Commemorazione del partigiano Donato Della Porta a Francavilla Fontana giorno 17 dicembre

Commemorazione del partigiano Donato Della Porta Nell’anniversario della morte (9 dicembre 1944).

A Francavilla Fontana il 17 dicembre

L’Amministrazione Comunale, proseguendo nell’impegno di sensibilizzare i giovani sui temi della libertà e democrazia, valori che sono le basi fondamentali e irrinunciabili della nostra Costituzione, ha programmato un incontro con gli studenti frequentanti la terza classe di scuola media.

L’importante iniziativa intende far conoscere la figura del partigiano francavillese Donato Della Porta caduto gloriosamente, a ventidue anni, in combattimento contro le forze nazifasciste in località Baulè a Valle di Saviore  presso il comune di Cevo in provincia di Brescia.

L’incontro che si terrà alle ore 9.00 del 17 dicembre 2016, presso la Sala del Lampadario del Castello Imperiali, con la presenza del Sindaco di Cevo,  è l’occasione per offrire a tutti, in particolar modo alle nuove generazioni, l’opportunità di riflettere sulla scelta di un figlio di questa città di sacrificare la propria vita per assicurare a tutti noi la libertà, la giustizia e la democrazia.

L’Amministrazione Comunale, unitamente all’Anpi provinciale, invita la S.V. a presenziare alla manifestazione che alle ore 11.00, prevede la partenza, dal castello Imperiali, delle autorità e degli studenti per la deposizione di una corona di alloro presso il Monumento dei Caduti in memoria di tutti i caduti per la libertà e la democrazia  nella seconda guerra mondiale.  Alle ore 12.00, i Sindaci di Cevo e Francavilla Fontana deporranno un fascio di fiori sulla tomba del partigiano Donato Della Porta  presso il cimitero comunale.

 

 

 

 

 

BIOGRAFIA DEL PARTIGIANO DONATO DELLA PORTA

Donato Della Porta di Arcangelo e di Castellaneta Maddalena, nasce a Turi (Ba) il 17 marzo 1922. Abita a Francavilla, città d’origine paterna, e lavora, come quasi tutti i ragazzi della sua età in quel periodo, come contadino.

Presta il servizio militare, come soldato semplice, in una postazione di fanteria della zona di Grevo in Valsaviore – provincia di Brescia.

Nel clima di estrema confusione e  sbandamento per centinaia di migliaia di militari italiani, provocato dall’annuncio dell’armistizio con gli angloamericani dell’8 settembre 1943, Donato compie subito la sua scelta di campo.

La lettera firmata da Antonino Parisi,  Comandante della 54^ Brigata Garibaldi, ed inviata l’1 ottobre del 1945 al Sindaco di Francavilla, attesta che Donato Della Porta già l’8 settembre 1943 è tra gli organizzatori dei primi gruppi partigiani.

La determinazione e il coraggio mostrati nelle azioni di combattimento e le sue capacità organizzative portano i comandi della 54^ Brigata Garibaldi ad affidargli la guida di squadre partigiane.

L’estratto storico della organizzazione e dell’attività militare della 54^ Brigata d’assalto Garibaldi “Bortolo Belotti” – Valle Camonica, dal settembre 1943 all’aprile 1945, documenta che Donato Della Porta è Comandante Militare del Battaglione di Prà di Prà con sede in Valle di Saviore.

Nel gelido dicembre 1944 la polizia fascista procede a pesanti azioni di rastrellamento nei centri abitati senza dare tregua nelle zone di montagna.

Donato Della Porta muore, combattendo da eroe  fino all’estremo sacrificio della vita, la mattina del 9 dicembre 1944 nella baita in località Baulé.

Nel rapporto della Guardia Nazionale Repubblicana redatto l’11 dicembre 1944 è riportato:

“Il mattino del 9 dicembre 1944 una squadra di militi della G.N.R. in forza al presidio di Capo di Ponte in un’azione di rastrellamento riusciva a circondare nella zona di Ponte di Valsaviore una cascina nella quale era asserragliato un gruppo di terroristi particolarmente pericolosi appartenenti alla 54^ Brigata comunista “Garibaldi”.

Nel duro combattimento che ne seguiva, durato circa 4 ore, venivano uccisi  2 russi ed un italiano (tale Donato – Vice capo di una squadra della Garibaldi) mentre solo, perché costretti dall’incendio della baita ove si trovavano, i tre ribelli superstiti finalmente si arrendevano e consegnavano le armi.”

Altre notizie relative al combattimento avvenuto nella cascina in località Baulè del Comune di Valsaviore, ricostruiscono le ultime ore di vita di Donato Della Porta:

<<(…) Un ragazzo di Grevo, Lodovico Tosini, in servizio nei reparti della SS italiana, recatosi sui monti di Cevo per scrutare i ribelli, era stato catturato dai garibaldini. La posizione del prigioniero appariva grave, ma in suo favore giocò la giovane età: non aveva ancora compiuto i 16 anni. Mentre alcuni patrioti propendevano per la fucilazione, ad altri ripugnava uccidere a sangue freddo un ragazzino. La questione fu decisa dal russo Michele Dostojan: congedato con un calcio nel sedere, l’adolescente venne sollecitato a rigare diritto. Era il tardo pomeriggio dell’8 dicembre e, invece di ringraziare la sorte benigna, il giovane milite corse difilato al presidio della Gnr di Capodimonte, raccontando di essere appena sfuggito ai fuorilegge e di conoscerne il rifugio. In nottata il maggiore Spadini e il comandante del presidio germanico di Breno allestirono un rastrellamento, guidato dal Tosini.

Alle ore 7 del 9 dicembre la baita fu circondata da una cinquantina di militi. I sei garibaldini si trovarono in trappola senza vie d’uscita: la baita poco si prestava alla difesa, ma i partigiani decisero di respingere le intimazioni di resa e s’ingaggiò una furibonda sparatoria. I fascisti richiesero rinforzi e poi, strisciando dal lato a monte (che i difensori non riuscivano bene a controllare data la mancanza di finestre: avevano scostato alcune tegole), diedero fuoco alla cascina. I partigiani André Jarani, Franco Ricchiulli e Bruno Trini si arresero, mentre Donato Della Porta, Michele Dostojan e Zimmerwald Martinelli rimasero uccisi dopo essersi battuti sino allo stremo delle forze.

Della Porta, estratto rantolante dalla baita in fiamme, venne trasportato nella canonica di Valle e spirò sul tavolo della cucina, sotto gli occhi attoniti del parroco don Francesco Sisti.”

La salma di Donato Della Porta viene riportata a Francavilla il 16 ottobre 1945 e collocata nel campo dei caduti in guerra. Oggi riposa nella cappella di famiglia.


 

ANCORA UNA VOLTA HA VINTO LA COSTITUZIONE

 

Ancora una volta ha vinto la Costituzione, contro l’arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti dei cittadini. Hanno usato tutti gli strumenti possibili, il denaro, la stampa, i poteri forti, gli stranieri; sono ricorsi al dileggio e alla diffamazione degli avversari, ma il popolo italiano non si è lasciato convincere e ha dato una dimostrazione grandiosa di maturità. Noi che abbiamo fatto una campagna referendaria rigorosa, sul merito, con l’informazione e il ragionamento, siamo felici e orgogliosi di questo successo. Ora finalmente si potrà pensare di attuare la Costituzione nei suoi principi e nei suoi valori fondamentali, per eliminare le disuguaglianze sociali, privilegiare lavoro e dignità della persona, per riportare la serietà, l’onestà e la correttezza nella politica e nel privato. Alle sorti del Governo provvederà il Presidente della Repubblica e noi ci rimettiamo alla sua saggezza. La cosa importante è che riprenda il confronto politico e democratico e che prevalga su ogni altra cosa la partecipazione dei cittadini. Questa è una vittoria anche dell’ANPI, ma soprattutto della democrazia e ripeto, con forza, della Costituzione.

Carlo Smuraglia

Orlando De Tommaso,caduto alla Magliana (Roma) il 9 settembre 1943, nato ad Oria (Brindisi) ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria,

Nato ad Oria (Brindisi) nel 1897, caduto alla Magliana (Roma) il 9 settembre 1943, ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Capitano dei carabinieri, Orlando De Tommaso comandava la 4a Compagnia del II Battaglione allievi CC di stanza a Roma. Il giorno dopo l’armistizio, mentre deboli reparti dei “Granatieri di Sardegna” contrastavano paracadutisti tedeschi alla periferia della Capitale, la 4a Compagnia CC fu mandata di rinforzo alla Magliana. De Tommaso cadde alla testa dei suoi uomini, nel vano tentativo di fermare l’avanzata tedesca verso Roma. La massima ricompensa al valore, è stata conferita all’ufficiale con questa motivazione: “Comandante di compagnia allievi carabinieri impegnata per la difesa della capitale, nella riconquista di importante caposaldo che truppe tedesche avevano strappato dopo sanguinosa lotta a reparto di altra arma, mosse all’attacco con slancio superbo, trasfondendo nei suoi giovanissimi gregari grande entusiasmo ed alto spirito combattivo. Dopo tre ore di aspra ed alterna lotta, in un momento decisivo delle sorti del combattimento, per trascinare il suo reparto inchiodato dal fuoco nemico a poche centinaia di metri dall’obiettivo e lanciarlo contro l’ultimo ostacolo, non esitava a balzare in piedi allo scoperto, sulla strada furiosamente battuta, affrontando coscientemente il supremo sacrificio. Colpito a morte da una raffica di arma automatica, cadeva gridando ai suoi carabinieri: “Avanti! Viva l’Italia”. Il suo grido e il suo olocausto, galvanizzando il reparto, lo portarono d’impeto, in una nobile gara di eroismi, alla riconquista dell’obiettivo”. Una via della Capitale è stata intitolata al valoroso ufficiale. Porta il suo nome, in via Carlo Alberto Dalla Chiesa, anche la caserma nella quale ha sede la Legione Allievi Carabinieri. ( dal http://anpi.it/b1645/  pagina permanente)

“Sono, ormai, consacrate alla Storia le dolorose vicende della povera Italia, dall’Armistizio in poi; per quelle che riguardano la Capitale italiana, è bene ricordare che in Roma cessò ogni resistenza, contro il Tedesco aggressore, alle ore 10 del 10 settembre 1943.L’Esercito e il Popolo romano, che gli si opposero coraggiosamente dalla notte dell’ 8 settembre a tutta la mattinata del 10, desistettero dalla lotta, perché prestarono fede alla «parola di onore » del soldato prussiano, il quale — in guerra — è l’« eterno barbaro » carducciano.

Il tragico epilogo si compì per gli ordini caotici della prima e seconda giornata di combattimento. Dalla Cecchignola a Porta S. Paolo, Esercito e Popolo si opposero, ancora, alla manovra del nemico; ma l’ordine di permettergli l’attraversamento della Città, per ricongiungersi, alle forze risalienti al Nord, svelò il tradimento. ,

La mattina dell’ 11 settembre, i Romani compresero che i Tedeschi erano padroni della situazione: ormai sciamavano —armati fino ai denti — nel centro e nella periferia di Roma, irrisoriamente dichiarala « Città aperta»…

Queste note di cronaca formano la storia autentica dell’ inglorioso destino della Capitale d’Italia, per la cui difesa si prodigarono invano i Cavalleggieri della Montebello e i Granatieri di Sardegna, come invano si immolarono: tra i Militari, il Capitano De Tommaso con la sua compagnia di Allievi Carabinieri ; tra i Civili, il magnanimo Prof. Raffaele Persichetti con altri propri popolani….

Per quanto riguarda, in particolare, il nostro Concittadino, il sindaco Avv. Calò vi ha letto la motivazione della medaglia al V. M. ; io vi riferisco ciò che ne scrisse « Il Carabiniere della nuova Italia» del dicembre 1945.

Stralcio dal “Carabiniere”:

« La sera dell’ 8 settembre la Legione Allievi Carabinieri ricevette l’ordine di tenere la truppa consegnata in caserma….

Il capitano De Tommaso riunì la sua compagnia, interessandosi dell’armamento collettivo e dirigendo la distribuzione delle munizioni…. verso le ventitré echeggiarono le caratteristiche note dell’adunata. Il Comandante Generale dell’Arma comunicò che un battaglione doveva raggiungere, immediatamente, l’autostrada di Ostia, a disposizione della divisione Granatieri di Sardegna, impegnata in aspro combattimento contro una divisione paracadutista tedesca, che tentava, in forze, di occupare la Capitale…. Appena giunti nei pressi della Basilica di S. Paolo, alla 4″ compagnia (del capitano De Tommaso) fu dato ordine di appostarsi sull’autostrada, per evitare infiltrazioni nemiche… I Tedeschi, preponderanti di uomini e di mezzi, cercavano aprirsi un varco fra i Granatieri, che non cedevano un palmo di terreno.

La situazione era divenuta critica… Al battaglione degli Allievi Carabinieri giunse l’ordine, di avanzare in località Magliana. Per riconquistare il caposaldo n. 5…

Alla testa del suo reparto, il capitano De Tommaso iniziò l’attacco; riuscendo ad avanzare, per oltre cinquecento metri, con i suoi uomini. Incurante del pericolo, si portava da una estremità all’altra dello schieramento… Mentre cercava soccorrere un Carabiniere ferito, venne colpito al viso e all’addome da una

raffica di mitragliatrice. In ginocchio, tenendo con la mano sinistra il Carabiniere caduto e, con l’altra, sollevando il mitra, ebbe ancora la forza di incitare i dipendenti al grido di « Viva l’Italia ».

Il nome del Capitano corse, di bocca in bocca, tra i combattenti : un fremito pervase tutti i Carabinieri che, spezzarono la resistenza nemica e riconquistarono il caposaldo”

(Tratto dall’opuscolo: IN MEMORIA DEL CAPITANO DEI CARABINIERI ORLANDO DE TOMMASO di Barsanofio Pasquale Marsella)



 

 

 

 

Ricordato presso la sala comunale di Oria(causa pioggia) col patrocinio dell’Amministrazione Comunale, Orlando de Tommaso, ufficiale dei carabinieri caduto il 9 settembre 1943 , combattendo contro i tedeschi nella difesa di Roma, nel giorno dell’anniversario della sua morte . L’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI) – Comitato Provinciale di Brindisi, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI),e le autorità comunali, oltre che gli ufficiali e sottufficiali della stazione CC del luogo, soci dell’Associazione CC che hanno voluto con questa cerimonia ed una corona di alloro rendere omaggio a quest’eroe della Resistenza oritano. Un primo passo a cui l’ANPI di Brindisi si augura possano seguire tanti altri grazie a questa sensibilità dimostrata dalla città di Oria e e in collaborazione con l’ANCRI e le associazioni del luogo.

Carta dei Diritti: iniziativa pubblica Cgil a Brindisi con ANPI e Archivio di Stato

Carta dei Diritti: iniziativa pubblica Cgil a Brindisi con ANPI e Archivio di Stato

Per l’occasione riallestita la mostra documentaria “ SOVVERSIVI (1900-1943) presso l’ex convento S. Chiara

La CGIL di Brindisi continua da mesi la campagna di raccolta firme  e di iniziative pubbliche di confronto sul testo della proposta di legge di iniziativa popolare sulla “Carta dei diritti universali del lavoro”, il nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, e sui tre quesiti referendari: per ripristinare il reintegro nel posto di lavoro quando il licenziamento è illegittimo, abrogare i voucher, e ripristinare la responsabilità solidale nel sistema degli appalti.  Nell’ambito degli incontri pubblici, ha organizzato a Brindisi per il 21 giugno pomeriggio una tavola rotonda sul tema, con la partecipazione del giudice Di Schiena, del docente di diritto del lavoro dell’ Università di Bari Vincenzo Bavaro, della coordinatrice nazionale della Rete della Conoscenza Martina Carpani, del Segretario generale CGIL Puglia Pino Gesmundo e della Segretaria della CGIL Nazionale Serena Sorrentino. Modererà il dibattito la giornalista Tea Sisto. Il titolo della tavola rotonda,  “E’ sempre tempo di diritti”, evidenzia il taglio storico che la CGIL di Brindisi ha voluto dare all’importante appuntamento chiedendo la collaborazione dell’Archivio di Stato e dell’ANPI di Brindisi, con il patrocinio del Comune di Brindisi, per riallestire la mostra documentaria “ SOVVERSIVI (1900-1943) presso l’ex convento S. Chiara, che sarà aperta al pubblico da domani 16 giugno al 23 giugno, in orario pomeridiano (escluso sabato e domenica).

Le lotte per la conquista della libertà e la nascita della  democrazia hanno radici profonde nella storia del territorio e il movimento sindacale è stato protagonista, anche a Brindisi, di momenti importanti di questa storia, attraverso l’impegno e il sacrificio, anche della vita,  dei suoi padri fondatori. Tra i  Sovversivi indicati dal casellario politico della questura prima, durante e dopo gli anni della dittatura in Italia, troviamo tanti  di loro: i dissidenti impegnati sul versante sindacale e politico a difesa dei diritti. Oggi che viviamo in una fase storica in cui le condizioni di vita e di lavoro di tante cittadine e cittadini sono peggiorate,  in una provincia in cui la disoccupazione è a livelli allarmanti e i nostri giovani sono costretti a emigrare, l’esempio di quelle donne e quegli uomini dà senso e forza alle nostre rivendicazioni. La campagna straordinaria aperta da mesi dalla CGIL in tutta Italia parte dalla consapevolezza che per costruire un futuro differente bisogna rendere esigibili i diritti fondamentali  garantiti dalla Costituzione, e che in quanto tali, non sono privilegio per pochi ma diritti universali ed effettivi per tutti. Per dare concretezza al progetto di cambiamento,  la CGIL propone di riscrivere le regole del diritto del lavoro attraverso un nuovo Statuto delle lavoratrici e dei lavoratori, che nel mondo del lavoro amplia l’orizzonte delle tutele anche a quanti oggi continuano ad esserne esclusi, che regolamenta le relazioni tra le parti datoriali e sindacali e mette ordine, riducendole, tra le diverse tipologie di rapporto di lavoro. Tutta la cittadinanza è invitata all’iniziativa  del 21 giugno e a visitare la bellissima mostra documentaria.

La CGIL di Brindisi ringrazia l’Archivio di Stato e l’ANPI per l’impegno profuso nel rendere fruibile la mostra in questi giorni.

MEDAGLIE PER IL 70° DELLA LIBERAZIONE PER IL 25 APRILE DI BRINDISI

LUNEDÌ 25 APRILE ALLE ORE  SI È TENUTA , PRESSO IL MONUMENTO AI CADUTI, IN PIAZZA SANTA TERESA, LA CELEBRAZIONE DEL 71° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE.

Alla cerimonia solenne, presieduta da Sua Eccellenza il Prefetto di Brindisi, Annunziato Vardè,  parteciperanno, oltre all’ANPI, le Autorità Civili Militari e Religiose della Città e della Provincia di Brindisi, le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma di Brindisi e Provincia e le Rappresentanze degli Istituti scolastici della Città.

Subito dopo il prefetto si è  spostato in piazza Sottile De Falco, davanti a Palazzo Nervegna, un luogo simbolo della coscienza civile della città dove sono affisse le lapidi che ricordano i due finanzieri, vittime innocenti di mafia, e il comandante partigiano brindisino Vincenzo Gigante medaglia d’oro al Valor militare, ucciso nella Risiera di San Sabba, per rendere onore ai partigiani e i combattenti per la libertà brindisini alla presenza di tutte le Autorità.

Quest’anno in occasione del 25 aprile, sono state consegnate dal Prefetto dieci medaglie del 70° anniversario della Liberazione ad altrettanti Partigiani e Internati Militari ancora in vita e ai  familiari di coloro che ci hanno lasciato.  Questo l’elenco di coloro che hanno ricevuto  le medaglie:

 

 

 

 

 

 

 

Buzzerio Alfredo. Nato a Brindisi nel 1923. Partigiano della Formazione “Magni Magnino” in Toscana. Entrato nella 23° Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”, proveniente dalla formazione Magni Magnino, nome di battaglia “Brindisi”. Dopo l’11 settembre 1943, da aviere stazionato a Vigna di Valle( Roma) in aeroporto militare, fugge nell’Appennino  Toscano con le armi. È stato nella Brigata da fine settembre ’43 a marzo ’44.

 

 

Colombo Ambrogio nato a Milano il 25 agosto 1920. Nel 1939  arruolato a Novara, nel Reggimento 17° artiglieria ippotrainata per essere poi trasferito in Sardegna dove rimase fino al 1942. L’8 settembre 1943 come tanti altri fu bloccato da un reparto militare e fatto prigioniero per non aver aderito alla Repubblica di Salò. Internato a Peschiera fu preso in carico dalle truppe SS e il 22 settembre arriva al campo di Dachau. Il viaggio avveniva con carri ferroviari – bestiame, senza mangiare e senza avere a disposizione un locale per i bisogni corporali. Successivamente fu trasferito nel campo di Kottern ai lavori forzati. Rimasto 21 mesi in campo di concentramento, con l’avanzata degli Americani fu costretto con gli altri prigionieri a mettersi in marcia per tentare di andare verso l’interno della Germania. Finalmente dopo due mesi e alterne vicende , fu condotto dalla Croce Rossa Internazionale al centro di raccolta di Bolzano dove trovò assistenza, abiti puliti e scarpe, diverse dagli zoccoli in legno che eravamo costretti ad indossare. Fu trasferito a Milano dal Centro di Liberazione dell’Alto Adige con un regolare foglio di viaggio.

Durante Cosimo marinaio del 1920 di Brindisi. Marinaio in servizio presso la Capitaneria di Porto dell’isola di Cefalonia, viene catturato dai tedeschi all’indomani dell’8 settembre 1943 a seguito del rifiuto di consegna delle armi. Condotto insieme ad altri prigionieri alla Caserma Mussolini di Argostoli ed imbarcato su una nave che poco dopo affondava a causa di una esplosione, viene recuperato insieme a pochi altri commilitoni mentre quasi mille prigionieri perdono la vita. Trasferito nei campi di prigionia prima di Patrasso poi di Atene, è deportato in Germania in una fabbrica di munizioni, poi in un campo di lavoro a Genthin . Il 25 aprile riesce a fuggire rientrando a Brindisi nel settembre del 1945.

Parisi Pietro. Nato il 6 luglio 1924 a Cisternino (BR). Contadino e Partigiano, con il nome di battaglia “Brindisi”,   milita nella 176a Brg. Garibaldi dal 1° novembre 1943 al 7 giugno 1945 in Val d’Aosta. Attualmente vive a Cisternino. Ricordando la sua esperienza ha così ha dichiarato:  A 19 anni fui chiamato alle armi per combattere una guerra di cui non capivo ne il senso ne lo scopo. L’8 settembre 1943, in tutte le caserme, fra tutti i militari la confusione fu enorme. Soldati sbandati spesso prendevano decisioni personali, ma altrettanto spesso finivano per cadere nelle mani dei tedeschi che li deportavano in Germania. Sarebbe stata anche la mia sorte se non mi fossi deciso a nascondermi e a vivere di espedienti aiutando i contadini nei loro lavori. Ma non dovevo soltanto guardarmi dai tedeschi perche anche i fascisti ci braccavano e talora ci prendevano con l’inganno per consegnarci ai tedeschi. Dall’Astigiano, dove in un primo momento mi nascosi, passai nella Valle D’Aosta, dove cominciò la mia vera e propria azione partigiana. Svolgevo col nome di battaglia “Brindisi” il ruolo di staffetta; presto rivelai delle qualità insospettate e insospettabili tanto che mi proposero di fare il comandarne delta 176ma brigata Garibaldi, incarico che io decisamente rifiutai. Il nostro compito era quello di tenere a bada fascisti e tedeschi aspettando le truppe regolari con le quali operare la definitiva liberazione dell’Italia.

Pronat Oscar. E’ stato internato nei lager nazisti, patriota col compagno Gigante in quel di Trieste nel 1944. Nacque a Brindisi il 25 novembre 1923. A 18 anni si arruolò in Marina come motorista navale. L’8 settembre 1943 apprese che la guerra contro americani, inglesi e francesi era terminata e che si sarebbe continuato a combattere contro i tedeschi. Oscar si imbarcò sulla nave “Eridania” che, dirigendosi verso Taranto, fu attaccata dagli aerei “Stuka” che imposero un cambio di rotta. Sbarcato a Fiume fu arrestato dai soldati del Generale Gambara, un italiano schieratosi con i tedeschi e a questi fu consegnato il 14 Settembre 1943. Fu portato a Venezia dove i tedeschi gli chiesero di combattere a fianco al loro esercito e, al suo rifiuto, fu caricato insieme ad altri su treni della deportazione. Dopo due giorni giunse a Furstenberg-Oder in Germania. A piedi, camminando nella neve, raggiunse il “lager 3b”coperto da sputi ed insulti. Fu spogliato e marchiato con il numero 310584.  Dopo gli strazi fisici e psicologici, nell’aprile 1945 approfittando del caos provocato dai  bombardamenti, scappò rifugiandosi in uno scantinato sepolto dalle macerie di un palazzo. I soldati russi lo trovarono e gli fornirono un salvacondotto. A 21 anni tornò nella sua città


Cafaro Vincenzo. Nato a Muro Leccese il 30 maggio 1922. Arruolato volontario nel CEMM in qualità di allievo cannoniere dal 1 10 1941, poi sottocapo cannonieri dal 1 ottobre 1942. Destinazioni Maridepo Taranto,  dal 4 novembre ’40 al 6 11 ’40; Mariscuola/ Mariottica  Pola dal 7 11 ’40 al 13 6 1941: Imbarcato su nave Maestrale  dal 14 giugno ’41 al  8  settembre  ’43. Internato in Germania dal 9 settembre ’43 all’ 11 settembre ’45. Insignito con il distintivo  d’onore “patrioti volontari della libertà”  il  5 12 1979: FOM.n.97 del 5.12/1979 .Art.5 – Il Tenente di Vascello (CEMM) s.p. Vincenzo CAFARO, essendo stato deportato nei lager ed avendo rifiutato la liberazione per non servire l’invasore tedesco e la repubblica sociale durante la resistenza, è stato autorizzato a fregiarsi,  ai sensi della legge 1 dicembre 1977 n.907, del distintivo d’onore per il Patrioti Volontari della Libertà, istituito con decreto luogotenenziale 3.5.1945 n.350.

 

D’Ancona Carmelo – Fante – Classe 1920. Chiamato allo armi noi 225° Reggimento Fanteria AREZZO il 9 gennaio 1941 ; imbarcatosi a Bari o partito per l’Albania il 17 agosto 1941 ; sbarcato a Durazzo il 20 agosto 1941 ; operante in territorio dichiarato in stato di guerra, partecipa allo opera/ioni svoltesi alla Frontiera Greco-Albanese fino alla data dell’8 settembre 1943: fatto prigioniero dei Tedeschi il 9 settembre 1943; internato in un Campo vicino Sarajevo dove lavora in miniera; successivamente viene trasferito in un Arbeìtskommando nei pressi di Belgrado impegnato allo sgombero di macerie; liberato dai Russi e trattenuto in territorio slavo, viene rimpatriato il 10 novembre 1945.

 

Gravili Donato – Aviere – Classe 1922. Designato per il ruolo servizi al Centro di Accoglienza di Brindisi e aggregato al 226° Deposito Fanteria di Molfetta il 12 giugno 1942; destinato alla Base Militare di Mestre il 19 agosto 1942; mobilitato in zona di operazioni al Comando Aeronautica Grecia – Atene , il 30 agosto 1942; inviato a Rodi e assegnato al Reparto Presidiario Aeronautico Egeo – Rodi  l’11dicembre 1942; partecipa alle operazioni di guerra svoltesi nel
Mediterraneo – Egeo fino alla data dell’8 settembre 1943; catturato dalle Forze Tedesche il 9 settembre 1943; è internato insieme con Bungaro Pompilio, Baldassarre Domenico e Pennetta Antonio prima a Rodi e in seguito a  Scàrpanto, Creta e Atene: inviato in Germania il 12 marzo 1944, giunge a Lipsia, via Bucarest – Budapest – Belgrado – Lubiana – Vienna, il 13 aprile 1944, giorno della Domenica delle Palme; successivamente viene trasferito in un Campo nei pressi di Brema, dove viene separato dai suoi compagni, destinati ad altri Campi; viene portato a Kiel e poi ad Amburgo, svolgendo il lavoro di addetto alla preparazione della colla per la costruzione di alianti; liberato dagli Inglesi il 3 maggio 1945; rimpatriato il 30 agosto, giunge al Brennero il 5 settembre 1945.

Elia Carmine – Artigliere – Classe 1922 Chiamato alle armi il 31 gennaio 1942 nel Deposito 2° Reggimento Artiglieria Antiaerea di stanza a Napoli; designato quale complemento alla 14″ Batteria Reggimento Artiglieria Contraerea da 75/27 A. V. O.P. – Anti Velivolo Obice da Posizione/86 del 1942 e avviato al Comando Base di Mestre per l’ulteriore destinazione in Egeo il 21 agosto 1942; giunto nel Deposito Smistamento Truppe per l’Egeo in Barletta il 21 agosto 1942; partito da Mestre con tradotta destinazione Atene il 23 agosto 1942; imbarcatosi al Pireo, giunto a Rodi e aggregato al 35° Raggruppamento il 5 settembre 1942; partecipa alle operazioni di guerra svoltesi nel Mediterraneo – Egeo fino alla data dell’8 settembre 1943; catturato dai Tedeschi l’8 settembre 1943 a Rodi; trasferito in uno Stalag nei pressi di Belgrado, ha lavorato come contadino e in una fabbrica di armi; liberato dai Russi nell’ottobre 1944. non potendo tornare in Italia, ha combattuto al fianco dei Partigiani di Tito; rimpatriato con i propri mezzi il 9 giugno 1946.

Patisso Amleto – Fante – Classe 1922. Chiamalo alle armi nel 35° Reggimento Fanteria PISTOIA di stanza a Bologna quale predesignato per il 2° Battaglione Chimica – Lanciafiamme, il 4 febbraio 1942; partito per il Montenero, imbarcatosi a Bari il 12 agosto 1942: sbarcato a Cattaro il 14 agosto 1942; partecipa alle operazioni di guerra svoltesi in Balcania -Territori ex Jugoslavia fino alla data dell’8 settembre 1943; catturato dai Tedeschi il 9 settembre 1943; internato in Serbia dove lavora come manovale nella costruzione di un campo di aviazione in cui sono impegnati 4.000 deportati dei quali, per decessi o per trasferimenti, ne restarono solo 600; liberato l’ 8 maggio 1945 dagli Americani; rimpatriato il 22 settembre 1945.

 

 

 

 

 

 

APPELLO DELL’ANPI PER IL 25 APRILE


Il 25 aprile cade quest’anno in un complesso di vicende europee che riporta l’orologio della storia in un tempo dove la civiltà e le pratiche democratiche erano pesantemente oscurate. Una profonda crisi economica da cui si riesce con difficoltà a vedere una via d’uscita, il proliferare di movimenti di chiara marca neonazista e neofascista che arrivano fin dentro i governi, e il panorama drammatico di decine di migliaia di immigrati in fuga da guerre e disperazione che ricevono come risposta dalla politica e dalle istituzioni quasi esclusivamente muri e abbandono, devono far riflettere tutti sull’inquietante e gravissima china che sta prendendo il vivere civile. Non è questa la società che sognavano i combattenti per la libertà. Non è questo il futuro cui aspiravano, deprivato di coscienza, senso di responsabilità, solidarietà.

Auspichiamo un 25 aprile di piena e robusta memoria. Una Festa che rimetta al centro dei ragionamenti e dei comportamenti politici e sociali preziosi e decisivi “comandamenti”: antifascismo, Resistenza e Costituzione.

Una Festa che ricordi con forza i 70 anni della Repubblica e del voto alle donne, i primi importantissimi passi della rinascita democratica del Paese.

Auspichiamo iniziative larghe, che coinvolgano tante italiane e italiani, Comuni, partiti, sindacati, associazioni. Una giornata come una stagione di impegno e profonda, viva Liberazione.

Una giornata che dal giorno successivo inneschi un cammino collettivo, sguardi e azioni solidali e responsabili. Un mondo migliore si costruisce insieme.

L’ANPI è in campo. Con lo spirito e la determinazione dei suoi ispiratori: le partigiane e i partigiani.

 

Il secondo congresso provinciale dell’Anpi provinciale di Brindisi

 


Il secondo congresso provinciale dell’Anpi che si è svolto giovedì scorso  nel salone di palazzo Guerrieri alla presenza di Vito Antonio Leuzzi, presidente dell’Anpi Puglia,e di Vincenzo Calo’, dirigente nazionale dell’Anpi. Un’affollata e partecipata assemblea congressuale sui temi dell’importanza della memoria della storia democratica e antifascista, della difesa della Costituzione e della legalità, della lotta ad ogni forma di razzismo. Dopo l’intervento di Donato Peccerillo, che ha presentato il bilancio degli ultimi anni di attività dell’Associazione e ha preannunciato la proposta di dedicare una strada di Brindisi alla Liberazione, nonché la pubblicazione del catalogo della mostra sulla memoria “I Sovversivi”, numerosi sono stati gli interventi, tra i quali quelli di dirigenti della Cgil, dell’Unione degli studenti, dei Giovani democratici, di Libera contro le mafie dell’Assoarma, Un posto d’onore alla presidenza è stato riservato al partigiano Pietro Parisi.  Il congresso ha eletto all’unanimità anche i componenti del comitato provinciale Anpi del quale fanno parte partigiani, donne, adulti e  giovani e giovanissimi, tutti legati dalla volontà di portare avanti i valori della Resistenza e della Costituzione per un futuro democratico e antifascista, Donato Peccerillo è stato confermato presidente provinciale di Brindisi dell’Associazione nazionale partigiani d’Italia . Ora ci si prepara al congresso nazionale dell’Anpi che si svolgerà a Rimini dal 12 al 15 maggio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANPI COMITATO PROVINCIALE BRINDISI                               

 BIASI LUIGI

AYROLDI ISABELLA

CAFORIO GIOVANNI

CAMUSO ANTONIO

CAROLLA MARIO

CASONE VINCENZO
FISIOLA LORENZO

LUCARIELLO ILARIA                                                      

MELCORE ANTONIO

MEO MARIANO

NIGRO CLAUDIA

GIANMARCO PALUMBO

PARISI PIETRO partigiano

PECCERILLO DONATO

PINTO ORESTE

POLITO ALFREDO                                                          

RODIA ALESSANDRO

SANAPO VINCENZO

VENTRICELLI MARIA

PRESIDENTE COMITATO PROVINCIALE

PECCERILLO DONATO

COMITATO GARANZIA

CUCCI MIMMO

PINTO ORESTE

SCIVALES MARIO

COLLEGIO SINDACI REVISORI

BIASI LUIGI

CAMUSO ANTONIO

MASIELLO CATERINA

“ABBATTIAMO I MURI E RESTIAMO UMANI”

“ABBATTIAMO I MURI E RESTIAMO UMANI”

Con questo slogan il  7 marzo  c’è stato un incontro assemblea a piazza Vittoria contro i muri che oggi si erigono contro i migranti.

è stata anche  l’occasione per ricordare i giorni del marzo ‘91, ma anche la tragedia della Kater I Rades , nel venerdì santo del 1997 e le tanti stragi in mare…
25 anni sono passati da quel 7 marzo 1991 quando, da una Albania sino allora solo immaginata, giungevano a Brindisi, su vecchie imbarcazioni stracolme all’inverosimile, decine di migliaia di persone bisognose di tutto

Oggi in molti Paesi dell’Unione Europea: si risponde con muri e con filo spinato, con agenti in assetto antisommossa contro donne, bambini, anziani fuggiti da dalla  guerra  e dalla fame  e in molte parti della “civilissima Europa” si diffonde l’odio per i migranti e molte forze politiche ne fanno “motivo” di campagna elettorale fondate sulla paura.

 

 

 

 

 

 

 

In piazza  è stato letto anche un bel ricordo che vogliamo riportare:

Storie al di là del mare

Da tanti anni osservo e faccio tesoro delle esperienze che ha vissuto e vive ancora la nostra terra. Nel marzo del ‘91 non avevo ancora compiuto 14 anni e da un paesino di appena 10.000 abitanti. Lequile (provincia di Lecce) apprendevo notizie di arrivi di navi cariche di gente nel porto di Brindisi, notizie che pochi giorni o mesi dopo avrebbero riguardato tutto il canale d’Otranto. A scuola si parlava di richieste di aiuto di qualunque forma e natura e anche in casa mia non si parlava d’altro. Non capivo perché in maniera cosi ostinata e non capivo perché mio nonno Vito De Lorenzi (io mi chiamo come lui) fosse così preso dalla questione, al punto da allestire in due stanze di casa sua, otto posti letto, ed in casa di alcune delle sue sorelle e di suoi amici, chiedeva di fare la stessa cosa.

Non si capiva se piangesse di gioia o di ricordi ma decise di raccontarmi la sua storia, di partigiano, in Albania.

Aveva intuito, leggendo gli elenchi degli approdati, che tra i cognomi c’era qualcuno che lui conosceva, qualcuno che durante la resistenza in Albania, gli aveva salvato la vita, mettendo a rischio la propria di vita.

Senza portarla alle lunghe, il signor Resul (di cui non ricordo il cognome) era figlio di quell’uomo che, con tutta la sua famiglia, salvò la vita di mio nonno, stipandolo in un nascondiglio segreto, il giorno in cui i tedeschi gli sfondarono la porta di casa per cercare
partigiani in fuga, per ucciderli.

Questa è solo una delle tante storie che si nascondono al di là del maro. Gente che fugge dalle guerre, dalla fame, dalle oppressioni.

Il mare spesso separa il bene dal male, il mare è una speranza. Ed è per questo che proprio in questa città, in cui vivo da poco più di un anno, ho pensato di dar voce a tutte tutte le storie che vengono dal mare e che hanno trovato in questa città dalle braccia aperte, un futuro, una terra ferma che guarda da sempre quel mare che le ha condotte proprio qui.”

di Vito De Lorenzi