Ostuni 10 aprile 2015 gli studenti e il partigiano “Brindisi”



 

Ostuni 10 aprile 2015

300 studenti e professori del Liceo Classico Antonio Calamo,in assemblea, hanno incontrato il partigiano-maratoneta della Valle d’Itria Pietro Parisi (nome di battaglia BRINDISI) e una delegazione del comitato provinciale dell’ANPI di Brindisi, nell’aula dedicata al martire della Resistenza, medaglia d’argento, maggiore Antonio Ayroldi, trucidato alle fosse Ardeatine .

 

 

 

 

 

Nell’ incontro, l’artista Massimo Zaccaria si è esibito, tra i ragazzi, in un coinvolgente monologo, lo spettacolo è ispirato alla figura di Pietro Parisi (nato a Cisternino nel 1924), contadino, partigiano con il nome di battaglia Brindisi, al fianco della brigata Garibaldi dal 1° novembre 1943 al 7 giugno 1945, l’artista recita descrivendo l’itinerario di un patriota in marcia contro il fascismo e il nemico tedesco che attraversa i drammi della Seconda Guerra Mondiale. Giustino (questo è il nome del protagonista del monologo) è un uomo semplice, arruolato a Torino come soldato, divenuto poi partigiano perché si ribella ai nazisti che gli hanno ucciso un amico. “Il ritorno” cui si allude nel titolo altro non è che il rientro a casa dei soldati stremati e straziati dalla barbarie della guerra.

I giovani hanno inoltre presentato in assemblea alcuni lavori audio e video sulla figura di Antonio Ayroldi e letto alcune delle sue lettere ai parenti.

 

27 gennaio “Giorno della Memoria”

Riproduciamo, a beneficio di tutti, il testo integrale della legge che ha istituito il Giorno della Memoria Legge n. 211 del 20 luglio 2000

Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.

Art. 1

La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetti i perseguitati.

Art. 2

In occasione del “Giorno della memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.

La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.

23.826 sono gli italiani deportati (22.204 uomini e 1.514 donne) che furono deportati nei lager nazisti per motivi politici. Di questi 10.129 non tornarono.

I dati sono in una ricerca promossa dall’Aned, Associazione Nazionale Ex Deportati, e svolta dai ricercatori del Dipartimento di Storia dell’Università di Torino che hanno lavorato sugli archivi ufficiali dei campi di concentramento, dei ministeri dell’Interno di Austria e Germania e della Croce Rossa incrociando le informazioni con gli elenchi dei deportati che in questi decenni sono stati ricostruiti e conservati sia da singoli deportati e dalle loro associazioni, sia da istituti storici locali.

Antifascisti della prima ora, partigiani, prigionieri di guerra ma anche criminali abituali detenuti nelle carceri italiane e consegnati dalla Repubblica di Salò ai tedeschi, asociali, politici ebrei, lavoratori civili emigrati in Germania, cattolici: per ciascuna di queste categorie nei campi di sterminio c’era una sigla di identificazione.

11.432 furono designati come ‘Schutzhaftling’ (deportati per motivi di sicurezza), 3.723 come ‘Politisch’ (in buona parte già presenti nel Casellario politico centrale dell’Italia fascista), 801 erano AZR, abbreviazione di “Arbeitszwang Reich”, ovvero ‘asociali’, categoria di solito attribuita ai criminali comuni e in alcuni casi a soldati imprigionati dopo l’8 settembre. KGF, “Kriegsgefangene” erano i prigionieri di guerra; BV, “Berufsverbrecher”, criminali comuni; altri ZA, “Zivilarbeit”, lavoratori civili; “Geistlicher”, religiosi; “Pol Jude” o “Schutz Jude” erano gli ebrei considerati anche oppositori politici.

Diversa la classificazione ma uguale il destino: schiavi del Terzo Reich, manodopera per le esigenze della macchina bellica di Hitler. Le morti furono, sul totale, 10.129, una percentuale vicina al 50%, che arrivò al 55% nel lager di Mauthausen. Fu tuttavia Dachau, con 9.311 persone, il luogo con il maggior numero di deportati politici; a seguire, Mauthausen con 6.615, Buchenwald con 2.123, Flossenburg con 1.798, Auschwitz con 847 e via via gli altri campi. Dall’incrocio dei dati, balza evidente il fatto che oltre il 25% dei deportati fu catturato in operazioni di rastrellamento: in 716 di queste – di cui si conosce la composizione dei reparti – ben 224 (il 31,3%) furono condotte unità militari o di polizia di Salò.

Giorgio Rochat storico che si è occupato degli aspetti “statistici” scrive:

Ebrei.

Le lunghe, accurate ricerche di Liliana Picciotto Fargion per il Centro di documentazione ebraica contemporanea danno un totale di 5916 morti dei 6746 ebrei italiani deportati in Germania e nominativamente accertati, cui sono da aggiungere 305 ebrei uccisi in Italia e un migliaio di deportati per i quali le notizie sono incomplete. Sono gli italiani uccisi perché ebrei; altri ebrei italiani, che caddero come partigiani, sotto i bombardamenti o per altre cause, sono logicamente compresi in queste voci.

Deportati politici nei lager nazisti.

Gli italiani deportati nei campi di sterminio furono 45 / 46 000, i sopravvissuti il 10 per cento. Sono cifre abbastanza sicure. Da questi 40/41 000 morti bisogna detrarre circa 7000 ebrei già contati sopra e un certo numero di partigiani mandati a morire in Germania. Non abbiamo però alcun elemento per sapere quanti fossero costoro per evitare di conteggiarli due volte, come caduti partigiani e come caduti nei campi di sterminio. Operiamo quindi una forzatura e diamo l’unica cifra “inventata” di queste nostre pagine (perché calcolata senza riferimenti almeno parziali), ossia diciamo che dei circa 34 000 morti in Germania (abbiamo già tolto gli ebrei)

10 000 sono da contare tra i caduti partigiani e 24 000 come deportati politici.


Le iniziative sul  territorio di Brindisi:

Giornata della Memoria nei saloni della Prefettura il 27 gennaio alle ore 11 si ricorda una delle pagine più tragiche della storia europea del ‘900, ci sarà una delegazione di studenti, il Prefetto consegnerà le medaglie d’onore a cittadini che hanno vissuto l’esperienza dell’internamento.

 

Giornata della Memoria: alla scuola Pertini incontro con militare deportato e “La Vita è bella”

In occasione della giornata della memoria, in data 27/01/2015, alle ore 9.00, nell’Aula Magna “Sandro Pertini” della Scuola Secondaria di primo grado, al quartiere Sant’Elia, le classi 2A-2B-2C-3A-3B incontreranno il sig. Ambrogio Colombo, militare durante la Seconda Guerra Mondiale.Il sig. Ambrogio, per ventuno mesi, fu prigioniero nel campo di concentramento di Dachao e verrà a raccontare agli alunni dell’I.C. Sant’Elia-Commenda le sue dolorose vicende, perché nessuno dimentichi.

Gli alunni rivolgeranno al sig. Colombo alcune domande, per meglio comprendere le condizioni di vita in cui versavano i prigionieri in quel campo di concentramento.

Dopo l’incontro, che avverrà alle ore 9.00, gli alunni vedranno il film “ La vita è bella” sulle cui tematiche i docenti apriranno alla fine un dibattito. All’evento saranno presenti anche i genitori.

 

San Pancrazio l’assessorato alla cultura organizza nell’aula consiliare alle 17,30 la proiezione di documentari sulla deportazione, poi ci sarà la declamazione di poesie di Primo Levi e di Joyce Lussu oltre che l’ascolto di canzoni di Francesco Guccini.

 

Comune di Erchie con ANPI Brindisi 27 gennaio 1945 – 27 gennaio 2015-01-26

ore 17,30 auditorium scuola media G.Pascoli Erchie iniziativa Voci della memoria

con la proiezione di un documentario film “prima di tutto l’uomo” di Elio Scarciglia, ci sarà poi la testimonianza del sig. Nicola Santoro internato n.159534; i Cantacunti faranno un“il bosco di betulle”; infine ci sarà il cortometraggio “una voce lontana” a cura dei ragazzi della scuola media; mora Giuseppe Morleo .

 

 

Francavilla Fontana il liceo classico “Lilla” e l’ANPI organizzano per il 28 gennaio presso il cinema teatro Italia alle ore 9 la giornata della memoria nell’occasione incontreranno il sig. Ambrogio Colombo, militare durante la Seconda Guerra Mondiale, internato prima a Peschiera poi preso in carico dalle truppe SS deportato al campo di Dachau successivamente fui trasferito nel campo di Kottern.

Poi ci sarà la proiezione di un documentario film “prima di tutto l’uomo” di Elio Scarciglia il documentario inizia un viaggio a ritroso nel tempo, si indaga sui diritti negati all’uomo nell’imminente passato, varie testimonianze raccontano di fatti e misfatti del secolo scorso. Si parte dalla Casa Rossa di Alberobello e si approda alla Risiera di San Sabba di Trieste. Il sud e il nord legati da una bellissima figura di uomo libero, Vincenzo Antonio Gigante, nato a Brindisi, che, pronto a sacrificare anche la vita per i propri ideali, viene arrestato e infine deportato nell’unico campo di concentramento italiano con forno crematorio, la Risiera di San Sabba appunto, dove fu torturato e ammazzato dai nazisti, senza però rivelare i nomi dei suoi compagni.

Sulla deportazione, nei locali del liceo classico da giorni è esposta la mostra dell’ANED:

 

Intervento di Ambrogio Colombo al teatro Italia di Francavilla Fontana, giorno 28 gennaio.

 


[..]Avrete notato che ho una medaglia: è quella che l’ex- Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha voluto donarmi e che mi è stata consegnata il 27 gennaio 2011, in prefettura dall’allora sindaco di Brindisi Onorevole Mennitti.

Venendo al nostro incontro, vi dirò che, malgrado i miei quasi 95 anni, ricordo quel periodo come fosse ieri, anche se sono trascorsi quasi settant’anni dai tragici avvenimenti che coinvolsero il nostro paese dal 1943 al 1945 e penso, con una punta di sofferenza, che oramai siamo rimasti in pochi a testimoniare quelle vicende dolorose che vanno ricordate “perché nessuno dimentichi”.

Per voi giovani le parole “deportazione, internamento, prigionia, lager, sterminio, reduci” sono termini appresi leggendo i libri; a me rievocano luoghi, persone e fatti drammatici vissuti da giovane: avevo 23 anni.

Con l’entrata dei Tedeschi in Italia, dopo l’8 settembre del 1943, fui fatto prigioniero e, avendo rifiutato di collaborare con i fascisti, fui rinchiuso nel Castello di Peschiera sul Garda con centinaia di altri militari.

Il18 settembre venimmo caricati su carri bestiame militari, senza ricevere né acqua, né cibo per tutto il tragitto. Iniziò, così, il viaggio verso la Germania e ricordo che non ci era nemmeno permesso di soddisfare i bisogni più elementari. Per quattro giorni vivemmo tra fame, sporcizia e paura, ignari del nostro destino.

Finalmente il 22 settembre arrivammo a destinazione e stanchi, sporchi e impauriti venimmo caricati come bestie su camion e internati nel lager di Dachau. (Dachau si trova nella regione tedesca della Baviera, a 12 Km a nord-ovest di Monaco ed è, ancor oggi, tristemente famosa per la presenza di un campo di concentramento di prigionieri politici, istituito all’avvento del regime hitleriano nel 1933.)

Dal 30-01-1933 al 1945 vi morirono più di 300.000 persone (avversari politici del nazismo).

A tale proposito, non posso ignorare i 3.000.000 di esseri umani dei campi di concentramento di Auschwitz- Birkenau, in Polonia, sterminati anche nei “forni crematori” e, per la maggior parte, Ebrei.

A Dachau fummo consegnati alle S. S. (servizi di sicurezza di Hitler), denudati, rasati a zero, privati di tutto, vestiti di grigio come carcerati, con due zoccoli di legno ai piedi, tipo olandese e con a disposizione soltanto una gavetta e un cucchiaio di alluminio. Venimmo accatastati in capannoni, su letti a castello di legno. Il vitto giornaliero consisteva in un pezzo di pane nero di circa 165 grammi e una scodella di brodaglia a base di rape, crauti e bucce di patate.

Da quel momento non ero più un uomo, ma solo un numero: il 54007.

Il 28 settembre 1943, con un altro centinaio di prigionieri, venni trasferito nel lager di Kempten, sempre nella bassa Baviera. Si viveva un vero e proprio inferno tra fame, malattie, maltrattamenti, bombardamenti e morti.

Intanto, la città di Monaco subiva pesanti bombardamenti da parte degli Alleati a causa della presenza della vicina fabbrica di aerei: la Messersshmitt che cominciò a costruire nuovi tipi di bombe.

Pur debilitati dagli stenti e dai maltrattamenti, venimmo usati per ogni tipo di lavoro nei campi e nelle strade per l’intera giornata. Sotto i bombardamenti e controllati a vista, rientravamo sfiniti nel campo per riprendere, il giorno dopo, gli stessi pesanti lavori. Intanto l’avanzata delle truppe russe, da Oriente e di quelle degli Alleati (Inglesi e Americani) da Occidente, provocò la perdita di militari

tedeschi e sollevò il problema della mancanza di manodopera nelle industrie. Ciò ci permise di essere utilizzati per lavori all’esterno del campo, di godere di maggiore libertà personale, di poter recuperare un po’ più di forze, potendo reperire, di nascosto, del cibo per alimentarci. Questa la mia vita per 21 mesi dei quali, a conclusione, voglio ricordare due soli episodi.

Il primo: approfittando di un momento di disattenzione delle S.S., tentai di fuggire, nascondendomi di giorno e cercando di allontanarmi, di notte La mia fuga, però, durò solo 48 ore. Avevo dimenticato che vestito da prigioniero, con la testa rasata e gli zoccoli non mi sarebbe stato possibile non essere riconosciuto. Ripreso e portato nel piazzale del campo, in presenza degli altri internati, mi furono inflitte 15 frustate; fui lasciato lì per l’intera giornata con un cartello appeso al collo su cui era scritto: “ICH BIN ZURUCK”- “IO SONO TORNATO”. Ricordo che due prigionieri si presero cura di me per oltre 20 giorni, mi curarono con impacchi di acqua fredda

e fette di patate sulle piaghe. Piano piano, giorno dopo giorno, le ferite guarirono; mi fu così possibile riprendere la vita di campo, impegnato in lavori all’interno del lager.

 

L’altro episodio attiene la mia liberazione. Mentre gli Americani avanzavano verso Berlino da una parte e i Russi dall’altra, incolonnati, venimmo spostati per la ricerca di altri campi di prigionia. Il 5 maggio 1945, all’ingresso di un paesino, sentimmo che da un balcone una donna gridava: “American panzer!”- “Carri armati americani!”. Si verificò un grande scompiglio tra le S.S. che non tardarono a darsi alla fuga; la guardia al mio fianco estrasse la pistola, sparò al suo cane e fuggì anche lui.

Fummo così salvati. Aspettammo gli Americani che ci dettero subito assistenza, ci ripulirono, ci sfamarono e ci visitarono. Finalmente ero libero! Trattenuto per farmi recuperare un po’ le forze, dopo oltre 20 giorni, e precisamente il primo giugno 1945, accompagnato dalla Croce Rossa Internazionale, arrivai a Bolzano accolto dal Comitato di Liberazione Nazionale “Alto Adige”. Un volontario del Comitato stesso mi accompagnò con la sua auto a Milano dove trovai la mia casa distrutta dai bombardamenti. Tramite il Centro Reduci, fui messo in contatto con quello di Castelnuovo nei Monti di Reggio Emilia; lì seppi che mia moglie Annita che aveva lavorato come tranviera a Milano si era rifugiata presso la madre a Vetto (RE) dove mi recai e potei abbracciarla insieme con mia figlia Marisa.

Iniziò qui la mia rinascita fisica e morale, dopo 21 mesi di “schiavitù” che mi avevano ridotto ad una larva umana.

Oggi sono qui non solo perché invitato, ma perché questa mia testimonianza serva a tutti per ricordare una pagina delle più tristi della seconda guerra mondiale e perché “i giovani sappiano e gli anziani ricordino” l’orrore della guerra.

Come vedete, dopo tante sofferenze, si può rinascere e il mio impegno, dopo la liberazione, è continuato nell’ambito dell’attività sindacale, civile e sociale che cerco ancora di portare avanti, perché voi giovani non siate costretti a vivere i periodi bui vissuti da me e perché mai più vengano calpestati i diritti dell’uomo.

 

Grazie Ambrogio Colombo

 

 

Riforme: era (ed è) una questione democratica


Riforme: era (ed è)una questione democratica

Appello dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ai parlamentari, ai partiti, alle cittadine e ai cittadini

Il 29 aprile 2014 l’ANPI Nazionale promosse una manifestazione al teatro Eliseo di Roma col titolo “Una questione democratica”, riferendosi al progetto di riforma del Senato ed alla legge elettorale da poco approvata dalla Camera.

Da allora, molta acqua è passata sotto i ponti; ma adesso che si vorrebbe arrivare ad un ipotetico “ultimo atto” (l’approvazione da parte del Senato della legge elettorale in una versione modificata rispetto al testo precedente, ma senza eliminare i difetti e le criticità; e l’approvazione, in seconda lettura, alla Camera della riforma del Senato approvata l’8 agosto scorso, senza avere eliminato i problemi di fondo) è necessario ribadire con forza che se passeranno i provvedimenti in questione (pur non in via definitiva) si  realizzerà un vero e proprio strappo nel nostro sistema democratico.

Non è più tempo di inascoltate argomentazioni e bisogna fermarsi all’essenziale, prima che sia troppo tardi.

Una legge elettorale che consente di formare una Camera (la più importante sul piano politico, nelle intenzioni dei sostenitori della riforma costituzionale) con quasi i due terzi di “nominati”, non restituisce la parola ai cittadini, né garantisce la rappresentanza piena cui hanno diritto per norme costituzionali. Una legge elettorale, oltretutto, che dovrebbe contenere un differimento dell’entrata in vigore a circa un anno, contrariamente a qualunque regola o principio (le leggi elettorali si fanno per l’eventualità che ci siano elezioni e non dovrebbero essere soggette ad accordi particolari, al di là di ogni interesse collettivo).

Quanto al Senato, l’esercizio della sovranità popolare presuppone una vera rappresentanza dei cittadini fondata su una vera elettività. Togliere, praticamente, di mezzo, una delle Camere elettive previste dalla Costituzione, significa incidere fortemente, sia sul sistema della rappresentanza, sia su quel contesto di poteri e contropoteri, che è necessario in ogni Paese civile e democratico e che da noi è espressamente previsto dalla Costituzione (in forme che certamente possono essere modificate, a condizione di lasciare intatte rappresentanza e democrazia e non sacrificandole al mito della governabilità).

Un sistema parlamentare non deve essere necessariamente bicamerale. Ma se si mantiene il bicameralismo, pur differenziando (come ormai è necessario) le funzioni, occorre che i due rami abbiano la stessa dignità, lo stesso prestigio, ed analoga elevatezza di compiti e che vengano create le condizioni perche l’eletto, anche al Senato, possa svolgere le sue funzioni “con disciplina e onore” come vuole l’articolo 54 della Costituzione.

Siamo dunque di fronte ad un bivio importante, i cui nodi non possono essere affidati alla celerità ed a tempi contingentati.

In un momento di particolare importanza, come questo, ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, affrontando i problemi nella loro reale consistenza e togliendo di mezzo, una volta per tutte, la questione del preteso risparmio con la riduzione del numero dei Senatori, perché uguale risultato potrebbe essere raggiunto riducendo il numero complessivo dei parlamentari.

Ai parlamentari, adesso, spetta il coraggio delle decisioni anche scomode; ed è superfluo ricordare che essi rappresentano la Nazione ed esercitano le loro funzione senza vincolo di mandato (art. 67 della Costituzione) e dunque in piena libertà di coscienza.

Ai partiti, se davvero vogliono riavvicinare i cittadini alle istituzioni ed alla politica, compete di adottare misure e proporre iniziative legislative di taglio riformatore idonee a rafforzare la democrazia, la rappresentanza e la partecipazione anziché ridurne gli spazi. Ai cittadini ed alle cittadine compete di uscire dal rassegnato silenzio, dal conformismo, dalla indifferenza e far sentire la propria voce per sostenere e difendere i connotati essenziali della democrazia, a partire dalla partecipazione e per rendere il posto che loro spetta ai valori fondamentali, nati dall’esperienza resistenziale e recepiti dalla Costituzione.

L’Italia può farcela ad uscire dalla crisi economica, morale e politica, solo rimettendo in primo piano i valori costituzionali e le ragioni etiche e di buona politica che hanno rappresentato il sogno, le speranze e l’impegno della Resistenza.

Dipende da tutti noi.

L’ANPI resterà comunque in campo dando vita ad una grande mobilitazione per informare i cittadini e realizzare la più ampia partecipazione democratica ad un impegno che mira al bene ed al progresso del Paese.

La Segreteria Nazionale ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia)

 

 

Il 9 dicembre, Francavilla F. ricorda la morte eroica del partigiano Donato Della Porta

L’Amministrazione Comunale di Francavilla Fontana, in occasione del settantesimo anniversario della morte eroica del partigiano Donato Della Porta, organizza, per martedì 9 dicembre 2014 alle ore 9.00 presso il cinema-teatro Italia, una conferenza per commemorare e farlo conoscere attraverso la pubblicazione Sulle ali della memoria di Alessandro Rodia.

 

A settanta anni dalla Liberazione ricordiamo Donato Della Porta.

Il Comitato Provinciale dell’ANPI di Brindisi con la commemorazione dell’anniversario della morte eroica del partigiano Donato Della Porta, caduto a ventidue anni, gloriosamente in combattimento contro le forze nazifasciste il 9 dicembre 1944 in località Baulè a Valle di Saviore in provincia di Brescia, intende aprire il ciclo di iniziative in ricordo dei settanta anni della Liberazione che il Comitato Provinciale ha intenzione di sviluppare, con l’appoggio delle istituzioni locali, l’Archivio do Stato e IPSAIC (Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea.

In particolare con il ricordo dell’eroismo di Donato Della Porta, si vogliono ricordare le centinaia di brindisini e le migliaia di meridionali che hanno combattuto per la Libertà nelle formazioni partigiane della Resistenza nazionale e d’oltremare.

In più, con il ricordo di Donato Della Porta, si vuole offrire alle giovani generazioni una riflessione sulla scelta di un giovane meridionale di sacrificare la propria vita per assicurare a noi tutti libertà, giustizia e democrazia.

L’ANPI è grata ai familiari e parenti di Donato Della Porta per avere mantenuto vivo il ricordo, ad Alessandro Rodia che ha svolto le ricerche storiche e pubblicato la biografia in:Sulle ali della memoria, al sindaco di Francavilla che, con l’iniziativa, restituisce memoria ed onore ad un suo eroico cittadino, a sua eccellenza il Prefetto per la sua presenza, ed al professore Vitantonio Leuzzi dell’IPSAIC.

Il Comitato Provinciale dell’ANPI di Brindisi

 

Alcune foto dell’iniziativa del 9 dicembre al cinema teatro Italia di Francavilla F.


 

 

 

 

 

Intervento di Alessandro Rodia al cinema teatro Italia, giorno 9 dicembre.

Settant’anni fa. La mattina del 9 dicembre 1944, nella baita di Baulè, in una località tra Ponte e Valle di Saviore, in provincia di Brescia, un gruppo di sei partigiani fu circondato da una cinquantina di militi della Guardia Nazionale Repubblicana.

I sei garibaldini si trovarono in trappola senza vie d’uscita: la baita poco si prestava alla difesa ma i partigiani decisero di respingere le intimazioni di resa e s’ingaggiò una furibonda sparatoria durata circa quattro ore. I fascisti richiesero rinforzi e poi, strisciando da un lato, che i difensori non riuscivano a controllare bene, data la mancanza di finestre, diedero fuoco alla cascina.

Donato Della Porta, con l’idea di salvare gli altri partigiani, uscì fuori gridando di essere il comandante del gruppo. Fu subito colpito a morte accasciandosi nella neve alta mezzo metro.

Costretti dall’incendio tre partigiani si arresero. A resistere nel casolare in fiamme restarono Mekertich Dashetojan e Zimmerwald Martinelli che scelsero di suicidarsi per non cadere in mano nemica.

Il parroco don Francesco Sisti, con l’aiuto coraggioso di quattro ragazzi del luogo, tentò di soccorrere Donato Della Porta che rantolante fu trasportato nella canonica di Valle. Dopo atroci ore di patimenti, verso sera dello stesso giorno il garibaldino spirò sul tavolo della cucina.

Donato Della Porta è l’unico partigiano figlio di questa città che cadde da eroe per costruire la democrazia di cui noi tutti, ogni giorno, godiamo i frutti.

Oggi, possiamo confrontarci ed anche scontrarci duramente, per esprimere le nostre opinioni, grazie alla libertà che ragazzi, divenuti in fretta uomini, come Donato Della Porta conquistarono.

Ragazzi, quasi della vostra età, come gli “scugnizzi” – protagonisti della “4 giornate di Napoli”,il film che vedremo fra poco, che scelsero di combattere ed anche morire per la nostra libertà.

Oggi l’iniziativa di organizzare questa conferenza “Sulle Ali della Memoria”, voluta dall’Amministrazione Comunale, dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia di Brindisi, con l’intervento del prof. Vito Antonio Leuzzi e le conclusioni del Signor Prefetto di Brindisi, dott.Nicola Prete assume un significato di notevole rilevanza.

Dopo settant’anni ricostruire la straordinaria e quasi ignorata vicenda umana di Donato Della Porta ha avuto l’obiettivo di far finalmente conoscere e commemorare la figura di un nostro eroe che, mandato a combattere una guerra voluta dal regime fascista, scelse di fare “il partigiano sulle montagne”.

Oggi più che mai, abbiamo il dovere del ricordo nella convinzione che vicende importanti che lastricano il percorso della nostra storia non possono cadere nell’oblio.

E’ indispensabile dedicarsi al recupero e alla ricomposizione di frammenti del nostro passato per raccontarli non come reperti da celebrare ma per condividere l’attualità dei valori e degli ideali che hanno animato le gesta eroiche di migliaia di giovani che offrirono la loro unica vita per un’ Italia nuova e democratica.

Valori e ideali che sono le basi fondamentali, indiscutibili e irrinunciabili della nostra Costituzione.

Donato Della Porta è uno di quei ragazzi meridionali e pugliesi che hanno combattuto la lotta di Liberazione che si è svolta geograficamente lontana da noi ma non ci è stata estranea perché ha segnato il destino di migliaia di nostre famiglie.

Ogni comunità ha il diritto di conoscere i propri eroi e ha il dovere di esprimere gratitudine per chi ha scelto di immolare la vita contro il nazifascismo per la libertà di tutti e non di una parte.

Nel primo passo della ricerca ho incontrato alcuni nipoti (Franco e Mimmo Della Porta e Gaetano Calò) per informarli e condividere questa intenzione. Il loro consenso e il sostegno di altri nipoti qui presenti e della sorella di Donato, Angela, mi hanno incoraggiato.

Donato Della Porta, appena diciannovenne, fu dichiarato “abile e arruolato” e nel 1942 chiamato alle armi.

L’8 settembre 1943, alla dichiarazione dell’armistizio con gli alleati, nelle caserme e nell’esercito, seguì una totale confusione. Gli ufficiali erano tutti scomparsi ed i soldati abbandonati a se stessi. Il 18 settembre nacque la Repubblica di Salò sotto la protezione e il comando dei nazisti.

Tanti giovanissimi soldati, impediti dalla linea del fronte a far ritorno a casa, furono costretti a scegliere tra l’adesione alla Repubblica di Salò e la partecipazione alla lotta partigiana per liberare l’Italia.

 

In quel clima di estrema incertezza e drammatico sbandamento per centinaia di migliaia di militari italiani, preda della reazione tedesca, Donato, appena ventenne, decise di essere ribelle e di non arruolarsi nelle file fasciste.

Già l’8 settembre compì una scelta di campo chiara e coraggiosa: andò a fare “il partigiano sulle montagne”. Fu tra coloro che iniziarono subito a costituire i nuclei delle prime formazioni partigiane per combattere il nazifascismo.

Donato aveva imparato a muoversi tra le vallate, gli strapiombi, i laghi e le fredde pinete come se fosse cresciuto in quei luoghi molto diversi dal clima e dalla terra aspra e secca del suo paese, segnata da masserie e distese di ulivi.

Fu tra gli uomini più fidati del leggendario comandante della 54^ Brigata Garibaldi, Antonino Parisi, e nel periodo ottobre-novembre del 1943, mesi molto difficili, operava nei gruppi di partigiani che erano isolati e poco in contatto tra di loro.

Donato costruì forti legami di amicizia con molti giovani del posto che ancora oggi, dopo settant’anni, conservano un commovente ricordo di lui.

Combatteva col nome di battaglia “Il brindisino” sul quale i nazifascisti avevano messo una taglia.

 

La determinazione e il coraggio mostrati nelle attività militari e nelle azioni di pattuglia e le sue capacità organizzative a guidare squadre di partigiani portarono i comandi della 54^ Brigata Garibaldi ad assegnargli il grado di comandante militare del Battaglione di Prà di Prà con sede in Valle di Saviore.

I partigiani, per non essere catturati, dovevano essere molto attenti e spostarsi continuamente. Dovevano applicare la rigida norma di sicurezza che prevedeva di non sostare troppo a lungo in un medesimo luogo per ridurre i rischi di spiate e rastrellamenti. La cattura significava essere sottoposti a incredibili e indicibili torture per strappare loro informazioni necessarie per l’arresto dell’intera rete dei ribelli. Famiglie indifese venivano crudelmente trucidate nelle loro case. Molti, furono deportati a Mauthausen e non tornarono mai più.

Nella prima decade di dicembre 1944 i partigiani subirono un duro colpo. Un ragazzo, Lodovico Tosini, in servizio nei reparti delle SS italiane, recatosi sui monti di Cevo per scrutare i ribelli, era stato catturato dai garibaldini. La posizione del prigioniero era grave, ma in suo favore giocò la giovane età: non aveva compiuto i 16 anni. Decisero di non fucilare a sangue freddo un ragazzino.

Lo congedarono intimandogli di rigare dritto. Era il tardo pomeriggio dell’8 dicembre e invece di ringraziare la sorte benigna, il giovane milite corse subito al presidio della Guardia Nazionale Repubblicana di Capo di Ponte, raccontando di essere appena sfuggito ai fuorilegge e di conoscere il rifugio.

Alle ore 7 del 9 dicembre la baita fu circondata dalle forze nazifasciste e quel gesto di generosità fu pagato a caro prezzo.

Qualche anno dopo, il ragazzo che li aveva traditi, pentito e distrutto dal rimorso, deciderà di entrare in convento.

Nel testo autografo del parroco don Francesco Sisti è riportato: “Della Porta Donato, rimasto orrendamente ferito venne trasportato nella Casa Parrocchiale e amorevolmente curato e assistito. Morì verso sera dopo aver ricevuto i Sacramenti della Confessione, Viatico ed Estrema Unzione con edificante pietà”.

In quei lunghi istanti di straziante agonia, Donato ebbe la piena consapevolezza di aver immolato la propria vita per grandi ideali. Lo confortò la profonda speranza d’aver contribuito a edificare un futuro di libertà, di giustizia e di democrazia.

Il sangue di un giovane del Sud seminò libertà sulle montagne bresciane. Nei suoi sogni non sorrisero più i volti amati.

Una compagna gli dedicò parole toccanti che, ancora oggi, sembrano fermare il tempo. Suscitano emozioni così vivide da portare ognuno di noi a sentirsi parte viva di quanto accadde tra le valli di Valsaviore.

Il comandante della 54^ Brigata Garibaldi, Antonino Parisi, il 1° ottobre 1945 da Edolo, comunicò al sindaco di Francavilla, Cesare Teofilato, che Donato Della Porta era “caduto gloriosamente il 9 dicembre ’44 in Valle di Saviore in combattimento contro forze nazifasciste”.

Il padre Arcangelo, il fratello Pasquale ed il cognato Carmelo Calò si recarono a Valsaviore per riportarlo a casa.

La strada del ritorno fu un lungo pellegrinaggio. La salma, accompagnata da due carabinieri e sei rappresentanti della 54^ Brigata Garibaldi, durante tutto il percorso, di oltre mille chilometri, veniva accolta in ogni luogo con manifestazioni di addio e solidarietà.

A Francavilla giunse il 16 novembre 1945. I funerali si svolsero con la partecipazione di una moltitudine di persone, giunte anche dai paesi vicini, mutilati e reduci di guerra con le bandiere che accompagnavano il feretro, portato a spalla dai quattro militari venuti da Brescia.

Dal 1945 Francavilla lo ha ignorato.

Nel 2012, il comune di Saviore ha trasformato la baita di Baulè in museo, in memoria di Donato Della Porta, Mekertich Dashetojan e Zimmerwald Martinelli.

La conferenza di oggi e la numerosa partecipazione soprattutto dei giovani, colma una lacuna e dà dignità all’unico partigiano figlio di questa città, caduto da eroe.

Dopo settant’anni, Francavilla accoglie un figlio martire nel grembo della propria memoria storica e scrive una pagina che era rimasta bianca. Noi siamo stati le “Ali della Memoria” che lo hanno ripo rtato a casa.

 

 

BIOGRAFIA DEL PARTIGIANO DONATO DELLA PORTA

 

Donato Della Porta di Arcangelo e di Castellaneta Maddalena, nasce a Turi (Ba) il 17 marzo 1922. Abita a Francavilla, città d’origine paterna, e lavora, come quasi tutti i ragazzi della sua età in quel periodo, come contadino.

Presta il servizio militare, come soldato semplice, in una postazione di fanteria della zona di Grevo in Valsaviore – provincia di Brescia.

Nel clima di estrema confusione e sbandamento per centinaia di migliaia di militari italiani, provocato dall’annuncio dell’armistizio con gli angloamericani dell’8 settembre 1943, Donato compie subito la sua scelta di campo.

La lettera firmata da Antonino Parisi, Comandante della 54^ Brigata Garibaldi, ed inviata l’1 ottobre del 1945 al Sindaco di Francavilla, attesta che Donato Della Porta già l’8 settembre 1943 è tra gli organizzatori dei primi gruppi partigiani.

La determinazione e il coraggio mostrati nelle azioni di combattimento e le sue capacità organizzative portano i comandi della 54^ Brigata Garibaldi ad affidargli la guida di squadre partigiane.

L’estratto storico della organizzazione e dell’attività militare della 54^ Brigata d’assalto Garibaldi “Bortolo Belotti” – Valle Camonica, dal settembre 1943 all’aprile 1945, documenta che Donato Della Porta è Comandante Militare del Battaglione di Prà di Prà con sede in Valle di Saviore.

Nel gelido dicembre 1944 la polizia fascista procede a pesanti azioni di rastrellamento nei centri abitati senza dare tregua nelle zone di montagna.

Donato Della Porta muore, combattendo da eroe fino all’estremo sacrificio della vita, la mattina del 9 dicembre 1944 nella baita in località Baulé.

Nel rapporto della Guardia Nazionale Repubblicana redatto l’11 dicembre 1944 è riportato:

“Il mattino del 9 dicembre 1944 una squadra di militi della G.N.R. in forza al presidio di Capo di Ponte in un’azione di rastrellamento riusciva a circondare nella zona di Ponte di Valsaviore una cascina nella quale era asserragliato un gruppo di terroristi particolarmente pericolosi appartenenti alla 54^ Brigata comunista “Garibaldi”.

Nel duro combattimento che ne seguiva, durato circa 4 ore, venivano uccisi 2 russi ed un italiano (tale Donato – Vice capo di una squadra della Garibaldi) mentre solo, perché costretti dall’incendio della baita ove si trovavano, i tre ribelli superstiti finalmente si arrendevano e consegnavano le armi.”

Altre notizie relative al combattimento avvenuto nella cascina in località Baulè del Comune di Valsaviore, ricostruiscono le ultime ore di vita di Donato Della Porta:

<<(…) Un ragazzo di Grevo, Lodovico Tosini, in servizio nei reparti della SS italiana, recatosi sui monti di Cevo per scrutare i ribelli, era stato catturato dai garibaldini. La posizione del prigioniero appariva grave, ma in suo favore giocò la giovane età: non aveva ancora compiuto i 16 anni. Mentre alcuni patrioti propendevano per la fucilazione, ad altri ripugnava uccidere a sangue freddo un ragazzino. La questione fu decisa dal russo Michele Dostojan: congedato con un calcio nel sedere, l’adolescente venne sollecitato a rigare diritto. Era il tardo pomeriggio dell’8 dicembre e, invece di ringraziare la sorte benigna, il giovane milite corse difilato al presidio della Gnr di Capodimonte, raccontando di essere appena sfuggito ai fuorilegge e di conoscerne il rifugio. In nottata il maggiore Spadini e il comandante del presidio germanico di Breno allestirono un rastrellamento, guidato dal Tosini.

Alle ore 7 del 9 dicembre la baita fu circondata da una cinquantina di militi. I sei garibaldini si trovarono in trappola senza vie d’uscita: la baita poco si prestava alla difesa, ma i partigiani decisero di respingere le intimazioni di resa e s’ingaggiò una furibonda sparatoria. I fascisti richiesero rinforzi e poi, strisciando dal lato a monte (che i difensori non riuscivano bene a controllare data la mancanza di finestre: avevano scostato alcune tegole), diedero fuoco alla cascina. Donato Della Porta, con l’idea di salvare gli altri partigiani, uscì fuori gridando di essere il comandante del gruppo. Fu subito colpito a morte accasciandosi nella neve alta mezzo metro. Costretti dall’incendio i partigiani Andrè Jarani, Franco Ricchiulli e Bruno Trini si arresero, A resistere nel casolare in fiamme restarono Mekertich Dashetojan e Zimmerwald Martinelli. Dopo essersi battuti sino allo stremo delle forze i due capirono che non potevano fare più nulla e scelsero di suicidarsi per non cadere in mano nemica.

Della Porta, ancora rantolante dalla baita in fiamme, venne trasportato nella canonica di Valle e spirò sul tavolo della cucina, sotto gli occhi attoniti del parroco don Francesco Sisti.”

Il parroco Francesco Sisti riporta sul Registro dei Morti della Parrocchia “San Bernardino” di Valle di Saviore << Della Porta Donato, da Francavilla (Brindisi). Rimasto orrendamente ferito nel medesimo giorno e nella medesima vicenda venne trasportato nella Casa Parrocchiale e amorevolmente curato e assistito. Morì verso sera dello stesso giorno dopo aver ricevuto i Sacramenti della Confessione, Viatico e Estrema Unzione con edificante pietà. Venne caritatevolmente funerato il 15-XII-44 e sepolto il 22-XII-44 in questo cimitero>>.

Il 10 maggio 1946, la Commissione per il riconoscimento qualifiche di partigiani in Lombardia decretò il <<diritto alla qualifica di Partigiano caduto, appartenente alla 54^ “Brigata Garibaldi” dall’1 novembre 1943 al 9 dicembre 1944>>.

Il 24 settembre 1965, il Comandante del Distretto Militare di Lecce, in modo apprezzabile, conferì a Donato Della Porta, per l’attività partigiana, la Croce al merito di guerra.

In occasione del 25 Aprile 2013 il Comune di Saviore dell’Adamello in provincia di Brescia ha ristrutturato la baita in località Baulè, luogo dove tre giovani immolarono le loro vite, realizzando un museo ed apponendo una lapide a perenne ricordo del gesto eroico.

La salma di Donato Della Porta viene riportata a Francavilla il 16 novembre 1945 e collocata nel campo dei caduti in guerra. Oggi riposa nella cappella di famiglia.

(note di Alessandro Rodia)


 

 

Il 25 aprile in città

Uno di essi era mio fratello Antonio Ayroldi, maggiore dell’Esercito Italiano

Oggi commemoriamo la liberazione del nostro paese dell’oppressione nazifascista, che si è esplicitata in una molteplicità di tragici episodi in tutta Italia, generando lutti in tante famiglia.

Tra questi drammatici e feroci eventi si inserisce il massacro delle Fosse Ardeatine, avvenuto a Roma il 24 marzo di 70 anni fa.

In questa tragedia italiana sono inserite le singole storie di ognuno dei 335 martiri sepolti nel mausoleo che in loro memoria è stato eretto su luogo dell’eccidio. Uno di essi era mio fratello Antonio Ayroldi, maggiore dell’Esercito Italiano.

Di lui vorrei brevemente parlarvi, perché per noi è stato un esempio, un riferimento della nostra esistenza.

Mio fratello aveva scelto la carriera militare per aiutare una numerosa famiglia orfana di padre, ma anche perché la riteneva coerente con i propri valori. In lui il senso dell’onore e del dovere erano fortissimi, sono stati la guida della sua vita di uomo e di ufficiale.

Ha combattuto in Africa, con una dedizione e una competenza che gli hanno meritato riconoscimenti ufficiali. Lo ha fatto scontrandosi col dualismo che costituiva i dramma di noi tutti, in quell’epoca: l’idea di Patria che non poteva e non doveva essere tradita, da una parte, e il fascismo sempre più liberticida, dall’altra. Mio fratello, proprio per la nobiltà di sentimento del suo amor di Patria, era assolutamente antifascista. In tutti noi è rimasta tatuata la definizione che sinteticamente dava dei fascisti: “Quelli con la camicia e l’anima nera”.

Dopo l’Armistizio, mio fratello si è trovato, in quell’Italia divisa in due, nella parte non ancora liberata. La sua scelta è stata immediata e priva di dubbi: si è unito ai partigiani che operavano nell’Alto Lazio.

Anche nelle battaglie più nobili, non mancano i traditori. Ad uno di essi si deve la cattura di mio fratello, imprigionato e torturato a via Tasso, negli stessi locali in cui oggi ha trovato sede il Museo della Liberazione.

Da lì venne prelevato per essere parte dei 335 martiri dell’infame rappresaglia tedesca, che ebbe tragica conclusione alle Fosse Ardeatine.

Molte bugie si dissero, la peggiore è quella che, consegnandosi, gli autori dell’attentato di via Rasella avrebbero salvato i 335. La Storia non mente: la sentenza infame era già stata eseguita quando apparve sui muri e sui giornali l’intimazione a congegnarsi. Fu un inutile e meschino tentativo di addossare ad altri partigiani le responsabilità che ricadono soltanto sulla coscienza dei nazifascisti.

Non vi dirò dello strazio dei riconoscimento delle salme da parte dei famigliari, a guerra finita. Vi dirò invece che ogni anno il 24 marzo ci ritroviamo presso le tombe dei nostri cari, rinnovando un dolore che il passare del tempo non guarisce.

Il silenzio che regna in quel mausoleo, l’incombere della massiccia copertura di pietra, gli scarsi raggi di luce che a malapena rischiarano l’ambiente mi portano a ricordare mia madre, donna dolcissima e senza sorriso, che cercava, senza riuscirvi, di nascondere a noi figli sopravvissuti il suo pianto disperato.

La generazione testimone di questo sacrificio, la mia generazione, è in via d’estinzione. Nella mia famiglia, sono l’unica rimasta. Però ci sono i miei figli e i miei nipoti, e poi ancora i loro figli.

E’ a voi ragazze e ragazzi qui presenti, che siete parte di quest’ultima generazione, che mi rivolgo.

L’esempio che state ricevendo in questi tempi dominati dal consumismo e dalla precarietà dei valori fondamentali della vita non è dei più incoraggianti.

Ma sono proprio i valori per i quali i nostri martiri hanno sacrificato la vita che potranno essere per voi esempio, guida e conforto nella costruzione di un futuro migliore, in cui la parola umanità acquisti finalmente un significato degno della grandezza del suo nome.

Una società che perde la propria memoria storica è condannata a ripetere errori e drammi: siate sacerdoti della memoria. Come il tedoforo alle Olimpiadi pota la fiamma della pace attraverso il tempo e lo spazio, prendete nelle vostre mani il racconto della nostra storia e fatene luce per le generazioni future. L’oscurità è sempre in agguato, guai a rompere la catena di trasmissione del sapere, soprattutto del sapere storico.

Parlate, studiate, narrate. Mio fratello, e i molti morti sul cui sacrificio si fonda la nostra libertà, ve lo chiedono. Grazie.

Isabella sorella di Antonio Ayroldi

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

25 aprile a Brindisi e dintorni

25 aprile a Brindisi:

la festa della Liberazione si svolgerà in città con questo Programma:

Alle ore 10.00 in Piazza Santa Teresa Cerimonia provinciale per il 69° Anniversario della Liberazione alla presenza del Prefetto di Brindisi e delle massime Autorità

 

Alle ore 11.15 in Piazzetta Sottile De Falco Omaggio ai Caduti della Resistenza decorati al Valore Militare a cura della Sezione Provinciale ANPI ed alla presenza delle massime Autorità

 

in Piazzetta Sottile de Falco, presso la lapide dedicata al partigiano brindisino Vincenzo Gigante, quest’anno saranno ricordati alla presenza di alcuni dei loro familiari, le due medaglie d’oro e le tre d’argento dei RESISTENTI e CADUTI per LA LIBERTA’, originari della provincia di Brindisi: De Tommaso Orlando, Gigante Vincenzo Antonio, Gasco Giovanni Mario, Ayroldi Antonio, Faggiano Pompilio.

In questo modo l’ANPI di Brindisi continua l’impegno preso , sin dalla nascita, di promuovere e salvaguardare la memoria dei valori fondanti della nostra democrazia e della Costituzione nata dalla Resistenza, valori inestimabili dai quali il nostro vivere democratico trae forza e vitalità. L’ANPI di Brindisi ricorda il coraggio di quanti hanno lottato per liberare il Paese dalla dittatura, combattendo con forza e generosità, anche fino all’estremo sacrificio della vita, per la pace e la libertà. In questo 25 aprile, bisogna ricordare le centinaia di figli del territorio di Brindisi che in diversi modi (partigiani, patrioti, staffette, militari dell’esercito italiano cobelligerante , ecc), hanno sofferto, e talvolta anche sacrificarono la loro vita per liberare il nostro Paese dal Nazifascismo e garantirci un futuro migliore. L’ANPI di Brindisi è impegnata da tempo nel recupero di questa memoria locale e nella ricostruzione verificata dei movimenti democratici e popolari, delle lotte democratiche contro il regime fascista di questo territorio.

Il sacrificio dei nostri partigiani e dei combattenti della libertà e di generazioni di democratici ed antifascisti non deve essere vano, bisogna fare tesoro di questa esperienza, in modo che sia di esempio per tentare di risolvere le urgenze democratiche che vive il nostro Paese, come quelle del lavoro con la insopportabile e altissima disoccupazione giovanile, come la mancata parificazione tra i sessi e l’allarmante incrudelirsi del terribile fenomeno del femminicidio, con i discutibili tentativi di modificare profondamente la Costituzione e gli organismi democratici rappresentativi senza molto rispetto della volontà popolare e dello stesso spirito costituzionale che in essi dovrebbe essere rappresentato.

Inoltre l’ANPI di Brindisi esprime preoccupazione al riemergere nel Paese e nell’Europa di egoismi particolari, localistici e /o nazionali che si esprimono attraverso squallidi rigurgiti neofascisti e di populismi di vario tipo che minano la convivenza pacifica.

 

LE INIZIATIVE PER LA FESTA DELLA LIBERAZIONE NELLA PROVINCIA DI BRINDISI CON IL PATROCINIO DELL’ANPI:

Quest’anno molte sono le iniziative nelle quali l’ANPI (ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA) della Provincia di Brindisi , cura il patrocinio e/o è stata invitata a organizzare/partecipare. Questo è il segno dell’interesse e il bisogno della società civile di ritrovarsi in momenti difficili per il nostro Paese intorno a i valori comuni nati dalla Resistenza e dalla lotta la Nazifascismo.

SAN PIETRO VERNOTICO 24 aprile 2014 ore19.00: a cura della locale sezione dell’ARCI (la Factory) e nella sede della stessa in via S.Antonio 2, proiezione del film ENERGIA RINNOVABILE (il messaggio di 4 partigiani su Resistenza e Costituzione) e incontro dibattito con il presidente provinciale dell’ANPI: D.Peccerillo

BRINDISI: ORE 10.30 Cerimonia istituzionale con le rappresentanze militari e associazioni combattentistiche a Piazza Santa Teresa. Ore11,15: presso Piazza Sottile De Falco ( antistante al Palazzo Nervegna) Cerimonia commemorativa dei delle medaglie d’oro e d’argento dei caduti brindisini alla Resistenza , con la presenza di familiari e lettura di lettere del maggiore ostune Ayroldi caduto alle Fosse Ardeatine

FRANCAVILLA FONTANA 25 APRILE ORE 9,30 COMMEMORAZIONE DEL PARTIGIANO ANTONIO SOMMA: presso il cimitero comunale di Francavilla Fontana, una delegazione di giovani militanti di Rifondazione Comunista di Francavilla Fontana, assieme ad un rappresentante dell’Anpi e alla famiglia di Antonio Somma, apporrà una targa sulla tomba del partigiano Antonio Somma.

MESAGNE : La Liberazione sarà ricordata per tutta la giornata con iniziative patrocinate dall’Amministrazione comunale, l’ANPI e l’Associazione Combattenti e Reduci: ore 10.00 corteo musicale per le vie maggiori della città. Ore 17.30 Corteo musicale che partendo da Piazza san Michele Arcangelo terminerà nell’atrio di Palazzo del municipio ex convento dei Cellestini(via Roma 4 ) , ove alle 18,00 sarà inaugurata la Mostra VENTO DA SUD ( su guerra di Liberazione nell’Italia Centro-meridionale 1943-1944)

CEGLIE MESSAPICA 25 APRILE ORE 19 PRESENTAZIONE DEL LIBRO SU ANTONIO SOMMA A CEGLIE MESSAPICA: Il Circolo “Peppino Impastato” di Sinistra Ecologia Libertà – Ceglie Messapica e la CIA – Confederazione Italiana Agricoltori – organizzano la presentazione del libro di Antonio Somma “La storia di un protagonista del Sud”.

SAN PANCRAZIO 25 APRILE : serata al teatro patrocinata dal Comune e dall’ANPI con la rappresentazione dell’opera teatrale IL RITORNO (del partigiano Brindisi)ideata da Salvatore Arena e interpretata da Massimo Zaccaria ed ispirata dalla storia del partigiano –maratoneta Pietro Parisi di Cisternino.


 

Caduti nella lotta di Liberazione della provincia di BRINDISI (lista provvisoria)

 

ALTAVILLA Raffaele di Albino e di Maria Giovanna. Nato a Tuturano, nel 1920. Partigiano nella Div. Garibaldi in Iugoslavia. Medaglia di bronzo alla memoria.“In territorio scoperto, primo fra i primi, gareggiando tra i più coraggiosi ed incurante della reazione nemica, si portava fin sotto alle postazioni avversaria finché veniva colpito a morte da scheggia di granata. Nonostante le gravi ferite riportate, incitava i compagni a proseguire con la lotta, ed a non curarsi di lui. Nobile esempio di alte virtù militari, di abnegazione e senso del dovere. Serengrad, 12 aprile 1945”. Cfr. G. Scotti, Ventimila caduti, gli italiani in Iugoslavia dal 1943 al 1945, Mursia, Mi, 1970, pag.511; G.U. n. 183 del 24 luglio 1957.

 

ANDRIOLA Giovanni, di Pietro. Nato a Ostuni. Partigiano della Brg. Girolamo cade in combattimento dopo aver combattuto per ben 7 mesi e 22 giorni i nazifascisti. Cfr. Ministero Assistenza Post Bellica, Comm. Ricon. Qual. Part. in Lombardia; op. cit.; provincia di Milano; Elenco 73, f. 1.

 

AYROLDI Antonio. Medaglia d’argento al valor militare alla memoria. Nato il 10 settembre 1906 ad Ostuni, in provincia di Brindisi.  Arruolatosi volontario nel Regio esercito italiano, nel 1943 viene rimpatriato ed assegnato allo Stato Maggiore, a Roma. Dopo l’armistizio rifiuta di aderire alla Repubblica sociale italiana (R.S.I..). Collegatosi con il Fronte militare clandestino con compiti di collegamento e trasporto d’armi e di munizioni. Il 2 marzo 1944, durante un incontro con 3 partigiani, Ayroldi viene sorpreso ed arrestato dalle SS. Immediatamente tradotto nelle carceri di Via Tasso, subisce numerosi interrogatori e torture, prima di essere fucilato alle Fosse Ardeatine assieme ad altri 334 detenuti.

 

BARLETTA Giuseppe. Nato a Brindisi l’8 aprile 1925 e morto a Sestri Levante il 18 marzo 1945. Partigiano combattente.“Partigiano ardito ed entusiasta si distingueva nel corso di dure operazioni ed in rischiose imprese per capacità, tenacia ed elevato senso del dovere. Comandante di un distaccamento, attaccato di sorpresa da rilevanti forze nemiche, opponeva disperata resistenza, animando i compagni con l’esempio e battendosi sino all’ultima cartuccia. Catturato e sottoposto ad atroci sevizie, manteneva fiero ed esemplare contegno e serenamente affrontava l’estremo supplizio nel nome d’Italia e con il coraggio dei forti. Santa Margherita di Fossa Lupara (Sestri Levante), 18 marzo 1945”.Cfr. Gemelli G., op, cit., pag 361.

 

CALABRETTI Mario o Mariano; – Partigiano – di Angelo e Maria Concetta Mustica, nato il 14 febbraio 1918. Fante in servizio nella 90a Compagnia del 3° Btg. Presidiano. Dopo l’8 settembre 1943 diviene partigiano assumendo il nominativo in codice “Beten”. Combatte nella la Zona Liguria con il 1° Btg. della 5a Brigata, 2a Div. “E Cascione”. Il Ministero della Difesa nell’atto di morte lo dichiara deceduto il 2 febbraio 1945 a Imperia, fucilato in base ad una sentenza del Tribunale Straordinario di Guerra della G.N.R. che lo ha condannato per appartenenza a bande di partigiani. E1 sepolto in una località rimasta tuttora sconosciuta. (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

CAMARDA Antonio. Nato a Francavilla Fontana, il 15 agosto 1922. Soldato della Divisione Acqui. Disperso in prigionia, il 15 ottobre, 1943 nell’isola di Cefalonia. cfr.http://www..cefalonia.it/Elenco_CADUTI,html.

 

CAPOCCIA Carmelo, di Aurelio e Angulli Assunta. Nato a Brindisi il 14 gennaio o 18 novembre 1927. Partigiano appartenente al Comando – Centro Miralago Brg. San Giusto e deceduto in seguito a ferite riportate in combattimento il 13 maggio 1945 a Milano. Cfr. Ministero Assistenza Post Bellica, Comm. Ricon. Qual. Part. in Lombardia; op. cit.; provincia di Milano; Elenco 1, f. 2.

CATI Nicola. Di Mesagne. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 7 ottobre 1943.Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

 

CHIONNA Umberto di Giacinto. Nato a Brindisi il 29 gennaio 1911 e residente a Milano. Falegname della Pirelli. Comunista. Arrestato il 2 novembre 1926 per organizzazione giovanile comunista e condannato dal T.S.D.S. (Tribunale speciale per la difesa dello Stato) a 3 anni di reclusione, per “organizzazione comunista”, verrà poi prosciolto il 10 novembre 1932. Arrestato con la stessa imputazione il 9 maggio 1931, verrà confinato a Lipari per 3 anni e successivamente diffidato. Denunciato per offese al capo del governo, denunciato al Tribunale speciale. Combatte nella 107 Brg. Garibaldi per un anno e 5 giorni. Arrestato il 17 marzo 1944 e imprigionato a San Vittore. Tra il 5 e l’8 aprile 1944 arriva nel lager di Mauthausen e viene identificato con il numero 61606. Successivamente viene trasferito a Gusen il 18 maggio 1944 ed ancora a Mauthausen il 6 marzo 1945 dove muore il 23 aprile.

 

DE TOMMASO Orlando. Nato ad Oria (Brindisi) nel 1897, caduto alla Magliana (Roma) il 9 settembre 1943, ufficiale, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Capitano dei carabinieri. Cadde alla testa dei suoi uomini, nel tentativo di fermare l’avanzata tedesca verso Roma: “Comandante di compagnia allievi carabinieri impegnata per la difesa della capitale, nella riconquista di importante caposaldo che truppe tedesche avevano strappato dopo sanguinosa lotta a reparto di altra arma, mosse all’attacco con slancio superbo, trasfondendo nei suoi giovanissimi gregari grande entusiasmo ed alto spirito combattivo. Dopo tre ore di aspra ed alterna lotta, in un momento decisivo delle sorti del combattimento, per trascinare il suo reparto inchiodato dal fuoco nemico a poche centinaia di metri dall’obiettivo e lanciarlo contro l’ultimo ostacolo, non esitava a balzare in piedi allo scoperto, sulla strada furiosamente battuta, affrontando coscientemente il supremo sacrificio. Colpito a morte da una raffica di arma automatica, cadeva gridando ai suoi carabinieri: “Avanti! Viva l’Italia”.

DEL VECCHIO Michele Armando. Nato a Cisternino, il 17.12.1910. Partigiano morto, in territorio metropolitano, il 2.12.1943.Cfr. P. Elia, I caduti di Brindisi e provincia nella seconda guerra mondiale, in: http://www.altosalentorivieradeitrulli.it/studi_e_ricerche_di_pasquale_elia.htm

DELLA PORTA Donato

DI MURI Libero. Nato a Brindisi, il 10 aprile 1922. Partigiano caduto in combattimento nel comune di Paesana. 1 Divisione Garibaldi – 4 Brg. dal 10 settembre 1943 al 30 dicembre 1943. Cfr. BDPP.

EFTIMIADI Marco. Nato a Brindisi, il 24 gennaio 1921. Partigiano dal 9 settembre 1943 nella formazione GAP del IX Corpo dell’ELPJ. Viene impiccato come ostaggio, assieme ad altri 50 martiri, a Trieste, in via Ghega, il 23 aprile 1944. Cfr. C. Ravnich, Martiri ed eroi della divisione Garibaldi, op. cit., Padova, 1950, pag. 91; Brigata d’Assalto Garibaldi – Trieste, Elenco nominativo dei caduti, c/o IFSML.

FAGGIANO Pompilio. Nato a San Donaci (BR) il 4/6/1916, da Vincenzo e fu Sturdà Vita Maria nato il 4.6.16 residente a S. Donaci Via 28 ottobre 3.Arrestato il 27/2/1944. Deceduto assieme ad altri 22 italiani soppressi dalla Gestapo il giorno 12 settembre 1944 a Bolzano e qui sepolti il giorno stesso in una fossa comune. in:http://www.venegoni.it/venegoni_sec.pdf

Nato a San Donaci (Brindisi) il 4 giugno 1916. Figlio di Vincenzo e di Sturdà Vita Maria. Militare coniugato con due figli. Medaglia d’argento al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione: “Repubblica Italiana Ministero della Difesa. Roma 20 maggio 1948. Volontario per una missione di guerra in territorio italiano occupato dal nemico, veniva aviolanciato [sbarcato] nelle retrovie avversarie. Arrestato nell’adempimento del dovere sopportava serenamente lunghi mesi di prigionia. Inviato in un campo di concentramento dell’Italia settentrionale vi cadeva vittime delle barbarie tedesche. Italia settentrionale, 28 febbraio 1944 – 19 settembre 1944.”

 

FIORE Luigi. Nato l’8 marzo 1892 a Ostuni. Scrivano. Partigiano in Liguria. Arrestato e deportato in Germania. Giunge nel lager di Mauthausen l’8 aprile 1944. Morto nel sottocampo di Gusen il 3 febbraio 1945. Cfr. Gemelli G., op, cit., pag. 379; Mantelli Brunello – Tranfaglia Nicola, op. cit., 872.

 

GASCO Giovanni Mario. Nato a Brindisi, nel 1904. Già capitano dei complemento dei CC. Della Div. Acqui. Decorato con Medaglia d’Argento.“Comandante la compagnia dei carabinieri si schierava decisamente tra i propugnatori della lotta per l’onore delle armi. volontariamente accorreva in soccorso di un battaglione riuscendo a riorganizzare i pochi superstiti e mantenere le posizioni in attesa di rinforzi. Catturato dai tedeschi affrontava la fucilazione con serena dignità, lieto di cadere pur di lasciare un nome incontaminato ai suoi cinque figli. Cefalonia, 24 settembre 1943”. Cfr. ANPI naz. – Archivio – Decorazioni Partigiani.

 

Gatti Edilio. Partigiano. Nato il 31 agosto 1924, a Brindisi. Nome di battaglia – Flok – combatte nella Brg. Valle Pesto – Gruppo Divisioni R, dal 15 gennaio 1945 al 25 aprile. Fucilato a Cuneo. Cfr. BDPP.

 

GIGANTE Antonio Vincenzo. Nato a Brindisi il 3 febbraio 1901 e residente a Roma. Muratore. Dirigente comunista. Denunciato al Tribunale speciale nel 1934, al termine di una condanna ventennale, per “costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda”, viene internato il 3 gennaio 1942. Evaso nel settembre 1943. Viene iscritto alla Rubrica di frontiera. Catturato dai nazisti nel novembre 1944 ed ucciso nella risiera di San Saba. Medaglia d’oro della resistenza. Nella città natale, Gigante è ricordato da una lapide con epigrafe di Concetto Marchesi: “Antonio Vincenzo Gigante – operaio organizzatore partigiano – medaglia d’oro – caduto a Trieste nel novembre 1944 – nella galera fra le torture – con la morte testimoniò ai carnefici fascisti – la indomabile forza – e la certa vittoria del popolo lavoratore – L’Amministrazione democratica e popolare – del Comune di Brindisi – al glorioso concittadino in ricordo di tanto eroismo – 7 dicembre 1952”.

 

GUARINI Enrico, 23 anni di Mesagne in provincia di Brindisi. “Alle 21 del 23 agosto 1944 a Suno (Novara), raffiche di mitra stroncano otto giovani vite. I corpi precipitano nella scarpata e i moribondi vengono finiti con la pistola dal maresciallo comandante il plotone di esecuzione alla presenza del capitano Sciller. Poi i fascisti si rinchiudono nell’osteria a gozzovigliare. Ci vogliono tre giorni per identificare gli assassinati che erano stati prelevati dal carcere di Novara dove si trovavano in attesa di giudizio.” Cfr. 23 agosto 1944 partigiano, pubblicata da 122 brg. d’assalto Garibaldi – A. Gramsci.

 

Laghezza Pietro; di Francesco e Maria Francesca Pizzuto, nato il 26 febbraio 1921. Fante, Matr. 18010, del 225° Rgt. Fanteria della 53a Div. “Arezzo”. Ha combattuto sul Fronte Greco-Albanese. In seguito aderisce alla resistenza nella formazione partigiana “Brigata Stella”. Deceduto il 26 aprile 1945 in via Roma ad Oppeano (Verona) trucidato freddamente dalle truppe tedesche in ritirata. La notizia del decesso viene comunicata dal Comitato Liberazione Nazionale di Oppeano. Il Laghezza, sbandato dopo l’Armistizio, era da poco rientrato in Italia ed aveva trovato ospitalità e sicuro rifugio presso la famiglia del sig. Giacomo Trevenzuoli di Oppeano che fu anch’egli trucidato nella stessa occasione. Viene sepolto nel Cimitero Comunale di Oppeano. Dal 26 febbraio 1993 i suoi resti riposano nel Cimitero Comunale di S. Vito. (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

MASIELLO Vito. Nato a San Vito dei Normanni. Decorato con Medaglia di bronzo, (alla memoria). Combattente i nazifascisti, in zona La Fratta (Bologna) – 19 aprile 1945. Cfr. ANPI naz. – Archivio – Decorazioni Partigiani. MATARRELLI Infanzio. Nato il 17.2.1883 ad Oria. Partigiano morto in territorio metropolitano il 29.4.1945. Cfr. P. Elia, I caduti di Brindisi e provincia nella seconda guerra mondiale, in:http://www.altosalentorivieradeitrulli.it/studi_e_ricerche_di_pasquale_elia.htm

 

MELLONE Florido. Nato a (BR), il 6 settembre 1923. Studente. Sergio. 10 Divisione Garibaldi, dal 10 marzo 1944 e vice comandante di distaccamento dal 1 dal 12 marzo fino al 29 luglio dello stesso anno, quando cade in Val di Susa. Cfr. BDPP.

 

MICELLI Ferdinando, «Capo», da Vincenzo e Crocifissa Pagliarini; Nato il 5/3/1903 a S. Pancrazio Salentino (BR). Nel 1943 residente ad Anzola Emilia. Licenza elementare. Appuntato dei carabinieri. Militò nel btg Tarzan della 7a brg GAP Gianni Garibaldi e operò ad Anzola Emilia. catturato dai tedeschi il 5/12/44 durante il grande rastrellamento nella zona di Amola (S. Giovanni in Persiceto). Dopo una breve detenzione nel carcere di S. Giovanni in Monte (Bologna), deportato dapprima a Bolzano e poi in Germania. Giunto nel campo di sterminio di Mauthausen (Austria), l’11 gennaiuo 1945, dove morì il 22/4/1945. Riconosciuto partigiano dal 10/5/44 alla Liberazione. Il suo nome è stato dato alla caserma dei carabinieri diAnzola Emilia. [O] Cfr. Albertazzi A. – Arbizzani L. – Onofri N. S., op, cit, 4 vol°, p. 181; Mantelli Brunello – Tranfaglia Nicola, op. cit., 1412 – 1413.

 

MINGOLLA V. Antonio; – Partigiano -di Antonio e Maria Roggia, nato il 28 ottobre 1920. Soldato, Matr. 14976. In servizio all’Ospedale Militare di Riserva di Roma ma dislocato a Lubiana (Jugoslavia). E’ dapprima riportato come militare disperso e successivamente è dichiarato deceduto in data 25aprile 1944. Il Soldato Vitantonio Mingolla prestava servizio fino al giorno dell’Armistizio nell’Ospedale di Lubiana in Jugoslavia. Dopo tale data si dette alla fuga verso le montagne e da allora non si ebbero più sue notizie. La famiglia venne a conoscenza della sua sorte attraverso un comunicato datato 19 luglio 1948 pervenutole il 9 novembre dal Distretto Militare di Taranto. (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

MUSTICCHI Giovanni. Di Latiano. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 20 settembre 1944. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

 

PALUMBO Vincenzo Salvatore 226° Reggimento Fanteria . Divisione Arezzo,In seguito agli avvenimenti dell’8 settembre, preso prigioniero, riuscì a scappare e ad unirsi ai partigiani albanesi, dai quali si staccò per passare nelle fila dei partigiani jugoslavi, nella Prima Compagnia, Battaglione “Matteotti”. Con i partigiani rimase a combattere dal 30.10.1944 al 12.04.1945. Morì il 12 Aprile 1945 sul fronte jugoslavo “verso le ore sei in Località Babin Dol nei pressi di Mohovo (Vukovar) mentre trovavasi impegnato in combattimento a seguito di ferite al torace e all’addome prodotte da raffiche di mitraglia nemica” * La salma fu sepolta dalla “Compagnia Genio della Brigata “Italia” in Località (Babin) Boni Dol, nei pressi di Mohovo (Vukovar). I resti del partigiano Palumbo Salvatore, tramite l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia – Comitato Provinciale di Brindisi-, giunsero il 16 Ottobre 1957, alle ore 16.00 in San Pancrazio Salentino; furono seppelliti nel cimitero comunale. *Registro (G) degli Atti di Morte della Divisione “Garibaldi “Italia” – 2° Battaglione “Matteotti”-Atto di Morte n, 39. Trascrizione: Registro Stato Civile del Comune di San Pancrazio Salentino Atti di Morte – P. II- Serie C – anno 1946 – n. 1 (Pancrazio Stridi Seconda guerra mondiale testimonianze di reduci, caduti militari e civili di San Pancrazio Salentino . Trepuzzi Le ottobre 2012)

 

PENTASSUGLIA Angelo. Nato a Cisternino (BR) il 27 novembre 1912. Partigiano in Jugoslavia, già appartenente al 19 Artiglieria, muore il 15 maggio 1945 nel 38 reparto gulag. Cfr. ANVRG, Caduti della Divisione Italiana Partigiana Garibaldi, op. cit, nr. 65.

 

RE Francesco. Nato il 21 maggio 1897, ad Oria. Meccanico. Partigiano della 7 Brg. Sap De Angeli, dall’ 11 settembre 1943 al 21 ottobre 1944. Arrestato a Torino. Deportato in Germania giunge nel lager di Mauthausen l’11 marzo 1944. Trasferito nel sottocampo di Gusen (Mauthausen), muore il 21 ottobre dello stesso anno nel sottocampo di Erholungsheim – Harteim (Mauthausen). Cfr. BDPP; CPC; Mantelli Brunello – Tranfaglia Nicola, op. cit., pag. 1799.

REMO Italiano. Figlio di Angelo e Tommasina Carone, nasce il 15 ottobre 1916 a Oria in provincia di Brindisi dove abitava. Di professione era cavatore. Ucciso a ventotto anni in rastrellamento il 2 dicembre 1944 a Coazze. Cfr. http://anpicatania.wordpress.com/2011/01/03/ossario-dei-caduti-partigiani-di-forno-di-coazze-i-98-nominativi-tre-catanesi-e-un-siciliano/(68 Remo Italiano Remo Italiano, figlio di Angelo e Tommasina Carone, nasce il 15 ottobre 1916 a Oria in provincia di Brindisi dove abita. Di professione è cavatore. Ucciso a ventotto anni in rastrellamento il 2 dicembre 1944 a Coazze.)da. i 98 caduti di Coazze- Remo Italiano, figlio di Angelo e Tommasina Carone, nasce il 15 ottobre 1916 a Oria in provincia di Brindisi dove abita. Di professione è cavatore. Ucciso a ventotto anni in ra-strellamento il 2 dicembre 1944 a Coazze. (CENTRO DI DOCUMENTAZIONE ANPI SULLA RESISTENZA IN VAL SANGONE rif. Mauro Sonzini, cell.: 335/66.99.043, mail: mauson@libero.it )

SACCHETTINO Vincenzo. Nato a Brindisi, nel 1915. Caduto. – Vince – Calzolaio. Partigiano – Torino – 10 divisione GL dal 10 aprile 1945 al 26 aprile dello stesso anno. Quando ad Alba (CN) muore dopo essere stato ferito in combattimento. Cfr. BDPP.

SANTORO Antonio. Di Mesagne. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 22 novembre 1943. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

SCARAFILE Donato. Di Cisternino. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 18 novembre 1943. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI.htm

TEDESCO Gino. Di Brindisi. Combattente contro il nazifascismo nelle isole del Mare Egeo. Caduto il 9 settembre 1943 nell’isola di Leros. Cfr. hppp://www.dodecaneso.org/CADUTI

VALENTE Angelo; – Partigiano – – Decorato al Merito di Guerra di Vito Vincenzo e Maria Luigia Iaia, nato il 19 aprile 1923. Carabiniere del 24° Btg. e in servizio nella la Brigata della Div. “Garibaldi”. Il Ministero della Difesa ne dichiara la morte avvenuta il 20 novembre 1944 in seguito a ferita d’arma da fuoco in parti multiple subite durante un combattimento a Berane (Montenegro). E’ sepolto nel Cimitero di Berane. . (Da Nuccio Carriero: San Vito in guerra – la partecipazione ed i contributo dei Sanvitesi al secondo conflitto mondiale. Ed. Arcobaleno S.Vito dei N. 2012)

 

 

Sabato 25 gennaio 2014 Sala Consiliare del Comune di Bari cerimonia per il 70° anniversario del primo Congresso dei CLN

70° Anniversario

Congresso di Bari dei CLN del 28 e 29 gennaio 1944.

Sala Consiliare del Comune di Bari

Sabato 25 gennaio 2014

Organizzato da: l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, il Comune di Bari, l’ Istituto pugliese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea “Tommaso Fiore”, e Istituto Campano per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea “Vera Lombardi”

con la collaborazione dell’Istituto Nazionale per la storia del Movimento di Liberazione in Italia, e la CGIL Camera del Lavoro di Bari

Ore 9,00

Saluti Istituzionali

Antonio Nunziante, Prefetto di Bari

Nichi Vendola, Presidente della Regione Puglia

Onofrio Introna, Presidente del Consiglio Regionale

Francesco Schittulli, Presidente Amministrazione Provinciale

 

Ore 9,30

Apertura dei lavori

Michele Emiliano, Sindaco di Bari

Marta Herling, Istituto italiano studi storici

Gerardo Marotta, Istituto italiano studi filosofici

Giovanni Battafarano, ANPI nazionale

Pino Gesmundo, CGIL Camera del Lavoro di Bari

Francesco Giustino, Fondazione cultura e cooperazione europea

 

Ore 10,15

Relazioni

Guido D’Agostino, Università di Napoli Federico II e Presidente ICSR

Luigi Masella, Direttore Dipartimento Fless Università di Bari Aldo Moro

Vito Antonio Leuzzi, IPSAIC

Letture a cura degli studenti dei Licei Classici “Socrate” e “Orazio Flacco” di Bari

Ore 12,00

Canti che hanno fatto l’Italia “… a conquistare la rossa primavera…” Coro Antiphonia diretto da Francesco Lucatuorto

Con l’adesione dell’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea, Dipartimento Fless Università di Bari Aldo Moro, Istituto italiano per gli studi storici di Napoli, Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli, Fondazione di cultura e cooperazione europea, Conservatorio “Niccolò Piccinni” di Bari, Biblioteca Consiglio regionale della Puglia, Fondazione “Giuseppe Di Vagno”, Fondazione “Gramsci di Bari”, “Associazione Casa Di Vittorio”, Associazione mazziniana italiana di Bari, Liceo Classico “Socrate”, Liceo Classico “Orazio Flacco” Istituto studi filosofici e scientifici “G. Tarantino” Gravina.

 


Ringraziamenti dell’ANPI di Brindisi a tutti coloro che hanno contribuito alla riuscita della Mostra documentaria Sovversivi 1900-1943.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=Ttu7RVXmHyM[/youtube]

 

Pubblicato in data 24/nov/2013 Il video è stato realizzato per la mostra documentaria “Sovversivi 1900-1943” promossa e organizzata dall’Archivio di Stato di Brindisi e ANPI Brindisi Palazzo Nervegna Brindisi 22 novembre 2013- 9 gennaio 2014.
Ideazione: Associazione AB² – Luoghi di educazione attraverso l’arte. Testi: Vincenza Lodeserto Voci recitanti: Martina Barbagallo, Sara Dadamo, Lorenza Picoco, Federica Viola del Liceo “Ettore Palumbo” di Brindisi. Realizzazione: Emiliano Leo con Chiara Di Presa, Paola Selicato,Sveva Solimene del Liceo Artistico “Edgardo Simone” di Brindisi. Editing: Emiliano Leo

 

A nome del Comitato provinciale dell’ANPI di Brindisi ringrazio tutti coloro che hanno  contribuito alla riuscita della iniziativa  del 22 novembre 2013 che ha inaugurato la Mostra  Sovversivi  1900-1943 a palazzo Granafei – Nervegna.

Innanzitutto si  ringrazia l’Amministrazione Comunale  che ha  dimostrato una sensibilità particolare e dato un sostegno concreto ai temi della salvaguardia della memoria democratica ed antifascista del nostro territorio. Tale azione ha permesso, negli ultimi anni, che  simili iniziative divenissero patrimonio dell’intera collettività e momento di crescita civile e culturale  per le nuove generazioni.

Si ringrazia tutto Il personale  dell’Archivio di Stato di Brindisi, con cui l’ANPI da anni trova il massimo di collaborazione, di competenza e professionalità, l’Archivio di Stato è il  punto di riferimento e luogo di eccellenza   per la costruzione di progetti di ricerca sulla storia locale per valorizzare il patrimonio di documenti della città e del territorio.

Si ringrazia il prof Vitantonio Leuzzi  che a nome dell’ L’ANPI Regionale pugliese e l’IPSAIC  (Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) ha svolto la sua articolata  ricostruzione storica, nel solco di una disponibilità sempre pronta  in questa come in precedenti iniziative dell’ANPI di Brindisi.

Si ringrazia per la novità in questa terza mostra l’apporto e  la partecipazione di studenti e professori  del liceo linguistico “E. Palumbo” e  del liceo artistico “E. Simone” che attraverso l’Associazione “AB2-Luoghi di educazione attraverso l’arte” hanno curato gli allestimenti speciali, e i supporti didattici vari e in particolare  con n una performance teatrale  tanto apprezzata che ha  già prodotto delle richieste di replica anche al di fuori della città di Brindisi.

Ricordiamo che il rapporto tra ANPI, Archivio di Stato, Comune di Brindisi è parte integrante del progetto “Prova di Democrazia” che da anni coinvolge il personale insegnate e gli studenti delle scuole superiori brindisine, con l’augurio che sia un elemento integrato  alle attività didattiche dei ragazzi,   che contribuisca, fornendo informazioni sulla storia delle radici democratiche locali, alla  crescita culturale, civica e democratica  delle nuove generazioni alle quali  è affidato il futuro della nostra città.

Ringraziamo anche la presenza di alcuni figli e parenti di quei sovversivi citati nella Mostra. È impegno dell’ANPI  raccogliere e valorizzare il loro contributo di documenti e di memoria  tali da dare una dimensione particolare alle sofferenze e alle battaglie che contraddistinsero  la vita e i sacrifici dei loro parenti.

Donato Peccerillo

Presidente  Comitato Provinciale ANPI ( Associazione  Nazionale  Partigiani d’ Italia) di Brindisi

 

 

 

Sovversivi 1900-1943- Mostra documentaria palazzo Granafei-Nervegna 22 novembre 2013 – 9 gennaio 2014

Le radici dell’antifascismo brindisino, il controllo e la repressione del dissenso politico prima, durante e dopo la dittatura.
Fatti e personaggi attraverso i documenti del casellario politico della questura conservati nell’Archivio dì Stato di Brindisi

mostra documentaria e fotografica “Sovversivi (1900 – 1943)”

Palazzo Granafei – Nervegna – 22 novembre 2013– 09 gennaio 2014

Venerdì 22 novembre alle ore 17.30 sarà aperta al pubblico nelle sale di Palazzo Granafei – Nervegna la mostra documentaria e fotografica dal titolo “Sovversivi (1900–1943)” curata dall’Archivio di Stato di Brindisi, con il Comitato provinciale ANPI e il Comune di Brindisi.

Dopo i saluti del sindaco Mimmo Consales, di Donato Peccerillo presidente provinciale dell’ANPI e di Francesca Casamassima, direttore dell’Archivio di Stato, interverrà Vito Antonio Leuzzi direttore dell’IPSAIC (Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea) e coordinatore dell’ANPI Puglia.

 

A seguire, visita alla mostra a cura dei funzionari dell’Archivio di Stato, letture e recitazione da parte di studenti del Liceo artistico “E. Simone” e di studentesse del Liceo linguistico “E. Palumbo”, di testi ispirati alle storie presentate, elaborati dall’Associazione AB²-Luoghi di educazione attraverso l’arte. Alla stessa associazione si deve la cura di allestimenti speciali e attività educative all’interno della mostra, realizzati con gli studenti del Liceo artistico.

Sono previste visite guidate a cura dell’Archivio di Stato e laboratori didattici artistici per le scuole e le famiglie a cura dell’Associazione AB² Luoghi di educazione attraverso l’arte: prenotazione obbligatoria ai numeri 0831 523412/13 e 3487288029.

La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 22 novembre 2013 al 09 gennaio 2014

L’ingresso libero e gratuito dal martedì alla domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 17,00 alle 20,00

 

[..]Sovversivo, secondo il dizionario, è colui che «cospira, minaccia o agisce per distruggere l’ordinamento dello Stato» o chi «professa idee rivoluzionarie o appartiene a movimenti eversivi». Con il nome generico di sovversivi vennero indicati durante il governo di Francesco Crispi gli oppositori politici più pericolosi: i socialisti, i repubblicani ed in particolare gli anarchici

Nel 1894 in seguito ad una serie di attentati di matrice anarchica il governo Crispi emanò una legge speciale (19 luglio 1894, n. 316) intitolata «Provvedimenti eccezionali di pubblica sicurezza», che con l’art. 5 vietava le «associazioni e riunioni che abbiano per oggetto di sovvertire per vie di fatto gli ordinamenti sociali».

Nello stesso anno istituiva presso la Direzione generale della pubblica sicurezza lo Schedario dei sovversivi, in cui vennero raccolte le biografie di socialisti e anarchici segnalati dagli organi di governo locali.[..]

Nel sito con la novità di una pagina dedicata alla Resistenza nel Sud

 

Napoli 1943 barricate

 

Una storia organica della Resistenza nel Mezzogiorno non è stata mai scritta. Si ricordano soltanto le quattro giornate di Napoli della fine di settembre e poco più. Eppure nel breve periodo dell’occupazione tedesca, in Campania, in Puglia, in Lucania e negli Abruzzi si verificarono numerosi episodi spontanei di resistenza militare e civile ai tedeschi. Persino in Sicilia ancor prima dell’armistizio, il 2 agosto del ’43 era esplosa la rabbia popolare contro la guerra e contro i tedeschi.

E ancora prima, nell’agosto del ’42, in Puglia a Monteleone, le donne erano scese in piazza, in modo spontaneo contro la guerra, la manifestazione fu soffocata e provocò un centinaio di arresti.

Infine molti luoghi del Mezzogiorno sono avvenute stragi naziste contro civili italiani, stragi spesso sottovalutate o addirittura dimenticate, stragi che hanno sconvolto il Sud dalla Calabria all’Abruzzo.

L’ANPI di Brindisi raccoglie nel sito con la novità di una pagina dedicata a la Resistenza nel Sud, la pagina contiene documenti e testimonianze accaduti in vari luoghi del Mezzogiorno, pezzi e frammenti di storie di Resistenza al Sud, raccontate da autori diversi, per non dimenticare i sacrifici meridionali di sangue, e di eroismo, nella speranza che qualcuno continui a ricercare.

 

 

 

 

Già l’ANPI nel 2012 si era fatta promotrice di una Mostra documentaria e fotografica “VENTO DA SUD”, che partiva dallo sbarco degli alleati in Sicilia e arriva alla liberazione di Roma, con lo sguardo volto al Sud del nostro Paese, gli oltre 300 documenti selezionati raccontano la guerra, le condizioni difficili delle popolazioni meridionali, le atroci rappresaglie e l’orrore delle stragi di civili, commesse dai tedeschi ,in ritirata, ma anche i momenti di lotta e di diffusa attività anti tedesca e antifascista, a partire dalla vittoriosa insurrezione popolare delle “quattro giornate “di Napoli che liberò la città dai tedeschi, a fine settembre del 1943 o alla rivolta della popolazione di Matera del 21 settembre 1943.“VENTO DA SUD” quindi, con i suoi tredici pannelli, densi di immagini storiche, aveva sviluppato un viaggio meridionale di scoperta e di ricerca della nostra memoria, anche locale, delle radici di libertà, pace, dignità, uguaglianza, solidarietà, da cui nasce la nostra Costituzione democratica, che proprio in questo momento presente è più che mai necessario compiere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Inoltre nella pagina Indice della Memoria l’ANPI di Brindisi raccoglie da tempo note biografiche degli antifascisti e dei partigiani della terra di Brindisi.

Adesso nel sito con la pagina dedicata a la Resistenza nel Sud, si intende rendere pubblici frammenti di storie di Resistenza del Mezzogiorno.