Brindisi
Brindisi
Città pugliese di circa 78.000 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia comprendente 20 comuni (1.838 kmq) con una popolazione
complessiva di circa 387.000 abitanti. Già capoluogo di circondario del Leccese, Brindisi — con i comuni circostanti — fu promossa a provincia nel 1927. Fino a tale epoca, il movimento popolare del Brindisino, con le sue lotte sociali e politiche, si inquadra in quello delle province di Lecce e Bari .
Il movimento anarco-sindacalista vi ebbe notevole influenza, come nelle altre province pugliesi e meridionali in genere, dove le popolazioni contadine, in conseguenza dell’estrema povertà e delle dure condizioni di esistenza, venivano più facilmente spinte a esplosive manifestazioni di rivolta.
Primo dopoguerra
Il fascismo, che si sviluppò in ritardo, ma ebbe tra i suoi primi organizzatori ed esponenti locali un caratteristico personaggio del regime, Achille Starace si manifestò nella forma tipica dello squadrismo al soldo degli agrari, scatenato in assalti contro leghe contadine e Camere del lavoro, e in aggressioni armate contro socialisti, anarco-sindacalisti e comunisti.
Tra i conflitti più sanguinosi del primo dopoguerra si ricorda quello avvenuto il 29.6.1920. Il governo, costretto dai moti popolari di Ancona e di altre località a sospendere l’invio ufficiale di truppe in Albania .). aveva indirettamente incoraggiato l’associazione nazionalistica di destra « Arditi d’Italia » a organizzare una spedizione di volontari. Questi confluirono a Brindisi e stavano per imbarcarsi sul piroscafo « Molfetta» , quando i lavoratori socialisti e anarchici assaltarono la capitaneria di porto, che mostrava di non voler ostacolare la partenza della nave, quantunque in quegli stessi giorni il governo avesse reiteratamente dichiarato che tutte le autorità militari e portuali avevano l’ordine di non lasciare partire nessun contingente armato. Si ebbero cruenti scontri: alcuni arditi che erano già imbarcati sul «Molfetta », resisi conto della situazione decisero di non partire e preferirono far causa comune con i lavoratori. Furono erette barricate nelle strade e, per abbatterle, la truppa fatta affluire dal governo dovette sparare con le mitragliatrici e impiegare gli autocarri. Numerosi furono i feriti, 3 i morti.
Dopo le leggi eccezionali dei 1926 continuò a funzionare in provincia di Brindisi l’organizzazione clandestina del Partito comunista. Durante gli anni della dittatura l’antifascismo brindisino diede prova di combattività, com’è testimoniato dalle numerose condanne inflitte dal tribunale speciale.
Durante la dittatura fascista furono condannati dai tribunale speciale 33 antifascisti originari della provincia di Brindisi Seguono i nomi (tra parentesi, gli anni di reclusione inflitti): Francesco Barletta (7), Vincenzo Battista (3); Guglielmo Carella (5) ; Rocco Carrone (4); Umberto Chionna (3); Luigi Chirico (3); Rocco Chirico (3) Leonardo Chirulli (2); Leonardo Chirulli (10); Gennaro Conte (6); Domenico Della Rosa (6) ; Cosimo De Maria (2); Giuseppe De Tommaso (6); Pasquale Galiano (5); Pietro Giacchetti (9); Antonio Gigante (20); Gaetano Liuzzi (3); Pietro Lupo (4); Francesco Magno (7); Cosimo Mauro (5); Leonardo Nissi (5); Teodoro Ostuni [due condanne, rispettivamente a 8 e a 10 anni]; Giovanni Pentasuglia (4) ; Giovanni Putignano (2) ; Giuseppe Ribezzi (due condanne, rispettivamente a 6 e a 7 anni); Arcangelo Ricci (4); Francesco Ricci (15); Rocco Spina (due condanne, rispettivamente a 5 e a 14 anni) ; Antonio Tetesi (5); Giuseppe Trastevere (4); Cosimo Urgesi (4); Pietro Vacca (5); Oronzo Vitale (4).
Il governo di Brindisi
Il 10.9.1943 giunsero a Brindisi il re e Badoglio, con il loro seguito di cortigiani e di alte gerarchie militari, tutti frettolosamente fuggiti da Roma l’8 settembre e quindi imbarcatisi a Pescara. Da quel momento Brindisi divenne sede del governo, capitale provvisoria dell’Italia libera e, con i pochi personaggi ivi presenti e gli improvvisati uffici ministeriali, ebbe il compito di rappresentare la continuità dello Stato italiano. Il governo effettivo in tutta l’Italia libera era esercitato dall’Amministrazione alleata, ma le quattro province pugliesi (Bari, Lecce, Taranto e Brindisi), che gli inglesi chiamarono Italia del re, erano — seppure non ufficialmente — riconosciute come indipendenti dall’A.M.G.O.T. .
L’11.2.1944 gli Alleati affidarono all’amministrazione italiana tutto il territorio a sud delle province di Bari, Potenza e Salerno, comprese la Sicilia e la Sardegna. Da quel momento la sede del governo si trasferì a Salerno, dove rimase per alcuni mesi, fino alla liberazione di Roma.
Da: Enciclopedia dell’antifascismo e della Resistenza vol 1: A-C. – Milano : La Pietra, 1968
Pag 70: [..] Il primo maggio 1922 la Festa del Lavoro fu celebrata a Brindisi ed in tanti centri proletari pugliesi: si registrarono numerosi incidenti con feriti e contusi.
Pag 73: [..] Il 14 gennaio 1923 si riunirono a Milano numerosi esponenti socialisti per esaminare la situazione, soprattutto in seguito alla proposta di unificazione fra socialisti e
comunisti partita da Mosca e diffusa in Italia il 4 febbraio 1923.
Per la Puglia partecipò il socialista Felice Assennato di Brindisi ( da Paolo Spriano storia del PCI)
Pag 74: [..] Nel Brindisino il nucleo antifascista faceva perno soprattutto attorno all’unico deputato socialista eletto nel Salerno nel 1919: Felice Assennato; i comuni più attivi, oltre il capoluogo, con gli operai del porto, erano Ceglie Messapico, Latiano, Francavilla Fontana, Ostuni.
In questi centri operavano lavoratori e intellettuali, spesso insieme, superando ogni sorta di divisione ideologica e partitica: v’erano infatti socialisti, liberali, azionisti, comunisti.
Tra gli operai vanno citati i comunisti Antonio Gigante, Giuseppe Ribezzi, Cosimo Mauro, Trastevere, De Tommaso, Battista, Teodoro Ostuni, Balestra e i socialisti Andriani, Arturo Sardelli, Quintino Leuzzi e Antonio Scanni.
Tra gli uomini di cultura, l’azionista Antonio Caiulo, il liberale Giuseppe Guarini, i socialisti Gianni Stefanelli e Nicola Salvemini.
A Ceglie Messapico, dove le cellule comuniste erano più combattive, l’operosità clandestina faceva capo al bracciante Rocco Spina, all’impiegato Gennaro Conte, al falegname Arcangelo Michele Ricci, al calzolaio Leonardo Chirulli, a Francesco Barletta.
A Latiano fu proficuo il costante collegamento tra l’intellettuale Armando Monasterio e il mondo contadino con i suoi esponenti Maggio, Carbone, Castrense.
A Francavilla e Ostuni ebbero sempre una posizione di rilevo l’intellettuale socialista Cesare Teofilato e il pubblicista comunista Nino Sansone.(vedi Livio Stefanelli Giorni nuovi settimanale, Brindisi, 2 maggio 1976) .
Nel 1925, l’organizzazione dei contadini nei comuni del Salento contava ancora oltre duemila aderenti.
I collegamenti del partito comunista clandestino del Salento con gli organi nazionali erano mantenuti dal rappresentante di commercio Francesco Ricci che nel 1944 doveva diventare vice sindaco di Brindisi e segretario della locale Camera del Lavoro. [..]
da:[Mario Dilio “Puglia antifascista” Bari 1977]