“Prova di Democrazia” è finalmente partita

Aggiorniamo sul Progetto dell’ANPI di Brindisi “Prova di Democrazia”, seppure con ritardo, causato dalla priorità, da noi scelta ,al “Giorno della Memoria”. 

L’inziativa  ha preso l’avvio lunedì  23 gennaio, presso l’Auditorium del Liceo “E.Palumbo” dove numerosi studenti e docenti hanno partecipato all’evento.

 Prova di Democrazia è promossa  dall’ ANPI provinciale  nelle scuole della città , con il patrocinio della Provincia di Brindisi ed in collaborazione  con l’Archivio di Stato di Brindisi nell’anno scolastico 2011-2012.

Nella giornata del 23 gennaio ha introdotto i lavori il dirigente scolastico ( in alri tempi si sarebbe detto preside) del liceo “Palumbo” di Brindisi, il professore Vincenzo Antonio Micia.

«I ragazzi hanno accolto con favore questo progetto che portiamo avanti già da un po’ e che li porta a studiare dettagliatamente i momenti salienti di quello che fu il movimento di opposizione e resistenza delle masse italiane, pugliesi e brindisine , sino alla  lotta partigiana contro il potere fascista e per la democrazia, [..] il 150° anniversario della unità d’Italia è stata l’occasione per mettere in evidenza il passaggio dalla dittatura alla democrazia e dunque non ci si poteva esimere dall’entrare nel profondo della storia e delle persone che hanno voluto questo cambiamento. E la storia antifascista e  partigiana si è fatta anche qui in Puglia per mano di uomini proprio come Vincenzo Gigante»

Altri interventi hanno messo in evidenza le ampie radici locali dell’opposizione al fascismo, facendo riferimenrto ai moltissimi provvedimenti repressivi del regime fascista contro l’opposizione popolare in terra di Brindisi, di cui vi è traccia, nel Casellario Politico Centrale, le decine di provvedimenti di confino, di operai, braccianti ed artigiani locali confermano la natura popolare in Puglia dell’opposizione antifascista.

Inoltre, assieme alla figura emblematica di Vincenzo Gigante, si sono ricordati i primi fermenti democratici a Brindisi,  già  il 9 agosto del 1943  si era costiuito in città  il Comitato Provinciale di Liberazione.

Particolarmente significativo è stato l’intervento della Direttrice dell’Archivio di Stato, D.ssa Francesca Casamassima che ha ribadito la disponibilità dell’istituzione  a collaborare con l’ANPI al progetto “Prova di Democrazia”, ha comunicato che ospiterà  nei locali dell’Archivio, presso piazza Santa Teresa, entro il mese di febbraio, la mostra   “Vento da Sud” integrata da una documenti in possesso dell’Archivio e da novità  che sicuramente daranno un contributo originale all’avvenimento della Mostra.

 

 

 

 

 

Un particolare ringraziamento va ai docenti iscritti e simpatizzanti dell’ANPI di Brindisi che hanno reso possibile la realizzazione della prima iniziativa di “Prova di Democrazia” e che collaboreranno con gli studenti nel persorso.

                                                                                                                                                                                                                       

Hanno partecipato all’iniziativa di giorno 23 gennaio diversi studenti e docenti  dell’ Istituto tecnico commerciale “Marconi –Flacco-Bellizzi”, del Liceo  delle sciene umane e linguistico “Palumbo”, dell’Istituto Tecnico statale  – trasporti e logistica , Nautico e Aeronautico, dell’Istituto Professionale  statale per i sevizi sociali “F. L. Morvillo”, e del Liceo Scientifico “Fermi”.

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27 Gennaio Giornata della Memoria

 

Il 27 gennaio 1945 vennero aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento divenuto l’emblema della barbarie nazista perpetratasi nel cuore dell’Europa; in quel luogo nefasto e pieno d’orrore persero la vita oltre un milione di persone, nei modi più atroci ed efferati che la mente umana abbia mai potuto concepire.

 Recensione di  “Prima di tutto l’uomo”

Domenica sera, nella sede dell’ANPI di Brindisi è stato proiettato il bellissimo film-documentario che ha, in realtà, quasi la forma caustica del corto, immediato nel linguaggio poetico dei monologhi, contrappunto forte alle immagini dell’orrore, alle sequenze,implacabili testimonianze dei luoghi della tragedia storica dello sterminio messo in opera dal nazi-fascismo.

Il regista Elio Sscarciglia ci ha guidato,in un certo senso, con creatività artistica e scelta rigorosa delle testimonianze, dei documenti, dei luoghi, ricomponendo frammenti dolenti di storia della Puglia e del Sud, strettamente legati alle vicende, altrettanto tragiche del Nord, con la sua opera nelle iniziative per la “Giornata della Memoria”, ed è come se avesse colmato un grande vuoto.

La scelta dei luoghi e testimonianze della nostra memoria, anche locale, la figura, non sempre adeguatamente conosciuta e valorizzata, nella sua stessa città, Brindisi, di Vincenzo Antonio Gigante, partigiano brindisino, che si staglia alta nella sua purezza di dirigente della Resistenza e nel racconto del film rappresenta il filo umano e storico che lega Brindisi a Trieste, il Sud al Nord nella lotta alla barbarie nazi-fascista, per la costruzione della democrazia nel nostro Paese.

Mentre la Casa Rossa di Alberobello con i suoi anfratti di rara “bellezza” si mescola al ricordo delle sofferenze umane patite nelle Isole Tremiti, altro campo di internamento pugliese, i cui luoghi della memoria sono stati quasi del tutto cancellati, o Manfredonia, triste realtà in stato di abbandono, o a Gioia del Colle, antico pastificio poi trasformato in luogo di internamento, anch’esso a rischio di essere dimenticato.

In realtà tutti questi simboli dell’orrore nazi-fascista in terra di Puglia andrebbero tutelati  come luoghi della memoria, a partire proprio dalla Casa Rossa di Alberobello.

Il film si intitola con il nome di una intensa poesia di Nazim Hiknet e si dipana tra un presente carico di razzismo rinascente contro i migranti, contro i rom, gli omosessuali, contro “l’altro”, “il diverso”, nei tanti episodi anche recenti di cronaca, e la necessità di documentare storicamente il passato attraverso la trise vicenda della Risiera di San Sabba, unico campo di concentramento in Italia, a Trieste, attraverso le immagini dei luoghi pur “belli” che conservano nelle pietre, nei tagli di luce, l’orrore e la tragedia dei milioni di esseri umani che di lì sono passati, che lì hanno sofferto, umiliati e torturati nel corpo e nella psiche per sempre, che lì come il nostro concittadino Vincenzo Gigante, hanno trovato la morte.

Far vedere quei luoghi anche e soprattutto ai ragazzi, agli studenti, questa è la finalità educativa e formativa del Progetto  “PROVA DI DEMOCRAZIA”, in cui è inserita la visione del film, promosso dall’ANPI e dall’Archivio di Stato di Brindisi, che ha peso avvio lo scorso 23 gennaio,con la partecipazione degli alunni dell’I.I.S.S.” Marconi-Flacco-Belluzzi”, dell’I.P.S.S.”Morvillo”, dell’ I.T.Nautico “Carnaro”, del Liceo ” Palumbo”, ed altre scuole che stanno via via aderendo, con grande successo dell’iniziativa che proseguirà nei prossimi mesi.

Ripartire, quindi, attraverso la fruizione del film “Prima di tutto l’uomo”, da quei luoghi: lì sono accaduti quei fatti indicibili, non raccontabili, ma che noi dobbiamo narrare, documentare, ricordare, anche a livello di storia locale, per il rispetto verso le vittime, per battere il negazionismo di ritorno, per impedire che nel nostro presente si possano riprodurre forme di razzismo, che oggi, in modo “quasi normale” rinasce attraverso l’intolleranza, la non accettazione del “diverso”.

Il messaggio del film è proprio questo: il passato che abbiamo alle spalle ci ha cambiato in meglio?

Siamo certi di avere tutti gli anticorpi antifascisti, antirazzisti, democratici ben attivi  e operanti nella nostra attuale realtà sociale e politica democratica?

Il film sembra trasmetterci questa idea: o siamo in grado di collegare la memoria del passato al nostro presente o si rischia di guardare al passato in modo quasi retorico.

Rosella Apruzzi

 

 

  In Italia, la tragedia della Shoah colpì il popolo ebraico con le leggi razziali del ’38 e, successivamente, con le deportazioni, iniziate con l’occupazione nazista avvenuta dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Anche altre persone e categorie furono perseguitate dal regime, “colpevoli” di una diversità di idee, di valori, di appartenenza etnica o religiosa.

Tale volontà liberticida e antidemocratica rappresentò un vero e proprio passo indietro rispetto alle conquiste e alle idee di libertà e democrazia che nel secolo precedente erano state alla base dei moti che portarono all’unità d’Italia, interruzione ventennale di un processo di ritrovata dignità e piena integrazione per gli ebrei italiani, il cui filo venne ripreso subito dopo la fine del secondo conflitto mondiale.

L’Italia  aveva significato per la minoranza ebraica l’emancipazione, la chiusura dei ghetti, l’agognata raggiunta parità con gli altri cittadini dopo secoli di emarginazione. Una libertà e una uguaglianza che appunto il fascismo negò solo pochi decenni dopo, nel 1938, con l’emanazione delle leggi razziali, funesto presagio di quanto avverrà, tragicamente, in seguito.

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per la via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

                                  Primo Levi

Adesso una poesia dialettale sul giorno della memoria (Lu giurnu ti la mimoria) di  Emanuele Castrignanò mesagnese della segreteria regionale dei pensionati della CISL:

Lu giurnu ti la mimoria

 

Ci tieni ‘na cuscienza

e lassi la viulenza,

OMU! T’agghià parlari

e no’ ti la scurdari!

 

Cu n’attu ti tulori

stu mundu ‘ccuminzàu

Cainu senza cori

Abeli  stinnicchiàu.

 

L’amori fo’ traditu

ca no’ s’è cchiù capitu,

e tuttu  lu criatu

ti sangu s’è  mmacchiàtu.

 

Ognunu av’a sapìri

ca no’ nci po’ muriri,

pi’ l’òtiu e la paccìa,

la stessa carni mia.

 

L’ebrèu ca nascia

era ‘nu frati mia

cè corpa ìddu tinia,

sempri cu si scundia ?

 

Non era razza pura,

mmucàunu la natura

perciò pi pulizzare,

l’èrunu assà rristàri

 

Mandàunu li ssurdati

cu sti fucili armati

e quiddi ca truvàunu

tutti ndi li purtàunu.

Mmassati e deportati

‘ntra campi cuncintrati

senza cchiù dignitati

ma nùmiri stampati.

 

Strazzati e malandati,

pi’ la fatìa sfruttati,

li càpuri rasati,

li pièti ‘ncatinati.

 

E senza distinziùni

li crandi o li vagnuni

lu furnu li spittava

e cènniri ristava.

 

Migliuni ti cristiani,

pi’ corpa ti st’infàmi

ca mai s’hannu pintiti

murèra brustulìti.

 

Una pagina dimenticata: la storia degli internati militari in Germania

Come purtroppo è capitato ai tanti partigiani con le stellette, anche la storia degli internati militari in Germania è stata per molto tempo trascurata. Ne conoscevamo il  numero (circa seicentomila). Sapevamo con quali angherie i tedeschi e i rappresentanti della Repubblica sociale avevano cercato di indurli a cooperare. Sapevamo che la stragrande maggioranza aveva tenacemente resistito alle loro false lusinghe. Ma sapevamo anche che la loro resistenza era stata  dettata dal giuramento di fedeltà al re d’Italia.

Proprio per questa ultima ragione, la storia degli internati non era gradita alla sinistra comunista e, di conseguenza, essa finì in una sorta di limbo della memoria.[..]

Il ghiaccio fu rotto da Alessandro Natta, segretario generale del Partito comunista dai 1984 al 1988, che solo nel 1991, dopo il crollo del Muro di Berlino, parlò della propria esperienza di internato e rivelò che già nei Ì954 aveva scritto un libro sulla sua vicenda, ma che il suo partito gli aveva proibito di pubblicarlo perché «non opportuno» o, come si dice ora, non «politicamente corretto». Il libro fu infatti pubblicato soltanto nel 1997 con il titolo L’altra Resistenza ed ebbe il merito di «sdoganare» finalmente anche a sinistra la storia dei nostri internati.

Il nostro amico Emanuele Casrignanò ha dedicato agli Internati Militari Italiani questa poesia  in vernacolo:

IMI   Internati Militari Italiani

8 settembre 1943   

 

Appena quedda voci si spandìu

nginucchiàtu priài nanz’a Ddiu,

l’armistiziu l’Itaglia era firmatu,

e pi’ lu prièsciu mi sintìa stunàtu.

 

Lu cori si spittàva sta nutizia

ca prestu ddivintàu ‘na tisgrazia,

setticientumila pòviri ssurdàti

senza cumandi, ti tutti ‘bbandunàti,

 

ti li belvi teteschi fòrunu rristati

e pi’ no’ tradìri fòrunu internàti.

‘N’atra risistenza ccussì si cunzumàu:

Tanti murèra, ncununu si sarvàu.

 

Patèra fami, friddu e li turtùri,

schiavi, malati, senza mancu cùri.

Fatiàra pi’ l’armi ti ‘na uèrra

ch’er’a mina’ lu mundu sottaterra.

 

E li teteschi, ormai cchiù nvipirìti,

pi’ tutti quiddi ca l’èrunu traditi,

alli lavori forzati cundannàra

fili ti mamma ca chhiù non ci turnàra.

 

Però, sti cosi, tanti non li sannu,

pircè si parla pi’ ‘na vota all’annu,

e ci stasera ndi li sta’ rricurdàmu,

sobbr’alla cuscienza mintìmindi la manu.

 

Crazi a loru ca scià cumbattera

cu curaggiu e cori cret’a ‘na bandiera

pi’ l’orgogliu ti ‘n’Itaglia libiràta

ca murèndu ndi l’hannu cunsignàta.

 

E sulu la Paci po’ sarvà stu mundu

scrafazzàtu ti l’otiu ca no’ pari tundu.

BASTA! Cu sti bombi e carrarmàti,

muerti, tulùri nd’hannu rricalàti.

Ma ognunu la po’ fa’ la parti sua,

e cu ccumènza già…ti casa sua!

 

 

 

 

Sul filo della memoria“, di Nuccio Carriero è una raccolta di testimonianze e ricordi di prigionieri originari di San Vito dei Normanni (Brindisi) deportati nei Campi di Concentramento.
Si tratta di un volume davvero ricco e prezioso per chi vuole conservare traccia di tante piccole storie.
“Nonostante si tratti solo di esperienze personali, vissute ovviamente sempre dentro accadimenti ben più grandi e conosciuti – afferma l’autore – esse costituiscono, di fatto, come piccoli tasselli di un grande collage, le fondamenta di tutti quei tristi eventi che si verificano in una guerra che, come in questo caso, degenera ed assume i connotati di un conflitto dalle dimensioni mondiali”. ( da Brundisium)

  Quello che segnaliamo oggi è il volume su San Vito Dei Normanni di Nuccio Carriero, dal titolo Sul filo della memoria. Testimonianze e ricordi dei prigionieri sanvitesi nei campi di concentramento. Il volume è corredato tra l’altro di 300 foto e oltre 400 schede di cittadini sanvitesi rinchiusi nei campi di concentramento di tutta Europa.

Nuccio Carriero ha già pubblicato nel 2006 un primo volume sulle vicende che videro San Vito dei Normanni protagonista nel secondo conflitto mondiale, dal titolo San Vito in guerra, pubblicato sempre dalle Edizioni Arcobaleno nella collana Radici. Riguardo invece la sua seconda e ultima pubblicazione, da poche settimane in libreria, l’autore ha scritto: «Nonostante si tratti solo di esperienze personali, vissute ovviamente sempre dentro accadimenti ben più grandi e conosciuti, esse costituiscono, di fatto, come piccoli tasselli di un grande collage, le fondamenta di tutti quei tristi eventi che si verificano in una guerra che, come in questo caso, degenera ed assume i connotati di un conflitto dalle dimensioni mondiali». All’interno della ricerca di Nuccio Carriero, inoltre, sono raccolte le schede e le testimonianze di prigionieri anche di altri paesi della provincia di Brindisi: tra questi, una decina del comune di San Michele Salentino. ( da Puglialibre)

Prima di tutto l’uomo”, il video di Elio Scarciglia, prende il nome dai versi di Nazim Hikmet. Con questi, magistralmente interpretati da Carla Guido, inizia, infatti, il documentario. Il poeta incita il figlio a rispettare e gioire di ogni elemento della natura, ma a tenere nelle massima considerazione i bisogni dell’uomo. La cronaca, quanto  ci viene raccontato tutti i giorni da quotidiani e televisione va certamente in tutta altra direzione “Sembra un bollettino di guerra, eppure è semplicemente cronaca” commenta Giuseppe De Seimes nel ruolo di voce narrante.

Si inizia così un viaggio a ritroso nel tempo, si indaga sui diritti negati all’uomo nell’imminente passato, varie testimonianze  raccontano di fatti e misfatti del secolo scorso. Si parte dalla Casa Rossa di Alberobello e si approda alla Risiera di San Sabba di Trieste. Il sud e il nord legati da una bellissima figura di uomo libero, Vincenzo Antonio Gigante, nato a Brindisi, che, pronto a sacrificare anche la vita per i propri ideali, viene arrestato e infine   deportato nell’unico campo di concentramento italiano con forno crematorio, la Risiera di San Sabba appunto, dove fu torturato e ammazzato dai nazisti, senza però rivelare i nomi dei suoi compagni. 

Un lungo viaggio per risvegliare la memoria e le nostre coscienze. “Ricordare sempre, odiare mai” è l’esortazione di un ex-deportato. Ed oggi? Secondo quali regole si improntano i rapporti umani? Questa è una delle domande che il documentario pone. Non mancano però episodi di disponibilità e generosità, come è il caso dei cittadini di Alberobello che umanizzano con la loro sensibilità la condizione di degrado fisico e morale  delle persone internate nella Casa Rossa solo perché animate da idee di libertà ed uguaglianza o perché non gradite al regime . Il film vuole essere un monito rivolto soprattutto ai giovani con la speranza che non ricadano in errori ed orrori già vissuti. 

Suggestive immagini dei luoghi e documenti d’epoca  supportano le testimonianze di vita vissuta e quelle di studiosi e storici. Vittorio Bruno Stamerra (giornalista e scrittore), Vito Antonio Leuzzi (direttore dell’Istituto pugliese per la storia dell’ antifascismo), Adriano Dugulin (direttore dei Musei Civici di Trieste), Francesco Fait (curatore responsabile della Risiera di San Sabba), Sergio Mauri (scrittore), Francesco Terzulli (storico e saggista), Luca De Felice (direttore del Museo del territorio – Alberobello), Boris Pahor (deportato e scrittore) hanno contribuito alla riuscita del documentario con la loro testimonianza.

Commento dello scrittore di Oackland, Joe Pachinko:

“Il video che ho visto é molto buono ed emozionante perché ho potuto
vedere i protagonisti dello stesso che dimostrano una sensibilità molto
forte per l’argomento. Per loro non si é trattato di un esercizio
scolastico. Stavano parlando delle proprie famiglie, delle proprie
città, delle loro vite, della loro storia. E’ stato molto intenso.
Questo é ciò che il video mi ha trasmesso. Dal punto di vista tecnico
posso affermare che il montaggio é stato eccellente.”

 

Una valida iniziativa sul Giorno della Memoria dell’Amministrazione Comunale di Erchie (Brindisi) :

L’Assessorato alla Cultura del comune di  San Vito dei Normanni  celebra la “Giornata della Memoria” , con il fattivo coinvolgimento delle scuole.Saranno i più giovani, a promuovere delle significative iniziative.

Il 27 alle ore 9, si riunirà il Consiglio dei Ragazzi per riflettere sulla “Giornata”.

Al termine della seduta, che si terrà nell’aula consiliare del Municipio, i ragazzi si recheranno presso la caserma della locale Compagnia dei Carabinieri per la piantumazione di un “albero della memoria”.

Nel pomeriggio, poi, alle ore 17, nella chiesa di San Giovanni sarà inaugurata la mostra dei lavori che i ragazzi delle scuole cittadine hanno realizzato sul tema del “Percorso della Memoria e del Ricordo”.

Le iniziative si concluderanno il 10 febbraio.

A Francavilla Fontana Sabato 28 gennaio, presso il cinema teatro Italia, si terrà l’evento conclusivo nell’ambito delle diverse iniziative organizzate in occasione del 27 gennaio “ Giornata Europea della Memoria”, per ricordare le vittime dell’Olocausto.
L’iniziativa, voluta dal Sindaco con la collaborazione dell’ assessore alla Cittadinanza Attiva,  prevede il coinvolgimento delle scuole medie inferiori della città e si svolgerà in due momenti;  
alle 9.00 ci  sarà la presentazione del libro “Una bambina e basta” di Lia Levi alla presenza dell’autrice, ospite d’onore dell’evento, che sarà a disposizione degli studenti per rispondere ad eventuali domande. L’incontro è curato dalla libreria EDICOLè, e sarà coordinato da Claudia Turba.
Seguirà lo spettacolo teatrale “Anne Frank : diario di una storia, storia di un diario” della compagnia teatrale Accademia della Magna Graecia.
Lo spettacolo, ideato in occasione del Giorno della Memoria, prende spunto da un copione di Bernard Kops, in due atti, liberamente ispirato dal “Diario di Anne Frank”, trasformato in commedia musicale per sminuirne gli aspetti più drammatici e per imprimere nelle menti la durezza e l’atrocità degli eventi storici.

l’Associazione  ONLUS di Cultura e Solidarietà  di  Via Andrea Mantegna 10/a – 72100 –  Brindisi  probabilmente proietterà un film:

 

NO alla Sala di Rappresentanza del Comune titolata a Manco

L’ANPI  Provinciale di Brindisi si fa promotrice dell’appello col quale si richiede che il Commissario Prefettizio receda dalla sua decisione di intitolare la sala di rappresentanza comunale a Clemente Manco.

 

APPELLO

NO ALLA SALA MANCO

Appello ai cittadini di Brindisi, a tutti i partiti  e le forze politiche democratiche, ai sindacati,   alle associazioni e alla  società civile di questa città,

Non è rispettoso dei condivisi principi di democrazia e di vivere civile,  contenuti nella Costituzione che è legge da cui trae fondamento la nostra Repubblica, intitolare la sala di rappresentanza comunale nella sede di Palazzo Nervegna, ad una persona quale Clemente Manco che sempre si è considerata fascista, in  coerenza con la sua adesione alla repubblica di Salò e  al governo “fantoccio” creato dagli occupanti nazisti, pieno di assassini, avventurieri e criminali di guerra.

Non è corretto titolare una sala del nostro Comune ad un uomo che si è sempre schierato contro tali principi fondamentali e condivisi e che,  anzi,  negli anni successivi alla caduta del regime fascista, spesso per ragioni di ordine politico ne ha fatto apologia, avendo in spregio i valori della Costituzione democratica e antifascista  e della Repubblica.

Non è stato riguardoso dei brindisini e della tradizione di procedure democratiche trasparenti, il metodo del sindaco uscente Domenico Mennitti che, senza nessuna vera consultazione democratica, ha formulato la “intitolazione” , condizionando  la susseguente delibera del commissario e  mostrando di non essersi mai del tutto allontanato dalla formazione politica di provenienza ( la stessa di Manco).

Non si può  paragonare la storia politica di Manco a quella, per esempio,  del partigiano Vincenzo Gigante  o delle tante  personalità democratiche locali che contribuirono nel primo dopoguerra alla ricostruzione politica, economica e sociale della città,  quali  Francesco Lazzaro, Vittorio Palermo,  Guglielmo Cafiero,Donato Ruggiero, Pietro Sala, Giovanni Stefanelli, Felice Assennato, Arturo Sardelli, Beniamino Andriani , Antonio Caiulo e che, avendo contribuito all’onore e all’orgoglio di Brindisi, sarebbero degne che gli si intitoli quella sala o altri luoghi pubblici.

 

A nome di tutta la città di Brindisi, si chiede  che il Commissario prefettizio receda dalla sua decisione.

 

Aderiscono e promuovono l’appello dell’ANPI di Brindisi: 

CGIL, CISL, COBAS, Partito Democratico, Rifondazione Comunista, SEL, Brindisi Bene Comune, associazione Guido Rossa, No Carbone , Rinascita Civica Brindisina, Assonova, Archivio storico B. Petrone, circolo D. Valletta, Associazione Io Donna,

Adesioni on line: anpibrindisi@libero.it

Benedetto Petrone e il nuovo antifascismo

Il 28 novembre 1977 Bari perse la sua innocenza. Un omicidio politico – il primo consumatosi sotto gli occhi della generazione di baresi cresciuti negli anni ‘50 e ‘60 – sfatò per sempre il mito della città tranquilla, immersa nei commerci, aliena dai conflitti e dalla violenza. L’antifascismo barese ebbe un caduto: il diciottenne Benedetto Petrone, ucciso dai neofascisti e destinato a diventare un’icona delle lotte giovanili dei tempi seguenti. Ed ebbe un movimento popolare da gestire, da indirizzare: decine di migliaia di operai, impiegati, studenti, che nei giorni e nelle settimane dopo l’assassinio scesero in piazza quasi a materializzare una Bari antifascista di cui, fino a quel momento – dopo gli episodi di resistenza e di sangue risalenti al lontano 1943 – sembravano essersi perse le tracce. Quel nuovo movimento antifascista travalicò i confini tradizionali della sinistra, per investire fasce popolari ampie, il sindacato cattolico, il mondo del giornalismo e la stessa moderatissima «Gazzetta del Mezzogiorno», smuovendo pure il consiglio comunale e qualche personalità democristiana. Si badi bene: il movimento antifascista, cioè l’antifascismo come protesta, sdegno, azione concreta e militante; laddove l’antifascismo barese tradizionale (ma anche quello italiano) era stato vissuto in maniera intermittente, e spesso ridotto – al di fuori della sinistra organizzata – a vuota dichiarazione di principio, priva di conseguenze pratiche.

Bari stava cambiando? O era soltanto “un’altra” città che insorgeva, sull’onda dell’indignazione per un delitto brutale? Certo, si trattava di una minoranza sebbene cospicua; ma una minoranza che, prendendo coscienza – come sempre avviene nelle accelerazioni della storia – scopriva improvvisamente di non essere marginale; si sentiva grande e forte delle proprie ragioni. Nei tempi brevi, però, ad averla vinta fu  la “vecchia” Bari: quella del blocco edile, della borghesia bottegaia, del moderatismo benpensante. Essa seppe attendere che la rivolta popolare rifluisse; riordinò le sue file, da un lato salvando i neofascisti colpevoli del delitto (la sentenza del processo dette loro ragione, individuando un singolo capro espiatorio), dall’altro avviando la denigrazione della figura di Petrone. Soprattutto, seppe impedire che da un’inaudita presa di coscienza collettiva potessero nascere un’alternativa politica e una diversa ipotesi di alleanze sociali. Cosicché la Bari degli anni ’80 visse la rivoluzione passiva del craxismo (nel frattempo era morto anche Moro), che aprì la strada perfino all’ingresso, nell’amministrazione cittadina, degli eredi di chi era responsabile politico, morale e forse anche materiale dell’omicidio Petrone.

Nei tempi lunghi, si può invece affermare che il movimento antifascista barese del ’77 ha lasciato un segno e ha gettato un seme fecondo. La memoria di Benedetto Petrone – di una figura limpida di giovane impegnato contro le ingiustizie, per una città migliore – ha “lavorato” in profondità, contribuendo a formare non poca parte delle giovani generazioni. La coscienza antifascista, alimentata e arricchita dalla memoria storica, è stata un elemento costitutivo della cultura politica che ha accompagnato lo stesso rinnovamento civile della città di Bari e della Regione Puglia negli anni 2000: un dato innegabile anche se non privo di contrasti e non acquisito definitivamente una volta per tutte. Quella pagina così drammatica e cruciale va giustamente ricordata con un sentimento di partecipazione attiva, in quanto rappresenta in qualche modo un nervo scoperto, un nodo analitico e problematico della vicenda storica recente, intorno al quale non s’è aggregata una memoria condivisa: anche se – e questo è straordinariamente positivo – essa è stata pienamente assunta nell’agenda ufficiale dell’Anpi e delle istituzioni locali, in quanto momento esemplare del “nuovo antifascismo”, cioè della resistenza contro le strategie antidemocratiche che si sono avvalse del neofascismo in tutte le sue forme.

Pasquale Martino)

 

 

 
 
 
 
 
 
Le iniziative per ricordare Benny:
 

 

                                                                Bari, 28 novembre 2011

L’Amministrazione Comunale  in collaborazione con il Comitato Benedetto Petrone e l’ANPI,  intende ricordare, con la deposizione di una corona, il 34° anniversario della scomparsa di Benedetto Petrone.

La cerimonia si svolgerà lunedì 28 novembre prossimo in due distinti momenti:

alle ore 10.30 in Via Benedetto Petrone, presso la targa stradale;

alle ore 10.45 in piazza Libertà presso la lapide commemorativa.

A seguire, presso la sala Consiliare “E. Dalfino” di Palazzo di Città, avrà luogo la proiezione di una sintesi ragionata, curata dalla regista Cecilia Mangini, del documentario storico del 1961 “All’armi siam fascisti!”, introdotta dal Prof. Vito Antonio Leuzzi, direttore dell’IPSAIC.

Manifestazione 28 Novembre 2011 ore  17:30 P.za Umberto – BARI… con Benedetto Petrone nel cuore … Corteo indetto dai movimenti giovanili antifascisti

 Brindisi 26 novembre

BRINDISI: sabato 26 novembre · 17.30 – 20.30 via Umbria 24 alle ore 17,30

proiezione del Film-inchiesta “Benny vive!”

 L’ANPI di Brindisi, grazie al regista Francesco Lopez, nel corso della serata dedicata alla campagna nazionale per il nuovo tesseramento e divulgazione delle attività dell’ANPI, proietterà  per la prima volta in città il film “Benny vive”, a  cui farà seguito un dibattito .

Il film-inchiesta di Francesco Lopez, regista barese.

E’ un film che parla non solo della tragica fine di un giovane di 17 anni, iscritto alla FGCI, per mano di una squadraccia di neofascisti baresi in quella notte del 28 novembre1977, ma anche dei sogni, delle speranze e  delle lotte di Benedetto ”Benny” e dei suoi compagni della Bari vecchia, un quartiere abitato da una umanità scomoda agli occhi di quella  “Bari bene”  che sognava la speculazione edilizia e l’espulsione dei “proletari” da esso per farne una lucida vetrina simile a quelle lussuose di via Sparano.

I neofascisti baresi in quegli anni erano il braccio armato di questo disegno.

Il film fa parlare direttamente, con il metodo dell’intervista, i soggetti coinvolti da entrambi i fronti  e mette a nudo aspetti non secondari della vicenda, come la frequentazione di Piccolo, l’unico condannato tra i missini, con le cellule neofasciste presenti a Brindisi e collegate con le stragi che hanno insanguinato il nostro paese negli anni 70 e 80, o i campi paramilitari pugliesi dove ci addestrava al colpo di Stato, o ancora il ruolo dei mazzieri di Taranto, poi riciclatisi nelle liste civiche che li portarono al governo di quella città negli anni 90.

Nel  film si  narra del fiume di operai della zona industriale di Bari e di giovani  studenti e gente del quartiere di Bari vecchia che, la mattina seguente all’assassinio di Benedetto, decise di chiudere definitivamente, con l’azione diretta i luoghi e le sedi dei fascisti.

Un film per ricordare,  ma anche trarre motivo di sentire in noi sempre vivi i motivi della Resistenza al Fascismo vecchio e nuovo, ad ogni forma di intolleranza, razzismo, xenofobia, all’uso della violenza come forma di imposizione ideologica e attacco ai valori della nostra Costituzione. 

 Quella pagina così drammatica e cruciale va giustamente ricordata con un sentimento di partecipazione attiva, in quanto rappresenta un nervo scoperto, un nodo analitico e problematico della vicenda storica recente, intorno al quale non s’è aggregata una memoria condivisa: anche se – e questo è straordinariamente positivo – essa è stata pienamente assunta nell’agenda ufficiale dell’Anpi e delle istituzioni locali, in quanto momento esemplare del “nuovo antifascismo”, cioè della resistenza contro le strategie antidemocratiche che si sono avvalse del neofascismo in tutte le sue forme.

L’ANPI di Brindisi è convinta che la coscienza antifascista, alimentata e arricchita dalla memoria storica, è stata un elemento costitutivo della cultura politica che ha accompagnato lo stesso rinnovamento civile della città di della Puglia negli anni 2000.

 

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“MI ISCRIVO ALL’ANPI” campagna nazionale di iscrizione

 

ADERISCI ALL’ANPI, DAI FORZA ALL’ANTIFASCISMO E ALLA DEMOCRAZIA!

L’ANPI OGGI: un’associazione per la democrazia, in difesa e per l’attuazione della Costituzione



LE NOSTRE BATTAGLIE

·         Contrastare il revisionismo e il neofascismo che mirano a rovesciare le radici civili del Paese: Resistenza e Costituzione. 

·         Difendere l’unità dell’Italia riconquistata dalla Resistenza: è un bene irrinunciabile per il presente ed il futuro del Paese.

·         Garantire a tutti un lavoro giusto e dignitoso. Debellare precariato e disoccupazione.

·         Rafforzare i valori dell’ANPI tra le donne, per ricostruire tra di loro reti di relazione e di solidarietà e per sollecitare lo sviluppo di movimenti partecipati: un nuovo protagonismo delle donne potrà consolidare le basi della nostra democrazia.

·         Per un’informazione che racconti realmente e liberamente il Paese, senza legacci, ostacoli, minacce. L’ANPI è impegnata a sostenere le battaglie a favore di una informazione libera e indipendente, presupposto cardine per una sana e robusta democrazia.

·         Debellare la corruzione, renderla estranea al Parlamento, ai governi nazionali e locali, alle istituzioni, alla pubblica amministrazione, ai partiti ed alla politica.

·         La scuola, in tutti i suoi gradi, da quella per l’infanzia all’Università, non può essere una “fabbrica” del precariato. Da un’istruzione giusta e di qualità deriva il futuro economico e civile del Paese.   L’ANPI, inoltre, ribadisce la necessità di un insegnamento più strutturato e rigoroso della storia dell’Antifascismo e della Resistenza, fondativi della Costituzione.

·         In Italia l’immigrazione va affrontata con politiche di accoglienza e integrazione e non invece con visioni di mero ordine pubblico che alimentano esasperazioni e paure. L’ANPI deve essere in campo per far pesare: la storia d’Italia quale Paese di grande emigrazione; la dura lezione delle famigerate leggi razziali; la luminosa lezione che deriva dalla significativa partecipazione di tanti antifascisti stranieri alla Resistenza italiana; il contributo di tanti militari delle truppe alleate alla liberazione del Paese.

·         Ci battiamo per una giustizia fondata sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e per una magistratura autonoma e indipendente, decisiva per assicurare il diritto alla giustizia e alla sicurezza dei cittadini e per rendere più adeguata e vincente la lotta alla mafia e ai poteri criminali.

 

L’Associazione (Ente Morale – D.L.L. n. 224 del 5/04/1945) , è presente in tutte le 110 province d’Italia ed è organizzata in Comitati provinciali, regionali, e Sezioni.



 

Grazie alla modifica statutaria del 2006, possono iscriversi all’ANPI anche i non partigiani: per farlo occorre contattare la nostra sede  

ADERISCI ALL’ANPI, DAI FORZA ALL’ANTIFASCISMO E ALLA DEMOCRAZIA!

Il Comitato Nazionale dell’ANPI sui fatti del 15 ottobre a Roma

Roma "Indignati" manifestazione del 15 ottobre

 

  Ordine del Giorno:

Il Comitato Nazionale dell’ANPI, a fronte dei gravissimi fatti accaduti sabato scorso a Roma; nell’esprimere la più sentita solidarietà a tutti coloro – e in particolare ai giovani – a cui è stato impedito di esercitare liberamente e pacificamente un diritto costituzionale, tanto più rilevante in quanto contemporaneamente veniva esercitato in tutto il mondo (e senza incidenti), ed a tutti coloro che hanno subito danni dalla violenza di un gruppo di estremisti reazionari;

condanna, nel modo più fermo, il comportamento di coloro che sono scesi in campo solo per praticare la violenza ed impedire una civile manifestazione di protesta, producendo danni gravissimi a persone e cose;

ribadisce che è compito dello Stato garantire la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di riunione, per cui non ha senso rispondere ad un atto di odiosa violenza con divieti che, prima ed invece di colpire i violenti, finiscono per limitare i diritti dei cittadini, al di là e al di fuori della Carta Costituzionale;

depreca che una incomprensibile gestione dell’ordine pubblico non solo non sia riuscita a prevenire quanto accaduto ma addirittura abbia esposto la città di Roma, i manifestanti pacifici (che peraltro non hanno potuto svolgere la loro manifestazione) e gli stessi agenti di polizia e carabinieri a subire violenze ed attacchi, non essendo preparati e attrezzati adeguatamente per respingerli; si oppone fermamente ad ogni ipotesi di interventi polizieschi ed autoritari sulla scia delle emozioni suscitate dalla sciagurata giornata di Roma; non è con leggi eccezionali che si reprime la violenza, ma applicando rigorosamente la normativa vigente e prevenendo ogni tentativo di violenza;

esprime seria preoccupazione per i rigurgiti di autoritarismo e di fascismo che si affacciano continuamente, in varie forme, nel nostro Paese approfittando di un “clima” ritenuto favorevole e della disgregazione della vita politica e istituzionale del nostro Paese;

si appella alla coscienza civile ed alla sensibilità di tutti i cittadini perché rispondano alla violenza con le armi della democrazia, vale a dire con l’esercizio dei fondamentali diritti civili e politici, la partecipazione, la manifestazione convinta di una decisa volontà di svolta e di cambiamento, verso un sistema politico e istituzionale rispondente finalmente ai principi contenuti nella Costituzione;

ribadisce che solo l’unità di tutte le forze democratiche può salvare il nostro Paese dal degrado civile, sociale e politico in cui è precipitato e che ormai è divenuto intollerabile per ogni cittadino consapevole dei diritti inalienabili e degli stessi fondamenti della democrazia.

Roma, 19 ottobre 2011

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

 

Roma incidenti alla manifestazione del 15 ottobre

 

 

“Ricucire l’Italia”, l’ANPI di Brindisi aderisce all’appello

“Ricucire l’Italia” l’ANPI Nazionale a Milano l’8 ottobre 2011

L’ANPI di Brindisi pur non potendo materialmente essere alla manifestazione  “Ricucire l’Itali” promossa da Libertà e Giustizia, ne condivide le motivazioni  e le pubblica:

( appello e disegni da Libertà e Giustizia)

 

 

Il distacco – Sempre più e rapidamente, una parte crescente del popolo italiano si allontana da coloro che, in questo momento, sono chiamati a rappresentarlo e a governarlo.

 I segni – Elezioni amministrative che premiano candidati scelti dalla politica;  referendum vinti nell’indifferenza dei maggiori partiti; movimenti, associazioni. Mobilitazioni spontanee espressione di passioni politiche e di esigenze di rinnovamento

 La fiducia- Si dice: il Governo, comunque, ha la fiducia del Parlamento e questo assicura la legalità democratica Ma oggi c’è una fiducia più profonda che deve essere ripristinata, la fiducia dei cittadini in un Parlamento in cui possano riconoscersi

 Lo scandalo- Proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo. Ma ci pare anche più gravemente offensivo del pudore politico un Parlamento che. in maggioranza, contina a sostenerlo, al di là d’ogni dignità personale dei suoi membri

 

di Gustavo Zagrebelsky:

L’anno anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia rischia di concludersi così. Così, come? Con una frattura profonda.

Sempre più e rapidamente, una parte crescente del popolo italiano si allontana da coloro che, in questo momento, sono chiamati a rappresentarlo e governarlo.

I segni del distacco sono inequivocabili, per ora e per fortuna tutti entro i limiti della legalità: elezioni amministrative che premiano candidati subìti dai giri consolidati della politica; referendum vinti, stravinti e da vincere nell’ostilità, nell’indifferenza o nell’ambiguità dei maggiori partiti; movimenti, associazioni, mobilitazioni spontanee espressione di passioni politiche e di esigenze di rinnovamento che chiedono rappresentanza contro l’immobilismo della politica.

Il dilemma è se alla frattura debbano subentrare la frustrazione, l’indifferenza, lo sterile dileggio, o l’insofferenza e la reazione violenta, com’è facile che avvenga in assenza di sbocchi; oppure, com’è più difficile ma necessario, se il bisogno di partecipazione e rappresentanza politica riesca a farsi largo nelle strutture sclerotizzate della politica del nostro Paese, bloccato da poteri autoreferenziali la cui ragion d’essere è il potere per il potere, spesso conquistato, mantenuto e accresciuto al limite o oltre il limite della legalità.

Si dice: il Governo ha pur tuttavia la fiducia del Parlamento e questo, intanto, basta ad assicurare la legalità democratica. Ma oggi avvertiamo che c’è una fiducia più profonda che deve essere ripristinata, la fiducia dei cittadini in un Parlamento in cui possano riconoscersi. Un Parlamento che, di fronte a fatti sotto ogni punto di vista ingiustificabili, alla manifesta incapacità di condurre il Paese in spirito di concordia fuori della presente crisi economica e sociale, al discredito dell’Italia presso le altre nazioni, non revoca la fiducia a questo governo, mentre il Paese è in subbuglio e in sofferenza nelle sue parti più deboli, non è forse esso stesso la prova che il rapporto di rappresentanza si è spezzato? Chi ci governa e chi lo sostiene, così sostenendo anche se stesso, vive ormai in un mondo lontano, anzi in un mondo alla rovescia rispetto a quello che dovrebbe rappresentare.

Noi proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo. Ma non è questo, forse, il peggio. Ci pare anche più gravemente offensivo del comune sentimento del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là d’ogni dignità personale dei suoi membri che, per “non mollare” – come dicono –, sono disposti ad accecarsi di fronte alla lampante verità dei fatti e, con il voto, a trasformare il vero in falso e il falso in vero, e così non esitano a compromettere nel discredito, oltre a se stessi, anche le istituzioni parlamentari e, con esse, la stessa democrazia.

Sono, queste, parole che non avremmo voluto né pensare né dire. Ma non dobbiamo tacerle, consapevoli della gravità di ciò che diciamo. Il nodo da sciogliere per ricomporre la frattura tra il Paese e le sue istituzioni politiche non riguarda solo il Governo e il Presidente del Consiglio, ma anche il Parlamento, che deve essere ciò per cui esiste, il luogo prezioso e insostituibile della rappresentanza.

Dov’è la prudenza? In chi assiste passivamente, aspettando chissà quale deus ex machina e assistendo al degrado come se fossimo nella normalità democratica, oppure in chi, a tutti i livelli, nell’esercizio delle proprie funzioni e nell’adempimento delle proprie responsabilità, dentro e fuori le istituzioni, dentro e fuori i partiti, opera nell’unico modo che la democrazia prevede per sciogliere il nodo che la stringe: ridare al più presto la parola ai cittadini, affinché si esprimano in una leale competizione politica. Non per realizzare rivincite, ma per guardare più lontano, cioè a un Parlamento della Nazione, capace di discutere e dividersi ma anche di concordare e unirsi al di sopra d’interessi di persone, fazioni, giri di potere. Dunque, prima di tutto, ci si dia un onesto sistema elettorale, diverso da quello attuale, fatto apposta per ingannare gli elettori, facendoli credere sovrani, mentre sono sudditi.

Le celebrazioni dei 150 anni di unità hanno visto una straordinaria partecipazione popolare, che certamente ha assunto il significato dell’orgogliosa rivendicazione d’appartenenza a una società che vuole preservare la sua unità e la sua democrazia, secondo la Costituzione. Interrogandoci sui due cardini della vita costituzionale, la libertà e l’uguaglianza, nella nostra scuola di Poppi in Casentino, nel luogo dantesco da cui si è levata 700 anni fa la maledizione contro le corti e i cortigiani che tenevano l’Italia in scacco, nel servaggio, nella viltà e nell’opportunismo, Libertà e Giustizia è stata condotta dalla pesantezza delle cose che avvolgono e paralizzano oggi il nostro Paese a proporsi per il prossimo avvenire una nuova mobilitazione delle proprie forze insieme a quelle di tutti coloro – singole persone, associazioni, movimenti, sindacati, esponenti di partiti – che avvertono la necessità di ri-nobilitare la politica e ristabilire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e in coloro che le impersonano. Che vogliono cambiare pagina per ricucire il nostro Paese.

La provocazione del Pdl: festeggiare il 18 aprile non il 25

La provocazione del Pdl: festeggiare il 18 aprile non il 25

L’odg di un parlamentare accettata dal governo come raccomandazione. Smuraglia: “Una provocazione”.

E’ stata resa pubblica la notizia che il governo ha accolto “come raccomandazione” l’ordine del giorno presentato dal parlamentare bolognese del Pdl, Fabio Garagnani, contenente la proposta di sostituire il 25 aprile con il 18 aprile 1948, “giorno delle elezioni politiche vinte dall’allora democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi”.

Secca la replica di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’ANPI. “Una provocazione dell’on. Garagnani e una follia del governo che l’accoglie come raccomandazione. Penso che non se ne farà nulla. Ma se ci provassero troverebbero la ferma opposizione di tanti italiani che li farebbero rapidamente desistere”.

Questa proposta, viene fatta mentre  il quadro della situazione politica del nostro Paese è sempre più sconcertante. Colpisce il confronto tra l’essere e il dover essere. Cominciando da quest’ultimo, tutti i dati, tutti gli studiosi e tutti gli opinionisti ci dicono che la situazione economica è grave, ci paragonano con sempre maggior frequenza alla Grecia, ci mostrano le immagini di quello che è accaduto anni fa in una Argentina che pareva florida e improvvisamente è andata in fallimento;[…]

Il Governo appare impotente, come del resto ha fatto da molti mesi, prima negando la crisi e poi affrontandola in maniera così insufficiente da farsi richiamare dall’Europa e costringere a modificare e integrare le misure precedenti. Cosa che fu fatta, ma – a giudizio generale – in modo non sufficiente, non equo e tale da indurre tutti (italiani e stranieri) alla più viva preoccupazione. […]

Non è possibile correre verso la rovina in questo modo, in aperta contraddizione con tutto ciò che è scritto nella Costituzione, non solo sui grandi temi del lavoro, della dignità, della socialità, ma anche sulla responsabilità politica di chi ricopre cariche pubbliche, che devono essere adempiute “con disciplina e onore” (art. 54). […]

Che cosa possiamo fare, noi in questo frangente? Non siamo un partito e non siamo un sindacato; e non intendiamo in alcun modo eccedere rispetto alle nostre competenze ed alle nostre funzioni. Siamo, però, un’Associazione che ha una storia importante e una autorevolezza che nasce dalla tradizione; soprattutto siamo un’Associazione che si richiama ai valori fondamentali della Costituzione, nata dalla Resistenza. Questo è, dunque, il nostro terreno; richiamare, più che mai, quei valori, suscitare attenzione e riflessione sulla situazione, mostrare con chiarezza il contrasto tra ciò che sta avvenendo nel nostro Paese e quello che invece sarebbe necessario , facendo capire a tutti, quanto la situazione attuale contrasti con i principi fondamentali della Costituzione e col sistema democratico in essa delineato.

Tutto questo, col massimo di apertura e di disponibilità e col massimo sostegno a tutte le voci ed a tutte le iniziative che nascono dalla società per sanare una situazione che offende la nostra dignità, costringe intere famiglie all’indigenza e milioni di lavoratori e lavoratrici a cercare invano di trovare un lavoro sicuro. Se dalla Chiesa viene un’indicazione importante, come quella di ieri, soprattutto per l’invocazione al ritorno di un’aria pulita, è sciocco instaurare un dibattito sul tema “potevano dirlo prima”; di questo, si può sempre discutere, ma in una situazione di emergenza come quella attuale va colta ogni voce che si richiami autorevolmente al rigore morale, alla dignità, alla responsabilità. Sono indicazioni che ci trovano pienamente d’accordo, su temi su cui insistiamo da sempre. E dunque, prendiamone atto e rendiamo evidente che la “stagnazione” deve ormai essere interrotta, col contributo di tutti e nell’interesse del bene comune e con la determinazione e il senso di responsabilità necessari.

Insomma, diamo il nostro contributo perché ognuno compia il suo dovere, in un’ora così grave, finiscano la rassegnazione e l’indifferenza e i cittadini facciano sentire la loro voce, come hanno fatto col referendum di giugno e come occorre fare ancora, per salvare il nostro Paese dal precipizio, prima che sia troppo tardi.

Dichiarazioni del Presidente Nazionale ANPI Carlo Smuraglia)

marcia della Pace a Brindisi

Quotidiano 26 settembre 2011

il 25 settembre in città sono stati  in molti a seguire in corteo le bandiere arcobaleno, in un’assolata
domenica, dove tanti, insegnanti, volontari, comuni cittadini e alunni delle scuole elementari e medie di Brindisi hanno preferito questa marcia a godersi un giorno festivo comodamente a casa o magari al mare.

“Questa è solo la prima edizione” ha dichiarato soddisfatta la dirigente scolastica del secondo
circolo di Brindisi che ha organizzato questo spazio di riflessione e di mobilitazione, che ha coinvolto la comunità scolastica, e numerose associazioini  religiose e civili.

Alla Marcia della pace a Brindisi, hanno aderito, il Comune di Brindisi,  le Acli, l’Arcidiocesi di Brindisi e Ostuni, l’associazione di fotografi Cantierimmagine, l’associazione vigili del fuoco, l’associazione di volontariato Csv Poiesis, l’Avis di Brindisi, la biblioteca
arcivescovile De Leo, la chiesa greco-ortodossa, la comunità Baha’I, la comunità buddhista facente capo al-
l’istituto italiano buddista Soka Gakkai e la comunità valdese, le scuole della città come la “Salvemini” e la “Virgilio”, la “Tavola della Pace” e l’Ufficio Migrantes.

la manifestazione è stata una grande festa di colori e canti che si è snodata per le strade del centro a partire da via Ferrante Fornari (sede del circolo scolostico promotore), per proseguire in direzionepiazza Vittoria, fino a Corso Garibaldi e piazza Vittorio Emanuele II,percorrendo il lungomare Regina Margherita e arrivare alla tappa conclusiva in piazzale Lenio Fiacco dove la scalinata si è ricoperta di bambini e adulti e tutti insieme hanno ascoltato i messaggi per la pace scritti dagli alunni. Ad accompagnare questo spettacolo le note della banda musicale scolastica.

L’Anpi provinciale di Brindisi ha aderito senza indugi alla marcia della pace indetta dal 1° circolo didattico della San Lorenzo.

 Nel corteo partito dalle sede del circolo, proseguendo poi per via Fornari e le vie del centro, l’Anpi ha esibito il proprio striscione, invitando a partecipare soci e simpatizzanti. «Ricordiamo che quest’anno è il 50esimo della marcia della Pace Perugia-Assisi – hanno ricordato i partigiani – e l’Anpi Nazionale alla marcia di Perugia è presente con delegazioni da tutta Italia e in testa al corteo saranno portati alcuni cimeli-ricordi dei fratelli Cervi, compreso il famoso mappamondo».

contro lo spostamento del 25 aprile, del 1° maggio e del 2 giugno

pubblichiamo integralmente il comunicato dell’ANPI Nazionale:
“Da quanto si apprende dai giornali, tra i provvedimenti che il Governo si accinge ad adottare – in relazione all’aggravarsi della crisi – ci sarebbe quello dell’accorpamento di alcune feste “non concordatarie” nella domenica più vicina oppure al lunedì. Ancora una volta saremmo di fronte ad una misura che molti considerano di scarsissima efficacia e poco corrispondente all’equità e alla ragionevolezza, sempre necessarie quando si richiedono sacrifici. Un provvedimento che, guarda caso,  riguarderebbe le uniche festività laiche sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale. 

L’ANPI, portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati  e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale”.    

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

14 agosto 2011

Brindisi festa della Liberazione