Assennato, Felice
Assennato Felice
Nacque a Brindisi il 9 ottobre 1868 da Mario, ufficiale del Porto originario di Palermo, e da Rosa D’Errico. D’indole vivace e “ribelle” abbracciò presto i principi repubblicani. Dopo gli studi di giurisprudenza a Palermo tornò a Brindisi, dove s’iscrisse al circolo socialista fondato dall’ing. Giuseppe Prampolini, divenendo un attivo propagandista. Esercitava la professione di avvocato, spesso in difesa dei lavoratori più poveri.
Nel dicembre 1891 fu arrestato per violenza e resistenza a un delegato di P.S. e poi assolto, il 22 agosto 1894 ancora arrestato per porto d’arma e minacce a mano armata contro l’avv. Baldassarre Terribile. Nel compilarne la scheda biografica per il ministero dell’Interno, il 22 settembre 1894 il sottoprefetto (con squisito pregiudizio) scriveva «…essendo … siciliano d’origine, può definirsi un “giovanotto mafioso”».
Sposò civilmente Eftimiadi Theanò, da cui avrà tre figli. Nelle elezioni comunali del 1902 fu eletto consigliere nelle file del partito socialista e nello stesso anno costituì la Lega dei carbonai, contadini e muratori. Come consigliere, nel 1903 chiese all’amministrazione comunale di introdurre dei premi per stimolare i privati e la società a investire nel settore industriale per migliorare le condizioni economiche della città. A maggio dello stesso anno organizzò a Brindisi il congresso socialista interprovinciale, presieduto dall’on. Tedeschini, durante il quale si approvò la costituzione della federazione socialista provinciale, e costituì insieme ai compagni socialisti Antonio Calò e Vincenzo Falcone la “Lega di miglioramento fra i contadini”.
Fu rieletto consigliere comunale nel luglio 1910 e assunse la direzione del giornale «L’Unione. Organo settimanale dei partiti popolari», che mantenne fino al 1912. Acceso oratore nei comizi, sostenne la candidatura di Giuseppe Prampolini alle elezioni politiche del 26 ottobre 1913. Nuovamente eletto nel consiglio comunale nell’agosto 1914, decadde nel luglio del 1917 in seguito alle dimissioni della maggioranza consiliare.
Nel 1921 fu tra i membri della direzione centrale del partito socialista italiano al fianco del giovane Pietro Nenni; si candidò alle elezioni politiche del 15 maggio 1921 e fu eletto deputato al Parlamento per la provincia di Lecce nelle liste del partito socialista unitario con 18.262 voti.
Sarà deputato dal 11 giugno 1921 al 25 gennaio 1924. Tuttavia su disposizione del prefetto continuò ad essere sottoposto a vigilanza «continuata ma non appariscente». Si ripresentò senza successo alle elezioni politiche del 1924.
Dopo l’affermazione totalitaria del governo fascista si ritirò dalla politica attiva e tornò a esercitare la professione di avvocato, pur rimanendo fermo oppositore del regime. Ma era ancora considerato pericoloso per l’ordine e la sicurezza nazionale: nel 1926 il sottoprefetto lo rinviò alla Commissione provinciale di Lecce per l’assegnazione al confino di polizia. La commissione, esaminata in più sedute la posizione di Assennato, nel marzo del 1927 dichiarò la propria incompetenza, perché dopo l’istituzione della nuova provincia doveva essere sentito il prefetto di Brindisi. Infine nella seduta dell’11 aprile 1927 deliberò di non emettere alcun provvedimento a suo carico perché, in seguito a informazioni assunte da «seri professionisti», non lo riteneva pericoloso.
Nel 1928 fu deferito al tribunale speciale per la Difesa dello Stato per aver dichiarato nel Caffè Fiamma che l’attentato alla Fiera di Milano del 12 aprile, in seguito al quale erano morte venti persone in attesa dell’arrivo di Vittorio Emanuele III, era stato voluto e organizzato da Mussolini per eliminare il re, accusa da cui venne prosciolto per non aver commesso il fatto.
Negli anni seguenti fu costantemente vigilato e controllato in ogni spostamento, anche riconducibile alla sua attività di avvocato. Fermato e condotto nel carcere di Brindisi, il 7 settembre 1939 fu espulso dalla Piazza Militare Marittima di Brindisi e trasferito in altra residenza non compresa in zona militare marittima. Scelse di risiedere a Torre Santa Susanna, da dove non poteva allontanarsi senza preventiva autorizzazione della questura di Brindisi. Dopo aver richiesto più volte la revoca del provvedimento, il 30 settembre fu autorizzato a tornare a Brindisi dal ministro dell’Interno, a condizione di essere sottoposto a stretta vigilanza. Dal 6 giugno del 1940 fu diffidato a non accedere al porto e sul lungomare fino al comando Difesa.
Subito dopo l’armistizio, Assennato entrò a far parte del Comitato provinciale del Fronte unico nazionale (poi Comitato Provinciale di Liberazione) in cui risulta presente dal 17 settembre fino al novembre 1943. Non ricoprì incarichi: l’impegno politico fu raccolto dal figlio Mario, eletto all’Assemblea costituente nelle liste del Partito Comunista Italiano.
Felice Assennato morì a Bari il 30 ottobre 1957 all’età di 89 anni. Nel discorso di commemorazione alla Camera dei Deputati l’on. Calasso ricordò il suo impegno per l’emancipazione dei lavoratori e le lotte al fianco dei contadini e degli operai meridionali.
I funerali si svolsero a Brindisi il 1 novembre, la camera ardente fu allestita nella sezione del P.S.I. “G.Matteotti” in via Saponea e dopo la commemorazione dell’onorevole socialista Mario Marino Guadalupi e dell’avv. Panico Sarcinella, presidente del Consiglio dell’ordine degli avvocati, le autorità e il corteo funebre di circa 500 persone percorsero le strade della città, che rendeva omaggio all’illustre concittadino.
(A.S.B. nella mostra i”Sovversivi 1900-1943″ a cura di Maria Ventricelli)