascista, in  coerenza con la sua adesione alla repubblica di Salò e  al governo “fantoccio” creato dagli occupanti nazisti, pieno di assassini, avventurieri e criminali di guerra.

Non è corretto titolare una sala del nostro Comune ad un uomo che si è sempre schierato contro tali principi fondamentali e condivisi e che,  anzi,  negli anni successivi alla caduta del regime fascista, spesso per ragioni di ordine politico ne ha fatto apologia, avendo in spregio i valori della Costituzione democratica e antifascista  e della Repubblica.

Non è stato riguardoso dei brindisini e della tradizione di procedure democratiche trasparenti, il metodo del sindaco uscente Domenico Mennitti che, senza nessuna vera consultazione democratica, ha formulato la “intitolazione” , condizionando  la susseguente delibera del commissario e  mostrando di non essersi mai del tutto allontanato dalla formazione politica di provenienza ( la stessa di Manco).

Non si può  paragonare la storia politica di Manco a quella, per esempio,  del partigiano Vincenzo Gigante  o delle tante  personalità democratiche locali che contribuirono nel primo dopoguerra alla ricostruzione politica, economica e sociale della città,  quali  Francesco Lazzaro, Vittorio Palermo,  Guglielmo Cafiero,Donato Ruggiero, Pietro Sala, Giovanni Stefanelli, Felice Assennato, Arturo Sardelli, Beniamino Andriani , Antonio Caiulo e che, avendo contribuito all’onore e all’orgoglio di Brindisi, sarebbero degne che gli si intitoli quella sala o altri luoghi pubblici.

 

A nome di tutta la città di Brindisi, si chiede  che il Commissario prefettizio receda dalla sua decisione.

 

Aderiscono e promuovono l’appello dell’ANPI di Brindisi: 

CGIL, CISL, COBAS, Partito Democratico, Rifondazione Comunista, SEL, Brindisi Bene Comune, associazione Guido Rossa, No Carbone , Rinascita Civica Brindisina, Assonova, Archivio storico B. Petrone, circolo D. Valletta, Associazione Io Donna,

Adesioni on line: anpibrindisi@libero.it

Benedetto Petrone e il nuovo antifascismo

Il 28 novembre 1977 Bari perse la sua innocenza. Un omicidio politico – il primo consumatosi sotto gli occhi della generazione di baresi cresciuti negli anni ‘50 e ‘60 – sfatò per sempre il mito della città tranquilla, immersa nei commerci, aliena dai conflitti e dalla violenza. L’antifascismo barese ebbe un caduto: il diciottenne Benedetto Petrone, ucciso dai neofascisti e destinato a diventare un’icona delle lotte giovanili dei tempi seguenti. Ed ebbe un movimento popolare da gestire, da indirizzare: decine di migliaia di operai, impiegati, studenti, che nei giorni e nelle settimane dopo l’assassinio scesero in piazza quasi a materializzare una Bari antifascista di cui, fino a quel momento – dopo gli episodi di resistenza e di sangue risalenti al lontano 1943 – sembravano essersi perse le tracce. Quel nuovo movimento antifascista travalicò i confini tradizionali della sinistra, per investire fasce popolari ampie, il sindacato cattolico, il mondo del giornalismo e la stessa moderatissima «Gazzetta del Mezzogiorno», smuovendo pure il consiglio comunale e qualche personalità democristiana. Si badi bene: il movimento antifascista, cioè l’antifascismo come protesta, sdegno, azione concreta e militante; laddove l’antifascismo barese tradizionale (ma anche quello italiano) era stato vissuto in maniera intermittente, e spesso ridotto – al di fuori della sinistra organizzata – a vuota dichiarazione di principio, priva di conseguenze pratiche.

Bari stava cambiando? O era soltanto “un’altra” città che insorgeva, sull’onda dell’indignazione per un delitto brutale? Certo, si trattava di una minoranza sebbene cospicua; ma una minoranza che, prendendo coscienza – come sempre avviene nelle accelerazioni della storia – scopriva improvvisamente di non essere marginale; si sentiva grande e forte delle proprie ragioni. Nei tempi brevi, però, ad averla vinta fu  la “vecchia” Bari: quella del blocco edile, della borghesia bottegaia, del moderatismo benpensante. Essa seppe attendere che la rivolta popolare rifluisse; riordinò le sue file, da un lato salvando i neofascisti colpevoli del delitto (la sentenza del processo dette loro ragione, individuando un singolo capro espiatorio), dall’altro avviando la denigrazione della figura di Petrone. Soprattutto, seppe impedire che da un’inaudita presa di coscienza collettiva potessero nascere un’alternativa politica e una diversa ipotesi di alleanze sociali. Cosicché la Bari degli anni ’80 visse la rivoluzione passiva del craxismo (nel frattempo era morto anche Moro), che aprì la strada perfino all’ingresso, nell’amministrazione cittadina, degli eredi di chi era responsabile politico, morale e forse anche materiale dell’omicidio Petrone.

Nei tempi lunghi, si può invece affermare che il movimento antifascista barese del ’77 ha lasciato un segno e ha gettato un seme fecondo. La memoria di Benedetto Petrone – di una figura limpida di giovane impegnato contro le ingiustizie, per una città migliore – ha “lavorato” in profondità, contribuendo a formare non poca parte delle giovani generazioni. La coscienza antifascista, alimentata e arricchita dalla memoria storica, è stata un elemento costitutivo della cultura politica che ha accompagnato lo stesso rinnovamento civile della città di Bari e della Regione Puglia negli anni 2000: un dato innegabile anche se non privo di contrasti e non acquisito definitivamente una volta per tutte. Quella pagina così drammatica e cruciale va giustamente ricordata con un sentimento di partecipazione attiva, in quanto rappresenta in qualche modo un nervo scoperto, un nodo analitico e problematico della vicenda storica recente, intorno al quale non s’è aggregata una memoria condivisa: anche se – e questo è straordinariamente positivo – essa è stata pienamente assunta nell’agenda ufficiale dell’Anpi e delle istituzioni locali, in quanto momento esemplare del “nuovo antifascismo”, cioè della resistenza contro le strategie antidemocratiche che si sono avvalse del neofascismo in tutte le sue forme.

Pasquale Martino)

 

 

 
 
 
 
 
 
Le iniziative per ricordare Benny:
 

 

                                                                Bari, 28 novembre 2011

L’Amministrazione Comunale  in collaborazione con il Comitato Benedetto Petrone e l’ANPI,  intende ricordare, con la deposizione di una corona, il 34° anniversario della scomparsa di Benedetto Petrone.

La cerimonia si svolgerà lunedì 28 novembre prossimo in due distinti momenti:

alle ore 10.30 in Via Benedetto Petrone, presso la targa stradale;

alle ore 10.45 in piazza Libertà presso la lapide commemorativa.

A seguire, presso la sala Consiliare “E. Dalfino” di Palazzo di Città, avrà luogo la proiezione di una sintesi ragionata, curata dalla regista Cecilia Mangini, del documentario storico del 1961 “All’armi siam fascisti!”, introdotta dal Prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’IPSAIC.

Manifestazione 28 Novembre 2011 ore  17:30 P.za Umberto – BARI… con Benedetto Petrone nel cuore … Corteo indetto dai movimenti giovanili antifascisti

 Brindisi 26 novembre

BRINDISI: sabato 26 novembre · 17.30 – 20.30 via Umbria 24 alle ore 17,30

proiezione del Film-inchiesta “Benny vive!”

 L’ANPI di Brindisi, grazie al regista Francesco Lopez, nel corso della serata dedicata alla campagna nazionale per il nuovo tesseramento e divulgazione delle attività dell’ANPI, proietterà  per la prima volta in città il film “Benny vive”, a  cui farà seguito un dibattito .

Il film-inchiesta di Francesco Lopez, regista barese.

E’ un film che parla non solo della tragica fine di un giovane di 17 anni, iscritto alla FGCI, per mano di una squadraccia di neofascisti baresi in quella notte del 28 novembre1977, ma anche dei sogni, delle speranze e  delle lotte di Benedetto ”Benny” e dei suoi compagni della Bari vecchia, un quartiere abitato da una umanità scomoda agli occhi di quella  “Bari bene”  che sognava la speculazione edilizia e l’espulsione dei “proletari” da esso per farne una lucida vetrina simile a quelle lussuose di via Sparano.

I neofascisti baresi in quegli anni erano il braccio armato di questo disegno.

Il film fa parlare direttamente, con il metodo dell’intervista, i soggetti coinvolti da entrambi i fronti  e mette a nudo aspetti non secondari della vicenda, come la frequentazione di Piccolo, l’unico condannato tra i missini, con le cellule neofasciste presenti a Brindisi e collegate con le stragi che hanno insanguinato il nostro paese negli anni 70 e 80, o i campi paramilitari pugliesi dove ci addestrava al colpo di Stato, o ancora il ruolo dei mazzieri di Taranto, poi riciclatisi nelle liste civiche che li portarono al governo di quella città negli anni 90.

Nel  film si  narra del fiume di operai della zona industriale di Bari e di giovani  studenti e gente del quartiere di Bari vecchia che, la mattina seguente all’assassinio di Benedetto, decise di chiudere definitivamente, con l’azione diretta i luoghi e le sedi dei fascisti.

Un film per ricordare,  ma anche trarre motivo di sentire in noi sempre vivi i motivi della Resistenza al Fascismo vecchio e nuovo, ad ogni forma di intolleranza, razzismo, xenofobia, all’uso della violenza come forma di imposizione ideologica e attacco ai valori della nostra Costituzione. 

 Quella pagina così drammatica e cruciale va giustamente ricordata con un sentimento di partecipazione attiva, in quanto rappresenta un nervo scoperto, un nodo analitico e problematico della vicenda storica recente, intorno al quale non s’è aggregata una memoria condivisa: anche se – e questo è straordinariamente positivo – essa è stata pienamente assunta nell’agenda ufficiale dell’Anpi e delle istituzioni locali, in quanto momento esemplare del “nuovo antifascismo”, cioè della resistenza contro le strategie antidemocratiche che si sono avvalse del neofascismo in tutte le sue forme.

L’ANPI di Brindisi è convinta che la coscienza antifascista, alimentata e arricchita dalla memoria storica, è stata un elemento costitutivo della cultura politica che ha accompagnato lo stesso rinnovamento civile della città di della Puglia negli anni 2000.

 

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“allarmi! Sono antifascisti” della prof. Patrizia Miano, una prima ricostruzione storica dell’antifascismo Brindisino nel 1994

“allarmi! Sono antifascisti” e “i sovversivi”

Sono i titoli degli  articoli della prof. Patrizia  Miano , il primo  pubblicato da “Nuova Meridiana il 20 maggio del 1994,  il secondo sul numero del 5 giugno , sempre su Nuova Meridiana.

Patrizia Miano ( di cui di seguito e per sua gentile concessione, ripubblichiamo  copia degli  articoli ), nei due testi citati, ha il merito di avere svolto una ricerca ed una ricostruzione storica delle radici dell’antifascismo locale, prendendo le mosse  dal testi di Katia  Massara “Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Puglia”, che  poi sviluppa e approfondisce, con interviste a parenti e conoscenti degli atifascisti dell’epoca, rendendo l’argomento attuale per quegli anni.

Inoltre la Miano pone le basi, assieme ad altri studiosi, per ulteriori approfondimenti e sviluppi della ricerca storica e della memoria locale su i temi dell’antifascismo e della faticosa costruzione della democrazia  a Brindisi, contenuti in due testi importantissimi per la memoria locale democratica ed antifascista:  *”Vincenzo Gigante detto Ugo Un eroe brindisino” di Vittorio Bruno Stamerra, Antonio Maglio, Patrizia Miano Brindisi, Hobos edizioni, 2005;  *“Brindisi nel 1945 – L’alba della democrazia”, edito da Hobos edizioni  2006e scritto da Vittorio Bruno Stamerra e Patrizia Miano.

Vincenzo Gigante

Vincenzo Gigante

un eroico figlio del popolo

Ristampa anastatica dell’opuscolo riguardante il discorso commemorativo tenuto dal sen. Umberto Terracini in Brindisi il 7 dicembre 1952. E noi amiamo questa Repubblica, se noi ne difendiamo e difenderemo la Costituzione, è anche perché sentiamo scorrere in essa, ispiratore, il pensiero di Vincenzo Gigante; è perché essa può vivere e operare e progredire solo facendosi custode ed erede del glorioso patrimonio di virtù e di affetti che animò in tutta la sua azione di operaio, di organizzatore e di partigiano Vincenzo Gigante.” Queste sono le parole conclusive del il discorso commemorativo svolto a Brindisi nel 1952 da Umberto Terracini in onore di Vincenzo Gigante.La ristampa dell’opuscolo del discorso commemorativo svolto da Umberto Terracini senatore e “padre della Costituzione e padre della Repubblica” dal titolo : “Vincenzo Gigante un eroico figlio del popolo” , è un minimo atto che la ricostruita ANPI di Brindisi sentiva dover fare, per onorare il valore e la persona di Gigante, per non dimenticare, perché è compito dell’ANPI quello di far conoscere cosa fu la Resistenza, l’antifascismo, la liberazione, ma anche far conoscere quello straordinario impegno collettivo che è la nostra Costituzione. Che deve essere valorizzata e soprattutto attuata.

Non si vivono nel Paese tempi buoni, il degrado è sotto gli occhi di tutti. I continui attacchi alla magistratura, alla corte costituzionale, alla scuola pubblica, in un clima di perenne di demagogia, di razzismo xenofobo e disinformazione, questi sono segnali di una pericolosissima deriva della democrazia.

Tale situazione assegna all’ANPI un ruolo di vigilanza, di difesa attiva dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica.

 

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