I partigiani mancati del Sud

I partigiani mancati del Sud

“Sul conto delle sottonotate persone si è proceduto nei loro confronti a perquisizione domiciliare senza nulla rinvenire, ad eccezione in quella eseguita nella casa del comunista Ricci (1) , nella quale sono stati rinvenuti gli acclusi allegati a sfondo patriottico “Appello ai giovani d’Italia” e una scheda relativa ad arruolamento ai reparti volontari italiani.”(2)

Questo si legge in un rapporto dattiloscritto della Compagnia di Brindisi esterna appartenente alla Legione Territoriale dei Carabinieri Reali di Bari, in data 11 ottobre 1943, indirizzato alla regia questura di Brindisi.

La scheda relativa ad arruolamento ai reparti volontari italiani sequestrata dai carabinieri nell’abitazione di Francesco Ricci a Ceglie Messapica, è l’occasione per raccontare una storia piccola e poco nota della Legione volontaria salentina, questa è la dizione usata in diversi documenti dell’epoca, Legione nota anche come garibaldina. Poche sono le notizie di questo episodio in questa parte del Sud, accaduto tra settembre e ottobre del ’43, in qualche modo una particolarità tutta locale, è in pratica il racconto di un tentativo mancato di reclutare ed organizzare partigiani.

Ad un mese dal suo insediamento a Brindisi, la vocazione reazionaria del regno del Sud è tutta in questa azione che è una delle tante volte a reprimere i soliti “sovversivi”, come se nulla fosse cambiato. L’elenco di persone da perseguitare è sempre quello del ventennio fascista, non a caso anche la denominazione nel rapporto dei Reali Carabinieri non è mutata , si titola sempre Elenco delle persone pericolose da arrestare in determinate contingenze: il Ricci comunista e tanti altri antifascisti di varia fede politica continuano ad essere persone pericolose per Badoglio, il re e la corte fuggita frettolosamente a Brindisi.

Nella stessa operazione di sequestro è ritrovato un volantino titolato Appello ai giovani d’Italia indirizzato anche agli universitari che farebbe supporre che il Ricci assieme a tutti gli altri componenti Fronte Nazionale della provincia (prima denominazione del CLN) reputasse come interlocutori fondamentali per un arruolamento di volontari i giovani e gli studenti.

 

"Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, autorizzazione dell'Archivio di Stato di Brindisi, n.03/15. Riproduzione vietata".
L’attenzione ai giovani è, per esempio, confermata nell’appello diffuso nelle tre provincie del Salento, il 12 settembre del 1943, dal Fronte Nazionale/ CLN. E’ scritto: molti dei nostri giovani si sono offerti a costruire una legione volontaria al servizio della Patria (3)  (ovviamente, contro l’invasore tedesco e il regime fascista). Qualche giorno dopo sempre lo stesso Fronte Unico Nazionale delle province Salentine ribadisce in un Ordine del giorno, in una proposta articolata di collaborazione con il governo Badoglio: Che al Fronte Unico Nazionale si dia l’autorizzazione di formare, sotto il controllo del Governo responsabile, legioni di volontari, che, rinverdendo la tradizione garibaldina, concorrano a scacciare lo straniero dal sacro suolo d’Italia(4).

Ricci Francesco

 

 

 

 

Nel verbale dell’ottava seduta del Comitato del Fronte Nazionale di Brindisi del 14 settembre, avvenuta nello studio dell’avvocato Giovanni Stefanelli, si sostiene che i componenti il Comitato provinciale approvano un ordine del giorno (un Promemoria) da sottoporre alle Autorità militari italiane [..]composto di sei punti [..] tra i quali[..] sono elencati i desiderata del Comitato stesso riguardante i termini di collaborazione con il Governo Badoglio per la epurazione da farsi in seno alla provincia ed alle FF.AA. degli elementi fascisti, l’appello di fornitura di armi a tutti gli aderenti al Comitato prov. onde poter combattere [..] il comune nemico, nonché la richiesta di un locale per le riunioni del Comitato stesso. Infine si approva di lanciare un Manifesto incitante i Salentini a costituire delle «Legioni Garibaldine» di volontari onde insorgere contro l’eterno nemico dell’Italia(5) .

Il verbale concludeva con la designazione di chi doveva occuparsi di propagandare le posizioni del Comitato in provincia attraverso un manifesto: l’avvocato Palermo(6)  e De Tommaso (7) . Il Promemoria approntato per l’occasione prevedeva tra gli altri punti un Permesso di circolazione per tutto il territorio della Provincia di Brindisi al fine di effettuare propaganda pro Legione Salentina. Per tale scopo può essere, previa requisizione, utilizzata la macchina dell’ing. Dall’Olio (8)  (Michele dell’Olio era il direttore della società SACA dal 1934, anno di costituzione della società, al 1943 ); la Concessione al Comitato Provinciale ed ai sottocomitati della Provincia di locali (possibilmente ex fascisti) ad uso ufficio reclutamento volontari (9); ed infine l’Autorizzazione a raggiungere Taranto con auto per incontrare i componenti il Comitato locale e prendere accordi per l’organizzazione del volontariato (10).

Il 16 settembre del ’43 il Fronte nazionale delle Province Salentine approva un’altra proposta di confronto con il “governo di Brindisi”. Era frutto di una riunione a cui avevano partecipato componenti dei Comitati di Brindisi, Lecce e Taranto, i sottoscrittori del documento erano: Vito Mario Stampacchia, Alfredo Bernardini, Mose Cohen, Francesco Dongiovanni, Antonio Fiocca, Biagio Giordano, Gino Liaci, Luigi Lopez y Royo, Vittorio Maradei, Pietro Massari, Mario Montessori, Tarquino Panzera, Ernesto Romano, Francesco Spinelli, Alessandro Persone, Luigi Vallone, Felice Assennato, Arturo Sardelli, Guido Zaccaria, Donato Ruggiero, Guglielmo Cafiero.

La posizione dei Comitati salentini, sintetizzata in Ordine del Giorno, era la base di una proposta di collaborazione con il governo monarchico di Brindisi ad una delle condizioni Che al Fronte Unico Nazionale si dia l’autorizzazione di formare, sotto il controllo del Governo responsabile, legioni di volontari, che, rinverdendo la tradizione garibaldina, concorrano a scacciare lo straniero dal sacro suolo d’Italia (11).

In quei giorni della seconda decade di settembre i Comitati di Brindisi e di Lecce continuano a consultarsi con frequenza ravvicinata e spesso con riunioni congiunte, così come ripetuto è il riferimento che il Comitato di Brindisi fa nei suoi verbali di riunioni alla questione della Legione Salentina, che diventa un refrain e un’ossessione. Essa è citata nella undicesima riunione del 21 settembre, per l’opportunità di iniziare una sottoscrizione da parte di elementi antifascisti a pro delle erigende Legioni Volontarie (12). Il 24 settembre vengono approvati due Manifesti da fare affiggere e da dispensare alla cittadinanza: il 1° rivolto a tutto il Salento, il 2° rivolto alla città di Brindisi; entrambi concernenti l’appello indirizzato a tutte le forze del Paese per combattere, con ogni mezzo, il nazifascismo e per spronare i salentini ad accorrere fra le schiere dei futuri volontari (13). Nel verbale della seduta del 5 ottobre si fa richiesta al Governo oltre che della facoltà di pubblicare periodici; anche l’autorizzazione di organizzare le legioni dei Volontari. Nello stesso documento il Fronte Nazionale fa presente i voti di moltissimi giovani del Salento perché sia autorizzata la costituzione una Legione Volontaria volta a combattere per la liberazione della Patria(14).

Non è solo nelle tre provincie del Salento che ci sono moltissimi giovani pronti ad a proporsi volontari contro i nazifascisti, a Bari, nel periodo dopo l’8 settembre molti sono i giovani che vogliono imbracciare le armi.Claudio Pavone scrive ne “I Gruppi Combattenti Italia“: Verificatosi il crollo dell’8 settembre, fu proprio in Puglia, nelle «provincie del re », che avvennero i primi tentativi di organizzare un volontariato. A Bari veniva affisso un manifesto, a firma di esponenti comunisti, socialisti, democristiani e del partito d’azione, in cui sì chiamavano i cittadini alle armi annunziando l’apertura presso il Fronte Nazionale d’Azione, dell’arruolamento per la guerra ai tedeschi. In pochi giorni sembra si radunassero quattro o cinquecento giovani, guardati con sospetto dalle autorità britanniche e italiane, tanto che il questore Pennetta fu dell’opinione che l’arruolamento turbava l’ordine pubblico, prese posizione contro di esso e fece fermare per alcune ore il socialista Larecchiuta e l’azionista Lapriora(15) .

Anche un’altra fonte conferma queste notizie. Difatti Agostino Degli Espinosa nella sua opera Il regno del Sud scrive: a Bari, [..]. Nello smarrimento generale, tuttavia, le autorità civili rimanevano salde al loro posto, e le direzioni dei due partiti attivi, il Comunista e quello d’Azione, a cui si univano uomini rappresentativi dei democristiani e dei socialisti non ancora organizzati a partiti, assumevano un deciso atteggiamento combattivo. Ad iniziativa di uomini che successivamente si sarebbero affermati nel giuoco politico, veniva stampato ed affisso un manifesto, a firma dei quattro partiti da essi rappresentati, in cui si chiamavano i cittadini alle anni e si annunciava che presso la sede del Fronte Nazionale d’Azione era aperto l’arruolamento dei volontari (16). Inoltre viene data una stima della quantità di volontari meridionali in prevalenza coinvolti a vario titolo nella sfortunata esperienza dei reparti volontari: Sembra, da testimonianze e da documenti che ho potuto raccogliere, che si arrivò a più di un migliaio di persone (17).

Ma nel Salento, a Lecce nella riunione del 24 settembre 1943 , il Comitato organizzativo dei volontari decide di denominare la legione Legione Volontaria Garibaldina. Essa sarà per ora costituita da tre nuclei principali: Lecce, Brindisi e Taranto, dei quali potranno far parte volontari di ogni regione d’Italia e ai quali faranno capo nuclei secondari da costituire nei centri minori delle province.

La Legione è completamente indipendente dai partiti e non costituisce l’emanazione di alcuna organizzazione a sfondo politico; alla base del suo ordinamento è il rispetto delle istituzioni vigenti, nella convinzione che unico scopo di essa deve essere la lotta a fondo contro i tedeschi e i fascisti, per la liberazione del suolo della Patria.

Il Comitato stabilisce che la Legione sia organizzata secondo il vigente ordinamento dell’Esercito ed esprime il voto che ciascun nucleo sia affidato, per il comando, a un ufficiale superiore dell’Esercito in S.P.E. (Servizio Permanente Effettivo) e proveniente dal S.P.E.. e ciò affinché sia garantita la massima efficienza del reparto, anche dal punto di vista tecnico e disciplinare. Il comando della Legione viene affidato al col. Cohen, mutilato di guerra, proveniente dal S.P.E., al quale dà mandato di predisporre nel più breve tempo possibile l’organizzazione del reparto, in accordo con le autorità superiori dell’esercito. […]

Su proposta del col. Cohen si decide che la Legione abbia amministrazione autonoma, con fondi forniti da tutti coloro che, non essendo in grado per qualsiasi motivo di partecipare attivamente alla vita della Legione, vorranno costituirsi soci sostenitori di essa.

Nelle attuali contingenze e nella difficoltà di avere immediatamente vestiario e armamento, si dispone l’uso di un bracciale tricolore e di un fazzoletto rosso, mentre sarà studiata l’uniforme adatta.

In attesa dell’armamento ogni comando di nucleo procurerà di avere a disposizione, mercé l’interessamento dell’autorità militare, ogni tipo di arma in distribuzione alle forze armate nostre e alleate(18) .

Dunque il 24 settembre 1943 si decide di formare subito la Legione volontaria garibaldina, che tende ad avere contatti, pur partendo da presupposti politici dissimili, con il tentativo di costituire nell’Italia meridionale un corpo di volontari, “I Gruppi Combattenti Italia” (19)  .promosso da Benedetto Croce(20) , Il comando dei “Gruppi Combattenti Italia” con sede in Napoli, fu affidato al generale Giuseppe Pavone, ufficiale(21).

La spinta al reclutamento dei volontari Salentini, nasce da premesse politiche in qualche modo diverse dal movimento dei Gruppi Combattenti Italia, infatti il Croce puntava a salvare la casa regnante e lo stato liberale pensava che l’abdicazione di Vittorio Emanuele III e la partecipazione alla liberazione del paese dai tedeschi sarebbero state condizioni sufficienti. L’obiettivo dei Comitato del Fronte Nazionale/ CLN è quello di unire le forze antifasciste nello sforzo di liquidare il fascismo ed il nazismo, mediare con il governo Badoglio ma nello stesso tempo lottare per evitare una restaurazione del vecchio quadro politico pre-fascista.

Il movimento antifascista pugliese che va organizzandosi attorno al Fronte Nazionale /CLN, come si è visto, ha difformità politiche e diversa visione dall’idea che Benedetto Croce ha sul ruolo dei volontari, anche il termine “Garibaldino”è interpretato e usato diversamente , per i Comitati del fronte Nazionale/CLN è il simbolo essenzialmente laico e di radicale opposizione al passato che si vuole combattere, per Croce è invece un machiavellismo, utile solo all’iniziativa momentanea (come il Garibaldi che nel 1859 e nel I860 consegna nelle mani del re il potere). Per i Comitati del fronte Nazionale/CLN del Salento, Garibaldi è un valore strategico, pieno di contenuti rivoluzionari e repubblicani, ribadito più volte, diversi documenti attestano questa ostinata volontà, come il verbale del 14 settembre del Comitato di Brindisi che parla di costituire delle Legioni Garibaldine di volontari onde insorgere contro l’eterno nemico dell’Italia (22). Come nell’Odg del Fronte Nazionale delle Province Salentine redatto a Lecce, 16 settembre che afferma di formare legioni di volontari, che, rinverdendo la tradizione garibaldina. E a maggior ragione il termine è presente nel Verbale del Comitato organizzativo della legione volontaria “Garibaldina”. Stilato nella già ricordata riunione del 24 settembre 1943 a Lecce, che chiarisce la volontà dei componenti del Comitato: .. Su proposta di Montessori, e dopo breve discussione, il Comitato decide di denominare la legione « Legione Volontaria Garibaldina»(23) .

La spinta a combattere il nazifascismo in tutta la Puglia in quei giorni di settembre ’43 è molto forte, e come si è visto molti sono i volontari, numerosi giovani vogliono prendere le armi contro tedeschi e fascisti, ma la maggioranza di essi non voleva arruolarsi nell’esercito regolare (24) , con una chiara presa di distanze dal regio esercito che oltre che essere permeato da persone e cultura reazionarie, era gravato dall’ombra della pesante debacle del l’8 settembre. Una organizzazione militare autonoma è punto fondamentale tra moltissimi aspiranti volontari e tra tutti gli antifascisti che cercano di organizzare una riscossa democratica.

Armare la popolazione civile, è uno degli obbiettivi discriminanti degli antifascisti, è una parola d’ordine agitata fin da prima dell’8 settembre dai dirigenti dei partiti politici antifascisti in tutto il Paese, in molti vi era già consapevolezza di ciò che sarebbe stato il drammatico sbocco della situazione italiana. Ma a nulla era servito, in quanto il governo Badoglio e le forze monarchiche e reazionarie che lo reggevano, avevano una profonda diffidenza all’idea di dare armi al popolo, è la sfiducia di una “casta” autoritaria e conservatrice, fortemente compromessa con il ventennio fascista, la sola idea di in un popolo in armi e di un qualunque ruolo attivo del popolo diverso dall’obbedienza cieca alla gerarchia. Tale timore era prevalso su ogni altra considerazione.

Che la “casta” sia invisa è confermato dalle parole scritte da Giaime Pintor (25)  combattente antifascista, in una lettera indirizzata al fratello, scritta a Napoli il 28 novembre del ’43 pochi giorni prima della sua morte, lettera divenuta famosa perché ha le caratteristiche di un testamento politico antifascista di alto valore: “Qualcuno degli amici che è da questa parte vi potrà raccontare come nella mia fuga da Roma sia arrivato nei territori controllati da Badoglio,come abbia passato a Brindisi dieci pessimi giorni presso il Comando Supremo e come, dopo essermi convinto che nulla era cambiato fra i militari, sia riuscito con una nuova fuga a raggiungere Napoli.” (26) è questo il giudizio definitivo di Giaime Pintor, egli pensa che da Brindisi non è possibile fare la lotta contro l’occupante nazifascista. Brindisi piena di ufficiali in massima parte chiaramente fascisti, sintetizza bene l’impressione radicatasi nell’animo di coloro che consideravano primo dovere organizzare la lotta armata contro i tedeschi e i fascisti. Doveva quindi sgorgare del tutto naturale l’idea di dar vita a corpi di volontari indipendenti dalla vecchia organizzazione militare (27).

Lo stesso autore poi continua: lo Stato italiano, sconquassato dagli eventi dell’8 settembre, appariva in amplissime zone dello stesso territorio meridionale come qualcosa sulla cui semplice sussistenza era lecito il dubbio. Questa sensazione trovava un terreno particolarmente favorevole nell’animo di coloro che, dalla rabbia impotente sofferta nei giorni susseguenti all’armistizio, erano indotti a trarre la conclusione, frutto di sdegno morale prima ancora che di riflessione politica, che monarchia e Badoglio non dovessero mai più riaversi dallo spaventoso collasso. I giovani che avevano ben presto cominciato ad affluire nel Mezzogiorno, attraversando con grave rischio le linee e reduci, magari, dalla sfortunata difesa di Roma, o quelli che avevano partecipato alle vittoriose quattro giornate di Napoli durante le quali non si era vista traccia di generali, trovavano strana e indisponente la pretesa del governo di Brindisi di costituire l’unico centro di vita del Paese, l’unica autorità attorno alla quale raggrupparsi per organizzare la lotta contro i nazifascisti- D’altronde, cosa era stato possibile vedere dell’atteggiamento governativo in quei primi giorni di « regno del sud ».(28)

Quindi questi volontari anche meridionali non furono soltanto un’espressione velleitaria (29) come qualche ricerca storiografica postuma ha velocemente liquidato, non c’era per i volontari alcun motivo di gioia a servire nelle salmerie o essere ausiliari degli alleati o portare le stellette regie. In particolare in Puglia dentro il fronte delle forze antifasciste, altre ai socialisti e ai comunisti, è forte l’influenza del movimento liberalsocialista, azionista e di Giustizia e Libertà. Molti degli esponenti di questi movimenti sono tra i più attivi nei costituiti Comitati provinciali del Fronte Nazionale d’Azione. Il movimento liberalsocialista possiede una forte carica antimonarchica, oltre che antifascista, e riscuote molte simpatie negli ambienti giovanili e studenteschi delle città pugliesi: i sentimenti repubblicani animano la maggior parte dei giovani volontari.

L’esistenza di un dualismo politico, è descritto in un episodio accaduto a Bari (30)  tra i Comitati provinciali del Fronte Nazionale d’Azione/CLN ed il regno del Sud dalle esplicite caratteristiche autoritarie. Il dualismo e l’accentuata differenza si nutrono inizialmente anche sul tipo di forma militare, repubblicana e autonoma o monarchica, da dare alla lotta antitedesca e antifascista. Il dualismo politico continuerà ad alimentarsi per molti mesi ancora, ben oltre la breve stagione dei volontari italiani, almeno sino alla costituzione del governo Bonomi nel giugno ‘44.

Esiste una prova che ha più valore di un modulo d’arruolamento rinvenuto durante una perquisizione o dei vari verbali di riunione e appelli dei Comitati provinciali del Fronte Nazionale d’Azione/CLN per la Legione Volontaria Garibaldina: è la testimonianza di Vittorio Bodini (31), che parla di un tentativo vero, per andare a combattere nel corpo italiano del generale Pavone. Bodini organizza e guida, il 4 novembre, un gruppo di ventuno giovani studenti leccesi che finge d’essere una squadra di calcio e prova a raggiungere il paese di Nocera in Campania. Il noto poeta e letterato ha lasciato scritte diverse pagine di questa esperienza, che sono la prova del viaggio compiuto dai volontari salentini, ma sono anche una descrizione piena di riflessioni politiche e sociali ed istantanee sulla parte del mezzogiorno attraversata in quel difficile autunno del ‘43 (32)  .

Un fallimento scrive subito Bodini: questo è il giudizio da cui parte per raccontare della spedizione. Il gruppo da subito si deve muovere in forma clandestina, camuffandosi come un comitiva di sportivi perché sa dell’ostilità del governo Badoglio che può addirittura farli arrestare e deferirli al Tribunale di guerra in ogni momento.

Il Vittorio Bodini che li guida è nel poco noto ruolo di politico e di antifascista, di attivo oppositore al regime dalla iniziale fede azionista. Scrive il 12 dicembre ‘43, commentando a caldo la sua esperienza di volontario, in una lettera ad un amico: (…) questa guerra è un appuntamento con la mia coscienza, forse la sola occasione che sarà data al mio antifascismo e al mio amore per l’Italia (se non anche ai miei sentimenti antitedeschi) di scontrarsi con la partita della vita (…) nel caso si riesca a realizzare questo nostro santo desiderio, ritengo però necessario il nome di Garibaldi, unica garanzia che potremmo opporre alle false interpretazioni in cui la nostra risoluzione può incorrere e la espressa apoliticità di noi volontari (33).

I volontari garibaldini del Salento guidati da Bodini, per trovare uno sbocco all’azione, erano stati indirizzati verso in una caserma di Nocera appartenente ai Gruppi Combattenti Italia, dove il generale Pavone addestrava e organizzava i volontari voluti e promossi da Benedetto Croce, ad indicare quella meta era stato l’ing. Montessori, componente il Comitato d’Azione/CLN leccese che aveva collegamenti con il Gen. Pavone.

Il gruppo dei volontari salentini aveva intrapreso quel viaggio rischioso e clandestino senza sapere che già dal primo di novembre i Gruppi Combattenti Italia (34)  erano stati sciolti e la caserma chiusa. Giunti alla meta, dopo un viaggio ferroviario movimentato che da Lecce si era snodato tra varie fatiche per Francavilla, Taranto e Potenza, Vittorio Bodini scrive: Arrivammo a Nocera all’alba. Le vie del paese erano deserte. Entrammo in un caffè a bere qualcosa di caldo e a chiedere della caserma dei volontari. C’erano il padrone e dei vecchi che giocavano a carte in un angolo. Nessuno ci volle dir nulla. Nessuno aveva mai sentito parlare del corpo dei Volontari.[..] Girammo per il paese ancora addormentato[..] Volle il caso che incontrassimo uno del paese e gli ponessimo la solita domanda proprio all’altezza di un grande portone chiuso. Gli parve che non fosse il caso di dire di no. Ci indicò il portone e disse:

— È lì ma è chiuso da due giorni.

Vittorio Bodini più avanti aggiunge: Si diceva che dietro questa linea di condotta degli Alleati ci fossero le pressioni esercitate su di essi da Badoglio, preoccupato che, oltre tutte le armi che venivano date ai partigiani del Nord, vi fossero anche nel Sud partigiani armati.

Pochi giorni di ritardo, la caserma dei volontari organizzati dal generale Pavone era chiusa per sempre. Non starò a descrivere, annota Vittorio Bodini, l’amarezza e lo sdegno dei miei compagni, abbastanza giovani da non riuscire a credere che gli ideali che li avevano spinti a partire — il corpo sanguinante della patria, la lotta dei fratelli del Nord, questo senso meraviglioso di solidarietà da parte di chi nessun pericolo minacciava direttamente — potevano essere così facilmente, così impunemente calpestati, travolti dal più meschino degli intrighi (35).

Il primo novembre il generale Pavone ha già ricevuto dal colonnello Huntington la fredda lettera di congedo, Il colonnello dell’O.S.S. , scrive lo storico Pavone, si limitava infatti a dire che avrebbe preso altrove gli uomini di cui aveva bisogno, e che col I° novembre non sarebbero stati più fomiti né viveri né vestiario. I Gruppi Combattenti Italia erano finiti (36).

Il governo Badoglio aveva vinto, aveva ottenuto dagli alleati di essere l’unico interlocutore. Già il 10, settembre, era stato emanato un bando per lo scioglimento di tutte le formazioni di volontari; questo dava il colpo di grazia ai precoci tentativi pugliesi, per evitare che vi fossero anche nel Sud partigiani armati (37).

Lo stesso giorno 10, era apparso, con chiara funzione di contraltare, un manifesto del Comando Militare Italiano di Napoli, in cui si invitavano, «presi gli accordi col Comando degli Alleati», all’arruolamento volontario i giovani delle classi dal 1910 al 1925 (38).

C’è una piccola traccia nella città di Brindisi del più meschino degli intrighi, una prova dell’opposizione alla formazione dei volontari del governo Badoglio, è una copia di un telegramma dalla precedenza assoluta, diramato l’8 ottobre del ‘43 ai Prefetti di Bari, Brindisi, Taranto, Lecce, Potenza, Matera, Cagliari, Sassari, Nuoro, Foggia, S.E. Generale Basso Cagliari: Vostra Eccellenza vorrà’ disporre perché’ su tutta stampa locale sia dato massimo rilievo seguente comunicato due punti virgolette Comunicato del Governo punto a capo Punto Nessuno virgola individuo virgola ente od associazione e’ autorizzato a procedere alla formazione di bande di volontari punto Solamente l’Esercito e’ incaricato di ricevere virgola armare ed istruire volontari punto Chiunque operi contrariamente a queste tassative disposizioni sarà’ immediatamente arrestato e deferito al Tribunale di guerra punto Badoglio chiuse virgolette Punto Superfluo aggiungere che bande eventualmente già costituite o in corso di costituzione vanno immediatamente sciolte e diffidati prontamente di astenersi da ulteriore attività’ in merito punto Assicuri punto Capo Governo Badoglio.(39)

ASBR Telegramma della Presidenza del Consiglio dei ministri ai prefetti, 8 ottobre 1943

Queste primi esperimenti di volontariato nati nel Mezzogiorno, questo tentativo di partigiani armati nel Sud come scriveva Bodini, è ingeneroso definirli velleitari, questi tentativi erano stati fatti da uomini in carne ed ossa, di volontari che pagarono talvolta con la vita (40)   come Giaime Pintor o Paolo Petrucci ucciso alle Fosse Ardeatine (41) , in tanti altri casi si andò ben oltre l’essere addetto alle salmerie, o a zappare trincee e o guidare un mulo, basta ricordare per esempio l’iniziativa di Raimondo Craveri (42) , che costituì l’Organizzazione per la Resistenza Italiana(O.R.I.) (43)  che diede un contributo prezioso alla resistenza.

In conclusione una poesia di Vittorio Bodini che conferma la convinzione dell’intrigo ordito sulla testa dei giovani volontari, del tradimento nei confronti della generazione i cui ideali potevano essere così facilmente, così impunemente calpestati, travolti dal più meschino degli intrighi tramato contro i giovani meridionali che volevano fare i partigiani:

 

COLONNA PAVONI (44)

Qualcuno forma a Nocera

una brigata garibaldina.

Badoglio parlò con gli inglesi

per farla sciogliere:

promise in cambio i volontari del re.

Di Nocera Campana ho mangiato il pane,

ho rubato i loti che fra le dita si spegnevano

come lampadine d’un presepe viola.

Chi arrivò prima fu

paracadutato.

Giaime Pintor morì.

Gli altri, chi tornò a casa

e chi andò a Napoli.

E a Napoli uno sciame di bimbette

sul lungomare

appuntavano sul petto ai soldati negri

medagline di prima comunione.

 

 

Di Donato Peccerillo

ATTENZIONE     le riproduzioni de: il Volantino “Appello ai Giovani d’Italia”, 18 settembre 1943;  la Scheda “Arruolamento ai <<Reparti Volontari Italiani>>”[ 1943]; il Telegramma della Presidenza del Consiglio dei ministri ai prefetti, 8 ottobre 1943 sono “Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, autorizzazione dell’Archivio di Stato di Brindisi, n.03/15. Riproduzione vietata”.

 

note

1. Francesco Ricci nasce a Ceglie Messapica (Br) il 2 febbraio 1895 da Angelo e Vincenza Sisto. Figura di spicco nel panorama antifascista clandestino della provincia di Brindisi, forma la sua coscienza politica in seno alla famiglia d’origine, considerata «un punto di riferimento del socialismo cegliese». Di professione ebanista (poi anche rappresentante di commercio), nel 1924 Ricci risulta tra i sovversivi inclusi nello schedario della questura di Lecce. Nel dicembre 1936, emigra in Francia. Anche qui svolge il ruolo di “emissario”, trasmettendo direttive, informazioni e materiale di propaganda ai compagni di fede del suo paese natale, a volte nascosti in pacchi inviati alla sorella Maria. Con questo stesso intento rientra clandestinamente in Italia in più occasioni, a Milano come a Ceglie. Non a caso in seguito sarà individuato dall’OVRA quale capo dell’organizzazione comunista clandestina di tutta la provincia di Brindisi.Da fuoriuscito Ricci mantiene i contatti attraverso una fitta corrispondenza. A Francesco Barletta Ricci confida, nell’aprile del 1937, che sta per unirsi ai rivoluzionari spagnoli -a maggio infatti la polizia lo segnala a Carrieres sur Seine in un reparto di volontari per la Spagna– ma poi non lascia la Francia. Nell’agosto 1937, in seguito ad una operazione dell’OVRA in provincia di Brindisi, alcuni sovversivi responsabili di attività comunista subiscono l’arresto, compreso il fratello di Francesco, Arcangelo Ricci. I maggiori esponenti del movimento, tra i quali Francesco Ricci, sono deferiti al Tribunale speciale per la Difesa dello Stato che, il 22 dicembre 1937, ricercato è iscritto nella Rubrica di frontiera, nel 1938 è anche inserito nel Bollettino delle Ricerche come «comunista d’arrestare». Ricci rimane a Parigi sino al settembre 1942 quando, arrestato dai tedeschi, è costretto a far ritorno in Italia. Tradotto nelle carceri di Roma, il 14 novembre 1942 il Tribunale speciale lo condanna a 15 anni di reclusione. Sconta un anno di pena a S. Gimignano e dopo la scarcerazione, avvenuta il 19 agosto 1943 alla caduta del fascismo, rientra a Ceglie Messapica. In seguito Ricci partecipa alla costituzione dei Comitati di Liberazione provinciali. (Note biografiche a cura di Elena Lenzi)

 

2. Archivio di Stato Brindisi Busta 854 Questura II° e III° Versamento Gabinetto

 

3. M. De Giorgi, C. Nassisi Antifascismo e lotta di classe nel Salento 1943-1947 .Lecce 1979

4. La provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia – di Nicola Colonna, , Franco Stasi Fasano : Grafischena, 1979

5. Ibidem.

6. Palermo Vittorio “Originario di Ceglie Messapica, dove è nato nel 1906, fin dalla metà degli anni ’30 aveva assunto posizioni sempre più critiche verso il regime ed aveva preso contatti con la figura di maggiore spicco del movimento antifascista di Ceglie, quel Francesco Ricci Già nella primavera del 1937, pertanto, era segnalato alle autorità di polizia di frontiera perché fosse sottoposto agli opportuni controlli al suo ritorno da un viaggio in Francia dove si sospettava che prendesse contatti col Ricci, fuoriuscito da qualche mese, riportando in patria clandestinamente materiale di propaganda.Palermo stabilì i contatti di cui era, a sua insaputa, sospettato, ma evitò prudentemente di presentarsi alla frontiera con materiale compromettente e poté quindi tornare senza pericolo in Italia. Negli anni successivi, soprattutto dopo lo scoppio della guerra, diede alla sua attività antifascista maggiore continuità prendendo contatti con intellettuali e professionisti antifascisti della provincia.” a Brindisi è solo nel mese di agosto di quella calda estate del ’43 i principali esponenti dell’antifascismo locale si riuniscono per la prima volta ufficialmente nello studio dell’avv. Vittorio Palermo, per formare « un comitato provinciale di concentrazione antifascista» e per costituire « un primo nucleo del Comitato stesso » da allargare poi « con elementi di sicura fede e di condotta patentemente antifascista che, dalla destra alla sinistra, si attengano alle direttive seguite dal Comitato Provinciale del Fronte Nazionale ». Sin dall’inizio l’avv. Vittorio Palermo appare, l’uomo di punta del comitato. Nell’aprile del ’41, coinvolto nelle indagini condotte sull’attività del gruppo di Tommaso Fiore in Puglia e già in precedenza ripetutamente diffidato egli era stato prelevato nella sua casa di Latiano dal commissario regionale dell’OVRA. In seguito era stato trasferito e trattenuto alcuni giorni nel carcere di Bari. Qui era venuto in contatto con alcuni dei più importanti tra quelli che sarebbero poi diventati i suoi amici antifascisti, con i quali non avrebbe più interrotto i collegamenti allora allacciati. Tra essi l’avv. Michele Cifarelli, l’avv. Domenico Pastina di Trani, gli avv. Vito Mario Stampacchia e Michele De Pietro di Lecce ed altri, tutti arrestati a seguito del ritrovamento da parte della polizia politica di un elenco del prof. Fiore di tutti gli antifascisti nazionali e regionali che si avvicendavano nella sua casa di via Q. Sella a Bari. Attorno a Palermo, già da questa prima riunione del 9 agosto 1943 ritroviamo altre figure dell’antifascismobrindisino del periodo della clandestinità: tra esse l’ing. Sala, l’avv. Giovanni Stefanelli, Guglielmo Cafiero, che insieme con i vari De Tommaso, Mauro, Prampolini, Ribezzi, Ostuni e Patrono avevano costituito il cuore forte dell’opposizione al regime e il tramite con ambienti antifascisti che operavano al di fuori della provincia ed ai quali alcuni di loro erano legati da rapporti di parentela, di fraterna amicizia o di lavoro e di studio. (Nel 1936 cominciò a dispiegarsi l’opera di vari gruppi antifascisti ai quali parteciparono numerosi giovani, tra i quali Giuseppe Patrono ed attorno ai quali gravitarono l’avv. Vittorio Palermo, l’ing. Sala, il Cafiero ed altri. L’attività di questi gruppi non rimase isolata, ma per il tramite di Patrono e Palermo si stabilirono contatti frequenti con gli ambienti universitari di Napoli, Pisa e Fircnze, centri nei quali — com’è noto — operavano note personalità antifasciste. È appena il caso, infine, di ricordare, oltre ai numerosi militanti comunisti incarcerati o confinati, alcune note figure dell’antifascismo socialista come Felice Assennato, Beniamino Andriani e Arturo Sardelli.) da note di Franco Stasi in La provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia – di Nicola Colonna, Franco Stasi Fasano : Grafischena, 1979

7. De Tommaso Giuseppe di Francesco e di Siracusa Anna Rosa, nato a Brindisi il 19 marzo 1906, res. a Brindisi, celibe, meccanico, comunista. Arrestato il 7 novembre 1931 perché, come capo dell’organizzazione comunista locale, si manteneva in contatto con i fiduciari dei comuni della provincia e con i sovversivi delle provincie vicine. Assegnato al confino per anni cinque dalla CP di Brindisi con ord. del 5 gennaio 1932. Sedi di confino: Ponza, Tremiti. Liberato il 6 novembre 1936 per fine periodo. Periodo trascorso in carcere e al confino: anni cinque. Sin dal 1924 manifestò idee comuniste, fu fiduciario del partito a Brindisi ed esplicò attività antinazionale venendo più volte sottoposto a fermi e perquisizioni che portarono al sequestro di giornali sovversivi. Per sfuggire alla sorveglianza si faceva quindi indirizzare la corrispondenza di natura politica presso il cognato, inviando viceversa la sua sotto lo pseudonimo « Vladimiro ». da Katia Massara: “Il popolo al confino- la persecuzione fascista in Puglia; Archivio centrale dello Stato Ministero per i Beni culturali e Ambientali Ufficio centrale per i beni archivistici 1991;

8 . La provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia – di Nicola Colonna, Franco Stasi Fasano : Grafischena, 1979

9 .Ibidem.

10. Ibidem.

11. Odg del Fronte Nazionale delle Province Salentine Lecce, 16 settembre 1943 a cura di M. De Giorgi, C. Nassisi Antifascismo e lotta di classe nel Salento 1943-1947 .Lecce 1979 pag 262-264

 

12. La provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia – di Nicola Colonna, Franco Stasi Fasano : Grafischena, 1979

13. Ibidem.

14. Ibidem.

15. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955

 

16. Agostino Degli Espinosa il regno del Sud (Migliaresi, Roma, 1946; 2a ed., Parenti, Firenze, 1955; Editori Riuniti Roma 1973).

 

17. Claudio Pavone: I gruppi combattenti “Italia” in fascismo e antifascismo testimonianze e contributi (1936-1948) lezioni e testimonianze II° volume Felrinelli 1962

 

18. Verbale del Comitato organizzativo della legione volontaria “Garibaldina”- Lecce in M. De Giorgi, C. Nassisi Antifascismo e lotta di classe nel Salento 1943-1947 .Lecce 1979 pag 264,265

 

19. Claudio Pavone: I gruppi combattenti “Italia” in fascismo e antifascismo testimonianze e contributi (1936-1948) lezioni e testimonianze II° volume Felrinelli 1962

 

20. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955 -I primi suggerimenti di costituire legioni volontarie combattenti con bandiera italiana accanto agli alleati erano stati dati al generale americano William Donovan, capo dell’O.S.S. (Office of Strategie Service), da Raimondo Craveri e Pasquale Schiano al campo di Pesto e, subito dopo, da Benedetto Croce il 22 settembre a Capri.

 

21. Claudio Pavone: I gruppi combattenti “Italia” in fascismo e antifascismo testimonianze e contributi (1936-1948) lezioni e testimonianze II° volume Felrinelli 1962: [..] di sentimenti antifascisti, allontanato da tempo dall’esercito. Uomo onesto e valoroso, egli si dimostrò tuttavia, sia dal punto di vista tecnico che da quello politico, non completamente all’altezza del compito di guidare una cosi difficile impresa, del cui significato patriottico ebbe un alto concetto, ma che non riuscì ad adeguare alla situazione di emergenza, cosi lontana dai tradizionali schemi militari, dai quali egli ancora troppo si lasciò guidare.

 

22 . La provincia di Brindisi tra fascismo e democrazia – di Nicola Colonna, Franco Stasi Fasano : Grafischena, 1979

23. M. De Giorgi, C. Nassisi Antifascismo e lotta di classe nel Salento 1943-1947 .Lecce 1979

24. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955- Claudio Pavone scrive: Degli Espinosa, da cui traiamo queste notizie ci narra inoltre di un suo colloquio a Bari, in ottobre, con il capitano inglese Robertson. Il Robertson disse che i volontari erano numerosi, ma nella grande maggioranza non volevano arruolarsi nell’esercito regolare.

 

25 .Giaime Pintor, letterato e giornalista, nato a Roma il 1919, è antifascista e antinazista, il 10 sett. 1943 partecipa alla difesa di Roma a Porta S. Paolo; Caduta la Capitale, varca le linee tedesche e si porta a Brindisi, deluso dall’ambiente che trova nel regno del sud si reca in Campania e lavora con altri giovani alla formazione di un corpo di Volontari della libertà. Fallita questa impresa, nel tentativo di ripassare le linee per recarsi nel Lazio a organizzare la Resistenza di gruppi partigiani, cadde ucciso da una mina a Castelnuovo al Volturno (Campobasso) il 1° dicembre del 1943, poco prima di partire quasi avesse una premonizione, aveva scritto una lucida lettera-testamento al fratello minore, Luigi.

 

26. Giaime Pintor: Napoli, 28 novembre 1943, dalla lettera al fratello Luigi.

27. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955

 

28. Ibidem.

 

29 . I gruppi combattenti Italia , pag252-256 in Storia della Resistenza la guerra di liberazione in Italia 1943-1945 vol. I° Editori Riuniti Roma 1987

 

30. Agostino Degli Espinosa il regno del Sud (Migliaresi, Roma, 1946; 2a ed., Parenti, Firenze, 1955; Editori Riuniti Roma 1973).- l’esistenza di quel dualismo politico che poi si sarebbe affermato, per cui gli atti delle autorità pubbliche si duplicavano di iniziative rivoluzionarie. E siffatto dualismo generò subito un urto, poiché il questore [che] agì contro l’iniziativa dell’arruolamento che a termini di legge violava l’ordine pubblico. Stimolato dall’estrema gravità del momento, alla stessa guisa degli uomini che si accingeva a colpire, egli procedette a restaurare l’ordine compromesso e, poco dopo l’affissione dei manifesti, il tipografo Canfora, l’azionista Lapriora ed il socialista Larecchiuta venivano fermati. Fu un fermo di poche ore, ma l’episodio bastò a sviluppare una vicendevole diffidenza fra gli uomini dei partiti e quelli degli organi statali che le circostanze chiamavano invece a collaborare

 

31. Bodini, Vittorio. – Poeta, studioso e saggista, nato a Bari da famiglia leccese il 6 gennaio 1914, morto a Roma il 19 dicembre 1970. . Influenzato dal gusto ermetico negli anni precedenti la guerra, esordì nel 1952 con la raccolta La luna dei Borboni. Diresse la rivista L’esperienza poetica (1954-56) che perseguiva un rinnovamento della poesia in collegamento con le istanze di rinnovamento sociale del Sud. Nel 1956 pubblicò Dopo la luna e nel 1967 la raccolta Metamor. Nel 1972 è apparsa, postuma, la sua opera poetica completa: Poesie (1939-70). Docente di letteratura spagnola all’univ. di Bari, ha lasciato versioni da Lorca, P. Salinas e Cervantes, nonché i volumi di saggi Studi sul barocco di Gongora (1964) e Segni e simboli nella “Vida es sueño” (1968).Nel 1941 Vittorio Bodini, sente la necessità, l’urgenza morale dell’impegno civile, della partecipazione attiva alla cospirazione antifascista. È difficile dire quando questo atteggiamento, che è prima etico che politico, si concreti in una partecipazione alla attività clandestina; Bodini non ha esitazioni a fissare questa data che confermerà in un taccuino degli anni ’60, nel quale annotava di aver fatto parte fin dal 1941 di « Giustizia e Libertà », testimonianza confermata da Vittore Fiore, nel suo « ricordo » di Vittorio Bodinini.

Già nel novembre del ’42, gli atteggiamenti di sfida, assunti anche pubblicamente da Bodini non potevano essere più ignorati dalle autorità locali del PNF; il fiduciario del fascio scriveva che Bodini era: « un intellettualoide vanesio e tendenzialmente antifascista ». Dall’ottobre del ’42 egli non fu più « un poeta in una trasognata isola irreale », si lanciò nell’attività clandestina, tenne i contatti con i liberal-socialisti fiorentini e col gruppo di «Giustizia e Libertà », attorno a Tommaso Fiore.

Bodini compì anche alcuni viaggi a Firenze, quasi sicuramente alla fine del ’42 e poi certamente nel marzo e nel maggio del ’43. Un riferimento indiretto lo si può trovare nella sua poesia « Notte di guerra », ispirata al bombardamento di Foggia del 30 maggio ’43 da cui egli era passato a qualche giorno di distanza. Egli fece la spola tra Lecce e Bari divenendo uno dei corrieri di « Italia libera ». È così attivo nell’attività di « Giustizia e Libertà » da rappresentare con B. Liguori il gruppo al Congresso clandestino di Firenze (5 settembre ’43). Al suo ritorno a Lecce si apre uno scontro all’interno della locale sezione, sul problema della epurazione degli iscritti compromessi con il fascismo, che vede Bodini schierato su posizioni di intransigenza tali da portarlo con altri suoi compagni a formare una sezione « autonoma », che rientrerà nel partito d’Azione dopo una mediazione di Calace e di Cifarelli nel novembre del ’43.

Bodini non seguirà di persona queste vicende perché coinvolto nel tentativo di partecipare alla formazione di un Corpo di volontari da :Vittorio Bodini : I fiori e le spade. Scritti civili (1931-1968) – introduzione: per un profilo politico di Vittorio Bodini. Millella Le 1984, curatore F. Grassi

 

32. Vittorio Bodini : Appunti di un volontario mancato; Taccuino della spedizione; La colonna Pavoni; in : I fiori e le spade. Scritti civili (1931-1968) Millella Le 1984, curatore F. Grassi,

33. Vittorio Bodini : I fiori e le spade. Scritti civili (1931-1968) – introduzione: per un profilo politico di Vittorio Bodini. Millella Le 1984, curatore F. Grassi

34. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955,- “Il mattino del I° novembre Pavone ricevette dal colonnello Huntington la lettera di risposta al promemoria : era una fredda lettera di congedo, annunciato con una burocratica perifrasi. Il colonnello dell’O.S.S. si limitava infatti a dire che avrebbe preso altrove gli uomini di cui aveva bisogno, e che col I° novembre non sarebbero stati più fomiti né viveri né vestiario. I Gruppi Combattenti Italia erano finiti. Alla Nota 110 « Licenziamento del servo » fu il primo irato commento di PAVONE (Diario, 1° novembre), « Data l’estrema penuria di viveri e l’impossibilita di armare con i nostri mezzi anche piccole unita militari in vista di un impiego regolare, data l’aggiunta impossibilità di provvedere locali per l’acquartieramento e l’addestramento senza ildiritto di requisizione, il ritiro dell’appoggio alleato equivaleva ad una condanna a morte della nostra iniziativa»: cosi scrive F. CARACCIOLO, op. cit., p. 9. Pasquale Schiano mi ha testimoniato della imbarazzante situazione in cui vennero a trovarsi quegli uomini che gli anglo-americani avevano di loro iniziativa mandato dietro le linee e che, tornando dalle loro missioni (ma alcuni non tornarono più), trovarono disciolto il corpo cui appartenevano: alcuni di essi, ricorda Schiano, finirono addirittura nei campi di concentramento della Tunisia.

 

35 .Vittorio Bodini : I fiori e le spade. Scritti civili (1931-1968) – introduzione: per un profilo politico di Vittorio Bodini. Millella Le 1984, curatore F. Grassi

 

36. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955

 

37. Vittorio Bodini : I fiori e le spade. Scritti civili (1931-1968) – introduzione: per un profilo politico di Vittorio Bodini. Millella Le 1984, curatore F. Grassi

38. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955

 

39. Archivio di Stato Brindisi Gabinetto Busta 74 fasc 12

 

40. Claudio Pavone I Gruppi Combattenti Italia – Un fallito tentativo di costituzione di un corpo di volontari nell’Italia Meridionale (settembre-ottobre 1940 ) a cura dell’istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia Milano 1955

 

41. Paolo Petrucci Nato a Trieste il 1° agosto 1917, fucilato alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944, professore. Al momento dell’armistizio si trovava a Roma. Partecipò così ai combattimenti contro i tedeschi a Palidoro. Quando i nazisti occuparono la Capitale, il giovane granatiere decise di passare in clandestinità. Con gli amici Paolo Buffa e Aldo Sanna, “Pietro Paolucci” – questo il nome di copertura – partì verso il Sud con lo scopo di promuovere la costituzione di un corpo di “Volontari per la libertà”. Non fu possibile realizzare il progetto, per cui Petrucci, con Buffa e Giaime Pintor (che avevano incontrato nell’Italia già liberata), decisero di tornare a Roma per organizzare gruppi di partigiani nel Lazio. Nel tentativo di ripassare le linee lungo il Garigliano, i giovani antifascisti finirono su un campo minato. Pintor saltò in aria su una mina e gli altri decisero di tornare indietro. Addestrati dagli Alleati, dopo due settimane “Paolucci” e Buffa furono paracadutati su Monte Rotondo, di dove poi raggiunsero, a Roma, la casa della comunista Enrica Filippini che li ospitò, consentendogli di organizzare azioni di propaganda antinazista, che raggiunsero il culmine con le manifestazioni degli studenti romani. L’attività di Petrucci e dei suoi durò giusto un mese. Il 14 febbraio 1944 le SS irruppero nell’abitazione della Filippini e vi arrestarono la padrona di casa, Cornelio e Vera Michelin-Salomon, Paolo Buffa e “Pietro Paolucci”. Per tutti la solita trafila in via Tasso e poi il processo, nel corso del quale Petrucci, forse grazie al suo nome di copertura, fu assolto. Ciò non impedì ai tedeschi di farlo rinchiudere nel terzo braccio di Regina Coeli, dal quale uscì soltanto per essere trucidato alle Fosse Ardeatine.

 

42. Raimondo Craveri (Napoli, 1912 – Roma, 16 ottobre 1992) è stato un intellettuale antifascista, cognato di Croce, fu tra i fondatori del Partito d’ azione. Dopo l’8 settembre 1943, è a Salerno, dove, con Alberto Tarchiani e Alberto Cianca, e con l’avallo di Croce morale dello stesso Croce lanciarono l’ idea di una formazione di volontari che avrebbe dovuto prender parte, combattendo in prima linea, al fianco degli eserciti anglo-americani, nella guerra per la liberazione dell’ Italia soggiogata dai nazisti. Dopo avervi consentito, gli anglo-americani, al momento della sua realizzazione, non ne vollero più sapere. Il loro rifiuto era dovuto al desiderio di Churchill di non consentire che degli italiani, e soprattutto non degli italiani tendenzialmente repubblicani, acquistassero troppi meriti. Craveri non si rassegnò , tuttavia. Propose agli americani la creazione di un servizio di contatti ed aiuti ai partigiani dell’ Italia settentrionale. Questa volta trovò ascolto durevole. Il servizio, diretto da Craveri, con la denominazione di ORI, si costituì ed operò molto efficacemente. Procurò parecchi avio-lanci di armi ai partigiani.

 

43. [..] una parte degli uomini che erano stati raccolti da Pavone, furono rilevati da Craveri per l’ORI (Organizzazione per la Resistenza Italiana), che egli reclutò per l’OSS ( Office of Strategic Services) dopo essere stato avvicinato a Capri nel settembre dal generale Donovan. Lo aiutava nell’impresa uno scienziato napoletano, il dottor Enzo Boeri, le cui simpatie politiche (come quelle di Craveri) oscillavano fra il PDA e il PLI.

Coordinata dall’OSS, l’ORI operava spesso in più stretti rapporti con i CLN e i partiti politici che non le SF (Special Force) britanniche.

Fin dal settembre l’ORI collaborò alla spedizione della prima missione alleata (Law) nel Nord. Trasportata da un sottomarino e diretta a Lavagna in Liguria, essa era guidata da un nipote di Matteotti, Guglielmo (Minot) Steiner, e comprendeva Fausto Bazzi e Guido De Ferrari. Alla missione si aggiunsero poi Piero Caleffi del PDA di Genova e altri, tra cui il radiotelegrafista Giuseppe Cirillo che più tardi proseguì la sua attività presso la direzione milanese della

Resistenza.

Nell’ottobre l’ORI di Craveri stabilì un contatto radio con il servizio informazioni clandestino della Otto, appena organizzato a Genova da Ottorino Balduzzi, sostenitore a quell’epoca del PDA. [..] Parri fu in grado di servirsi frequentemente dei servizi della Otto e di comunicare grazie a essa con gli Alleati. Sia l’ORI che le SF si servirono in seguito regolarmente del servizio informazioni della Franchi che le succedette, istituito da Edgardo Sogno e da altri autonomi.( Da Charles F. Delzell I Nemici di Mussolini. storia della resistenza armata al regime fascista, Castelvecchi Roma 2014)

 

44.Vittorio Bodini : Appunti di un volontario mancato; Taccuino della spedizione; La colonna Pavoni; in : I fiori e le spade. Scritti civili (1931-1968) Millella Le 1984, curatore F. Grassi.

 

 

 

 

 

 

 


Il 9 agosto del ’43 a Brindisi

Era caldo quel pomeriggio del 9 agosto del ’43 a Brindisi, nello studio dell’avvocato Vittorio Palermo in Via Palestro angolo via Mazzini nei pressi di piazza Cairoli, dove adesso ci sono gli uffici dell’INAIL. Alle ore 3 del pomeriggio si riunirono con l’avvocato Vittorio Palermo, Guglielmo Cafiero, Donato Ruggiero, l’ingegnere Pietro Sala, l’avvocato Giovanni Stefanelli. Nasceva così il Comitato Provinciale di concentrazione antifascista a Brindisi, noto anche come Fronte Nazionale d’Azione, quello che in seguito sarà molto più noto come Comitato di Liberazione Provinciale di Brindisi.

Il promotore di questa tempestiva iniziativa antifascista in città fu dunque l’avvocato Vittorio Palermo originario di Ceglie Messapica ma operante da tempo in città. Egli aveva avuto il merito tenere le fila di un gruppo di antifascisti brindisini che, come è annotato nel verbale della loro prima riunione, alcuni dei quali erano diggià in intenso e quotidiano contatto da un paio d’anni fra loro ed altri elementi antifascisti pugliesi ed italiani.

 

 

 

 

 

La figura dell’avvocato Vittorio Palermo oggi è ormai poco nota. Va a merito dell’avvocato Augusto Conte l’avere, in più occasioni, fatto una ricognizione biografica attenta e puntuale sulla persona di Vittorio Palermo che ci permette di mantenerne vivo il ricordo. Di seguito pubblichiamo alcuni stralci:

 

[..]Palermo, Vittorio (Ceglie Messapica, 17.7.1906 – Brindisi, 27.4.1981). Il giovane Vittorio aveva l’animo di un poeta in un temperamento di rivoluzionario. La sua vita e la sua opera costituiscono testimonianza della lotta per le libertà sostenute dalla Avvocatura, nell’esercizio della funzione difensiva e nell’impegno politico-sociale.

Dopo la laurea in Giurisprudenza nell’Università di Roma, da giovane e brillante Avvocato nel 1936 si era schierato contro il fascismo, assumendo contatti con note personalità antifasciste nazionali, tanto che nel 1937 era segnalato alle autorità di frontiera perché fosse controllato al rientro da un viaggio in Francia, essendo sospettato di contatti (in realtà mantenuti) con i fuoriusciti clandestinamente.

Conclusa l’esperienza politica dopo la Liberazione si dedicò alla professione forense, con Studio professionale nella natia Ceglie Messapica e in Brindisi, per poi stabilirsi definitivamente nel capoluogo; nel suo Studio si formarono tanti giovani praticanti. Nel contempo prevalse in lui, sul contestatore politico, l’animo del poeta, tornandosi a dedicarsi alla poesia, alla musica, al teatro, sue passioni giovanili di quando era “ignaro del dolore!”.

Componeva versi dai quali traspariva un senso di doloroso struggimento e il suo raccoglimento nella preghiera.

Prese parte all’associazione “Amici della Musica” e si interessò al teatro, nel quale, giovanissimo aveva rappresentato commedie, allora in voga, di Sem Benelli.

Nell’attività professionale riversava quella poetica che lo animava anche nel modo di esporre le questioni che trattava, con riferimento ai classici della poesia.

Nessuno avrebbe individuato nel fine professionista la persona descritta in un verbale di polizia:

“L’anno 1943, addì sei del mese di novembre, nella R. Questura di Brindisi. Innanzi al sottoscritto,Commissario di PS., è presente l’Avvocato Palermo Vittorio fu Giuseppe e di Leuzzì Angela, nato a Ceglie Messapica il 17 luglio 1906, qui residente in via Mazzini, n. 50, il quale viene diffidato ai sensi dell’art. 64 della Legge di PS. a non promuovere manifestazioni del Comitato del Fronte Nazionale di Azione, e non tenere riunioni in pubblico né adunanze, manifestazioni, conferenze e simili, anche in luoghi chiusi, avvertendolo che in caso contrario saranno adottati nei di lui confronti più severi provvedimenti di polizia, indipendentemente dalla denunzia all’Autorità Giudiziaria. Letto, confermato e sottoscritto. F.to Avv. Vittorio Palermo. F.to Delle Canne Antonio – Commissario di PS. “,

[..]La sua attività di antifascista si era intensificata subito dopo l’inizio della guerra nel 1941, venendo coinvolto nelle indagini compiute su Tommaso Fiore; fu temporaneamente detenuto nel Carcere di Bari ove venne in contatto con l’Avv. Michele De Pietro c l’Avv. Michele Cifarelli (poi Senatori della Repubblica) che il 16.11.1943 gli scrisse: “Carissimo Vittorio, ti presento l’Avv. Arduino Cerniti di Venezia, che ora fa parte del Nostro Comitato di Liberazione. Egli Ti esporrà a voce la situazione. Io sintetizzo: 1) Ci siamo costituiti in Comitato di Liberazione. 2)Abbiamo votato gli ordini del giorno di cui ti invio copia. 3)Cerchiamo di prendere adeguatamente contatto con la Commissione di controllo. 4)Invitiamo voi di Brindisi e gli amici di Lecce e Taranto, per il tuo tramite, a far altrettanto. Occorrono al massimo chiarezza, fermezza e rapidità. Ti abbraccio. Saluto tutti gli altri amici di Brindisi. Auguri. Tuo Michele Cifarelli.”

Vittorio metteva a disposizione sé stesso e il suo Studio (il locale interpartiti era stato requisito).

Il Comitato di Liberazione lo designò a Sindaco di Brindisi, ma la nomina risultò troppo estremista alla Commissione Alleata di Controllo, per cui fu designato il rappresentante di un partito più moderato.

Agli entusiasmi della liberazione seguirono le delusioni: l’accesso alle cariche politiche di persone compromesse con il passato regime, il rallentamento della epurazione, anche a seguito dell’amnistia non volendo i vertici della politica alimentare il risentimento, lo convinsero a mettersi in disparte e a dedicarsi alla professione e alla coltivazione del sentimento dell’arte.

 

(da: Avvocati e Giuristi Illustri Salentini dal XVI al XX Secolo a cura di Augusto Conte, Sergio Limongelli, Stefano Vinci, Edizioni Grifo, Lecce, dicembre 2014)


Per la Legalità e contro il razzismo per una Europa solidale

Per la Legalità e contro il razzismo – L’ANPI di Brindisi ha condiviso una serie di iniziative


Il primo luglio scorso l’ANPI di Brindisi, ha tenuto un incontro a Masseria Canali, struttura di Mesagne confiscata alla Sacra corona unita e gestita da Libera Terra.

Una ventina di volontari di tutte le età, provenienti dalla Sicilia, da Rimini, Reggio Emilia, Puglia, Firenze ogni mattina si sono svegliati all’alba per lavorare nei campi confiscati alla Scu. Di pomeriggio si sono svolti incontri a masseria Canali ai quali spesso ha partecipato l’ANPI Brindisi che aderisce a Libera. La lotta alla mafia ha in sé anche quello che fu il senso della lotta dei partigiani nella Resistenza. Nel corso dell’incontro con il presidente Donato Peccerillo si è discusso della Resistenza, dei suoi valori alla base della Costituzione, tra i quali il diritto a una vita sociale ed economica libera da ogni condizionamento illegittimo ed illegale, e del coinvolgimento spesso dimenticato dei partigiani brindisini e dell’intero Sud nella guerra di Liberazione. E la lotta contro la mafia e per la Liberazione è stato il tema discusso con i volontari.

 

 

 

 

 

 

il 7 luglio, sempre a masseria Canali, organizzato con il partigiano Pietro Parisi, nome di battaglia “Brindisi”, 92 anni, contadino di Cisternino e maratoneta che non ha spesso di correre. I volontari hanno ascoltato con estremo interesse la sua storia di ragazzo antifascista che si unì ai partigiani rischiando anche la vita.


 

 

 

 

L’ANPI Brindisi ha partecipato anche ai confronti tra i volontari e i magistrati della procura di Brindisi. Ma non si è impegnato solo sul fronte dell’antimafia.

L’ANPI Brindisi aderisce al Comitato Migranti e Mediterraneo di Brindisi e ai due giorni di festa e condivisione organizzati, anche con altre associazioni, dallo Sprar di Brindisi per un contatto sincero e proficuo tra la popolazione locale e gli ospiti, rifugiati politici e richiedenti asilo provenienti dall’Ucraina, dall’Armenia e dalla Nigeria, ecc.

Il 10 luglio, nella Borgata Serranova si è svolto H24_Acasa, uno spettacolo itinerante sulle badanti e le colf straniere in Italia. Il progetto H24_Acasă nasce a conclusione di un percorso di ricerca e racconto sulle badanti e le colf straniere in Italia per indagare e raffigurare la condizione delle donne in situazioni di marginalità sociale che si trovano a vivere nel nostro territorio. Acasă in rumeno significa casa, quella da cui le donne partono e quella in cui si trovano a vivere e a lavorare, sentendosi sempre straniere e dove il tempo si sospende nell’attesa di un futuro remoto, del desiderato ritorno. Un tempo sospeso che dilata la loro presenza, perché devono essere sempre a disposizione, appunto 24 ore al giorno.

 

 

 

 

 

Sabato 11 luglio, a Tuturano, si è svolta la grande festa con musica, balli e degustazioni di pietanze preparate dagli ospiti dello Sprar Sul palco la Taricata di San Vito dei Normanni con la musica coinvolgente della pizzica. Il Comitato Migranti e Mediterraneo di Brindisi è una rete di associazioni e singoli cittadini attivi nel campo della solidarietà sociale, dell’accoglienza e protezione dei migranti, della promozione culturale dei valori ispirati dalla Carta dell’Onu sul rispetto dei diritti umani e del rifiuto di ogni forma di razzismo e discriminazione (di genere, religiosa, etnica, politica, ecc.).


“Proteggere le persone non i confini” il 20 giugno a Roma

“Proteggere le persone non i confini”, con questa parola d’ordine il 20 giugno a Roma – l’appuntamento è alle 15 al Colosseo – si svolgerà una manifestazione nazionale per sollecitare una svolta nella politica europea fondata sulla solidarietà e la difesa delle vite umane.

Tantissime le adesioni già pervenute all’appello per chiedere all’Europa che non ci siano più stragi e che vengano salvate le vite umane. Tra i firmatari – tra i primi l’Anpi – associazioni culturali e politiche, espressioni della società civile, sindacati.

Per aderire all’appello mandare una mail a: stopmassacres2015@gmail.com

 

 

 

 

 

 

 

NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI  CARLO SMURAGLIA:

Migrazione, disumanità e secessione

Passando due giorni fa dalla stazione ferroviaria di Milano, ho avuto un’immagine terribile, di un inferno moderno. Leggiamo sulla stampa di questi migranti che arrivano dall’Africa, dalla Siria, dai Paesi orientali, fuggendo da guerre, persecuzioni, malattie, violenze, fame. Immagino il loro dramma, lo sfruttamento cui sono sottoposti dai moderni schiavisti, l’attraversamento di mari in condizioni spaventose, sempre in stretto contatto con la morte; ma, anche se proviamo emozione, si tratta sempre di immaginazione, di lettura di resoconti, di incomplete visioni televisive.

Ma quando ci si trova di fronte alla realtà, sembra tutto diverso e peggiore, infinitamente più drammatico di ciò che abbiamo letto, sentito e immaginato. Centinaia di persone, con moltissimi bambini, in uno spazio ristretto e privo di tutto e di punti di riferimento in un mezzanino di stazione, sono uno spettacolo terrificante, un pugno nello stomaco, un contatto obbligatorio con la realtà, che ci fa vergognare di essere noi stessi, con mille problemi, ma lontani mille miglia dalle tragedie che queste donne, uomini e bambini devono affrontare. Sono provati dal viaggio, ma conservano una loro dignità, che rischiano di perdere solo quando la fame li attanaglia, quando arrivano le malattie, quando i bambini piangono “troppo”, non certo per capricci. Sono persone come noi, che vengono da Paesi lontani, soffrono avventure e trattamenti terribili, disperate, alla ricerca del modo per fuggire anche da Milano e arrivare nei Paesi del centro e nord Europa, che sperano più accoglienti e più in grado di offrire almeno una parvenza di lavoro.

Non sappiamo quale sarà il loro destino; forse riusciranno a salire su un treno, passare la frontiera e poi affrontare altri lunghissimi viaggi. Forse ce la faranno e troveranno davvero accoglienza e possibilità di vita. Lo speriamo; ma è già evidente che non sarà tutto così semplice e li aspettano altri orrori e dolori. Temiamo per loro che, ripeto, sono persone come noi, quale che sia il colore della pelle e l’abito che indossano.

Siamo colpiti dalla incapacità del nostro Stato, dalla sua insufficienza; bravi, molti, a salvarli in mare, quelli che possono ma poi lasciati allo sbando. Quando pensiamo che c’è perfino chi specula e guadagna su queste tragedie, individuali e collettive, ci assale la rabbia dell’impotenza, della vergogna, dell’istinto di augurare chissà quali pene per quelli che le Forze dell’ordine e la Magistratura riescono ad individuare. Ma poi ci accorgiamo che non è solo quello il problema: c’è una somma di fattori, che va dalla inefficienza alla speculazione; ed anche questo è un altro aspetto dell’inferno.

A mitigare queste immagini angosciose c’è solo lo “spettacolo” del volontariato; ce n’è molto, anche alla stazione di Milano, che si adopera, aiuta, nutre e cura, prodigandosi in ogni modo per assistere, anche moralmente, questi disperati. Sono il volto positivo dell’Italia, questi che si incontrano anche nei mezzanini della stazione e si adoperano senza tregua. Così come ritroviamo il volto positivo dell’Italia nei molti, soprattutto nelle molte, che senza indossare segni di riconoscimento, vanno a portare viveri, vestiti, medicine e qualcosa per i bambini.

Sono insufficienti (quanti ce ne vorrebbero per assistere, come è accaduto in questi giorni, 450 persone, tra africani e siriani?). Mi piacerebbe incontrare anche qualche compagna o compagno dell’ANPI, naturalmente senza simboli o distintivi, ma solo per riconoscere che ci sono anche loro a ricordare a tutti (praticandolo) quei “doveri inderogabili di solidarietà sociale” che sono scritti a caratteri indelebili nell’art. 2 della nostra Costituzione. Ma ci saranno certamente, soprattutto le nostre donne, le nostre compagne, che dalla Resistenza, dalla Costituzione e dalla vita hanno imparato il valore della solidarietà. Abbiamo svolto anche noi, tramite mia moglie, la nostra piccola azione positiva, ma ovviamente non dirò quale, anche perché la ritengo comunque insufficiente – sia pure in mezzo al concorso e al contributo di tanti – per lenire davvero una situazione così drammatica e così grave.

Ma, andando avanti, sono stato sopraffatto dalla indignazione contro quest’Europa che non si decide a superare il proprio atavico egoismo e traccheggia perfino sulle “quote”, per le quali sembrava avesse assunto un impegno. Contro quella parte dello Stato italiano, che non riesce a far fronte a questi drammi e lascia alla loro disperazione, dopo lo sbarco, questi sventurati, non riuscendo ad impartire direttive serie agli organismi competenti, a controllare che una qualche forma di assistenza ci sia sempre (e senza abusi, speculazioni e corruzioni).

A Milano, per esempio, ci sono volute ore e giorni di trattative tra le Autorità e le istituzioni competenti, per cercare una soluzione, tra discussioni infinite e poco fruttuose. Alla fine, si è trovata una sistemazione temporanea, (dal mezzanino a due negozi ancora vuoti, sempre in stazione), suscitando l’impressione (magari errata) che abbia prevalso la preoccupazione che i viaggiatori, provenienti anche da altri Paesi, si trovino di fronte ad una visione drammatica e tutt’ altro che esaltante per una città come Milano. Lo spazio, comunque, sarà sempre ristretto e inadeguato ed i problemi saranno tutt’altro che risolti, in mancanza di una linea complessiva, praticabile e condivisa. Infine, mi indigno contro l’indifferenza e il silenzio di tanti (troppi!).

Ma soprattutto mi indigno contro la brutalità di certi discorsi di politici che “grattano la pancia”, ai peggiori istinti e perfino a quelle reazioni che pure possono essere “normali” in periodo di crisi, ma che non andrebbero strumentalizzate; contro l’assenza di umanità che trovo nelle loro parole, che non sono superficiali come potrebbero sembrare, ma sono molto peggio, perché si nutrono di egoismi e di bassezze.

Ma non basta: l’indignazione non può non dirigersi anche nei confronti di quelle Autorità pubbliche (regionali) che dichiarano che nelle loro regioni non riceveranno più nessuno, con un’alleanza tra “Governatori” di tre grandi regioni del Nord, che dovrebbero essere le prime nell’opera di assistenza e nell’organizzazione del soccorso a coloro che ne hanno bisogno.

Quale “disciplina e onore” (art. 54 della Costituzione) si può trovare in chi esercita una carica elettiva in questo modo, senza un briciolo di sensibilità o di solidarietà e senza rispetto di quella “dignità” della persona, su cui è imperniata tutta la Costituzione e che riguarda non solo i cittadini, ma tutti coloro che si trovano sul suolo italiano ed ai quali null’altro si può addebitare se non la ricerca di una possibilità di vita almeno decente? Ma c’è persino di peggio: qualcuno di questi politici che stanno cercando voti speculando sulla disperazione e sugli orrori cui altre “persone” (lo ribadisco) sono sottoposte, ha osato dichiarare che se si adotteranno misure che in qualche modo favoriscano l’assistenza a questi diseredati, “si occuperanno le Prefetture”.

Mettiamo insieme la presa di posizione dei tre “Governatori” e frasi di questo tenore e ci troviamo di fronte, ancora una volta, ad una Italia divisa in due, in cui il peggio si colloca proprio là dove sarebbe più facile e doveroso praticare la solidarietà; è questa la nuova forma di “secessione” dai poteri centrali e dal resto del Paese, di cui si era parlato anni fa e che ora ritorna in una veste ancora più inaccettabile? Io spero che non si vada avanti per questa strada; se così fosse dovremmo ribellarci tutti in nome di una Costituzione che parla di solidarietà, uguaglianza e di dignità.

Non a caso, il Presidente emerito della Corte Costituzionale, Giovanni Maria Flick, ha esposto in una intervista ad un quotidiano, un’opinione molto decisa sulla linea adottata dal Presidente della Regione Lombardia, Maroni, definendola “in contrasto con la Costituzione”.

Dunque, la mia speranza che non si vada avanti per la strada intrapresa da Maroni e dalle altre regioni (e più brutalmente da Salvini), non è tanto quella di un “ravvedimento operoso” (che mi sembra davvero improbabile) ma piuttosto quella di una risposta energica e ferma da parte delle Istituzioni centrali e di una vera rivolta morale, non solo dei tanti che si sacrificano facendo volontariato per garantire almeno un minimo a questi “stranieri”, ma anche dei moltissimi che finora hanno praticato la poco nobile arte dell’indifferenza e della rassegnazione. Una rivolta che consenta di premere su chi ha il potere di intervenire e di farci provare meno vergogna di essere cittadini con un tetto, una famiglia e mezzi sufficienti per vivere.

 

 

70° della Liberazione a Brindisi

BRINDISI 25 aprile


 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tuturano 24 aprile


 

Mesagne 23 aprile

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Francavilla 25 aprile


 

 

 

 


[..] Antonicelli rivendicava storicamente il termine Resistenza già al periodo che correva dal 1919 al 1943, “giacché sempre accanto al fascismo sorse, combatté e, nei casi che contano, non si piegò l’autentico antifascismo”; e sottolineava che l’altro periodo, il 1943-1945, anch’esso di antifascismo pieno e militante, era di origine e di tipo diverso. La loro assimilazione in un unico blocco non serviva a capire e riconoscere il legame strettissimo frala resistenza disarmata e l’iniziativa armata contro il fascismo.

L’idea avanzata da Antonicelli è suggestiva e in un certo senso rivoluzionaria per quanto riguarda la periodizzazione indicata, nella distinzione tra una lunga fase di resistenza al fascismo e un’altra più breve di azione armata contro il fascismo, distinte dalla rottura del 25 luglio 1943, “frutto combinato di astuzia e di terrore e avvenimento fatale e senza grandezza”: questa data segnò il passaggio fra l’opposizione clandestina del Ventennio e la rivolta armata del popolo, sottolineando la comparsa e l’azione complessa di nuove forze sulla scena politica e militare.[..]

(da:Manuela Consonni l’eclisse dell’antifascismo Bari 2015 pag 119)

 


70° ANNIVERSARIO della LIBERAZIONE

Mesagne giovedì 23 aprile alle ore 18,00

Archivio di Stato di Brindisi – comitato provinciale dell’ANPI – Comune di Mesagne

IN OCCASIONE DEL 70° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE E ALLA VIGILIA DEL 25 APRILE

presentano la mostra documentaria e fotografica “Sovversivi (1900 – 1943)” Le radici dell’antifascismo brindisino e mesagnese, il controllo e la repressione del dissenso politico prima, durante e dopo la dittatura. Fatti e personaggi attraverso i documenti del casellario politico della questura conservati nell’Archivio di Stato di Brindisi”. presso il Castello comunale di Mesagne – Salone nobile

L’inaugurazione della mostra sarà giovedì 23 aprile alle ore 18 nell’auditorium del Castello, dopo i saluti del sindaco di Mesagne Franco Scoditti, di Francesca Casamassima, direttore dell’Archivio di Stato, di Alessia Galiano responsabile del Servizio Cultura del Comune e di Donato Peccerillo presidente comitato provinciale dell’ANPI,

interverrà inoltre Luciano Guerzoni vice presidente nazionale ANPI.

La mostra e la sua inaugurazione rientrano nel programma di varie iniziative che le ANPI di Puglia stanno svolgendo nel 70° della Liberazione dell’Italia,


Di seguito, giovedì 23 aprile sarà aperta al pubblico la mostra documentaria e fotografica dal titolo “Sovversivi (1900–1943)” curata dall’Archivio di Stato di Brindisi, con il Comitato provinciale ANPI e il Comune di Mesagne, allestita nel salone nobile del Castello comunale.

La mostra si potrà visitare dal 23 aprile al 17 maggio 2015 dal martedì alla domenica, dalle 9,00 alle 13,30 e dalle 16,30 alle 20,30. L’ingresso è libero e gratuito.

Su invito dell’Amministrazione di Mesagne, l’Archivio di Stato e l’ANPI ripropongono la mostra che a Brindisi, tra il 2013 e il 2104, ottenne un larghissimo consenso di pubblico e la arricchiscono di una ricerca del tutto inedita su fatti e personaggi della città di Mesagne (comune della provincia di Brindisi).

La maggior parte della documentazione utilizzata per l’esposizione proviene dal casellario politico della Questura, conservato nell’Archivio di Stato, con l’apporto di documenti dell’Archivio storico del Comune di Mesagne, la mostra inoltre si è avvalsa della collaborazione dell’IPSAIC (istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea).

Il percorso della mostra

Con il nome generico di “sovversivi” vennero indicati durante il governo Crispi gli oppositori politici più pericolosi. In seguito la stessa definizione fu attribuita agli antifascisti e, alla caduta del regime, agli ex squadristi e gerarchi fascisti.

La mostra prende le mosse dalle vicende dei primi “sovversivi”, i socialisti fondatori all’inizio del ‘900 delle leghe e della Camera del lavoro, come Giuseppe Prampolini e Felice Assennato per Brindisi e Francesco Pignatelli per Mesagne, e dai primi scontri tra fascisti e antifascisti, quale l’assalto alla sede del fascio di Mesagne nel 1924.

Si passa poi a descrivere l’instaurarsi della dittatura di Mussolini e gli strumenti adottati per reprimere il dissenso politico e a raccontare le storie di alcuni antifascisti – contadini, muratori, artigiani, intellettuali – che sacrificarono la loro vita e quella delle loro famiglie per opporsi al regime, fino alla sua caduta e alla ripresa dell’attività politica dei partiti. Anche in questa sezione non mancano gli approfondimenti su ‘microstorie’ mesagnesi e su alcuni personaggi che subirono il carcere o il confino, come Pietro Ostuni, Cosimo Scollato e molti altri.

A conclusione del percorso, le biografie dei due cugini mesagnesi Eugenio Santacesaria e Santo Semeraro, personaggi esemplari per il ruolo ricoperto nelle fila della lotta clandestina e per la loro condizione di fuorusciti all’estero.

 

BRINDISI, sabato 25 aprile 2015

Sabato 25 aprile alle ore 10.30 avrà luogo, presso il Monumento ai Caduti in Piazza Santa Teresa, la Solenne Celebrazione del 70° Anniversario della Liberazione.

Alla presenza del Prefetto di Brindisi e delle Autorità civili e militari della Provincia

 

A seguire, Piazzetta Sottile-De Falco, è intendimento di S.E. il Prefetto, rendere omaggio alla memoria dei caduti della Resistenza alla presenza delle massime Autorità Civili, Militari e città. Parteciperanno inoltre i partigiani Pietro Parisi e Alfredo Buzzerio.

Mesagne 25 aprile

25.04.2015 dalle ore 9,00 Esibizione a cura del Concerto Bandistico “F. Fasano – L. Leo” – Piazza IV Novembre, vie del Centro Storico, Piazza Garibaldi, Municipio.

26.04.2015

ore 18.00 Atrio Costello Comunale Esibizione della Banda Giovanile del maestro Carlo Pezzolla, a cura dell’Associazione

“Note nel Pentagramma”. A seguire il corteo “Banda giovanile e majorettes Città di Mesagne” per allietare con marce le vie del centro storico, Piazza Orsini Del Balzo, Piazza Vittorio Emanuele, Piazza Matteotti e infine Viltà Comunale.e Piazza Garibaldi.

ore 18,30 – Auditorium Castello Comunale “Sandro Pertini un uomo libero”. Incontro a cura dell’Associazione “RicreAzione” con l’intervento del Prof. Pietro Perri, Vicepresidente Nazionale “Fondazione Sandro Pertini”. Interverranno il Sindaco Franco Scoditti, il Presidente dell’Associazione “RicreaAzione” Domenico Rogoli, coordina il dibattito la scrittrice Mimma Leone

27.04.2015

ore 10,00 – “Sandro Pertini un uomo libero” Pietro Verri incontra gli studenti dell’Istituto Scolastico “Epifanio Ferdinando” di Mesagne

 

Francavilla Fontana 25 aprile

L’Amministrazione Comunale, in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo e della nascita del nuovo stato democratico fondato sui valori della Resistenza, organizza, per sabato 25 aprile 2015 alle ore 9.00 presso la chiesa del cimitero, una iniziativa per celebrare e commemorare la Festa della Liberazione.

Ore 9.00 – Celebrazione della santa messa.

Ore 9.45 – Saluti

Prof. Maurizio Bruno Sindaco di Francavilia Fontana

Alessandro Rodia Delegato ANPI di Brindisi

In memoria dei partigiani e antifascisti che hanno lottato per la conquista delle libertà democratiche interverranno: Concetta Somma,

Francesco Della Porta, Cosimo Penta, Coordina: il Prof. Alberico Balestra

La manifestazione si concluderà con la deposizione da parte del Sindaco, accompagnato dal Gonfalone della Città, di una corona di alloro presso le tombe dei partigiani.

 

 

Tuturano festeggia il 25 Aprile

Tuturano (Brindisi) Venerdì 24 Aprile alle ore 18.00, in Piazza Regina Margherita inaugurazione di una targa commemorativa dedicata al 25 Aprile 1945.

Una ammirevole iniziativa a dimostrazione di quanto siano vivi, tra le persone, gli ideali di libertà e  lo spirito democratico, l’ANPI di Brindisi si associa a tutto questo e plaude di seguito riportiamo il comunicato del Comitato cittadino di Tuturano:

Venerdì 24 Aprile alle ore 18.00, in Piazza Regina Margherita in Tuturano, alla presenza delle autorità civili e religiose, avrà luogo l’inaugurazione di una targa commemorativa dedicata al 25 Aprile 1945, in occasione del 70° anniversario. La frazione di Tuturano fino ad ora è stata priva di elementi che ricordassero questa importante data. Da ciò è scaturita la richiesta alla civica amministrazione, da parte di un comitato cittadino, di realizzare una targa che con le sue parole potesse spiegare l’importanza di tale giorno, e di conseguenza fare in modo che le nuove generazioni non lo dimentichino mai, perché senza la Storia non abbiamo futuro.

La cittadinanza è invitata.

Comitato cittadino Tuturano

 

 

 

LEGGE ELETTORALE E RIFORMA DEL SENATO: ERA (ED E’) UNA QUESTIONE DEMOCRATICA

Il 21 febbraio a Torino incontro pubblico promosso dall’ANPI Nazionale. Interverranno Carlo Smuraglia, Gustavo Zagrebelsky, Sandra Bonsanti e Antonio Caputo. Adesioni di ARCI e Libertà e Giustizia. La partecipazione della CGIL

Una legge elettorale che consente di formare una Camera con quasi i due terzi di “nominati”, non restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui hanno diritto per norme costituzionali. Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità popolare presuppone una vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera elettività. Togliere, praticamente, di mezzo, una delle Camere elettive previste dalla Costituzione, significa incidere fortemente, sia sul sistema della rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è necessario in ogni Paese civile e democratico e che da noi è espressamente previsto dalla Costituzione (in forme che certamente possono essere modificate, a condizione di lasciare intatte rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della governabilità).

Sabato 21 febbraio a Torino, in un incontro pubblico a più voci, verrà ribadito con forza che i provvedimenti in questione costituiscono un vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico.

In un momento di particolare importanza, come questo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi nella loro reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei Senatori, perché uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il numero complessivo dei parlamentari.

Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle decisioni anche scomode; ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazioneanziché ridurne gli spazi. Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione.

L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza.

 

ADERISCONO ALL’INIZIATIVA ARCI Nazionale e Libertà e Giustizia

 

“Parteciperemo con interesse alle iniziative di confronto e approfondimento che saranno promosse sul processo di riforma istituzionale in atto, a cominciare da quelle messe in campo dall’ANPI, nel rispetto delle differenti valutazioni di merito sui singoli temi”.

 


Riforme: era (ed è) una questione democratica


Riforme: era (ed è)una questione democratica

Appello dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ai parlamentari, ai partiti, alle cittadine e ai cittadini

Il 29 aprile 2014 l’ANPI Nazionale promosse una manifestazione al teatro Eliseo di Roma col titolo “Una questione democratica”, riferendosi al progetto di riforma del Senato ed alla legge elettorale da poco approvata dalla Camera.

Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti; ma adesso che si vorrebbe arrivare ad un ipotetico “ultimo atto” (l’approvazione da parte del Senato della legge elettorale in una versione modificata rispetto al testo precedente, ma senza eliminare i difetti e le criticità; e l’approvazione, in seconda lettura, alla Camera della riforma del Senato approvata l’8 agosto scorso, senza avere eliminato i problemi di fondo) è necessario ribadire con forza che se passeranno i provvedimenti in questione (pur non in via definitiva) si  realizzerà un vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico.

Non è più tempo di inascoltate argomentazioni e bisogna fermarsi all’essenziale, prima che sia troppo tardi.

Una legge elettorale che consente di formare una Camera (la più importante sul piano politico, nelle intenzioni dei sostenitori della riforma costituzionale) con quasi i due terzi di “nominati”, non restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui hanno diritto per norme costituzionali. Una legge elettorale, oltretutto, che dovrebbe contenere un differimento dell’entrata in vigore a circa un anno, contrariamente a qualunque regola o principio (le leggi elettorali si fanno per l’eventualità che ci siano elezioni e non dovrebbero essere soggette ad accordi particolari, al di là di ogni interesse collettivo).

Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità popolare presuppone una vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera elettività. Togliere, praticamente, di mezzo, una delle Camere elettive previste dalla Costituzione, significa incidere fortemente, sia sul sistema della rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è necessario in ogni Paese civile e democratico e che da noi è espressamente previsto dalla Costituzione (in forme che certamente possono essere modificate, a condizione di lasciare intatte rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della governabilità).

Un sistema parlamentare non deve essere necessariamente bicamerale. Ma se si mantiene il bicameralismo, pur differenziando (come ormai è necessario) le funzioni, occorre che i due rami abbiano la stessa dignità, lo stesso prestigio, ed analoga elevatezza di compiti e che vengano create le condizioni perche l’eletto, anche al Senato, possa svolgere le sue funzioni “con disciplina e onore” come vuole l’articolo 54 della Costituzione.

Siamo dunque di fronte ad un bivio importante, i cui nodi non possono essere affidati alla celerità ed a tempi contingentati.

In un momento di particolare importanza, come questo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi nella loro reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei Senatori, perché uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il numero complessivo dei parlamentari.

Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle decisioni anche scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la Nazione ed esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato (art. 67 della Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza.

Ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi. Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione.

L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza.

Dipende da tutti noi.

L’ANPI resterà comunque in campo dando vita ad una grande mobilitazione per informare i cittadini e realizzare la più ampia partecipazione democratica ad un impegno che mira al bene ed al progresso del Paese.

La Segreteria Nazionale ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)

 

 

i tragici fatti di Parigi

L’ANPI si unisce al cordoglio, allo sdegno, alla protesta e all’impegno per la libertà di tante nazioni europee ed extraeuropee dopo i tragici fatti di Parigi. C’è troppa violenza nel mondo e dobbiamo essere pronti a reagire con forza e tempestività a tutti gli attentati alla vita e alla convivenza civile.



 

A Brindisi manifestazione la sera dell’8 gennaio in piazza Sottile De Falco


 

 

25 aprile a Brindisi e dintorni

25 aprile a Brindisi:

la festa della Liberazione si svolgerà in città con questo Programma:

Alle ore 10.00 in Piazza Santa Teresa Cerimonia provinciale per il 69° Anniversario della Liberazione alla presenza del Prefetto di Brindisi e delle massime Autorità

 

Alle ore 11.15 in Piazzetta Sottile De Falco Omaggio ai Caduti della Resistenza decorati al Valore Militare a cura della Sezione Provinciale ANPI ed alla presenza delle massime Autorità

 

in Piazzetta Sottile de Falco, presso la lapide dedicata al partigiano brindisino Vincenzo Gigante, quest’anno saranno ricordati alla presenza di alcuni dei loro familiari, le due medaglie d’oro e le tre d’argento dei RESISTENTI e CADUTI per LA LIBERTA’, originari della provincia di Brindisi: De Tommaso Orlando, Gigante Vincenzo Antonio, Gasco Giovanni Mario, Ayroldi Antonio, Faggiano Pompilio.

In questo modo l’ANPI di Brindisi continua l’impegno preso , sin dalla nascita, di promuovere e salvaguardare la memoria dei valori fondanti della nostra democrazia e della Costituzione nata dalla Resistenza, valori inestimabili dai quali il nostro vivere democratico trae forza e vitalità. L’ANPI di Brindisi ricorda il coraggio di quanti hanno lottato per liberare il Paese dalla dittatura, combattendo con forza e generosità, anche fino all’estremo sacrificio della vita, per la pace e la libertà. In questo 25 aprile, bisogna ricordare le centinaia di figli del territorio di Brindisi che in diversi modi (partigiani, patrioti, staffette, militari dell’esercito italiano cobelligerante , ecc), hanno sofferto, e talvolta anche sacrificarono la loro vita per liberare il nostro Paese dal Nazifascismo e garantirci un futuro migliore. L’ANPI di Brindisi è impegnata da tempo nel recupero di questa memoria locale e nella ricostruzione verificata dei movimenti democratici e popolari, delle lotte democratiche contro il regime fascista di questo territorio.

Il sacrificio dei nostri partigiani e dei combattenti della libertà e di generazioni di democratici ed antifascisti non deve essere vano, bisogna fare tesoro di questa esperienza, in modo che sia di esempio per tentare di risolvere le urgenze democratiche che vive il nostro Paese, come quelle del lavoro con la insopportabile e altissima disoccupazione giovanile, come la mancata parificazione tra i sessi e l’allarmante incrudelirsi del terribile fenomeno del femminicidio, con i discutibili tentativi di modificare profondamente la Costituzione e gli organismi democratici rappresentativi senza molto rispetto della volontà popolare e dello stesso spirito costituzionale che in essi dovrebbe essere rappresentato.

Inoltre l’ANPI di Brindisi esprime preoccupazione al riemergere nel Paese e nell’Europa di egoismi particolari, localistici e /o nazionali che si esprimono attraverso squallidi rigurgiti neofascisti e di populismi di vario tipo che minano la convivenza pacifica.

 

LE INIZIATIVE PER LA FESTA DELLA LIBERAZIONE NELLA PROVINCIA DI BRINDISI CON IL PATROCINIO DELL’ANPI:

Quest’anno molte sono le iniziative nelle quali l’ANPI (ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA) della Provincia di Brindisi , cura il patrocinio e/o è stata invitata a organizzare/partecipare. Questo è il segno dell’interesse e il bisogno della società civile di ritrovarsi in momenti difficili per il nostro Paese intorno a i valori comuni nati dalla Resistenza e dalla lotta la Nazifascismo.

SAN PIETRO VERNOTICO 24 aprile 2014 ore19.00: a cura della locale sezione dell’ARCI (la Factory) e nella sede della stessa in via S.Antonio 2, proiezione del film ENERGIA RINNOVABILE (il messaggio di 4 partigiani su Resistenza e Costituzione) e incontro dibattito con il presidente provinciale dell’ANPI: D.Peccerillo

BRINDISI: ORE 10.30 Cerimonia istituzionale con le rappresentanze militari e associazioni combattentistiche a Piazza Santa Teresa. Ore11,15: presso Piazza Sottile De Falco ( antistante al Palazzo Nervegna) Cerimonia commemorativa dei delle medaglie d’oro e d’argento dei caduti brindisini alla Resistenza , con la presenza di familiari e lettura di lettere del maggiore ostune Ayroldi caduto alle Fosse Ardeatine

FRANCAVILLA FONTANA 25 APRILE ORE 9,30 COMMEMORAZIONE DEL PARTIGIANO ANTONIO SOMMA: presso il cimitero comunale di Francavilla Fontana, una delegazione di giovani militanti di Rifondazione Comunista di Francavilla Fontana, assieme ad un rappresentante dell’Anpi e alla famiglia di Antonio Somma, apporrà una targa sulla tomba del partigiano Antonio Somma.

MESAGNE : La Liberazione sarà ricordata per tutta la giornata con iniziative patrocinate dall’Amministrazione comunale, l’ANPI e l’Associazione Combattenti e Reduci: ore 10.00 corteo musicale per le vie maggiori della città. Ore 17.30 Corteo musicale che partendo da Piazza san Michele Arcangelo terminerà nell’atrio di Palazzo del municipio ex convento dei Cellestini(via Roma 4 ) , ove alle 18,00 sarà inaugurata la Mostra VENTO DA SUD ( su guerra di Liberazione nell’Italia Centro-meridionale 1943-1944)

CEGLIE MESSAPICA 25 APRILE ORE 19 PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU ANTONIO SOMMA A CEGLIE MESSAPICA: Il Circolo “Peppino Impastato” di Sinistra Ecologia Libertà – Ceglie Messapica e la CIA – Confederazione Italiana Agricoltori – organizzano la presentazione del libro di Antonio Somma “La storia di un protagonista del Sud”.

SAN PANCRAZIO 25 APRILE : serata al teatro patrocinata dal Comune e dall’ANPI con la rappresentazione dell’opera teatrale IL RITORNO (del partigiano Brindisi)ideata da Salvatore Arena e interpretata da Massimo Zaccaria ed ispirata dalla storia del partigiano –maratoneta Pietro Parisi di Cisternino.


 

Caduti nella lotta di Liberazione della provincia di BRINDISI (lista provvisoria)

 

ALTAVILLA Raffaele di Albino e di Maria Giovanna. Nato a Tuturano, nel 1920. Partigiano nella Div. Garibaldi in Iugoslavia. Medaglia di bronzo alla memoria.“In territorio scoperto, primo fra i primi, gareggiando tra i più coraggiosi ed incurante della reazione nemica, si portava fin sotto alle postazioni avversaria finché veniva colpito a morte da scheggia di granata. Nonostante le gravi ferite riportate, incitava i compagni a proseguire con la lotta, ed a non curarsi di lui. Nobile esempio di alte virtù militari, di abnegazione e senso del dovere. Serengrad, 12 aprile 1945”. Cfr. G. Scotti, Ventimila caduti, gli italiani in Iugoslavia dal 1943 al 1945, Mursia, Mi, 1970, pag.511; G.U. n. 183 del 24 luglio 1957.

 

ANDRIOLA Giovanni, di Pietro. Nato a Ostuni. Partigiano della Brg. Girolamo cade in combattimento dopo aver combattuto per ben 7 mesi e 22 giorni i nazifascisti. Cfr. Ministero Assistenza Post Bellica, Comm. Ricon. Qual. Part. in Lombardia; op. cit.; provincia di Milano; Elenco 73, f. 1.

 

AYROLDI Antonio. Medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Nato il 10 settembre 1906 ad Ostuni, in provincia di Brindisi.  Arruolatosi volontario nel Regio esercito italiano, nel 1943 viene rimpatriato ed assegnato allo Stato Maggiore, a Roma. Dopo l’armistizio rifiuta di aderire alla Repubblica sociale italiana (R.S.I..). Collegatosi con il Fronte militare clandestino con compiti di collegamento e trasporto d’armi e di munizioni. Il 2 marzo 1944, durante un incontro con 3 partigiani, Ayroldi viene sorpreso ed arrestato dalle SS. Immediatamente tradotto nelle carceri di Via Tasso, subisce numerosi interrogatori e torture, prima di essere fucilato alle Fosse Ardeatine assieme ad altri 334 detenuti.

 

BARLETTA Giuseppe. Nato a Brindisi l’8 aprile 1925 e morto a Sestri Levante il 18 marzo 1945. Partigiano combattente.“Partigiano ardito ed entusiasta si distingueva nel corso di dure operazioni ed in rischiose imprese per capacità, tenacia ed elevato senso del dovere. Comandante di un distaccamento, attaccato di sorpresa da rilevanti forze nemiche, opponeva disperata resistenza, animando i compagni con l’esempio e battendosi sino all’ultima cartuccia. Catturato e sottoposto ad atroci sevizie, manteneva fiero ed esemplare contegno e serenamente affrontava l’estremo supplizio nel nome d’Italia e con il coraggio dei forti. Santa Margherita di Fossa Lupara (Sestri Levante), 18 marzo 1945”.Cfr. Gemelli G., op, cit., pag 361.

 

CALABRETTI Mario o Mariano; – Partigiano – di Angelo e Maria Concetta Mustica, nato il 14 febbraio 1918. Fante in servizio nella 90a Compagnia del 3° Btg. Presidiano. Dopo l’8 settembre 1943 diviene partigiano assumendo il nominativo in codice “Beten”. Combatte nella la Zona Liguria con il 1° Btg. della 5a Brigata, 2a Div. “E Cascione”. Il Ministero della Difesa nell’atto di morte lo dichiara deceduto il 2 febbraio 1945 a Imperia, fucilato in base ad una sentenza del Tribunale Straordinario di Guerra della G.N.R. che lo ha condannato per appartenenza a bande di partigiani. E1 sepolto in una località rimasta tuttora sconosciuta. (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

CAMARDA Antonio. Nato a Francavilla Fontana, il 15 agosto 1922. Soldato della Divisione Acqui. Disperso in prigionia, il 15 ottobre, 1943 nell’isola di Cefalonia. cfr.http://www..cefalonia.it/Elenco_CADUTI,html.

 

CAPOCCIA Carmelo, di Aurelio e Angulli Assunta. Nato a Brindisi il 14 gennaio o 18 novembre 1927. Partigiano appartenente al Comando – Centro Miralago Brg. San Giusto e deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento il 13 maggio 1945 a Milano. Cfr. Ministero Assistenza Post Bellica, Comm. Ricon. Qual. Part. in Lombardia; op. cit.; provincia di Milano; Elenco 1, f. 2.

CATI Nicola. Di Mesagne. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 7 ottobre 1943.Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

 

CHIONNA Umberto di Giacinto. Nato a Brindisi il 29 gennaio 1911 e residente a Milano. Falegname della Pirelli. Comunista. Arrestato il 2 novembre 1926 per organizzazione giovanile comunista e condannato dal T.S.D.S. (Tribunale speciale per la difesa dello Stato) a 3 anni di reclusione, per “organizzazione comunista”, verrà poi prosciolto il 10 novembre 1932. Arrestato con la stessa imputazione il 9 maggio 1931, verrà confinato a Lipari per 3 anni e successivamente diffidato. Denunciato per offese al capo del governo, denunciato al Tribunale speciale. Combatte nella 107 Brg. Garibaldi per un anno e 5 giorni. Arrestato il 17 marzo 1944 e imprigionato a San Vittore. Tra il 5 e l’8 aprile 1944 arriva nel lager di Mauthausen e viene identificato con il numero 61606. Successivamente viene trasferito a Gusen il 18 maggio 1944 ed ancora a Mauthausen il 6 marzo 1945 dove muore il 23 aprile.

 

DE TOMMASO Orlando. Nato ad Oria (Brindisi) nel 1897, caduto alla Magliana (Roma) il 9 settembre 1943, ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Capitano dei carabinieri. Cadde alla testa dei suoi uomini, nel tentativo di fermare l’avanzata tedesca verso Roma: “Comandante di compagnia allievi carabinieri impegnata per la difesa della capitale, nella riconquista di importante caposaldo che truppe tedesche avevano strappato dopo sanguinosa lotta a reparto di altra arma, mosse all’attacco con slancio superbo, trasfondendo nei suoi giovanissimi gregari grande entusiasmo ed alto spirito combattivo. Dopo tre ore di aspra ed alterna lotta, in un momento decisivo delle sorti del combattimento, per trascinare il suo reparto inchiodato dal fuoco nemico a poche centinaia di metri dall’obiettivo e lanciarlo contro l’ultimo ostacolo, non esitava a balzare in piedi allo scoperto, sulla strada furiosamente battuta, affrontando coscientemente il supremo sacrificio. Colpito a morte da una raffica di arma automatica, cadeva gridando ai suoi carabinieri: “Avanti! Viva l’Italia”.

DEL VECCHIO Michele Armando. Nato a Cisternino, il 17.12.1910. Partigiano morto, in territorio metropolitano, il 2.12.1943.Cfr. P. Elia, I caduti di Brindisi e provincia nella seconda guerra mondiale, in: http://www.altosalentorivieradeitrulli.it/studi_e_ricerche_di_pasquale_elia.htm

DELLA PORTA Donato

DI MURI Libero. Nato a Brindisi, il 10 aprile 1922. Partigiano caduto in combattimento nel comune di Paesana. 1 Divisione Garibaldi – 4 Brg. dal 10 settembre 1943 al 30 dicembre 1943. Cfr. BDPP.

EFTIMIADI Marco. Nato a Brindisi, il 24 gennaio 1921. Partigiano dal 9 settembre 1943 nella formazione GAP del IX Corpo dell’ELPJ. Viene impiccato come ostaggio, assieme ad altri 50 martiri, a Trieste, in via Ghega, il 23 aprile 1944. Cfr. C. Ravnich, Martiri ed eroi della divisione Garibaldi, op. cit., Padova, 1950, pag. 91; Brigata d’Assalto Garibaldi – Trieste, Elenco nominativo dei caduti, c/o IFSML.

FAGGIANO Pompilio. Nato a San Donaci (BR) il 4/6/1916, da Vincenzo e fu Sturdà Vita Maria nato il 4.6.16 residente a S. Donaci Via 28 ottobre 3.Arrestato il 27/2/1944. Deceduto assieme ad altri 22 italiani soppressi dalla Gestapo il giorno 12 settembre 1944 a Bolzano e qui sepolti il giorno stesso in una fossa comune. in:http://www.venegoni.it/venegoni_sec.pdf

Nato a San Donaci (Brindisi) il 4 giugno 1916. Figlio di Vincenzo e di Sturdà Vita Maria. Militare coniugato con due figli. Medaglia d’argento al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione: “Repubblica Italiana Ministero della Difesa. Roma 20 maggio 1948. Volontario per una missione di guerra in territorio italiano occupato dal nemico, veniva aviolanciato [sbarcato] nelle retrovie avversarie. Arrestato nell’adempimento del dovere sopportava serenamente lunghi mesi di prigionia. Inviato in un campo di concentramento dell’Italia settentrionale vi cadeva vittime delle barbarie tedesche. Italia settentrionale, 28 febbraio 1944 – 19 settembre 1944.”

 

FIORE Luigi. Nato l’8 marzo 1892 a Ostuni. Scrivano. Partigiano in Liguria. Arrestato e deportato in Germania. Giunge nel lager di Mauthausen l’8 aprile 1944. Morto nel sottocampo di Gusen il 3 febbraio 1945. Cfr. Gemelli G., op, cit., pag. 379; Mantelli Brunello – Tranfaglia Nicola, op. cit., 872.

 

GASCO Giovanni Mario. Nato a Brindisi, nel 1904. Già capitano dei complemento dei CC. Della Div. Acqui. Decorato con Medaglia d’Argento.“Comandante la compagnia dei carabinieri si schierava decisamente tra i propugnatori della lotta per l’onore delle armi. volontariamente accorreva in soccorso di un battaglione riuscendo a riorganizzare i pochi superstiti e mantenere le posizioni in attesa di rinforzi. Catturato dai tedeschi affrontava la fucilazione con serena dignità, lieto di cadere pur di lasciare un nome incontaminato ai suoi cinque figli. Cefalonia, 24 settembre 1943”. Cfr. ANPI naz. – Archivio – Decorazioni Partigiani.

 

Gatti Edilio. Partigiano. Nato il 31 agosto 1924, a Brindisi. Nome di battaglia – Flok – combatte nella Brg. Valle Pesto – Gruppo Divisioni R, dal 15 gennaio 1945 al 25 aprile. Fucilato a Cuneo. Cfr. BDPP.

 

GIGANTE Antonio Vincenzo. Nato a Brindisi il 3 febbraio 1901 e residente a Roma. Muratore. Dirigente comunista. Denunciato al Tribunale speciale nel 1934, al termine di una condanna ventennale, per “costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda”, viene internato il 3 gennaio 1942. Evaso nel settembre 1943. Viene iscritto alla Rubrica di frontiera. Catturato dai nazisti nel novembre 1944 ed ucciso nella risiera di San Saba. Medaglia d’oro della resistenza. Nella città natale, Gigante è ricordato da una lapide con epigrafe di Concetto Marchesi: “Antonio Vincenzo Gigante – operaio organizzatore partigiano – medaglia d’oro – caduto a Trieste nel novembre 1944 – nella galera fra le torture – con la morte testimoniò ai carnefici fascisti – la indomabile forza – e la certa vittoria del popolo lavoratore – L’Amministrazione democratica e popolare – del Comune di Brindisi – al glorioso concittadino in ricordo di tanto eroismo – 7 dicembre 1952”.

 

GUARINI Enrico, 23 anni di Mesagne in provincia di Brindisi. “Alle 21 del 23 agosto 1944 a Suno (Novara), raffiche di mitra stroncano otto giovani vite. I corpi precipitano nella scarpata e i moribondi vengono finiti con la pistola dal maresciallo comandante il plotone di esecuzione alla presenza del capitano Sciller. Poi i fascisti si rinchiudono nell’osteria a gozzovigliare. Ci vogliono tre giorni per identificare gli assassinati che erano stati prelevati dal carcere di Novara dove si trovavano in attesa di giudizio.” Cfr. 23 agosto 1944 partigiano, pubblicata da 122 brg. d’assalto Garibaldi – A. Gramsci.

 

Laghezza Pietro; di Francesco e Maria Francesca Pizzuto, nato il 26 febbraio 1921. Fante, Matr. 18010, del 225° Rgt. Fanteria della 53a Div. “Arezzo”. Ha combattuto sul Fronte Greco-Albanese. In seguito aderisce alla resistenza nella formazione partigiana “Brigata Stella”. Deceduto il 26 aprile 1945 in via Roma ad Oppeano (Verona) trucidato freddamente dalle truppe tedesche in ritirata. La notizia del decesso viene comunicata dal Comitato Liberazione Nazionale di Oppeano. Il Laghezza, sbandato dopo l’Armistizio, era da poco rientrato in Italia ed aveva trovato ospitalità e sicuro rifugio presso la famiglia del sig. Giacomo Trevenzuoli di Oppeano che fu anch’egli trucidato nella stessa occasione. Viene sepolto nel Cimitero Comunale di Oppeano. Dal 26 febbraio 1993 i suoi resti riposano nel Cimitero Comunale di S. Vito. (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

MASIELLO Vito. Nato a San Vito dei Normanni. Decorato con Medaglia di bronzo, (alla memoria). Combattente i nazifascisti, in zona La Fratta (Bologna) – 19 aprile 1945. Cfr. ANPI naz. – Archivio – Decorazioni Partigiani. MATARRELLI Infanzio. Nato il 17.2.1883 ad Oria. Partigiano morto in territorio metropolitano il 29.4.1945. Cfr. P. Elia, I caduti di Brindisi e provincia nella seconda guerra mondiale, in:http://www.altosalentorivieradeitrulli.it/studi_e_ricerche_di_pasquale_elia.htm

 

MELLONE Florido. Nato a (BR), il 6 settembre 1923. Studente. Sergio. 10 Divisione Garibaldi, dal 10 marzo 1944 e vice comandante di distaccamento dal 1 dal 12 marzo fino al 29 luglio dello stesso anno, quando cade in Val di Susa. Cfr. BDPP.

 

MICELLI Ferdinando, «Capo», da Vincenzo e Crocifissa Pagliarini; Nato il 5/3/1903 a S. Pancrazio Salentino (BR). Nel 1943 residente ad Anzola Emilia. Licenza elementare. Appuntato dei carabinieri. Militò nel btg Tarzan della 7a brg GAP Gianni Garibaldi e operò ad Anzola Emilia. catturato dai tedeschi il 5/12/44 durante il grande rastrellamento nella zona di Amola (S. Giovanni in Persiceto). Dopo una breve detenzione nel carcere di S. Giovanni in Monte (Bologna), deportato dapprima a Bolzano e poi in Germania. Giunto nel campo di sterminio di Mauthausen (Austria), l’11 gennaiuo 1945, dove morì il 22/4/1945. Riconosciuto partigiano dal 10/5/44 alla Liberazione. Il suo nome è stato dato alla caserma dei carabinieri diAnzola Emilia. [O] Cfr. Albertazzi A. – Arbizzani L. – Onofri N. S., op, cit, 4 vol°, p. 181; Mantelli Brunello – Tranfaglia Nicola, op. cit., 1412 – 1413.

 

MINGOLLA V. Antonio; – Partigiano -di Antonio e Maria Roggia, nato il 28 ottobre 1920. Soldato, Matr. 14976. In servizio all’Ospedale Militare di Riserva di Roma ma dislocato a Lubiana (Jugoslavia). E’ dapprima riportato come militare disperso e successivamente è dichiarato deceduto in data 25aprile 1944. Il Soldato Vitantonio Mingolla prestava servizio fino al giorno dell’Armistizio nell’Ospedale di Lubiana in Jugoslavia. Dopo tale data si dette alla fuga verso le montagne e da allora non si ebbero più sue notizie. La famiglia venne a conoscenza della sua sorte attraverso un comunicato datato 19 luglio 1948 pervenutole il 9 novembre dal Distretto Militare di Taranto. (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

MUSTICCHI Giovanni. Di Latiano. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 20 settembre 1944. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

 

PALUMBO Vincenzo Salvatore 226° Reggimento Fanteria . Divisione Arezzo,In seguito agli avvenimenti dell’8 settembre, preso prigioniero, riuscì a scappare e ad unirsi ai partigiani albanesi, dai quali si staccò per passare nelle fila dei partigiani jugoslavi, nella Prima Compagnia, Battaglione “Matteotti”. Con i partigiani rimase a combattere dal 30.10.1944 al 12.04.1945. Morì il 12 Aprile 1945 sul fronte jugoslavo “verso le ore sei in Località Babin Dol nei pressi di Mohovo (Vukovar) mentre trovavasi impegnato in combattimento a seguito di ferite al torace e all’addome prodotte da raffiche di mitraglia nemica” * La salma fu sepolta dalla “Compagnia Genio della Brigata “Italia” in Località (Babin) Boni Dol, nei pressi di Mohovo (Vukovar). I resti del partigiano Palumbo Salvatore, tramite l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – Comitato Provinciale di Brindisi-, giunsero il 16 Ottobre 1957, alle ore 16.00 in San Pancrazio Salentino; furono seppelliti nel cimitero comunale. *Registro (G) degli Atti di Morte della Divisione “Garibaldi “Italia” – 2° Battaglione “Matteotti”-Atto di Morte n, 39. Trascrizione: Registro Stato Civile del Comune di San Pancrazio Salentino Atti di Morte – P. II- Serie C – anno 1946 – n. 1 (Pancrazio Stridi Seconda guerra mondiale testimonianze di reduci, caduti militari e civili di San Pancrazio Salentino . Trepuzzi Le ottobre 2012)

 

PENTASSUGLIA Angelo. Nato a Cisternino (BR) il 27 novembre 1912. Partigiano in Jugoslavia, già appartenente al 19 Artiglieria, muore il 15 maggio 1945 nel 38 reparto gulag. Cfr. ANVRG, Caduti della Divisione Italiana Partigiana Garibaldi, op. cit, nr. 65.

 

RE Francesco. Nato il 21 maggio 1897, ad Oria. Meccanico. Partigiano della 7 Brg. Sap De Angeli, dall’ 11 settembre 1943 al 21 ottobre 1944. Arrestato a Torino. Deportato in Germania giunge nel lager di Mauthausen l’11 marzo 1944. Trasferito nel sottocampo di Gusen (Mauthausen), muore il 21 ottobre dello stesso anno nel sottocampo di Erholungsheim – Harteim (Mauthausen). Cfr. BDPP; CPC; Mantelli Brunello – Tranfaglia Nicola, op. cit., pag. 1799.

REMO Italiano. Figlio di Angelo e Tommasina Carone, nasce il 15 ottobre 1916 a Oria in provincia di Brindisi dove abitava. Di professione era cavatore. Ucciso a ventotto anni in rastrellamento il 2 dicembre 1944 a Coazze. Cfr. http://anpicatania.wordpress.com/2011/01/03/ossario-dei-caduti-partigiani-di-forno-di-coazze-i-98-nominativi-tre-catanesi-e-un-siciliano/(68 Remo Italiano Remo Italiano, figlio di Angelo e Tommasina Carone, nasce il 15 ottobre 1916 a Oria in provincia di Brindisi dove abita. Di professione è cavatore. Ucciso a ventotto anni in rastrellamento il 2 dicembre 1944 a Coazze.)da. i 98 caduti di Coazze- Remo Italiano, figlio di Angelo e Tommasina Carone, nasce il 15 ottobre 1916 a Oria in provincia di Brindisi dove abita. Di professione è cavatore. Ucciso a ventotto anni in ra-strellamento il 2 dicembre 1944 a Coazze. (CENTRO DI DOCUMENTAZIONE ANPI SULLA RESISTENZA IN VAL SANGONE rif. Mauro Sonzini, cell.: 335/66.99.043, mail: mauson@libero.it )

SACCHETTINO Vincenzo. Nato a Brindisi, nel 1915. Caduto. – Vince – Calzolaio. Partigiano – Torino – 10 divisione GL dal 10 aprile 1945 al 26 aprile dello stesso anno. Quando ad Alba (CN) muore dopo essere stato ferito in combattimento. Cfr. BDPP.

SANTORO Antonio. Di Mesagne. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 22 novembre 1943. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

SCARAFILE Donato. Di Cisternino. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 18 novembre 1943. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

TEDESCO Gino. Di Brindisi. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 9 settembre 1943 nell’isola di Leros. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI

VALENTE Angelo; – Partigiano – – Decorato al Merito di Guerra di Vito Vincenzo e Maria Luigia Iaia, nato il 19 aprile 1923. Carabiniere del 24° Btg. e in servizio nella la Brigata della Div. “Garibaldi”. Il Ministero della Difesa ne dichiara la morte avvenuta il 20 novembre 1944 in seguito a ferita d’arma da fuoco in parti multiple subite durante un combattimento a Berane (Montenegro). E’ sepolto nel Cimitero di Berane. . (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)