E’ con soddisfazione che il comitato provinciale dell’ANPI saluta le iniziative promosse dal comune di Brindisi per il 25 aprile

Il Comune di Brindisi, in  collaborazione con la Prefettura, il Comando Marina militare, il comitato provinciale dell’ANPI e l’Archivio di Stato di Brindisi, si fa promotore di un programma di iniziative per celebrare il 25 aprile 2013.

L’ANPI  inoltre esprime il proprio gradimento sulla decisione assunta dall’Amministrazione comunale, che con apposita delibera di Giunta,  trasferirà la targa marmorea di Antonio Vincenzo Gigante dalla Scuola Media “Virgilio” alla piazzetta Sottile – De Falco, in tal modo accogliendo il desiderio della cittadinanza democratica ed antifascista.

Il 25 aprile tutti in piazza per l’Antifascismo e la Costituzione appello nazionale

Il 25 aprile cade in un momento di gravissima crisi per il Paese: pesante instabilità economica, un livello occupazionale mai così basso, una situazione che costringe molte famiglie addirittura al livello della disperazione, uno scenario politico segnato da una devastante confusione, da una forte caduta di valori e infine da una diffusa rabbia sociale – derivante da una pesante incertezza del futuro – che spesso si traduce in atti e linguaggi di preoccupante violenza.

Il 25 aprile cade, quindi, a dettare un sentiero di profonda inversione di rotta e solida ricostruzione: diritti, partecipazione. Il sentiero della Costituzione – ancor’oggi disapplicata e ignorata quando non avversata – unica garanzia di un Paese libero, civile e cosciente, un Paese, è il caso di dirlo e sottolinearlo, normale. La festa della Liberazione cade a liberarci dalla tentazione di tirarsi fuori, affidare il timone delle scelte e della guida pubblica alla casualità; a liberare il futuro da interessi personali e tentativi di riedizioni di pratiche e culture politiche che hanno mortificato, diviso e gettato nella disgregazione l’Italia. E’ soprattutto un monito contro ogni forma di degenerazione morale e politica e contro ogni rischio di populismo e autoritarismo.

L’Italia ha bisogno di un governo democratico e stabile, di un Parlamento che funzioni nella serietà e nella trasparenza, di una politica “buona”, di organi di garanzia che fondino la loro autorevolezza sul richiamo ai valori della Costituzione nata dalla Resistenza.

Il 25 aprile è un grande richiamo alle cittadine e ai cittadini a tornare ad incontrarsi, riflettere insieme: in una parola a partecipare e ridare ossigeno a una democrazia sempre più calpestata. E un monito a chi ha il dovere costituzionale di amministrare e di garantire diritti: non sono più tollerabili condotte che non siano trasparenti e responsabili; non è più sostenibile una situazione di disuguaglianza, di incertezza e di recarietà.

Auspichiamo una Festa grande, celebrata in tutti i Comuni, un’infinita Piazza che rimetta in moto la speranza e ridisegni il volto del Paese nel solco delle sue radici autentiche: antifascismo e Resistenza.

L’ANPI sarà in campo, e lavorerà a fianco delle cittadine e dei cittadini, per compiere questo decisivo percorso, con passione e rinnovata  energia: l’ANPI è la forza dei suoi giovani, della sua nuova stagione per la democrazia.

Una stagione di piena e straordinaria Liberazione.

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI D’ITALIA – ANPI

 

Per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista

Documento elaborato da ANPI nazionale e Istituto Alcide Cervi – presentato il 25 luglio, base della campagna che verrà lanciata in settembre per rilanciare l’antifascismo e contrastare il neofascismo.

Per un nuovo impegno e una nuova cultura antifascista

1) Benché in Italia esista un gruppo consistente, diffuso e coerente di veri, sinceri e impegnati antifascisti, non c’è dubbio che il Paese avrebbe bisogno di una forte iniezione di antifascismo, capace di diffonderlo fra i cittadini e di farlo penetrare nella cittadella delle istituzioni, come condizione essenziale per il consolidamento della democrazia.

Ciò a maggior ragione perché ci troviamo in una fase in cui in tutta Europa spirano venti di conservazione, di populismo e addirittura, in alcuni casi, di autoritarismo: donde la crescita e la diffusione di movimenti dichiaratamente neonazisti.
In Italia, quelli che apparivano semplici rigurgiti di nostalgia, si stanno manifestando con rinnovato impegno, con rinnovata ampiezza e con crescente diffusione. Si aprono nuove sedi di movimenti neofascisti, si assumono iniziative, spesso ardite, da parte di Forza Nuova, di “Fiamma Tricolore”, di “Casa Pound”, con un vero e proprio crescendo e spesso con la protezione e l’incoraggiamento anche da parte di pubblici amministratori.

Cresce anche la violenza delle manifestazioni [..], anche da parte di coloro che – storicamente – risorgono in occasione delle crisi cercando di approfittarne e finiscono sempre per porre in essere vere e proprie spinte verso destra, i cui sbocchi – sempre sotto il profilo storico – sono sempre stati nefasti.

[..]Si aggiungono anche i tentativi di collegamento, addirittura a livello europeo, di cui è manifesta dimostrazione il convegno neofascista e neonazista di Milano, con un forte afflusso di esponenti della destra “nera” da tutta Europa.

In questa situazione complessiva, la linea di difesa di coloro che credono nei valori della democrazia e dell’antifascismo è ancora troppo debole e spesso incerta tra la reazione immediata e la riflessione più ampia e il tentativo di coinvolgere nella resistenza e nel contrattacco, molti cittadini e le stesse istituzioni.

Colpisce il fatto che l’esposizione di simboli fascisti e le manifestazioni aperte di fascismo e nazismo lascino indifferente tanta parte dei cittadini, che non ne considera la gravità e la pericolosità, e trovino un clima troppo tiepido anche nelle istituzioni che dovrebbero garantire il rispetto della Costituzione. Istituzioni che, al più, possono prendere in considerazione il problema sotto il profilo dell’ordine pubblico, senza avvedersi che il problema è molto più serio e coinvolge princìpi e tematiche riferibili ai valori costituzionali.

Tutto questo trova le sue radici nel fatto che il nostro Paese non ha mai fatto i conti con il proprio passato, non ha mai analizzato e fatto conoscere a fondo il fascismo, ha trascurato non di rado le pagine più belle della nostra storia, come la Liberazione dai tedeschi e dai fascisti, ed infine è stato troppo tiepido di fronte ai continui attacchi di negazionismo e di revisionismo.

Si è diffusa la falsa idea di un fascismo “buono” e “mite”, contro la verità e la realtà, a fronte dei tremila morti del primo periodo del fascismo, delle leggi razziali, delle persecuzioni di chi non era fascista e della guerra in cui sono stati mandate al massacro decine di migliaia di giovani e si è rovinato e distrutto il Paese.

Revisionismo e negazionismo favoriscono la sottovalutazione dei fenomeni, producono diseducazione e disinformazione, non aiutano la diffusione di un antifascismo di fondo, che dovrebbe essere il connotato comune di tutte le generazioni.

Ancora più grave il fatto che le stesse Istituzioni, mai liberate del tutto dalle incrostazioni fasciste, facciano così poco per trasformarsi in quegli organismi democratici che disegna la Costituzione, con fondamentali disposizioni come l’art. 54 e l’art. 97, ma poi con tutto il quadro dei princìpi che ne costituiscono l’ossatura, il fondamento e la base. Eppure dovrebbe essere chiaro che ogni spazio che si lascia aperto e ogni ostacolo che oggettivamente si frappone allo sviluppo della democrazia, rappresentano un’occasione di crescita dei movimenti fascisti e nazisti; e dunque dev’essere evitata ogni possibile concessione, volontaria o meno, ai nemici della democrazia.

Il fatto che un Comune come quello di Roma possa mostrare aperta simpatia verso i movimenti neofascisti, così come il fatto che troppi prefetti e questori restino inerti (oppure si attestino, come si è detto, sull’ordine pubblico) a fronte di manifestazioni che dovrebbero ripugnare alla coscienza civile di tutti, sono rivelatori di una permeabilità assai pericolosa per istituzioni che – per definizione – dovrebbero essere democratiche.

Ma c’è di più: è una singolare “dimenticanza” quella di un Governo (quello attuale) che, ripartendo i contributi annuali in favore di Associazioni combattentistiche, li assegna (e in misura ridotta) soltanto alle Associazioni d’arma, ma nulla prevede, per il 2012, per le altre Associazioni e in particolare per quelle partigiane, con provvedimenti che sanno di vera e autentica discriminazione.

Ma c’è dell’altro. Noi siamo convinti che gran parte degli appartenenti alle forze dell’ordine sia rispettosa delle norme costituzionali e dei doveri connessi alla loro funzione; ma non possiamo non constatare che ancora troppi sono gli episodi di violenza ingiustificata e arbitraria, da quelli collettivi (per tutti, l’esempio del G8 di Genova) a quelli individuali (episodi anche recenti, di cui si è diffusamente occupata la stampa, come i pestaggi di cittadini inermi e gli “anomali” trattamenti riservati ad alcuni arrestati). Questo dimostra che è ancora insufficiente il livello di democratizzazione e di formazione all’interno di Corpi che dovrebbero essere sempre e concretamente impegnati nella difesa della democrazia e della convivenza civile, nel profondo rispetto dei diritti del cittadino.

Infine, la scuola. Davvero questa scuola è in grado di educare i cittadini alla cultura della legalità, al culto della democrazia, ad una seria e consistente formazione antifascista? E’ appena il caso di ricordare che perfino nella legge “Scelba (n.645/1952), all’art. 9, si dettava una norma (peraltro mai applicata fino ad oggi) che disponeva che fosse diffusa nelle scuole e fra i giovani la conoscenza di ciò che è stato il fascismo.

Se, infine, si passa alle istituzioni più decentrate, il problema è altrettanto evidente; ci sono Regioni che non hanno mai adottato alcun provvedimento a favore della ricerca storica sugli eventi più recenti e della formazione di una cultura democratica; altre hanno adottato provvedimenti del genere, che applicano – peraltro – con criteri discutibili, oppure non li rendono – di fatto – operanti in termini concreti.
Generale e diffusa è poi la sottovalutazione dei fenomeni europei, dei pericoli che derivano dalle esperienze populistiche e autoritarie in atto e di quelli che nascono dai collegamenti che si vanno istituendo tra le organizzazioni, comprese quelle italiane, che si ispirano al neofascismo e al neonazismo.

2. Insomma, un quadro davvero insoddisfacente e per alcuni versi addirittura preoccupante, contro il quale occorre reagire non solo episodicamente, ma in modo coordinato e diffuso, che riguardi i cittadini, le associazioni, i partiti, i movimenti, ma si riferisca anche alle istituzioni.

Occorre, cioè, delineare un programma non solo di difesa democratica, ma anche di sviluppo dell’antifascismo e della cultura dei valori e dei principi costituzionali. Un programma – politico e culturale – che riguardi tutti, senza esclusioni e senza eccezioni, e che sia fortemente impegnato e partecipato. Un programma che sia fondato su questi essenziali elementi:

a) A fronte delle manifestazioni di neofascismo, per le quali la contrapposizione violenta non serve e talvolta è addirittura dannosa, occorrono prese di posizione delle associazioni e delle istituzioni, dichiarazioni di non gradimento da parte di pubbliche autorità, elettive e non, interventi degli organi preposti all’ordine pubblico soprattutto sotto il profilo della non compatibilità di tali manifestazioni con i principi costituzionali visti nel loro complesso (non è solo la dodicesima disposizione transitoria a mostrare una linea antifascista, ma è l’intero complesso dei principi e delle disposizioni normative ad assumere tale carattere). Occorrono, quando sia ritenuto opportuno, presidi delle forze democratiche, ovviamente pacifici, ma idonei a dimostrare e a contrapporre una forte presenza antifascista;

b) Le associazioni democratiche e antifasciste devono assumere in posizione centrale nei loro programmi di lavoro, la formazione dei propri iscritti e anche quella dei cittadini, per una compiuta conoscenza di ciò che è stato il fascismo e di ciò che rappresentano certi simboli di morte e di guerra e per una corretta informazione anche sul contributo dei fascisti alla persecuzione degli ebrei, degli antifascisti, dei partigiani e perfino delle popolazioni civili, soprattutto negli anni dal ‘43 al ‘45, quando i fascisti non furono da meno i tutti i casi in cui si scatenò la barbarie nazista;
c) Le stesse Associazioni devono impegnarsi a fondo per contribuire a creare una cultura della legalità e della cittadinanza, un culto della convivenza civile, della tolleranza e della coesione, contro ogni forma di discriminazione e dei fondamenti e dei contenuti della Carta Costituzionale;
d) Regioni e Comuni devono considerare, nei loro programmi di attività, il contributo della ricerca storica per la conoscenza del fascismo e della Resistenza, il rispetto delle festività più significative sul piano dei valori (come il 25 aprile e il 2 giugno) e scendere in campo in prima persona contro ogni tentativo di negare o svalorizzare i significati ad esse collegati, garantendo la più ampia partecipazione dei cittadini e contrastando, in ogni forma, tutte le manifestazioni contrarie allo spirito che pervade la Costituzione italiana;

e) Le istituzioni centrali devono fare quanto occorre per rendere il “corpo” dello Stato il più possibile democratico e vicino alle esigenze ed alle attese dei cittadini, e per garantirne l’impermeabilità rispetto ad ogni intrusione da parte di chi non si richiama ai valori costituzionali; devono altresì procedere alla formazione, al loro interno, del personale perché si ispiri alle regole dettate dalla Costituzione, non lasciando alcuno spazio all’autoritarismo, al sopruso, alla corruzione, al burocraticismo esasperato, alla mancanza di rispetto per i diritti dei cittadini;

f) Il Governo, nel suo complesso, e in particolare i Ministeri dell’istruzione e della coesione sociale, debbono adottare misure adeguate perché si insegni nelle scuole non solo la nostra storia più recente e le sue pagine migliori (dal Risorgimento alla Resistenza) ma la stessa concezione della democrazia, Debbono altresì essere adottate misure adeguate per la formazione del cittadino alla convivenza civile ed ai valori di fondo del nostro sistema democratico; favorendo, al tempo stesso, l’integrazione e la coesione sociale e fornendo agli stranieri che si inseriscono stabilmente sul nostro territorio, gli strumenti necessari per l’acquisizione di un vero senso di appartenenza;

g) Alla Magistratura, si richiede di essere attenta ai fenomeni più volte descritti ed al loro significato, e di essere pronta a intervenire contro ogni eccesso, tenendo presente che vi sono alcune leggi (come la cosiddetta legge Scelba) ormai di difficile applicazione ed altre invece (come la legge n. 205 del 1993, cosiddetta “Mancino”), che offrono potenzialità di intervento veramente notevoli anche a fronte di manifestazioni apertamente fasciste (potenzialità esattamente colte dalla stessa Corte di Cassazione con due sentenze che meritano di essere ricordate, fra le altre per la loro esplicita chiarezza nell’individuare lo stretto collegamento tra fascismo e razzismo: la sentenza n. 12026/2007 del 10 luglio 2007 e la sentenza 235/09 del 4.3.09).

Certo, non è solo con la repressione che si contrastano i fenomeni più volte ricordati; tuttavia – quando ne ricorrono i presupposti – le leggi vanno applicate e fatte rispettare con convinzione, se non altro perché anche questo costituisce un significativo segnale dell’indirizzo a cui lo Stato intende attenersi; d’altro lato, l’esistenza di un procedimento penale può fungere anche come deterrente e come occasione, per le Associazioni che svolgono un’attività antifascista, per sollevare apertamente il problema e far conoscere la realtà, insomma in qualche modo creare fra i cittadini quell’interesse e quella “cultura” antifascista di cui più volte abbiamo parlato, superando ogni forma di agnosticismo, ed ogni tipo di sottovalutazione.

3. Si apre, dunque, una grande battaglia, che richiede un impegno diffuso, da parte di tutti i cittadini e delle Istituzioni.
Uno studioso ha scritto di recente un libro con un titolo significativo: “Italia: una nazione senza Stato”, osservando che se si è ormai costruita l’anima (la Nazione) manca, tuttavia, un “corpo” che a quella corrisponda (cioè una Costituzione non solo bella ma applicata concretamente e rispettata, Governi duraturi, Parlamento che funziona, leggi comprensibili e ispirate a interessi generali, strutture organizzative efficienti e imparziali, burocrazia non arcigna ma fatta per il cittadino, e così via).

Noi siamo d’accordo, in linea di principio, ma pensiamo che in materia di democrazia e di antifascismo ci sia bisogno di uno slancio salutare e innovativo sia per l’anima che per il corpo; ed a questo vogliamo contribuire con una grande campagna di massa per creare una vera cultura dell’antifascismo e della democrazia, per disperdere ogni vocazione autoritaria e populistica, per ricreare la fiducia reciproca fra cittadini e istituzioni. Una Repubblica, dunque, in cui non ci sia più spazio per un passato tragico e doloroso che mai più deve poter tornare in nessuna forma, in questo Paese.

Per quanto riguarda le Associazioni firmatarie del presente documento, deve essere chiaro che esse intendono collocarsi in prima linea, nel quadro dell’impegno e della campagna di informazione e formazione, e dunque politica e culturale, con tutte le forze e gli strumenti di cui le rispettive organizzazioni dispongono, facendo in modo che la questione dell’antifascismo e della democrazia diventi veramente una questione nazionale e si avvii verso sbocchi ampiamente e concretamente positivi per l’intera collettività.

Conclusione di Prova di Democrazia

 

Dinanzi a circa 150 studenti e professori riuniti nell’aula dell’Istituto Marconi-Flacco di Brindisi si è tenuta il 27 aprile la cerimonia conclusiva, di premiazione, del concorso indetto dall’ANPI di Brindisi, Prova di Democrazia e a cui ha collaborato l’Archivio di Stato con il patrocinio della Provincia di Brindisi, l’obiettivo educativo, sociale e civico di Prova di Democrazia,  avviata in gennaio era quello di invogliare i giovani alla memoria storica del proprio Paese e in particolare del proprio territorio, come ha ampiamente spiegato la direttrice scolastica Rosaria Maci nell’ introdurre i lavori.

Il concorso ha visto la commissione giudicatrice esaminare ben 12 elaborati dei quali due hanno ricevuto il premio ex-equo , vista la particolare bravura dimostrata dai gruppi di lavoro dei ragazzi premiati e dall’impegno dei professori,coordinati dalla socia ANPI professoressa Rosella Apruzzi.

Una premiazione che ha visto la presenza di alto valore simbolico del presidente dell’ANPI di Genova , Massimo Bisca che ,con il suo intervento particolarmente seguito dai presenti nell’aula, ha ricordato alcuni dei martiri partigiani caduti nella regione Liguria di origini pugliesi a conferma di quanto  la Resistenza sia stata una lotta di tutto il popolo Italiano del Sud e del Nord ,senza divisioni.

In particolare il presidente dell’ANPI di Genova si è soffermato sulla figura del giovane brindisino Barletta Giuseppe. morto a Sestri Levante il 18 marzo 1945. Partigiano combattente , ardito ed entusiasta che si era  nel corso di dure operazioni ed in rischiose
imprese per capacità, tenacia ed elevato senso del dovere. Che con un distaccamento, attaccato di sorpresa da rilevanti forze nemiche, opponeva disperata resistenza, animando i compagni con l’esempio e battendosi sino all’ultima cartuccia. Catturato e sottoposto ad atroci sevizie, manteneva fiero ed esemplare contegno e serenamente affrontava l’estremo supplizio nel nome degli ideali di libertà.

Massimo Bisca ha ricordato a tutti come i valori della Resistenza contenuti nella Costituzione vadano difesi e rinnovati ogni giorno con l’impegno di tutti ed in particolare dalle nuove generazioni.

Si è proceduto quindi alla premiazione , a cui è seguito un breve intervento di Oscar Pronat deportato e decorato per meriti alla lotta di Liberazione, che ha raccontato parti della sua terribile esperienza di deportato ed ha esortato agli studenti ad impegnarsi al recupero della memoria storica.

 

di seguito e più in dettaglio si pubblica il resoconto della Giuria che ha generato la premiazione di Prova di Democrazia :

 


Martedì 24 aprile 2012, alle ore 17,30, presso l’IPSSS “Morvillo Falcone”, sito in via Galanti 1, a Brindisi, si è riunita la Giuria del concorso di cui al progetto “Prova di Democrazia”, promosso dal Comitato provinciale dell’ANPI nelle scuole della città, per l’a.s. 2011-2012, per procedere alla correzione degli elaborati pervenuti e assegnare per ogni sezione i premiprevisti.

La Giuria composta da:
prof. Mario Carolla – dirigente scolastico in q. (Presidente );

prof. Mimmo Tardio – docente di letteredell’IPSSS”Morvillo Falcone” di Brindisi;

prof. Massimo Guastella – docente dell’Università del Salento di Storia dell’Arte contemporanea;

prof. Sandro De Rosa – docente di lettere di s.s. di II grado;

prof.ssa Rosa Savoia – docente di sostegno di s.s. di I grado e segretaria FLC CGIL di Brindisi;

prof. Elio Galiano – docente di Storia e Filosofia di s.s. di II grado in q.;

sig.ra Claudia Nigro – esecutivo ANPI;

dott. Francesco Mingolla – medico e Vicepresidente della Provincia;

dott.ssa Francesca Casamassima– direttrice dell’ Archivio di Stato.

Sono state previste tre sezioni così come indicato sotto:

I sezione – opera letteraria: saggio breve, articolo di giornale, racconto, poesia;
II sezione – opera artistica: pittura, scultura, grafica;
III sezione – produzione che utilizzi le capacità manuali e creative: prodotto meccanico, elettrico, multimediale;

Di tutti i lavori pervenuti da varie scuole superiori di Brindisi la Giuria dopo aver stabilito i criteri di correzione degli elaborati, aver abbinato a ciascun elaborato le buste contenente i nomi degli alunni autori degli stessi e averli tutti attentamente esaminati,  ha deciso di assegnare un premio ex equo, per la III sezione, per l’originalità, la chiarezza e l’efficacia comunicativa ai lavori multimediali prodotti dalla classe III A/Mercurio dell’I.I.S.S. “Marconi-Flacco-Belluzzi” di Brindisi, coordinatrice la prof.ssa Cesira Renna e dalla IV B Programmatori dello stesso istituto. Della classe III A/Mercurio hanno collaborato gli alunni: Chiara Milazzo, Alessia Catalano, Sara Bari, Dalila Brescia, Gaia Toraldo, Irene Pascali, Valentina Alberti, Chiara Urso, Alessia Rizzo, M. Antonietta D’Adamo, Chiara Clarizia, Sara Citiolo, Francesca Bongiorno, Stefano Brogna, Annamaria Caroli.

Della classe IV B Programmatori hanno collaborato gli alunni: Fabio Calabrese, Alessia Carinola, Simone Conti, Andrea Dell’Orzo, Noemi Felline, Roberta Guadalupi, Giulia Longo.

A loro è andato il plauso convinto della platea che ha assistito alla giornata conclusiva del progetto di venerdì 27 aprile 2012 nel corso della quale si è proceduto alla premiazione degli alunni partecipanti.

La Giuria ha evidenziato una particolare segnalazione per il lavoro prodotto, per la I sezione, dalle alunne della classe III A/O.S.S. dell’IPSSS “Morvillo Falcone” di Brindisi: Annachiara Marino, Ilaria Tamburrino, Giulia Crastolla e, per la II sezione, per il lavoro realizzato dall’alunna Noemi Felline della classe IV B Programmatori dell’I.I.S.S. “Marconi-Flacco-Belluzzi” di Brindisi.
Sono stati, inoltre, segnalati i lavori realizzati dagli alunni del Liceo scientifico “Fermi” di Brindisi: Giovanni Cancellieri (III C), Silvia Sanasi (III C), Stefano Romanelli (IV C), Ilaria De Filippis (III A), Arianna Lavino (III C), Sara Risolo (IV C).”

 

 

Percorsi di Liberazione tappa per tappa, testo per testo

Di seguito sono elencate e descritte per sommi capi le diverse tappe dei “Percorsi di Liberazione” del 25 Aprile in città, sono riportati inoltre ed in corrispondenza i testi letti nelle varie tappe
2 –   Luogo principale  di raduno: Corso Roma per la deposizione di una corona dinanzi alla lapide di Vincenzo Gigante,  saluto da parte della presidenza dell’ANPI di Brindisi. Si ONORA la MEMORIA con un elenco di  partigiani e partigiane della provincia di Brindisi che hanno
partecipato alla lotta di Liberazione in varie parti del Paese:
DE TOMMASO Orlando. Nato ad Oria il 16 febbraio1897. Capitano dei carabinieri. Caduto alla Magliana a Roma, il 10 settembre 1943. Medaglia d’oro al valor militare (alla memoria).
GIGANTE Antonio Vincenzo. Nato a Brindisi il 3 febbraio 1901 e residente a Roma. Muratore. Dirigente comunista. Denunciato al Tribunale speciale nel 1934, al termine di una condanna ventennale, per “costituzione del PCI, appartenenza allo stesso e propaganda, viene internato il 3 gennaio 1942. Evaso nel settembre 1943. Viene iscritto alla Rubrica di frontiera. Catturato dai nazisti nel novembre 1944 ed ucciso. Medaglia d’oro della resistenza.
AYROLDI Antonio. Nasce ad Ostuni (BR) il 10 settembre 1906, fucilato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Maggiore dell’Esercito e Medaglia d’argento al valor militare alla memoria.

BARLETTA Giuseppe. Nato a Brindisi l’8 aprile 1925 e morto a Sestri Levante il 18 marzo 1945. Partigiano combattente.
GASCO Giovanni Mario. Nato a Brindisi, nel 1904. Caduto a Cefalonia, 24 settembre 1943 .Già capitano dei complemento dei CC. Della Div. Acqui. Decorato con Medaglia d’Argento.

SPADINI Guido. Nato a Brindisi. Decorato con Medaglia d’Argento.
EFTIMIADI Marco. Nato a Brindisi, il 24 gennaio 1921. Partigiano dal 9 settembre 1943 nella formazione GAP del IX Corpo dell’ELPJ. Viene impiccato come ostaggio, assieme ad altri 50 martiri, a Trieste, in via Ghega, il 23 aprile 1944.
ALTAVILLA Raffaele di Albino e di Maria Giovanna. Nato a Tuturano, nel 1920.  Partigiano nella Div. Garibaldi in Iugoslavia. Medaglia di bronzo alla memoria.
GRAFITTO Giovanni. Nato a Brindisi da Teodoro e Addolorata Alessandrini. Già paracadutista e poi  decorato con Medaglia di Bronzo, per aver combattuto contro i nazifascisti, in Toscana ed Emilia, dal 13 marzo 1944 al 22 aprile 1945.
MASIELLO Vito. Nato a San Vito dei Normanni. Decorato con Medaglia di bronzo, (alla memoria).Combattente i nazifascisti, in zona La Fratta (Bologna) – 19 aprile 1945.
PALUMBO Vincenzo Salvatore. Nato a San Pancrazio Salentino. Decorato con Medaglia di Bronzo.
RUCCO Salvatore. Nato a Brindisi. Decorato con Medaglia di Bronzo.
PARISI Pietro. Nato il 6 luglio 1924 a Cisternino (BR). Contadino. Partigiano, con il nome di battaglia Brindisi, è al fianco della 176 Brg. Garibaldi dal 1° novembre 1943al 7 giugno 1945.
GUADALUPI Mario. Nato a  Brindisi, il 5 gennaio 1924. Partigiano.  – Virgilio – 182 Brg. Garibaldi dal 12 settembre 1944 al 7 giugno 1945. E’ venuto a mancare ieri all’età di 86 anni, dopo una lunga malattia.
DONNE:
CARPINO Anita Teresa. Nato a Brindisi il 9 agosto 1921. Patriota della 113a Brg. Garibaldi, avendo combattuto per mesi 11 e 5 giorni, in Lombardia;
CAVALLO Vittoria in Gaeta. Nato il 20 ottobre 1903 a Latiano (BR) e residente a Torino. Sarta. Comunista. Diffidata. Patriota con il –  nome di battaglia Vera, nella 107b Brg. Garibaldi, in Piemonte,
CIGARINI Giulia, di Eugenio. Nato a Brindisi il 29 novembre 1917. Partigiana nella I Brg. Garibaldi per 19 mesi in Lombardia,
COLUCCI(A) Antonia. Nata a Fasano (BR) il 10 aprile 1924. Partigiana, con il nome di battaglia Marisa, milita nel Comando Generale Matteotti per mesi 16 in Lombardia;
DE CAROLIS Vittoria. Nato a Fasano, il 20 novembre 1912. 9 Brg. Sap dal 19 gennaio 1945 al 7 giugno dello stesso anno.
ESPOSITO Rosetta. Nata il 23 gennaio 1922 a San Pancrazio Salentino. Diploma magistrale. Partigiana. Staffetta informativa dal 10 settembre 1944 al 2 giugno 1945.
GRECO Procacci Addolorata. Nata il 9 febbraio 1920 a Brindisi. Arrestata nel mese di agosto a Venaria (TO), perché sospettata di tenere contatti con i partigiani, viene prima detenuta presso il Comando Nembo di Venaria, poi presso le Carceri Nuove di Torino, poi in quelle di Milano, di Bolzano ed infine deportata in Germania. Arriverà nel lager di Ravensrueck l’11 ottobre 1944. Classificata come politica. Verrà poi liberata.
GUADALUPI Elena, in Paitan. Nata a Brindisi il 1 marzo 1903. Partigiana per 14 mesi nella missione OAT. in Lombardia,
MAGGI Filomena. Nato il 12 maggio 1912, a Fasano. Partigiana. – Maggi – Gruppo Morettini – 6 Divisione GL dal 24 settembre 1943 all’ 9 giugno 1945.
TAMBURINI Addolorata. Nato il 27 luglio 1926, a San Vito dei Normanni.– Alda –7 Divisione GL – Brg. Mazzini, dal 10 novembre 1944 all ‘ 8 maggio 1945. Benemerita.
TODESCHINI Bianca, di Domenico. Nato a Fasano (BR), il 25 settembre 1922. Patriota. Combatte i nazifascisti, per 14 mesi e 25 giorni, dalle file della Brg. X Giornate, nel Bresciano.
TODESCHINI Carla, di Domenico. Nato a Fasano (BR), il 25 settembre 1922. Partigiana. Combatte i nazifascisti, per 14 mesi e 25 giorni, dalle file della Brg. X Giornate, nel Bresciano.
INGLESE Adriana in Paloscia nata a Brindisi telefonista per i partigiani a Genova.
3)    Piazza Cairoli sosta ove fu sede del Comitato provinciale di Liberazione  di Brindisi. Saranno letti stralci  del verbale della prima  seduta  del 9 agosto 1943 e l’appello lanciato ai cittadini ad  alba di libertà e di fratellanza tra i popoli. Sarà ricordato l’avv Palermo,  primo presidente del comitato di Liberazione Nazionale  brindisino ed esponente di spicco di quello stuolo di antifascisti che si opposero  per oltre venti anni al fascismo;  in Via Palestro angolo via Mazzini  (4) breve sosta dinanzi al luogo ove era ubicato lo studio dell’avv. Palermo
FRONTE NAZIONALE D’AZIONE
Comitato Provinciale di Brindisi
Verbale della prima seduta
L’anno 1943, il giorno 9 agosto, alle ore 15 pomeridiane, nello studio dell’avv. Vittorio Palermo, in Brindisi, si sono riuniti: il sig. Guglielmo Cafiero, il sig. Donato Ruggiero, l’ing. Pietro Sala, l’avv. Giovanni Stefanelli e l’avv. Vittorio Palermo, (alcuni dei quali erano diggià in intenso e quotidiano contatto da un paio d’anni fra loro ed altri elementi antifascisti pugliesi ed italiani) e, — ritenuta la opportunità di realizzare la formazione di un Comitato provinciale di concentrazione antifascista —, stabiliscono di costituire nella stessa data un primo nucleo del Comitato stesso e di allargarlo con elementi di sicura fede e di condotta patentemente antifascista che, dalla destra alla sinistra, si attengano alle direttive seguite dal Comitato Centrale del Fronte Nazionale; e particolarmente:
1°) collaborazione con il Governo di S. E. Badoglio;

2°) contributo all’opera di epurazione degli elementi fascisti o compromessi con il fascismo

3°) lotta contro il nazismo;
4°) propaganda in favore di una pace separata.
I singoli componenti di questo primo nucleo prendono specifici incarichi di avvicinare altri elementi di sicuro passato antifascista per invitare costoro a far parte del Comitato provinciale del Fronte Nazionale.
Funge da segretario ufficioso l’avv. Vittorio Palermo che fa una relazione sintetica sulla situazione politica italiana raccolta nei suoi ultimi viaggi a Bari, Roma, Milano nel giugno-luglio 1943 a seguito dei contatti presi con alcuni
esponenti (di cui fa i nomi specifici) del movimento antifascista di quelle città.
La seduta si chiude con il formale impegno di riunirsi il giorno 11 agosto.
Brindisi, 9 agosto 1943
Ilf. segretario
avv. Vittorio Palermo

volantino sequestrato in casa di Raffaele Trinchera il 10 ottobre del 1943

1943 settembre 18 Volantino – appello ai «Giovani d’Italia» per incitare a prendere le armi contro i tedeschi

5) Corso Umberto angolo via Conserva saluto ad Adriana Inglese “centralinista” della Resistenza. Questa tappa è dedicata alle donne che parteciparono alla Resistenza

“Spesso mi pongo questa domanda “se come nei film potessi fare un viaggio nel tempo e mi ritrovassi  negli anni in cui resistere, pedalare, resistere, significava rischiare la vita, io  cosa sarei con la mia bicicletta?”
Mi piace pensare che non avrei esitazione alcuna nel decidere da che parte stare e che uso fare della mia bicicletta.
Questa è per noi una tappa speciale. Sotto questa casa il 25 aprile zampilla sempre. Qui vive Adriana Inglese , centralinista della resistenza.

Con questa tappa vogliamo rendere grazie e merito al contributo che le donne diedero alla Resistenza, prima, e poi alla ricostruzione del nostro paese devastato dalla guerra dalle bombe e dalla miseria in cui il regime fascista l’aveva condotto. Le donne nella Resistenza Italiana in tutte le città le donne partigiane lottavano quotidianamente per recuperare beni di prima necessità per il sostentamento dei compagni. Vi erano gruppi organizzati di donne che svolgevano propaganda antifascista, raccoglievano fondi ed organizzavano assistenza ai detenuti politici ed erano impegnate anche nel mantenimento delle comunicazioni oltre che nelle operazioni militari. Le donne che parteciparono alla Resistenza, facevano parte di organizzazioni come i Gruppi di Azione Patriottica (GAP) e le Squadre di Azione Patriottica (SAP), e inoltre, fondarono dei Gruppi di Difesa della Donna, “aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale e di ogni fede politica o religiosa, che volessero partecipare all’opera di liberazione della patria e lottare per la propria emancipazione”, per garantire i diritti delle donne, sovente diventate capifamiglia, al posto dei mariti arruolati nell’esercito.
I compiti ricoperti dalle donne nella Resistenza furono molteplici,  portando il loro contributo  di genere, politico ed organizzativo e sino a cimentarsi con le armi. Particolarmente prezioso era il loro compito di comunicazione come staffette percorrendo chilometri in bicicletta, a piedi , in corriera col rischio  di essere arrestate.
Il ruolo della staffetta, era spesso ricoperto da giovani donne tra i 16 e i 18 anni, con il compito di garantire i collegamenti tra le varie brigate e  mantenere i contatti fra i partigiani e le loro famiglie;
Tante furono le donne combattenti che al fianco dei partigiani combatterono contro il nazifascismo.
Per decenni a livello storiografico ed istituzionale il contributo delle donne alla Resistenza non è stato mai adeguatamente riconosciuto, rimanendo
relegato ad un ruolo secondario, che scontava “di fatto” una visione in cui anche la Lotta di Liberazione veniva “declinata” al «maschile»
Per questi motivi si parla di Resistenza taciuta.
I dati

  • 70000 donne organizzate nei Gruppi di Difesa della Donna;
  • 35000 donne partigiane, che operavano come combattenti;
  • 20000 donne con funzioni di supporto;
  • 4563 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti;
  • 2900 giustiziate o uccise in combattimento;
  • 2750 deportate in Germania nei lager nazisti;
  • 1700 donne ferite
  • 623 fucilate e cadute;
  • 512 commissarie di guerra;
Sono le staffette che il 25 aprile 45 portano a tutti i dirigenti antifascisti a Milano l’appelloall’insurrezione del CLN Alta Italia:
Cittadini
lavoratori contro l’occupazione tedesca! Contro la guerra fascista! Per la
salvezza delle nostre terre , delle nostre case, delle nostre officine!
Manifestate per le strade sotto la bandiera del tricolore del Comitato di
liberazione, Come a Genova e a Torino , ponete ai tedeschi davanti al dilemma :
arrendersi o perire! Verso lo sciopero generale ! Viva l’insurrezione!
E l’ordine di insurrezione firmato il 24 aprile da Pietro Longo è affidato ad una donna Lina Fibbi staffetta partigiana
del comando generale delle Brigate Garibaldi  comandato da Pietro Secchia. Mai donna ebbe un compito così significativo per il nostro Paese.
Noi riteniamo che il nostro paese , che sta attraversando la più grave crisi economica e politica dal dopoguerra,  ha
ancora una volta bisogno della massima partecipazione delle donne alla sua riscossa e chiediamo che tutte le barriere che impediscono il pieno coinvolgimento delle donne  alla vita sociale e politica dell’Italia vengano rimosse come recita l’articolo 3 della Costituzione italiana dove si sancisce l’uguaglianza dei cittadini: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali”.
Ora vi presento Adriana Inglese Paloscia, attraverso un suo racconto raccolto da Francesco Gioffredi
«Lasciammo Brindisi perché tutti noi figli volevamo studiare all’Università.
Papà era nella Marina militare, chiese al ministero della Difesa il trasferimento in una città universitaria. A Roma non era possibile, ci mandarono a Genova, vivevamo dov’era la Capitaneria. Genova negli anni della guerra era bersagliata dai bombardamenti notturni. C’erano 5-6 allarmi, ci rifugiavamo nelle gallerie, il porto era avvolto dalla nebbia dei fumogeni». La famiglia Inglese non restò impassibile dinanzi allo sfregio, proprio no
.>>
Adriana e sua sorella Fernanda – giovani, belle, studentesse universitarie – decisero di sporcarsi le mani con la polvere della storia: «Aiutavamo, nel massimo riserbo, i partigiani. Io, nel cuore della notte, ricevevo una telefonata. Non sapevo chi c’era dall’altra parte, sentivo solo una voce che mi dettava un numero di telefono e poi un messaggio (ad esempio “I fiori sono alla finestra” ). Io dovevo ripetere quel messaggio al numero indicato. senza sapere chi fosse il destinatario. “I fiori sono alla finestra” , comunque, stava a indicare l’arrivo dei paracadutisti con armi e viveri».
Da brividi le missioni della sorella, che s’era guadagnata i galloni del rischio per via dell’età: «Fernanda era cinque anni più grande. Lei faceva la vera e propria staffetta: grazie a un ufficiale di collegamento, riusciva a portare ai prigionieri politici dei panini imbottiti di messaggi. Poverina: all’ingresso c’era sempre un tedesco che le accarezzava i capelli dicendole “Bella signorina”. Ha rischiato la vita sul serio.>>
Il racconto della signora Adriana ansima come un mantice quando s’arriva lì, alla Liberazione. «L’annuncio ci arrivò dai francesi, Genova era blindata. Fu un’emozione unica, commovente, vedere i partigiani arrivare in corteo con i nazisti prigionieri. Io gridavo ai tedeschi “Raus! Raus!” (ndr: in tedesco vuol dire “fuori”). Ma non dimenticherò mai i partigiani così belli col fazzoletto rosso al collo».
Pochi mesi dopo, dicembre, Adriana Inglese sarebbe diventata la signora Paloscia: treno e giù fino a Brindisi.
Grazie Adriana, centralinista della resistenza. Oggi i fiori li mettiamo noi alla tua finestra.
6)  Corso Garibaldi angolo via Rubini ( ex vico dell’orologio) sosta dinanzi al luogo dove il 1 maggio del 1922 i fascisti locali assaltarono a colpi di pistola  il corteo pacifico di lavoratori festeggianti il 1 maggio, uccidendo . Furono centinaia i lavoratori e, sindacalisti attivisti politici uccisi dalle squadre fasciste tra il 1921 e 1922
In questo luogo il fascismo brindisino svelò la sua vera  faccia : quella dell’assassinio, della vigliaccheria e dell’essere protetto da uno Stato  e da istituzioni reazionarie.In quel primo maggio del 1922  ,per celebrarlo,  le organizzazioni sindacali e i partiti socialisti e comunisti proclamarono lo sciopero generale e contro il quale  in tutta Italia i fascisti si mobilitarono, assalendo cortei ed sino a dare la caccia nelle trattorie di coloro che
festeggiavano il 1 maggio.
Narra Beniamino Andriani , antifascista socialista e sindacalista poi  vicesegretario della CGIL nel 1945:
“-Il corteo si partì dalla camera del Lavoro in via Filomeno Consiglio, aprivano il corteo i giovani socialisti e comunisti, seguiti per ordine di
anzianità dalle organizzazioni sindacali: i contadini, i muratori, i portuali, ecc.
Nel Piazzale della Stazione si presentava uno spettacolo meraviglioso di migliaia di lavoratori . Durante il comizio ci fu qualche tentativo di provocazione dei fascisti respinto dai lavoratori. Alla fine della Manifestazione il corteo fu attaccato qui in questo luogo   a colpi di
rivoltellate e si ebbero tre feriti gravi e un morto il bracciante Meoli rimasto invendicato!
I fascisti locali, dopo essersi fatti 5 mesi di carcere dorato, il giorno della marcia su Roma, il 28 ottobre uscirono trionfanti con la copertura delle istituzioni!”- Moltissime furono le violenze alla festa del lavoro il 1 maggio 1922 e che videro le camicie nere assaltare manifestazioni operaie e popolari, provocando morti e feriti da Roma, Alfonsine (Ra), Rovigo, Romagnano Sesia (No), Binanuova (Cr), Livorno, Colle di Val d’Elsa (Si), Perugia, sino ad Andria (Ba).in provincia di Bologna in un’osteria di Rivabella di Zola Predosa (Bo) i fratelli Alfonso e Vincenzo Vignoli  furono uccisi e feriti 8 loro compagni che cantavano inni socialisti. Si contarono alla fine della giornata sei morti socialisti e sei squadristi. mai, nella storia del socialismo italiano, il 1º Maggio fu più squallido e funereo di quello del 1922″.
Ma non fu un fatto isolato, poiché tra l’ottobre 1920 e l’0ttobre 1922, ben  600 lavoratori furono uccisi da fascisti a cui si aggiungono altre centinaia di lavoratori uccisi dalle forze di polizia del re e per un totale 1500 lavoratori , sindacalisti e politici di sinistra uccisi in due anni
Solo nel1921 in 10 mesi di squadrismo fascista  furono  distrutte 17 tipografie di giornali, 59 case del popolo, 119 camere del lavoro, 107 coperative, 83 leghe contadine, 8 società di mutuo soccorso, 141 circoli comunisti e socialisti, 110 circoli culturali, 10 biblioteche popolari, 28 sindacati operai, per un totale di 726 sedi di organizzazioni di lavoratori.
Soltanto nei primi sei mesi del 1922 166 lavoratori sono uccisi e 500 feriti
Cogliamo l’occasione per ricordare quanto fu determinante per l’avvento del fascismo la divisione che ci fu tra  le forze democratiche e antifasciste
nonostante che dagli strati popolari venisse l’invito all’unità d’azione  e come svincolate dai partiti nascessero in molte parti d’Italia le sezioni degli Arditi del popolo. Accusate di essere anarcheggianti e poco inclini a farsi sottomettere agli equilibrismi della politica, questa forma di difesa armata popolare, quando ebbe il sostegno corale di tutte le forze antifasciste, come nel caso di Parma, ma anche di Bari,  riuscì a dare risposte vittoriose,
ma ormai era troppo tardi e si dovette aspettare 20 anni affinché nascesse la Resistenza con il contributo di tutti i partiti antifascisti.
Anche in  Puglia in quel terribile 1922 si tentò di opporsi con le armi alla violenza fascista, come a Bari dove, nell’agosto del 1922 , per bel cinque giorni le squadre degli Arditi del popolo  difesero la città vecchia dagli assalti dei fascisti comandati dall’agrario Caradonna e dalle guardie regie,  respingendoli con morti, feriti e giungendo a fare addirittura prigionieri  ben trenta fascisti della  Decima Legio  giunti da Arpinati  e trenta guardie regie  .
Per entrare nella Bari proletaria si dovette attendere tre mesi quando con la marcia su Roma, Mussolini prese il potere e nella notte del 1 novembre 1922  fu inviata una intera divisione di fanteria con le mitragliatrici per occupare la Camera del Lavoro di Bari
21 anni dopo , il 9 settembre 1943  Bari sarà la prima grande città del Sud che si libererà dai nazifascisti con le armi, grazie al generale
Bellomo che chiamò il popolo alla difesa della città e dove giovani scugnizzi come Michele Romito scacciarono i tedeschi a colpi di bombe a mano.
Viva la Resistenza popolare e antifascista!
Ora e sempre Resistenza!”
7) Via Carlo de Marco omaggio ad un’eroe brindisino appena riscoperto: Marco Eftemiadi, nato a Brindisi, di origine albanese, di Valona e di lingua greca. Esempio della mescolanza tra culture e provenienze diverse, vero tesoro della gente brindisina , che diede la sua vita da patriota , partigiano nei GAP, al fianco degli antifascisti, impiccato insieme a ad altri 43 martiri a via Ghega nel 1944 a Trieste, la stessa città fu ucciso Vincenzo Gigante.
Franco Zaccaria parla del suo parente Marco Eftemiadi in via Carlo De Marco
Due e differenti sono le note biografiche di Eftimiadi Marco:
“Eftimiadi Marco. Nato a Brindisi, il 24 gennaio 1921 da Luca e Zaccaria Raffaella Lucrezia Gioconda in via Carlo Demarco n°1. Partigiano dal 9 settembre 1943 nella formazione GAP del IX Corpo dell’ELPJ. Viene impiccato come ostaggio, assieme ad altri 50 martiri, a Trieste, in via Ghega, il 23 aprile 1944.
Cfr. C. Ravnich, Martiri ed eroi della divisione Garibaldi, op. cit., Padova, 1950, pag. 91; Brigata d’Assalto Garibaldi – Trieste, Elenco nominativo dei caduti, c/o IFSML.”Da  Ippazio Pati Luceri
“Marco Eftemiadi studente alla facoltà di scienze economiche e commerciali dell’Università di Trieste,entrò nell’antifascismo attivo alla fine del 1942.Dopo l’armistizio del settembre 1943 non potendo come era suo vivissimo desiderio recarsi fra i partigiani in montagna a causa di una imperfezione fisica, entrò nell’organizzazione clandestina della resistenza “Fronte della gioventù ” che operava a Trieste.
Vi prestò attività intesa ed apprezzata. Collaborò con entusiasmo a giornali clandestini della resistenza nonché alla compilazione di materiale di
propaganda.
A causa di questa attività, fu arrestato nella notte del 1 marzo 1944 da una decina di militi della S.S. insieme ad altri dirigenti della resistenza e rinchiuso nelle segrete del comando S.S. di piazza Oberdan e successivamente nelle carceri del Coroneo.
Sopportò eroicamente le feroci torture cui tu sottoposto durante la prigionia e non tradì i compagni di lotta. Fu impiccato dai nazisti il 23 aprile 1944 nel palazzo Rittmayer di via Ghega.” Da: IRSML Trieste, Ufficio Storico, documento n° 2825 del 07. 11. 1952
commemorazione in via Carlo De Marco il palazzo dove è nato Marco Eftemiadi
8) Lungomare, giardinetti del porto  tappa conclusiva:  lancio di fiori in mare e omaggio ai combattenti per la libertà  e che in tanti diedero la vita in Yugoslavia, Albania , Grecia. Ricorderemo come su quel molo Vincenzo Gigante ed altri giovani socialisti ,  antimilitaristi e pacifisti  nel 1920 condussero l’ agitazione politica tra le truppe che andavano a reprimere il popolo albanese in rivolta. Una testimonianza che conferma lo spirito di
solidarietà e fratellanza tra popoli che ha sempre contraddistinto la nostra città . Uno spirito riconfermato
Lungomare Brindisi:
Ha un significato di alto valore simbolico la tappa su questo  lungomare,  luogo dove la città volge lo sguardo ad Oriente verso popoli e culture
differenti ma con i quali non è mai mancato dialogo, solidarietà  e senso di comune fratellanza, attraverso azioni esemplari della popolazione brindisina, quali l’accoglienza dei 20000albanesi nel marzo 91 o l’ostinata solidarietà ad ogni 28 marzo alle vittime  della nave albanese Kater I Rades.
Ma  anche altri episodi ci spingono qui a rendere omaggio con un lancio di fiori in mare e la lettura di  poesie. Su questo molo  90 anni fa ,  i giovani socialisti brindisini il 29 giugno  del 1920 distribuirono  volantini antimilitaristi e anticolonialisti, e animati di spirito internazionalista incitarono
all’obiezione di coscienza  le truppe italiane che stavano imbarcandosi alla volta dell’Albania  per  reprimere il popolo albanese in rivolta contro l’occupazione italiana  e che reclamava l’indipandenza. Tra quei giovani socialisti vi erano semplici operai come il 17enne  Masiello Annunziato Arcangelo o  il 19enne Vincenzo Antonio Gigante .
L’opera  di agitazione e propaganda contro la guerra , al grido di “ non un fucile si deve rivolgere contro altri proletari “ fu così efficace che  Brindisi fu uno dei tre luoghi ( dopo Trieste ed Ancona ) dove le truppe italiane si  ammutinarono, al fianco  dei lavoratori portuali scesi in sciopero,  giungendo sino ad opporsi con le armi ai carabinieri e agli ufficiali.
Nello scontro un militare morì  e due furono feriti e  64 giovani militari degli arditi, le truppe di assalto,  finirono dinanzi alla corte marziale accusati di diserzione.
Quell’episodio fu rilevante per il futuro politico di Gigante e la sorte volle che morisse , da partigiano ucciso dai nazifascisti , proprio a Trieste la città che in quel 1920 con lo sciopero dei portuali diede il via alla protesta contro la guerra al popolo albanese. Un destino nel quale Gigante  fu accomunato ad un altro brindisino, di origine albanese, Marco Eftemiadi, anch’egli partigiano anch’egli ucciso dai nazisti a Trieste.
Su questo molo  23 anni dopo approdarono il 25 settembre del 1943  i pochi militari  gravemente feriti,  superstiti della divisione Perugia fuggiti dai porti albanesi,sotto le bombe degli Stukas.Dei loro commilitoni vogliamo ricordare il generale Ernesto Chiminello e  i 120 ufficiali e sottufficiali che avendo resistito con le armi ai tedeschi furono giustiziati, i loro corpi bruciati e poi gettati in mare. Una sorte simile la subirono centinaia di nostri militari nell’isola di Kos, di cui i familiari non hanno mai potuto trovare i resti.
Una fine che li accomuna ai martiri di Cefalonia, i 20.000 marinai italiani che con il loro sacrificio sancirono la rinascita  di quell’Esercito di liberazione nazionale che, partendo dalla Puglia,. al fianco degli alleati e dei partigiani, liberò l’Italia dal nazifascismo
Tra tanti militari italiani  che dopo l’8 settembre entrarono a far parte della resistenza, yugoslava albanese, greca,  vogliamo ricordare i  tremila  in gran parte superstiti  proprio della divisione Perugia  che, dando vita al “Battaglione Gramsci per un anno e mezzo affrontarono in armi i fascisti italiani e i nazisti insieme ai partigiani albanesi, partecipando nel novembre del 1944 alla liberazione di Tirana.  Ma  vogliamo ricordare che  ventimila disertori italiani trovarono rifugio tra  poverissime famiglie albanesi che  che li sfamarono e li nascosero  ai rastrellamenti tedeschi.
Con  questo lancio di fiori in mare vogliamo rendere omaggio e dire  un grazie a tutti coloro  italiani, albanesi, greci,  yugoslavi che  con la loro opera  dall’altra sponda di questo mare ci hanno reso liberi e ci hanno insegnato che il destino e il cammino verso la libertà ed il progresso è comune a tutti gli esseri umani ed è con un appello all’uomo , leggendo la poesia  “-Prima di tutto l’uomo”- del poeta turco Nazim Hikmet, scritta in un carcere.
Con questo appello all’umanità , di condanna della violenza, del carcere come negazione di ogni diritto , del razzismo e di ogni forma di
pregiudizio e di xenofobia che concludiamo il nostro percorso antifascista  cittadino del 25 aprile.
Non vivere su questa terra come un estraneo
o come un turista della natura.
Vivi in questo mondo come nella casa di tuo padre:
credi al grano  alla terra al mare ma prima di tutto credi nell’uomo.
Ama le nuvole le macchine   i libri  ma prima di tutto ama l’uomo.
Senti la tristezza del ramo che si secca
dell’astro che si spegne
dell’animale ferito che rantola
ma prima di tutto senti la tristezza e il dolore dell’uomo.
Ti diano gioia tutti i beni della terra:
l’ombra e la luce ti diano gioia  le quattro stagioni ti diano gioia
ma soprattutto  a piene mani ti dia gioia l’uomo!
(ultima lettera al figlio)

“verso il 25 aprile” – Appello dell’ANPI di Brindisi- Appello ANPI Nazionale – l’ANPI è impegnata a promuovere nel territorio una serie di iniziative su temi della Liberazione

Verso il 25 aprile

L’ ANPI in questo 25 aprile fa un appello a tutte le forze politiche, sociali ed ai movimenti della città e del territorio a riscoprire i valori fondanti della Resistenza e della Liberazione necessari per  uscire dalla crisi economica e dalla crisi etica e morale da cui il Paese è tormentato.

La crisi può risolversi solo con un forte richiamo a partecipare attivamente alla promozione ed alla difesa dei valori democratici ed antifascisti, fondamentali del nostro sistema costituzionale, su questa strada può esserci il “riscatto” del Paese.
L’ ANPI in questo 25 aprile vuole ricordare la Liberazione a Brindisi con un programma denso di appuntamenti: nella prima mattinata ci troveremo sotto la Lapide di Vincenzo Gigante, assieme alle forze politiche e sociali, ai movimenti e le associazioni, democratiche ed antifasciste.

il comitato privinciale dell’ANPI di Brindisi

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“verso il 25 aprile” Settimana della cultura, Palazzo Granafei Nervegna Mostra

Nell’ambito della Mostra  “Vento da Sud”  e  “Antonio Vincenzo Gigante nelle carte dell’Archivio di Stato”

mercoledì18 aprile alle ore 15.30 il Comune, Il comitato Provinciale dell’ANPI  e l’Archivio di Stato di Brindisi, organizzano a palazzo Granafei Nervegna sala conferenze II° piano

la proiezione del film documentario

“Prima di tutto l’uomo”

del professor Elio Scarciglia

 

 

 

17 aprile 2012, ore
18,00,  Palazzo Granafei Nervegna,  sala al piano terra

“VENTO DA SUD”      e  “ANTONIO VINCENZO GIGANTE NELLE CARTE DELL’ARCHIVIO DI STATO

Mostra a cura dell’Istituto Tecnico commerciale  “G. Marconi” e dell’Archivio di Stato di Brindisi, in collaborazione con l’ANPI  Provinciale.

Il percorso espositivo  della parte “Vento da Sud” presenta gli avvenimenti che si susseguirono nell’Italia del Sud dall’8 settembre 1943 al giugno 1944, quindi dallo sbarco degli alleati in Sicilia alla liberazione di Roma. I documenti selezionati, raccontano la guerra, le condizioni difficili delle popolazioni meridionali, le atroci rappresaglie e l’orrore delle stragi di civili commesse dai tedeschi in ritirata, ma anche i momenti di lotta e di diffusa attività anti tedesca e antifascista, come le azioni di resistenza lungo la strada che da Taranto portava a Bari, a Barletta, a S. Severo, fino alla difesa del porto barese e alla celebrazione, nel gennaio del 1944, del 1° Congresso del Comitato di Liberazione Nazionale, nel teatro Piccinni di Bari.

La sezione di documenti e fotografie “Antonio Vincenzo Gigante nelle carte della Questura di Brindisi – schedario politico” consente la ricostruzione della vita e delle persecuzioni subite dall’antifascista brindisino, medaglia d’oro al valor militare. Nato a Brindisi nel 1901, Gigante partecipò alla Resistenza al comando di formazioni partigiane nel Friuli Venezia Giulia, ma arrestato dai tedeschi per una delazione, venne torturato e poi ucciso nella
Risiera di San Sabba a Trieste.

 

la mostra sarà aperta fino al 2 Giugno 2012 (orari: tutti i giorni, 9,00 – 20,30, sabato e domenica dalle ore 9,30 alle ore 13,00 e dalle ore 16,30 alle ore 20,30)

 

“Brindisi dal fascismo alla democrazia” una iniziativa per “Prova di Democrazia”

“Brindisi dal fascismo alla democrazia” Incontro presso l’Archivio di Stato – 9 marzo 2012

Venerdì 9 marzo 2012 alle ore 17,00 presso la sala conferenze dell’Archivio di  Stato il prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea di Bari, e Vittorio Stamerra, giornalista,hanno tenuto un incontro sul tema Brindisi dal fascismo alla democrazia, con un particolare riferimento ad Antonio Vincenzo Gigante, partigiano brindisino, medaglia d’oro al valor militare, ucciso nel 1944 nella Risiera di San Sabba a Trieste.
hanno introdotto gli interventi Francesca Casamassima, direttore dell’Archivio di Stato e Donato Peccerillo, presidente dell’ANPI di Brindisi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Questo ultimo fine settimana, in città, oltre che dalle varie presentazioni dei candidati-sindaco, è stato caratterizzato da una bella iniziativa, che si è tenuta nella splendida cornice dell’Archivio di Stato, venerdì 9 marzo alle 17, sul tema “Brindisi dal fascismo alla democrazia”, con
l’intervento molto atteso del prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’ “Istituto Pugliese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea”, e la partecipazione del giornalista Vittorio Stamerra, da sempre interessato, anche attraverso libri e pubblicazioni, alla vita di
Gigante .

La presentazione della Conferenza è stata condotta dalla dott.ssa Francesca Casamassima, Direttrice dell’Archivio di Stato di Brindisi e dal Presidente dell’Anpi di Brindisi, Donato Peccerillo.

“L’aria del pomeriggio quasi primaverile e le sale accoglienti del luogo predisponevano all’ascolto, dopo uno sguardo alla Mostra documentaria e fotografica “Vento da Sud”,realizzata dall’”I.T.C.Marconi, con l’”Italia liberata scuole in rete” e la Sezione inedita, curata dall’Archivio di Stato, dedicata al partigiano brindisino, Antonio Vincenzo Gigante,medaglia d’oro al valor militare, ucciso nel 1944 nella Risiera di San Sabba, a Trieste, che resterà aperta ancora fino al 20 marzo, per gli studenti e i cittadini che vorranno visitarla.
Per il Progetto “Prova di Democrazia”, promosso dall’ Anpi di Brindisi, incollaborazione con l’Archivio di Stato di Brindisi e con il patrocinio della Provincia, rivolto soprattutto alle scuole della città, l’incontro di venerdì scorso è stato un momento centrale di crescita civile e culturale.
Il pubblico assai variegato formato da cittadini, docenti, curiosi, studiosi, una delegazione di studenti della 4 B Programmatori dell’ “I.I.S.S.Marconi-Flacco-Belluzzi” , si è trovato a confrontarsi con una narrazione profonda e stimolante della nostra storia, che metteva in risalto l’importanza di Brindisi e del Sud nelle vicende storiche dell’antifascismo e della costruzione della democrazia nel corso del ‘900 italiano.
Il senso dell’iniziativa non era “rievocare”,in modo nostalgico memorie lontane ma rendere giustizia a verità storiche poco studiate e spesso non valorizzate, riprendere il filo democratico della storia locale, attraverso i documenti, le immagini, gli eventi, le persone che a Brindisi hanno combattuto il fascismo, sin dagli anni ’20, dalle prime manifestazioni contro la guerra, quando proprio dal nostro porto partivano navi cariche di armi, dalle iniziali organizzazioni del movimento operaio e socialista che da Brindisi si diffondevano poi a Taranto, Mesagne, Oria, Ceglie, fino a delineare un percorso significativo dell’antifascismo brindisino, come risulta dalla intensa vita di lotta , come grande dirigente comunista e della Resistenza di Antonio Vincenzo Gigante, e dai documenti che attestano l’impegno antifascista di altri protagonisti come
Andriani , Santacesaria, Patrono, Ricci, Sardelli, solo per nominarne alcuni.
Inoltre a Brindisi come in Puglia e nel Meridione dal 1943 al 1944 si è lottato duramente contro i tedeschi in ritirata, con opposizioni popolari spontanee, antifasciste e antitedesche , e contro la popolazione, come a Bitetto, a Barletta, a Cerignola, si sono scatenate violente rappresaglie dei nazifascisti. D’altro canto, la città subiva le gravi conseguenze della guerra, la miseria, lo sbandamento, vissute da tutti i cittadini ma soprattutto dai tanti giovani brindisini mandati a morire fuori dall’Italia,e ritrovatisi poi, nell’inferno di Cefalonia, in Grecia, nei Balcani. Dal ’43 al ’46 si cercava, in città, di ricostruire un minimo di vita civile e di libertà dopo la caduta del fascismo, con le riunioni del Comitato di Liberazione, con la pubblicazione di riviste come “Nuovo Risorgimento”, animata dai forti ideali democratici di Beppe Patrono, nonostante la presenza del governo Badoglio e del re, prima qui a Brindisi e poi a Salerno, non abbia certo favorito le istanze di rinnovamento.
E’ emersa,quindi, la necessità di approfondire maggiormente il periodo che va dal ’43 al ’46, anche perché la ricerca storica si sta avvalendo di un’ ampia mole di documenti finora non selezionati ,che riguardano il periodo della nascita della democrazia a Brindisi e nel Sud, con un seminario di studio adeguatamente preparato e organizzato.
D’altro canto, resta fondamentale il confronto con i cittadini e in particolare con i giovani e gli studenti su tali vicende storiche, per la scoperta e il recupero della memoria storica, perché sia conosciuta, condivisa, resa attuale. In tal senso ,nelle scuole che aderiscono al progetto “Prova di democrazia”, si stanno sviluppando itinerari formativi per affermare pienamente i valori di uguaglianza, di libertà, di rispetto per la persona, di solidarietà, di pace che sono alla base dei principi della nostra Costituzione democratica, nati appunto nel corso della Resistenza e della lotta al nazi-fascismo.” (di Rosella Apruzzi)

 

per “Prova di Democrazia” II^ edizione della mostra documentaria Vento da Sud con una sezione dedicata a Antonio Vincenzo Gigante

l’ANPI  e l’Archivio di Stato di Brindisi  hanno organizzato la II° edizione della mostra documentaria “Vento da Sud” con la sezione inedita “Vincenzo Gigante nelle carte  della Questura di Brindisi – Schedario politico”

l’iniziativa è presso la Sala mostre dell’Archivio di Stato – piazza Santa Teresa, 4, per il periodo dal  22 febbraio sino al 20 marzo 2012, con l’orario di apertura dalle 9.00 alle 12.30 (escluso i festivi)

 La mostra è nell’ambito del progetto “Prova di Democrazia”, iniziativa promossa dall’ANPI provinciale nelle scuole di Brindisi per l’anno scolastico 2011- 2012, in collaborazione con l’Archivio di Stato di Brindisi e con il patrocinio della provincia di Brindisi.

 “Prova di Democrazia” è incentrata sulla memoria della rinascita della democrazia in terra di Brindisi e degli uomini e le donne che vi contribuirono, a partire da Vincenzo Gigante, brindisino, partigiano, medaglia d’oro al valor militare.

 

 
 
 
 
 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

                           

 

Viene  riproposta la mostra documentaria e fotografica VENTO  DA  SUD, realizzata nel 2004 dall’I.T.C “G. Marconi” di Brindisi e da istituti scolastici di altre regioni, per l’“Italia liberata – Scuole in rete”, con il coordinamento del prestigioso Istituto “Albe Steneir” di Torino. Il percorso espositivo presenta gli avvenimenti che si susseguirono nell’Italia del sud dall’8 settembre 1943 al giugno1944, quindi dallo sbarco degli alleati in Sicilia alla liberazione di Roma. Gli oltre 300 documenti selezionati, proposti in tredici pannelli, raccontano la guerra, le condizioni difficili delle popolazioni meridionali, le atroci rappresaglie e l’orrore delle stragi di civili commesse dai tedeschi in ritirata, ma anche i momenti di lotta e di diffusa attività anti tedesca e antifascista, come le azioni di resistenza lungo la strada che da Taranto portava a Bari, a Barletta, a S. Severo, fino alla difesa del porto barese e alla celebrazione, nel gennaio del 1944, del 1° Congresso del Comitato di Liberazione Nazionale, nel teatro Piccinni di Bari.

La sezione di documenti e fotografie Vincenzo Gigante nelle carte della Questura di Brindisi – Schedario politico, a cura dell’Archivio di Stato, propone documentazione rinvenuta nell’archivio storico della Questura di Brindisi, depositato presso l’Istituto e attualmente oggetto di ordinamento ed inventariazione.

 Il fascicolo dello schedario politico su Gigante contiene la corrispondenza, le foto segnaletiche, gli atti amministrativi e giudiziari, spediti dalle altre questure a quella di Brindisi e consente una ricostruzione della vita e delle persecuzioni subite dall’antifascista.

Antonio Vincenzo Gigante, nato a Brindisi nel 1901, dove aveva iniziato la sua formazione politica, a vent’anni si era trasferito a Roma per lavorare come muratore cementista. Era diventato sindacalista e sostenitore delle lotte degli edili, aveva poi aderito al partito comunista, divenendone organizzatore in clandestinità. Arrestato nel 1934, veniva condannato a vent’anni di reclusione e poi confinato a Ustica. Dopo l’8 settembre partecipava alla resistenza, al comando di formazioni partigiane nel Friuli Venezia Giulia, ma arrestato dai tedeschi, per una delazione, veniva torturato e poi ucciso nella Risiera di San Sabba.

Il nucleo più significativo della sezione documentaria è costituito dalle copie delle lettere che Vincenzo Gigante inviava alla madre Concetta, residente a Brindisi e qui costantemente controllata dalla questura, e ad altri socialisti brindisini, come Beniamino Andriani. Vengono presentate, inoltre, una lettera autografa della moglie Wanda e le foto originali della cerimonia di commemorazione, svoltasi a Brindisi nel 1952, alla presenza di Umberto Terracini.

L’ANPI di Brindisi,  in occasione della Mostra che riporta una serie di fotografie del 7  dicembre 1952 ( data della inaugurazione della lapide commemorativa di Vincenzo Gigante in Piazza Vittoria) ha chiesto alla figlia Miuccia Gigante una memoria  che riportiamo:

“Venni a Brindisi la  prima volta nel dicembre 1952 in occasione della posa della lapide in memoria di mio padre: avevo 20 anni. Il discorso commemorativo l’ha tenuto Umberto Terracini, un amico che si era impegnato, una volta finita la guerra , nella ricerca di notizie su Gigante che aveva conosciuto intorno agli anni ’20 a Roma e poi rivisto in carcere a Civitavecchia.

Terracini l’avevo conosciuto a Lugano nel ’43 mi aveva parlato a lungo di mio padre e nelle sue parole sentivo l’affetto e la stima che provava per lui.

Di conseguenza la presenza a Brindisi di Terracini mi era di conforto perché immaginavo non facile questo soggiorno nella città dov’era nato mio padre.

Ero combattuta fra l’orgoglio di figlia nel vere onorata la memoria del padre e temevo di apparire fragile e poco degna di essere figlia di questo uomo considerato da tutti i presenti nella piazza affollata, un eroe.

Ascoltando le parole di Terracini guardavo mia madre come se la vedessi per la prima volta, sentivo di amarla non solo con l’affetto di figlia, ma con il rispetto che si deve a una donna che vede troncare i propri sogni per vivere di una memoria dalla quale non si sarebbe mai allontanata.

Ascoltavo Terracini e vedevo formarsi in me, in maniera sempre più forte e precisa la figura di mio padre, le sue parole entravano in me e arricchivano quello che già sapevo di lui, lo “costruivano” e lo facevano un uomo vivo, forte, coraggioso, ricco di valori …  ed io ero sua figlia.

Mi coglieva anche un altro sentimento, quello di essergli stata vicina solo con il pensiero, di non aver diviso con lui tutte le sue sofferenze, di aver vissuto un’infanzia e una adolescenza  dovve tutti mi circondavano d’affetto mentre lui soffriva solo le più atroci torture sino alla morte.

Ho capito quel giorno, fra tutta quella gente che sentivo così vicina, quanto dovevo essere  orgogliosa di essere la figlia di Vincenzo Gigante.

Miuccia Gigante”

Le foto di quel 7 dicembre ’52:

 

 

 

 

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