Giornata della Memoria

Giornata della Memoria (anticipata al 26 gennaio ).

Mattina con i ragazzi, gli insegnanti e le autorità nell’ex convento Santa Chiara. Pomeriggio con Pietro Parisi, partigiano, nome di battaglia “Brindisi”, che è riuscito come sempre a coinvolgerci con i suoi racconti di vita, di Resistenza e di antifascismo militante. Alla grande… con Anpi Brindisi, Spi Cgil e tante associazioni. L’ANPI rammenta a tutti che la legge che ha istituito la “Giornata della Memoria”  prevede “incontri e momenti di riflessione” su “quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Si stimano in 33mila il numero di deportati politici italiani.

ATTINA:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ANPI di Brindisi ricorda:

GIGANTE ANTONIO VINCENZO. Deportato e ucciso nel lager di Trieste nella risiera di San Saba. Nato a Brindisi il 3 febbraio 1901 . Muratore, partigiano e dirigente comunista. Denunciato al Tribunale speciale nel 1934, al termine di una condanna ventennale, per “costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda”, viene internato il 3 gennaio 1942. Evaso nel settembre 1943. Responsabile della Resistenza a Trieste. Catturato dai nazisti nel novembre 1944 ed ucciso nella risiera di San Saba. Medaglia d’oro al valor militare.

CHIONNA UMBERTO, operaio, partigiano e deportato nato a Brindisi il 28.1.1911 e morto a Mauthausen 23.4.1945
Schedato nel Casellario Politico Centrale. Arrestato a Brindisi a 15 anni il 2 novembre 1926 per organizzazione giovanile comunista e condannato dal Tribunale Speciale a tre anni. Arrestato nuovamente e diffidato il 9 maggio 1931: inviato al confino a Lipari per 3 anni. Liberato l’anno successivo (il 10 novembre 1932) in occasione dei festeggiamenti per il decennale fascista. Emigrato a Milano nel 1936 .Falegname alla Pirelli Bicocca dal 1940. Vigilato fino al 1942. Operaio. Residente a Milano, via Farini 35. Il 17 marzo 1944 è arrestato a casa, di notte e condotto a S. Vittore. Sono gli arresti che fanno seguito agli scioperi del marzo 1944. Dal carcere viene in seguito condotto alla Caserma Umberto I di Bergamo. Deportato il 5 aprile con destinazione Mauthausen, vi giunge l’8 aprile 1944. Numero di matricola 61606. Schutzhäftling. Trasferito a Gusen, ritorna poi a Mauthausen. Deceduto il 23 aprile 1945 a Mauthausen.

FAGGIANO POMPILIO Nato a San Donaci (Brindisi) il 4 giugno 1916. Figlio di Vincenzo e di Sturdà Vita Maria. Militare coniugato  con due figli, ucciso nel campo di concentramento di Bolzano dalla Gestapo il 19 settembre del ’44 assieme ad altri 22 italiani e qui sepolti il giorno stesso in una fossa comune. Medaglia d’argento al Valor Militare alla memoria, con la seguente motivazione:“Repubblica Italiana Ministero della Difesa. Roma 20 maggio 1948. Volontario per una missione di guerra in territorio italiano occupato dal nemico, veniva aviolanciato nelle retrovie avversarie. Arrestato nell’adempimento del dovere sopportava serenamente lunghi mesi di prigionia. Inviato in un campo di concentramento dell’Italia settentrionale vi cadeva vittime delle barbarie tedesche. Italia settentrionale, 28 febbraio 1944 – 19 settembre 1944.”

ANTONIO SOMMA che nasce a Spiano di Mercato San Severino (SA), il 19 novembre 1923.
Partigiano con il nome di battaglia “Scugnizzo”, fu fatto prigioniero a Salsomaggiore, rinchiuso nel campo di concentramento di Bolzano e poi deportato nel campo di sterminio di Mauthausen con il numero di matricola 9437.
Autodidatta, dedica l’intera vita allo studio e al lavoro politico nella regione Puglia dove si trasferisce subito dopo la guerra di liberazione dal fascismo.
Dirigente sindacale della Cgil negli anni’50, costituisce le Leghe in tutta la provincia di Brindisi.

 

 

 

 

 

 

Il POMERIGGIO PRESENTAZIONE DEl LIBRO del PARTIGIANO PIETRO PARISI: LO CHIAMAVANO BRINDISI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Infine pubblichiamo l’intervento di  Dario Venegoni presidente dell’Aned, Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti, che precisa le distorsioni e le amnesie in cui rischia di finire la Giornata della Memoria.

Memoria: l’eclissi dei partigiani deportati

Eppure la legge prevede “incontri e momenti di riflessione” su “quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”. Stimato in 33mila il numero di deportati politici italiani. I “triangoli rossi” apparentemente scomparsi dal panorama della memoria nazionale

A meno di una svolta imprevedibile, il Giorno della Memoria 2018 rischia di sancire la definitiva eclissi dalla consapevolezza storica del nostro Paese della deportazione politica. In un calendario che prevede migliaia di appuntamenti, convegni, dibattiti, conferenze, film e mostre il destino di decine di migliaia di antifascisti e partigiani, di oppositori del fascismo e di lavoratori scioperanti è ricordato solo eccezionalmente, e solo in pochissime città.

Non si tratta di cosa nuova in assoluto. Sono anni ormai che questa tendenza si è sciaguratamente consolidata in tutta Italia.

Un sondaggio tra i giovani italiani commissionato all’Ipsos dall’Aned alla vigilia del suo ultimo congresso nazionale (Bolzano, novembre 2016) conteneva anche alcune domande relative alla conoscenza dell’impatto della deportazione nei lager nazisti tra alcune “categorie” di persone. Al primo posto per numero di deportati dall’Italia la quasi totalità dei ragazzi intervistati collocò gli ebrei. A seguire gli omosessuali, rom e sinti. Antifascisti e partigiani buoni ultimi, a notevole distanza.

Dovrebbe essere noto, al contrario, che i numeri reali delle vittime italiane dei lager nazisti raccontano tutt’altra storia. I deportati politici italiani censiti nel voluminoso studio pubblicato qualche anno fa a cura di Brunello Mantelli e Nicola Tranfaglia furono oltre 23.000. E quello studio non prendeva in considerazione i deportati nei lager italiani di Fossoli, Bolzano e della Risiera di San Sabba, che fanno salire quella cifra complessiva a 33-34.000. I deportati ebrei furono circa 8.000. Di omosessuali, deportati in quanto tali, in Italia non ce ne fu nessuno (non trova riscontro finora neppure la vicenda di “Lucy”, la trans emiliana che sarebbe stata a Dachau). I rom e sinti deportati dal nostro paese di cui si conosce con certezza l’identità si contano nell’ordine delle unità.

Se le cose stanno così, come mai questo ribaltamento di posizioni nella consapevolezza popolare?

Sono molti anni ormai che il Presidente della Repubblica – lo farà Mattarella, e prima di lui lo fece sempre Napolitano – riunisce per il 27gennaio al Quirinale le massime autorità dello Stato e parla esclusivamente della Shoah, sorvolando sul fatto che la legge istitutiva del Giorno della Memoria prevede che si organizzino “incontri e momenti di riflessione” su “quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”.

Per parte sua il servizio pubblico televisivo da anni si impegna con notevole sforzo in programmi sull’argomento: una maratona televisiva che copre tutte le reti e tutte le fasce orarie, nella quale la deportazione dei partigiani e degli antifascista non è trattata affatto, se non di sfuggita. I grandi quotidiani fanno lo stesso, il cinema pure.

Se diamo un’occhiata alle iniziative organizzate localmente – talora, purtroppo, con l’avallo delle organizzazioni della Resistenza – la musica non cambia: si tratta giustamente della Shoah, e poi, direi ad anni alterni, o degli omosessuali o dei rom nei campi nazisti. I “triangoli rossi” sembrano scomparsi dal panorama della memoria nazionale.

Qualche tempo fa Manuela Consonni ha dedicato un saggio (L’eclissi dell’antifascismo, Laterza, Bari 2015) allo studio del processo che ha portato una parte del mondo ebraico italiano a prendere le distanze dai partiti della sinistra e dall’idea stessa dell’antifascismo. Consonni fa risalire alla Guerra dei sei giorni il punto di crisi: allora, dice in sostanza, molti ebrei italiani scoprirono che messi alle strette i partiti di sinistra prendono le parti degli arabi contro Israele; di qui un avvicinamento a forze moderate se non di destra fino ad allora vissute come distanti.

Ci deve essere del vero in questa analisi. Ma credo che essa sottovaluti le conseguenze nefaste del ventennio berlusconiano, quando la destra filofascista fu “sdoganata” nel nostro Paese, portando al governo personaggi che non hanno mai fatto mistero delle proprie simpatie fasciste. Ricordiamo tutti come Gianfranco Fini prese le distanze solo dalla politica antiebraica di Mussolini, peraltro ricordato come “un grande statista”.

A sua volta, l’isolamento delle leggi razziali come unico, grave, tragico errore del fascismo era funzionale a quella inaudita rivalutazione del Mussolini-grande-statista che dura tutt’ora. Così lo stesso Fini, e poi persino Alemanno hanno potuto senza eccessivo sforzo andare a visitare il Memoriale della Shoah di Yad Vashem e persino farsi fotografare commossi di fronte alle scarpine dei neonati bruciati nei forni di Birkenau.

Se La Russa, Alemanno e compagnia avessero dovuto commentare la sorte di decine di migliaia di italiani arrestati dalle camicie nere e consegnati agli alleati hitleriani per farli morire nei lager, forse l’operazione trasformistica di questo pezzo di neofascismo italiano sarebbe risultata più ardua.

Ma – qui sta il punto – ha davvero senso mettere in relazione la storia dell’antifascismo con la Shoah? Primo Levi scrisse alla fine degli anni 70 del secolo scorso un celebre brano (Al visitatore) per chi fosse andato in visita al Memoriale Italiano ad Auschwitz. In quel testo potente si legge che “dai primi incendi delle Camere di Lavoro nell’Italia del 1921, ai roghi di libri sulle piazze della Germania del 1933, alla fiamma nefanda dei crematori di Birkenau, corre un nesso non interrotto”. E a me sembra che sia proprio così. Non si comprende la tragedia dei lager se non si considera la violenza politica che accompagnò l’ascesa del fascismo e del nazismo; se non si ricordano le leggi eccezionali che diedero il via alla dittatura, lo scioglimento dei partiti, il Tribunale speciale, le condanne inflitte agli oppositori che puntavano a mettere a tacere ogni dissenso e che spianarono la strada, nel 1938, anche alle leggi antiebraiche. Così come non si spiega l’adesione dei tedeschi al nazismo se non si ricorda che il campo di Dachau fu aperto poche settimane dopol’ascesa al potere di Hitler proprio per rinchiudervi gli oppositori politici del partito nazionalsocialista, e il pugno di ferro col quale fu schiacciata e repressa con violenza ogni voce di dissenso in Germania. (Mio padre, e tanti antifascisti con lui, nel 1938, quando le leggi razziali furono promulgate nel nostro paese, aveva già finitodi scontare la condanna a 10 anni di prigione inflittagli dal Tribunale speciale fascista per motivi politici…).

Isolare lo sterminio del popolo ebraico dal contesto dell’ideologia di Mussolini e di Hitler e della dittatura imposta in Italia e in Germania non aiuta a capire neppure la Shoah. Ed è funzionale a una lettura post fascista della storia del ’900 che in ultima istanza punta ancora all’assoluzione delle colpe storiche del fascismo e del nazismo nei riguardi della libertà, della democrazia, della cultura, del pluralismo delle idee, della pace.

Ecco perché la sostanziale sparizione del tema della deportazione politica dal panorama delle celebrazioni nazionali del Giorno della Memoria ci deve inquietare. Ed ecco perché, aggiungo, non si può concordare con la riduzione dell’intero “universo concentrazionario” al solo complesso di Auschwitz-Birkenau: quanti ragazzi italiani in questi anni hanno visitato Mauthausen, Buchenwald, Ravensbrück, Dachau o gli altri grandi campi nazisti? Quanti ne hanno anche solo sentito parlare? Eppure anche lì si è consumata la tragedia di centinaia di migliaia di europei deportati – e spesso uccisi – da Hitler.

Tutti noi pensiamo ai bambini, alle giovani madri, ai vecchi ebrei trascinati da ogni dove fino alla rampa di Birkenau e immediatamente gasati come alla quintessenza dell’orrore. E ci mancherebbe!

Ma non ci possiamo accontentare di una lettura di questo immane delitto che faccia ricorso alle categorie del Bene e del Male, o che – peggio – attribuisca questa infernale macchina di morte solo alla presunta “pazzia” del capo del Terzo Reich. Con queste categorie interpretative non si va da nessuna parte, mi pare che su questo siano d’accordo anche gli storici della Shoah più avvertiti.

Bisogna chiamare le cose con il loro nome.

A questo riguardo col passare del tempo sono sempre meno convinto della validità della scelta del Memoriale della Shoah di Milano di porre all’ingresso la gigantesca scritta “INDIFFERENZA”. Capisco il ragionamento non certo banale che ha condotto a quella scelta. E tuttavia, con tutto l’amore del mondo per Liliana Segre, che come è noto l’ha proposta, mi sembra che si tratti di una parola che può rischiare di risultare fuorviante. Non è stata l’indifferenza a caricare sui vagoni della deportazione gli ebrei e i resistenti che di lì partirono per i Lager (anche se ancora all’interno si citano solo i nomi degli ebrei), ma fascisti e nazisti alleati. Davvero è superfluo ricordarlo ai ragazzi di oggi, spesso frastornati dalla campagna di disinformazione dei fascisti?

Sembra un paradosso ma è la pura verità: capiremo di più della tragedia di quei bambini, di quelle giovani madri, di quei vecchi ebrei passati per il camino a Birkenau se studieremo, accanto alla loro tragedia, quella degli antifascisti, dei partigiani, delle donne e degli uomini deportati e mandati a morire nei campi di Hitler per motivi politici. Quegli stessi che oggi, nelle celebrazioni di questo Giorno della Memoria, vengono colpevolmente cancellati, dimenticati, discriminati.

Ricordare tutte le deportazioni, con le loro differenze e con le loro peculiarità, è il compito che chi ha a cuore la storia dell’antifascismo e della Resistenza si deve assumere con maggiore decisione. Non solo per il dovere elementare di restituire memoria e dignità a tante migliaia di italiane e di italiani che pagarono con la deportazione e spesso con una morte atroce la propria opposizione alla dittatura, e che oggi sono così discriminati nel ricordo. Ma per offrire ai giovani gli strumenti per comprendere meglio le responsabilità e le colpe del fascismo, rendendoli più forti nella difesa della Repubblica democratica e delle sue istituzioni.

Dario Venegoni, presidente dell’Aned, Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi nazisti

 


Ci ha lasciato il partigiano brindisino Alfredo Buzzerio

Una vita fatta di ideali di libertà e democrazia e di grande coraggio quella del partigiano brindisino Alfredo Buzzerio. L’altro ieri questo protagonista della Resistenza al fascismo e al nazismo, è deceduto circondato dall’affetto dei familiari e degli amici di sempre. Aveva 94 anni. Alfredo Buzzerio è stato partigiano nella Formazione “Magni Magnino” in Toscana, prima di entrare a far parte della 23° Brigata Garibaldi “Guido Boscaglia”. Il suo nome di battaglia era “Brindisi”. Dopo l’11 settembre 1943, aviere a Vigna di Valle (Roma), nell’aeroporto militare, fuggì nell’Appennino toscano con le armi e lì combatté contro i nazifascisti. Nell’autunno di quello stesso anno si scontrò, assieme ad altri partigiani, con un battaglione di SS, sfuggendo all’accerchiamento e provocando perdite nelle file tedesche. Operò nella Brigata sino al marzo  del 1944. Grande lavoratore, impegnato con grande competenza e professionalità nel campo delle costruzioni edili. Due anni fa è stato insignito della medaglia d’onore del 70° della Liberazione dal prefetto di  Brindisi Annunziato Vardè, nel corso di una cerimonia in piazza Santa Teresa carica di commozione. Alfredo Buzzerio è sempre stato orgoglioso del suo passato di protagonista della Liberazione e della sua appartenenza all’Anpi Brindisi tanto da indossare spesso il fazzoletto di partigiano che indosserà anche nel suo ultimo viaggio. La cerimonia di addio è prevista per domani alle ore 9,30 nella parrocchia del suo quartiere, i Cappuccini. L’Anpi Brindisi esprime cordoglio ed è vicina, in questo momento di dolore per la perdita di un protagonista della Resistenza, ma anche di un uomo e di un padre, ai suoi familiari e amici.

il comitato privinciale dell’ANPI di Brindisi

 

28 ottobre 2017- anche a BRINDISI L’ANTIFASCISMO IN MARCIA

Novantacinque anni fa i fascisti marciarono su Roma con l’intento di istituzionalizzare la loro ideologia di violenza e morte.

Oggi qualcuno tenta di riportare indietro l’orologio della storia per ricostituire un’Italia incivile, del razzismo e dello squadrismo.

Noi diciamo No. E per riaffermare il valore dell’antifascismo promuoviamo una “marcia” di iniziative che si realizzano in tutta Italia assieme alle associazioni, ai partiti e ai movimenti democratici. Brindisi è presente. Sabato 28 ottobre, dalle ore 10.30 volantinaggio nelle scuole medie superiori della città e nei quartieri popolari, a cominciare dalla Commenda. Nel pomeriggio, dalle 18, volantinaggio con banchetto in Piazza Vittoria per informare e ricordare il disastro del fascismo dalla sua nascita fino ai rigurgiti che hanno costellato il dopoguerra seminando violenze e spargendo sangue innocente di cittadini che avevano il solo torto di voler vivere in piena libertà e democrazia. Il popolo italiano ha bandito per sempre il fascismo con la Costituzione scaturita dalla lotta di Liberazione e dal sangue dei partigiani.

Ancora una volta, mentre disoccupazione, crisi economica, disagio sociale e povertà dilagano, si propone, come finta soluzione, un’inutile guerra tra poveri (i disoccupati contro chi ha la fortuna di avere un lavoro, i giovani inoccupati contro i pensionati, gli italiani contro i migranti). Ciò accade  in un contesto internazionale da terza guerra mondiale, come denunciato da Papa Francesco. Intanto in Europa e nel mondo pericolosamente rinascono formazioni di destra che propagandano l’idea che i partiti politici e i sindacati sono tutti corrotti e inutili. Anche a Brindisi si sono verificati inqualificabili episodi di strumentalizzazione politica sul problema abitativo dei lavoratori migranti ospitati nel dormitorio. Il tentativo era quello di seminare un’ingiustificata paura dell’invasione dei “neri”. Non sono mancate le  minacce, in pieno stile fascista, contro chi da anni si batte per la giustizia sociale, l’eguaglianza e l’accoglienza.

Noi, antifascisti e democratici brindisini, affermiamo che ai problemi del disagio delle periferie della nostra città vanno date risposte in positivo, migliorando servizi e gli aiuti alle famiglie, creando reali possibilità di lavoro per i giovani per garantire loro un futuro dignitoso.  All’offensiva qualunquista e razzista, rispondiamo con i nostri presidi di antifascisti e democratici e invitiamo tutti a partecipare. La partecipazione attiva dei cittadini sotto ogni forma, come sancito dalla Costituzione, è la migliore difesa contro ogni ritorno dei fantasmi di un terribile passato.

ANPI, ARCI, CGIL, CISL, UIL, Unione degli Studenti, Partito Democratico, Art.1 Movimento Democratico Progressista,Brindisi Bene Comune, Sinistra per Brindisi(Azione civile, Possibile, Rifondazione Comunista,Sinistra italiana), Community Hub Brindisi

Il Comitato dell’ANPI di Francavilla Fontana

Il Comitato dell’ANPI di Francavilla Fontana, ha svolto una  attenta riflessione sulla escalation che si sta verificando da parte di movimenti neofascisti e razzisti, di cui il più recente esempio è stata l’intenzione di svolgere una manifestazione nazionale il 28 ottobre, (28 ottobre 1922 avvenne la “marcia su Roma”) data nefasta per tutti gli italiani.

Il Comitato, ribadendo con forza la necessità che quella giornata rappresenti comunque un momento corale di informazione e conoscenza su ciò che quella data significa e quali sono state le distruttive conseguenze di vent’anni di fascismo, ritiene che sia necessario non solo lo sforzo di singole associazione o partiti o movimenti, ma costruire l’unità di tutte le forze democratiche, per contrapporsi efficacemente, sul piano politico, giuridico, sociale e culturale alle aberranti iniziative che stanno assumendo sempre maggiore consistenza non solo sulle piazze ma anche sul web.

Di fronte alla gravissima, preoccupante e ignobile azione antisemita che istiga all’odio razziale compiuta dagli ultras della Lazio con le immagini di Anna Frak, vittima incolpevole nei campi di concentramento della malvagità nazista, con la maglietta della Roma, l’ANPI di Francavilla proporrà nei prossimi giorni un incontro a tutte le organizzazioni democratiche per valutare la possibilità della creazione di un fronte comune che impegni le Istituzioni e i cittadini a partecipare attivamente ad una battaglia che scaturisce dalla Costituzione che  bandisce qualsiasi forma o manifestazione di fascismo e/o razzismo.

 

Il Comitato dell’ANPI di Francavilla Fontana, in occasione del 70° anniversario della nascita della Costituzione Italiana, ha definito, con la partecipazione di Donato Peccerillo – Presidente del Comitato Provinciale ANPI e Mario Carolla – Coordinatore provinciale del progetto sulla Costituzione nelle scuole, ha definito, la bozza di programma da sottoporre ai Dirigenti Scolastici di tutte le scuole cittadine.

L’ANPI, al fine di instaurare con i giovani e giovanissimi un rapporto intergenerazionale proficuo e alla pari, propone di realizzare incontri con gli studenti per promuovere la divulgazione dei valori fondanti la Costituzione della nostra Repubblica e i valori di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale.

Il Comitato ANPI di Francavilla Fontana

 

Kos una tragedia dimenticata ottobre 1943

Giorno 6 ottobre 2017 ricorre il 74° anniversario della fucilazione dei 103 Ufficiali Italiani che scelsero di morire piuttosto che passare con i tedeschi. Per questa occasione vi sarà una commemorazione a Brindisi in Via Bastione San Giacomo alle ore 16.00 nel verde pubblico a Loro dedicato con la deposizione di una corona.

Kos

All’8 settembre 1943, Kos è, per importanza strategica, la seconda isola del Possedimento Italiano delle Isole dell’Egeo. È presidiata da circa 4.000 italiani appartenenti al 10° reggimento di fanteria della divisione Regina, comandato dal colonnello Felice Leggio. Dopo la caduta del “capoluogo”, Rodi, in mani tedesche (11 settembre 1943), Kos diviene fondamentale sia per le truppe britanniche – che vi sbarcano a metà mese – sia per i tedeschi, che puntano a conquistarne le piste d’atterraggio. All’alba del 3 ottobre, alcuni reparti guidati dal generale Friedrich Wilhelm Müller, comandante della 22a divisione di fanteria e già soprannominato “macellaio di Creta”, sbarcano sull’isola, sostenuti anche da incursori e paracadutisti del reggimento Brandeburg. In breve tempo la battaglia volge a favore dei tedeschi, che hanno la meglio sulla debole e disorganizzata resistenza dei difensori italiani e inglesi. Mentre questi ultimi sono avviati a una prigionia dura ma tutelata dalle convenzioni di guerra, gli italiani sono considerati traditori. Almeno 90, secondo recenti indagini della magistratura militare (la strage di Kos è uno degli episodi illecitamente archiviati presso la Procura Generale Militare nel 1960 e “riscoperti” nel 1994), sono gli ufficiali italiani che vengono fucilati per rappresaglia. Sottufficiali e soldati vengono invece utilizzati dai tedeschi come lavoratori coatti, sia sull’isola sia nei campi d’internamento. La lunga occupazione tedesca di Kos, brutale ed efferata, ha come vittima principale, oltre ai soldati italiani, la popolazione, in particolare la comunità ebraica, interamente deportata nei campi di sterminio.

(fonte: I. Insolvibile, Kos 1943-1948. La strage, la storia (304 pp.), Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2010).

 

Vincenzo Andrea Cappelli era un ufficiale brindisino di 32 anni ed era a Kos, isola del possedimento italiano nell’Egeo. Il 6 ottobre del 1943 lui e altri 103 ufficiali italiani, tutti molto giovani, furono fucilati dai tedeschi: avevano scelto di morire piuttosto che passare con loro. Furono i greci, nel 1946 a processare e condannare gli ufficiali tedeschi che ordinarono quella strage. Delle 11 fosse comuni, ne sono state trovate solo nove. Qualche fibbia di cintura, orologi, occhiali e poco altro. Son trascorsi 74 anni da allora. Di Vincenzo Andrea Cappelli sono rimaste le lettere indirizzate alla moglie e ai figli che aveva tenuto in braccio solo quando avevano appena due mesi e che sono cresciuti e vissuti senza padre. In loro e in tutti è rimasto il dolore e il ricordo di questo atto di eroismo che non va dimenticato. Il 6 ottobre l’Anpi di Brindisi era nel giardinetto dedicato a Vincenzo Andrea Cappelli accanto ai suoi familiari e molte persone, con Giuliano e Franco Cappelli.

il com. prov. ANPI


 

Le Istituzioni impediscano la marcia su Roma di Forza Nuova

Comunicato della Segreteria nazionale dell’ANPI sull’annunciata manifestazione del 28 ottobre di Forza Nuova

La Segreteria nazionale dell’ANPI, vista la gravissima provocazione che i movimenti neofascisti  intendono porre in essere per il 28 ottobre, data carica di ricordi negativi e profondamente significativa per tutte le nefaste conseguenze che ne sono derivate, ritiene di non potersi limitare ad una protesta, pur doverosa e ferma, ma assume l’impegno con tutta l’ANPI di contrastare con forza una simile iniziativa, qualora essa non venga impedita dalle autorità pubbliche, non solo con la presenza nelle piazze di Roma il 28 ottobre, ma in tutte le piazze d’Italia, in cui le nostre organizzazioni  ricorderanno e spiegheranno ai cittadini che cosa è stato il 28 ottobre e quanti lutti, dolore e sangue ne sono derivati per i cittadini e il Paese nel suo complesso durante il tragico ventennio fascista.

Rivolge un appello alle Istituzioni pubbliche competenti affinché assumano i provvedimenti necessari a proibire la preannunciata manifestazione, rilevando che è loro compito e dovere primario quello di pretendere e assicurare il rispetto della Costituzione nei suoi contenuti profondamente democratici e antifascisti. Peraltro non occorre la ricerca di chiare e particolari motivazioni, essendo manifesto che il riferimento al 28 ottobre è – di per sé – una evidente manifestazione di apologia del fascismo, repressa dalle leggi vigenti e respinta dall’intero contenuto della Costituzione.

Rivolge altresì un caldo appello a tutte le forze democratiche, partiti, associazioni e a tutti i cittadini affinché prendano posizione apertamente contro l’escalation di tipo neofascista e razzista che si sta verificando nel Paese.

In particolare è dovere degli intellettuali che amano la democrazia, non solo farsi sentire, ma usare gli strumenti della cultura e della informazione per far vivere la memoria, rivolgendosi particolarmente ai giovani che non hanno vissuto la tremenda esperienza del fascismo. Spetta a chi comprende e ricorda rendere evidente che siamo di fronte ad un vero, autentico e grave pericolo per la democrazia.

Si riserva di sottoporre al Comitato Nazionale, convocato per la prossima settimana, ulteriori proposte, perché la voce dell’ANPI si levi sempre più alta e forte in tutte le sedi d’Italia, non solo contro l’aberrante iniziativa che ci si propone di realizzare oggi, ma contro ogni tentativo di inquinamento della nostra democrazia, col rischio effettivo di un grave peggioramento delle condizioni complessive della convivenza civile. Abbiamo assistito a troppe manifestazioni neofasciste, abbiamo letto sul WEB cose addirittura raccapriccianti, per il loro contenuto di fascismo e razzismo. Ora basta!

 

La Segreteria nazionale ANPI

 


Presentazione del catalogo della mostra “Sovversivi (1900 – 1943)”

ARCHIVIO DI STATO DI BRINDISI – ANPI

Presentazione del catalogo della mostra “Sovversivi (1900 – 1943)”

Sala conferenze dell’Archivio di Stato – venerdì 5 maggio 2017 alle ore 18,00

 

Venerdì 5 maggio alle ore 18,00 nella Sala conferenze dell’Istituto sarà presentato il catalogo della mostra documentaria e fotografica “Sovversivi (1900–1943)”, risultato di una lunga e approfondita ricerca sui documenti dello Schedario politico della Questura di Brindisi conservato nell’Archivio di Stato e di altra numerosa documentazione proveniente dall’Archivio Centrale dello Stato, dall’Archivio di Stato di Lecce, dall’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea e da archivi privati.

La presentazione del catalogo sarà così articolata: dopo l’introduzione di Francesca Casamassima, direttore dell’Archivio di Stato e di Donato Peccerillo presidente del comitato provinciale dell’ANPI, interverranno Costantino Foschini, giornalista e documentarista RAI, Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea ed Elena Lenzi, funzionario dell’Archivio di Stato e curatrice del catalogo.

La mostra, allestita tra novembre 2013 e gennaio 2014 nelle sale di Palazzo Nervegna dall’Archivio di Stato e dal Comitato provinciale ANPI con il contributo del Comune di Brindisi, è stata poi trasformata in pannelli fotografici per facilitarne il “viaggio” nella provincia di Brindisi, così come nelle intenzioni dei promotori. Infatti è stata proposta nel 2015 a Mesagne, nel salone del Castello, e a San Pancrazio, e nella primavera del 2016 nel chiostro del Palazzo di città di Ostuni e nell’ex convento di Santa Chiara a Brindisi, riscuotendo ovunque un grande successo di pubblico e una numerosa partecipazione di studenti. La stampa del catalogo, realizzato dall’ANPI provinciale con il contributo di associati, sostenitori e amici, è dunque il coronamento di un impegno profuso ormai da anni da ANPI e Archivio di Stato, finalizzato soprattutto al trasferimento della memoria popolare democratica e antifascista alle nuove generazioni.

Nell’occasione della presentazione del volume, sarà possibile visitare la mostra riallestita nel chiostro dell’Archivio dal 6 al 12 maggio, nei giorni feriali dalle 8,30 alle 13,30 e il martedì e giovedì dalle 8,30 alle 17,00. L’ingresso è libero e gratuito.

Il catalogo “Sovversivi (1900 – 1943)” Con il nome generico di “sovversivi” vennero indicati durante il governo Crispi gli oppositori politici più pericolosi. In seguito la stessa definizione fu attribuita agli antifascisti e, alla caduta del regime, agli ex squadristi e gerarchi fascisti: nel catalogo se ne raccontano le storie, a partire dalla nascita dei primi circoli socialisti a Brindisi, alla strenua lotta e resistenza clandestina degli antifascisti durante il ventennio della dittatura fino alla caduta del regime e la ripresa dell’attività politica dei partiti nei Comitati di Liberazione.

Tutta la documentazione presentata testimonia la nascita e la diffusione dell’antifascismo nel territorio brindisino, considerato fino ad oggi ai margini dell’opposizione ai governi liberali e alla dittatura. 2 Il volume di 260 pagine, con illustrazioni a colori, edito da Pubblidea Edizioni.

le foto della presentazione del catalogo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

gli articoli


72° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE D’ITALIA Brindisi, martedì 25 aprile 2017

72° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE D’ITALIA  Brindisi, martedì 25 aprile 2017


Martedì 25 aprile p.v. alle ore 10.30 avrà luogo, presso il Monumento ai Caduti, in Piazza Santa Teresa, la Solenne Celebrazione del 72° Anniversario della Liberazione. Alla Cerimonia, presieduta da S.E. il Prefetto di Brindisi Dott. Annunziato VARDE’, unitamente alle Autorità Civili e Militari della Città e della Provincia di Brindisi. A seguire, in occasione di detta ricorrenza, è intendimento di S.E. il Prefetto, rendere onore ai partigiani brindisini. L’evento avrà luogo in Piazzetta Sottile – De Falco (di fronte Palazzo Nervegna) alla presenza delle massime Autorità Civili e Militari della città.

VERSO IL 25 APRILE ANCHE A BRINDISI E DINTORNI. BUONA LIBERAZIONE A TUTTI.

“Al ricordo di uno splendido passato (la Resistenza), alla fiducia in un magnifico documento (la Costituzione), affidiamo la speranza e la volontà di un futuro migliore, che si potrà realizzare solo se collaboreremo e parteciperemo tutti, ognuno per la propria parte e ognuno con le proprie capacità e i propri mezzi, per raggiungere l’obiettivo della pace, della serenità, della giustizia sociale e dell’eguaglianza”, ha detto il presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia. E contro ogni guerra, per la giustizia sociale, per il lavoro, per l’accoglienza di chi fugge da violenza, conflitti e fame, anche a Brindisi il  25 aprile, l’Anpi sarà nelle piazze assieme alle altre associazioni e ai sindacati.

Il comitato provinciale ANPI Brindisi


APPELLO DELL’ANPI PER IL 25 APRILE

Il 25 aprile è la festa di tutte le italiane e gli italiani. Delle loro radici e del loro futuro. Ricordiamo i combattenti per la libertà, i loro sogni di democrazia, uguaglianza e felicità, il portare avanti con coraggio e tenacia la loro speranza di un Paese civile, giusto, solidale. Festeggiamo la Costituzione nel 70° anniversario della sua approvazione. Quello straordinario lavoro di concordia e responsabilità che condusse alla scrittura delle regole e della sostanza democratica della vita collettiva. Principi e valori realizzati solo in parte se guardiamo alla situazione complessiva dell’Italia dove un diritto elementare, come quello al lavoro, in particolare per i giovani, è disatteso, dove l’attuale modo di far politica per lo più allontana, invece di stimolare e promuovere la partecipazione popolare, dove l’orizzonte antifascista non è ancora pienamente patrimonio dello Stato in ogni sua espressione. Dobbiamo essere uniti e tanti. A trasmetterci la voglia di essere parte attiva dell’irrimandabile processo di attuazione integrale della Costituzione, di contrasto ai troppi neofascismi che impazzano nelle strade e per il web illudendo una parte delle giovani generazioni, di costruzione di una diffusa e forte cultura del dialogo, della solidarietà, della pace. Dobbiamo darci appuntamento per tutti i giorni a venire. Il 25 aprile rappresenti un impegno quotidiano a sentirci una comunità in marcia verso una democrazia realizzata fino in fondo. Con l’entusiasmo e le capacità di ognuno. Buona Liberazione.
19 aprile 2017


il 25 Aprile a Brindisi


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

APPELLO DELL’ANPI PER IL 25 APRILE

Il 25 aprile è la festa di tutte le italiane e gli italiani. Delle loro radici e del loro futuro. Ricordiamo i combattenti per la libertà, i loro sogni di democrazia, uguaglianza e felicità, il portare avanti con coraggio e tenacia la loro speranza di un Paese civile, giusto, solidale. Festeggiamo la Costituzione nel 70° anniversario della sua approvazione. Quello straordinario lavoro di concordia e responsabilità che condusse alla scrittura delle regole e della sostanza democratica della vita collettiva. Principi e valori realizzati solo in parte se guardiamo alla situazione complessiva dell’Italia dove un diritto elementare, come quello al lavoro, in particolare per i giovani, è disatteso, dove l’attuale modo di far politica per lo più allontana, invece di stimolare e promuovere la partecipazione popolare, dove l’orizzonte antifascista non è ancora pienamente patrimonio dello Stato in ogni sua espressione. Dobbiamo essere uniti e tanti. A trasmetterci la voglia di essere parte attiva dell’irrimandabile processo di attuazione integrale della Costituzione, di contrasto ai troppi neofascismi che impazzano nelle strade e per il web illudendo una parte delle giovani generazioni, di costruzione di una diffusa e forte cultura del dialogo, della solidarietà, della pace. Dobbiamo darci appuntamento per tutti i giorni a venire. Il 25 aprile rappresenti un impegno quotidiano a sentirci una comunità in marcia verso una democrazia realizzata fino in fondo. Con l’entusiasmo e le capacità di ognuno. Buona Liberazione.

19 aprile 2017



La galassia nera su Facebook

La galassia nera su Facebook

Gruppo di lavoro PATRIA su neofascismo e web

Fascismo ed estrema destra: una mappa. I primi risultati di uno studio sulla diffusione dell’estremismo “virtuale” e “reale”. 2700 pagine sul social network

Si parla molto del dilagare del fascismo sui social network, ce n’è per tutti i gusti: dalla nostalgia per il ventennio, veicolata tramite improbabili collezioni di meriti della dittatura, fino ai molti modi in cui il fascismo di un tempo si reinventa in reali formazioni politiche che tramite i social network fanno proseliti e diffondono la propria ideologia. Da una parte un pericoloso essere fuori dal mondo, dall’altra un uso strategico di strumenti di comunicazione di massa.

Ma quante sono davvero queste pagine? Quali sono le più importanti? In che relazione sono fra di loro? Quanto sono seguite? Sono domande importanti per comprendere il fenomeno e per dargli il corretto ordine di grandezza.
Abbiamo provato a rispondere.

Vista la mole di dati e le tecnologie coinvolte è necessario consultare la mappa con browser e computer relativamente recenti. Schermi più grandi permettono una consultazione più agevole.
È un progetto sperimentale, sono possibili errori e mancanze.

 

Dragando le pagine di Facebook abbiamo costruito una mappa navigabile con cui è possibile farsi un’idea d’insieme e scoprire le singole realtà.
Questa grande mappa contiene circa 2700 pagine Facebook dell’estremismo di destra italiano.

Vai alla mappa del fascismo e dell’estremismo di destra su Facebook

http://patriaindipendente.it/progetto-facebook/

Facebook: ancora sulla galassia nera

Ripubblichiamo l’inchiesta uscita su “Patria indipendente” a metà dicembre, che ha determinato importanti reazioni istituzionali e politiche. Fascismo ed estrema destra: una mappa. I risultati di uno studio sulla diffusione dell’estremismo “virtuale” e “reale”. 2700 pagine sul social network

Patria indipendente ha colpito nel segno. Su richiesta di molti lettori ripubblichiamo l’inchiesta uscita su questo periodico a metà dicembre 2016 e che ha già registrato un altissimo numero di visualizzazioni. Gettando una luce su di una realtà per troppo tempo sottovalutata, l’inchiesta ha determinato reazioni di grande significato istituzionale e politico: in primo luogo la lettera aperta – che si può leggere in copertina di questo numero – della Presidente della Camera Laura Boldrini all’Amministratore delegato di Facebook contro l’odio e la violenza sul social network. C’è poi un’interrogazione parlamentare in merito che pubblichiamo sempre su questo numero, a firma del deputato Michele Anzaldi. Sul quotidiano La Stampa è uscito un servizio a firma di Luca Scarcella (http://www.lastampa.it/2017/02/03/tecnologia/idee/lapologia-del-fascismo-vietata-in-italia-ma-non-su-facebook-h747hFgWGfdy2wQSQsRCxJ/pagina.html) che, a partire dai risultati dell’inchiesta, affronta i temi dell’apologia del fascismo sui social network. Si stanno infine realizzando in diverse città iniziative specifiche promosse dall’ANPI per approfondire i temi affrontati dall’inchiesta. L’inchiesta continua e pubblicheremo in futuro periodici aggiornamenti. A questo proposito chiunque sia interessato, oltre ovviamente alle strutture periferiche della nostra Associazione, a presentare l’inchiesta nei propri territori è pregato di scrivere alla redazione di Patria indipendente: redazione@patriaindipendente.it. Saremo ben lieti di collaborare all’organizzazione e di essere presenti.



Si parla molto del dilagare del fascismo sui social network, ce n’è per tutti i gusti: dalla nostalgia per il ventennio, veicolata tramite improbabili collezioni di meriti della dittatura, fino ai molti modi in cui il fascismo di un tempo si reinventa in reali formazioni politiche che tramite i social network fanno proseliti e diffondono la propria ideologia. Da una parte un pericoloso essere fuori dal mondo, dall’altra un uso strategico di strumenti di comunicazione di massa.

Ma quante sono davvero queste pagine? Quali sono le più importanti? In che relazione sono fra di loro? Quanto sono seguite? Sono domande importanti per comprendere il fenomeno e per dargli il corretto ordine di grandezza.
Abbiamo provato a rispondere.

Dragando le pagine di Facebook abbiamo costruito una mappa navigabile con cui è possibile farsi un’idea d’insieme e scoprire le singole realtà.
Questa grande mappa contiene circa 2700 pagine Facebook dell’estremismo di destra italiano.

Intanto definiamo cosa intendiamo per “estremismo di destra italiano”.
Abbiamo incluso in questa definizione tutti i gruppi politici che si sentono eredi dell’ideologia fascista e le organizzazioni che rifiutano la cosiddetta “svolta di Fiuggi” del 1995, quando il Movimento Sociale Italiano volle segnare una discontinuità con le proprie origini.
Sono poi inclusi i movimenti neonazisti e le declinazioni italiane dell’estremismo di destra di altri Paesi. Sono incluse anche quelle pagine che, come prassi continuativa, diffondono e condividono la propaganda di questi gruppi.
Infine abbiamo deciso di includere i gruppi musicali che si muovono in quegli ambienti e le numerose pagine nostalgiche.
Abbiamo escluso tutte le pagine che non fossero almeno in buona parte in lingua italiana.

Per tutte queste pagine (che, si noti, sono cosa diversa dagli account personali e dai gruppi di discussione, ugualmente presenti su Facebook) abbiamo collezionato vari dati e i “mi piace” che hanno dato ad altre pagine.

I dati presentati sono aggiornati al 3 dicembre 2016.

Il risultato

Il risultato è un grafo di oltre 9000 pagine, ovvero le 2700 pagine effettivamente appartenenti all’estremismo di destra più tutte le altre pagine che non rientrano nella nostra ricerca e che però hanno ricevuto un “mi piace” da almeno una pagina dell’estrema destra.
Nella mappa ogni pagina è rappresentata da un cerchio, un “mi piace” da pagina a pagina è rappresentato da una curva che collega due diversi cerchi.

La mappa è organizzata in maniera tale che le pagine che si “piacciono” tendono ad essere vicine, così che gli insiemi di pagine dove con più intensità si scambiano i “mi piace” tendono a raggrupparsi.
C’è anche un gruppo di pagine isolate dalla componente principale del grafo, organizzate in forma di quadrato, in basso sulla destra. Si tratta di pagine che non hanno messo alcun “mi piace” ad altre pagine e che neppure ne hanno ricevuti, o che si scambiano i “mi piace” in piccoli gruppi appartati.

La legenda dei colori potete trovarla cliccando sul pulsante delle informazioni. Notate che, mentre la maggioranza delle formazioni politiche ha un colore comune, ad alcune di esse è stato assegnato un colore speciale: abbiamo voluto evidenziare in questa maniera le formazioni che riteniamo abbiano un atteggiamento nuovo nell’organizzarsi e nel rappresentarsi.

 

 

 

 

 

Si tratta in particolare delle seguenti:

Forza Nuova
Nasce nel 1997 mentre i fondatori sono ancora latitanti all’estero per reati collegati al terrorismo nero[1]. Ispirata ad un’identità politica legata alla rivalutazione di alcuni aspetti del fascismo storico, si presenta alle elezioni locali e nazionali sin dal 1999.
Da tempo presente in tutta Italia con proprie sedi, sia come partito che con organizzazioni collegate.

CasaPound Italia
Nata dall’occupazione di un immobile a Roma si struttura come movimento politico nel 2009 e conosce una forte espansione che la porta ad essere presente in tutta Italia.
Formazione caratterizzata da un neofascismo[2] “disinvolto”, capace di usare a proprio vantaggio temi e volti distanti od opposti alla propria matrice, ha ottenuto alcuni risultati significativi nelle elezioni amministrative a partire dal 2011.
Presente in tutta Italia con proprie sedi, sia come partito che con organizzazioni collegate. Esistono alcune esperienze politiche fuori dell’Italia che guardano a CasaPound Italia come modello.

Comunità militanti
Sotto questa denominazione si trovano esperienze politiche eterogenee, si va dai centri sociali indipendenti a raggruppamenti vicini a questo o quel movimento.
Il nome più noto è probabilmente la Comunità militante Raido, di Roma.

Lealtà – Azione
Nasce nel 2010 a Milano, con varie sedi in Lombardia e in decisa espansione nel centro-nord. I personaggi di riferimento sono il politico belga e ufficiale delle SS Léon Degrelle ed il politico rumeno Corneliu Z. Codreanu [3].

Generazione Identitaria
Declinazione italiana di Génération Identitaire, movimento fondato nel 2012 in Francia e presente in vari paesi europei.

Movimento Patria Nostra
Di matrice socialfascista[4].

Unione per il Socialismo Nazionale – R.S.I.
Di ispirazione socialnazionalista.

Azione Identitaria
Nasce nel 2016 da una scissione di Generazione Identitaria.

Casaggì
Nasce a Firenze nel 2005 come centro sociale. Riconducibile all’esperienza delle Comunità militanti, si sta espandendo in maniera autonoma in Toscana ed altre regioni italiane.

Le altre formazioni considerate individualmente sono quelle con almeno 3 pagine facebook a loro attribuibili: Fronte NazionaleMovimento Idea SocialeMovimento Sociale Fiamma TricoloreFiamma NazionaleFronte PatriotticoDestra SocialeProgetto NazionaleMovimento Fascismo e LibertàMovimento Italia SocialeDifesa SocialeMovimento Sociale Italiano – Destra Nazionale(ricostituzione del partito omonimo sciolto nel 1995), Avanguardia Nazionale(ricostituzione dell’organizzazione politica messa fuorilegge nel 1976), Movimento Sovranità e Difesa SocialeMovimento Patria SocialeAzione DannunzianaAlleanza CalabreseAzione FrontaleNuovo Ordine NazionaleAzione.

Come leggere la mappa

La dimensione dei cerchi dipende dal numero di “mi piace” provenienti da altre pagine e può essere considerata una misura dell’importanza rivestita nel proprio settore.
È poi possibile, cliccando sul pulsante delle Opzioni, variare la dimensione dei cerchi in maniera tale che rispecchi altre metriche. Le possibilità più interessanti sono:

  • il numero di fan, ovvero il numero di persone che seguono quella pagina (questo valore è messo a zero per pagine non fasciste);
  • il numero di interazioni, cioè la somma dei “mi piace” ricevuti sui post, delle condivisioni, delle menzioni e di tutti gli altri parametri che contano una qualche interazione degli utenti con la pagina nell’ultima settimana, Facebook chiama questo numero “talking about” (anche questo valore è messo a zero per pagine non fasciste);
  • le interazioni per fan, cioè il rapporto fra i due precedenti valori, che si può interpretare come quanto “bene” sta facendo la pagina relativamente alle proprie possibilità (come riferimento si consideri che un valore di 0.1 è già un risultato rilevante), un alto rapporto può corrispondere ad una forte espansione del numero di fan;
  • il PageRank, che costituisce una misura dell’importanza rivestita dalla pagina nell’intera rete presa in considerazione.

Si noti che i valori numero di interazioniinterazioni per fan assumono un significato particolare, in quanto si riferiscono ai sette giorni precedenti lo svolgimento del referendum costituzionale che si è tenuto il 4 dicembre 2016.

Come si strutturano le formazioni dell’estrema destra

Salta subito all’occhio come le due formazioni di maggior rilievo siano Forza Nuova e CasaPound Italia. Sono anche le formazioni più strutturate, con una presenza massiccia sul territorio italiano ed un diramarsi in un sottobosco di associazioni che penetrano ogni ambito del sociale.
Oltre alla capillare diffusione nel territorio la caratteristica che ci appare più importante è appunto la strategia di declinarsi nell’associazionismo.

Per mostrare la dimensione del fenomeno abbiamo sintetizzato in una tabella le principali associazioni (ben lungi dall’essere le sole) incrociando i temi trattati e la formazione di riferimento.

Forza Nuova CasaPound Italia
Organizzazioni studentesche Lotta Studentesca Blocco Studentesco
Temi del lavoro Sindacato BLU
Salute e disabilità Dipartimento disabilità Braccia tese
Grimes
Impavidi destini
Ecologia Avamposto Verde La foresta che avanza
Agricoltura e prodotti della terra Lega della Terra IT – Scelte d’identità
Escursionismo La Muvra
Comunicazione e Cultura Ordine Futuro
Radio FN
Primato Nazionale
Radio Bandiera Nera
Solidarietà e protezione civile Solidarietà Nazionale La Salamandra
Solid
Comitati cittadini e di quartiere Passeggiate per la sicurezza
Difendiamo i nostri quartieri (Roma)
Bologna ai bolognesi
Brescia ai bresciani
Riprendiamoci Bolzano
Riprendiamoci Lucca
Temi femminili e dell’infanzia Associazione Evita Peron Tempo di essere madri
Temi religiosi Christus Rex
Abbigliamento Forzanovista.org Pivert
Lealtà – Azione Generazione Identitaria
Organizzazioni studentesche Gruppo Alpha
Temi del lavoro Identità e Lavoro
Ecologia I lupi danno la zampa
Escursionismo Lupi delle vette
Comunicazione e Cultura Identità e tradizione
Associazione memento
Atrium
Solidarietà e protezione civile Bran.co
CooXazione
Movimento Patria Nostra Unione per il Socialismo Nazionale
Organizzazioni studentesche Studenti Antagonisti I Ghibellini – Confederatio
Temi del lavoro Italia Proletaria
Ecologia Animalia
Agonia Ambientale
Comunicazione e Cultura Controassedio – Confederatio
Parabellum – Confederatio
Temi femminili e dell’infanzia L’Albero delle Meraviglie

Di particolare rilievo anche la lista elettorale Sovranità che è il nome con il quale CasaPound Italia sostiene le candidature della Lega Nord.
Per non menzionare le librerie, le case editrici, i centri culturali, i gruppi sportivi, gli spazi occupati o i pub.

Quali usi per questa ricerca?

Consapevolezza
Innanzitutto la consapevolezza.
È necessario conoscere l’estensione e la complessità del fenomeno. Dire “sono fascisti” non può più bastare, sempre che sia mai bastato. Perché la frammentarietà di questa area politica è anche il risultato di profonde differenze fra le varie formazioni, che non di rado si scontrano, e che significano idee diverse, strategie diverse, persone diverse.

Cittadinanza
È fondamentale per ogni cittadino saper riconoscere le sigle ed i simboli del neofascismo.
Bisogna sapere che dietro una raccolta di cibo per un canile, dietro una partita di pallone per sensibilizzare sui drammi della pedofilia, dietro una giornata a raccogliere i rifiuti abbandonati in un parco può nascondersi il tentativo di ottenere visibilità e riconoscimento sociale da sfruttarsi successivamente in chiave politica.
Al di là dell’esplicita alleanza elettorale fra CasaPound Italia e la Lega Nord di Matteo Salvini e dei rapporti che la stessa Lega Nord intrattiene con esponenti di Lealtà – Azione o ancora dei percorsi comuni fra Fratelli d’Italia e Casaggì, alcune di queste formazioni hanno continui contatti e collaborazioni con esponenti di partiti importanti. Una strategia “entrista” che crea ponti verso rive fino a pochi anni fa insperate.

Istituzioni e vigilanza democratica
La vigilanza delle istituzioni è insufficiente.
Capita di vedere convegni di neonazisti ospitati in illustri palazzi istituzionali, con l’introduzione di alte cariche pubbliche. Questo avviene quasi sempre e troppo spesso perché è difficile tenere traccia delle reali origini di questa o quella organizzazione. L’approvazione di questi incontri è affidata di norma ad uffici tecnici in cui mancano le conoscenze per riconoscere gli effettivi intenti politici di associazioni che non si mostrano con il loro vero volto.
Questa ricerca vuole dunque anche essere uno strumento empirico al servizio delle istituzioni, perché ideologie di oppressione e violenza non trovino spazio in seno ai luoghi della democrazia.

Alcune considerazioni

La documentazione del fenomeno del neofascismo e dell’estremismo di destra non è una novità in Italia, ci sono e ci sono stati vari sforzi in questo senso. Vale citare almeno l’Osservatorio democratico sulle nuove destre.
L’approccio tenuto in questa ricerca è però sia diverso che complementare a questi sforzi, non solo per la sintesi grafica che ha garantito: è uno sguardo complessivo sulla presenza dell’estrema destra sui social network, si basa su dati oggettivi e che per questo possono essere sottoposti ad analisi con metodo scientifico.

Naturalmente possono sorgere delle domande. Ad esempio: stiamo parlando di cosa, dell’estremismo o di come questo estremismo rappresenta se stesso? Ma il neofascismo è come si rappresenta?
Nel vagliare queste migliaia di pagine ci sembra che emergano interessanti affinità fra i diversi neofascismi ed il modo in cui questi si autorappresentano. Ci sembra insomma che al di là della mole di dati, che per ampiezza è interessante di per sé, la struttura che si scorge sia rappresentativa di caratteristiche reali e non virtuali.
Ovviamente mancano all’appello tutte quelle realtà che non sono presenti su Facebook o che hanno una presenza di tipo diverso da una pagina, ma anche questo non ci sembra impattare molto sugli aspetti generali della ricerca.

La questione è aperta, ulteriori approfondimenti ci permetteranno di definire con maggiore chiarezza i limiti ed i punti di forza.

Avanzamento e sviluppi del progetto

Quello che si può vedere fino ad adesso è solo una prima elaborazione.
Intanto è in stesura un articolo molto più dettagliato e di natura tecnica: esiste una branca di studio, che si chiama appunto Analisi di Reti Sociali, che applica metodi matematici per ottenere informazioni raffinate su questo tipo di reti. Sarà pubblicato durante la prima parte del 2017.
Poi certamente tutti questi dati saranno oggetto di ulteriori revisioni: ci sono certamente pagine che non abbiamo trovato e che andranno aggiunte, ci sono probabilmente dei refusi a cui porre rimedio. A questo proposito tutti sono invitati a segnalarci eventuali errori e mancanze a redazione@patriaindipendente.it

Infine è chiaro che sarà molto interessante capire come tutti i dati raccolti cambieranno nel tempo.
A presto.


[1] Roberto Fiore e Massimo Morsello sono stati condannati per associazione sovversiva e banda armata, nel 1987, rispettivamente a 5 anni e 6 mesi e a 8 anni e 10 mesi per il ruolo svolto in Terza posizione e nei Nar (da Wikipedia).

[2] Intervista video a Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia: «Vi piace la definizione di “Fascisti del Terzo Millennio”?» – «A noi ci piace “Fascisti”»

[3] Dalla sezione “Pensiero e valori” del sito di Lealtà – Azione.

[4] Dalla sezione “Linee politiche e programma” del sito del Movimento Patria Nostra.

 

 

 

Cosimo Durante :L’omaggio dell’ANPI di Brindisi al combattente per La Liberazione,

 

L’omaggio dell’ANPI di Brindisi al combattente per La Liberazione, Cosimo Durante, deceduto sabato 21 gennaio

Nella sua città natale ,Brindisi,   si è spento all’età  di 94 anni  Cosimo Durante , uno degli ultimi  testimoni   viventi dell’eccidio di Cefalonia, la tragedia per antonomasia  del martirio subito ma anche dell’eroismo dei soldati italiani, nei giorni seguenti all’armistizio del 1943.

Di essa  egli  ne parlava sommessamente a chi gli chiedeva di raccontare la sua esperienza,  quasi fosse,  a 70 anni di distanza , ancora incredulo ad essere scampato ai bombardamenti degli Stukas, alle fucilazioni di massa da parte della Wehrmacht, l’esercito tedesco, dall’affondamento della nave che lo trasportava nei lager in Germania, ed ancora dagli stenti , le privazioni, le umiliazioni subite in campo di prigionia.

Dalle sue parole si coglieva tutto l’eroismo dei marinai della divisione Acqui e delle altre nostre Forze Armate che strenuamente  per giorni cercarono di opporsi allo sbarco dei tedeschi in quella isola greca. C’era l’amarezza  di quel mancato soccorso,da parte della Regia Marina, proprio con le navi di stanza a Brindisi, impedite dagli ordini conseguenti agli accordi armistiziali con gli Alleati,

C’era il ricordo di quando  lui, marinaio della Guardia costiera  di base ad Argostoli  era stato inviato con altri a difendere le batterie costiere che  contrastavano i mezzi navali tedeschi , e di come fosse sopravvissuto al lancio delle bombe di quegli Stukas che per giorni martellarono le nostre difese. Poi , dopo aspri combattimenti ,la resa del presidio, ed infine il massacro di tutti gli ufficiali e di migliaia di marinai.

Imbarcato su una carretta del mare, stracarica di prigionieri, scampò al naufragio causato da una mina, mentre gli abissi ingoiavano un migliaio di suoi commilitoni. Recuperato da  una silurante tedesca veniva in seguito  inviato in Germania con un ponte aereo, e imprigionato in un lager. Quando gli fu offerto di  esser liberato in cambio del vestire la divisa dell’esercito fascista della Repubblica di Salò,  lui,nonostante tutto ciò che aveva subito, diede la stessa risposta che oltre 600.000 soldati italiani diedero ai loro carcerieri con la croce uncinata: NO!

La sua vita di Internato Militare , tra lavoro coatto e prigionia terminò finalmente  con la resa della Germania nel 1945. Rientrato in Italia , contribuì con il suo modesto ,ma pur importante lavoro, a metter su famiglia e a ricostruire  l’Italia devastata dalla guerra scatenata dalla follia di Mussolini  e dal regime fascista.

Qui a Brindisi, negli ultimi anni , il marinaio Cosimo Durante, combattente per la Liberazione è stato insignito da parte della Presidenza della Repubblica Italiana  e del Ministero della Difesa di onorificenze al merito e l’ANPI di Brindisi  ha avuto l’onore e il privilegio di averlo tra i suoi soci onorari.

L’Associazione Nazionale Partigiani (ANPI) di Brindisi, nel dare l’annuncio della sua morte , invia le sue più sentite condoglianze alla famiglia.