Parisi, Pietro
Parisi Pietro. Nato il 6 luglio 1924 a Cisternino (BR). Contadino. Partigiano, con il nome di battaglia Brindisi, è al fianco della 176 Brg. Garibaldi dal 1° novembre 1943 al 7 giugno 1945.
“Avevo 19 anni quando fui chiamato alle armi per combattere una guerra di cui non capivo ne il senso ne lo scopo. Tralascio dì ricordare le formalità comuni a tutti i soldati: vi racconterò i fatti cosi come si svolsero a partire dall’8 settembre 1943, giorno passato alla storia come data che segnò l’armistizio fra l’Italia e gli Anglo-Americani.
La mia istruzione era ed è molto limitata: il fascismo non consentiva ai figli delle famiglie povere di frequentare la scuola.
L’unico esempio luminoso che resta nella mia memoria è quello di mia madre, donna coraggiosa e piena di intuito. Lei aveva capito cos’era il fascismo, io ancora no. perciò il mio racconto non potrà essere forbito e formalmente corretto, ma la sostanza dei fatti e quella che conta. Quell’otto settembre in tutte le caserme, fra tutti i militari la confusione fu enorme. Soldati sbandati spesso prendevano decisioni personali, ma altrettanto spesso finivano per cadere nelle mani dei tedeschi che li deportavano in Germania. Sarebbe stata anche la mia sorte se non mi fossi deciso a nascondermi e a vivere di espedienti aiutando i contadini nei loro lavori. Ma non dovevo soltanto guardarmi dai tedeschi perche anche i fascisti ci braccavano e talora ci prendevano con l’inganno per consegnarci ai tedeschi. Dall’Astigiano, dove in un primo momento mi nascosi, passai nella Valle D’Aosta, dove cominciò la mia vera e propria azione partigiana.
Svolgevo col nome di battaglia “Brindisi” il ruolo di staffetta; presto rivelai delle qualità insospettate e insospettabili tanto che mi proposero di fare il comandarne delta 176ma brigata Garibaldi, incarico che io decisamente rifiutai. Il nostro compito era quello di tenere a bada fascisti e tedeschi aspettando le truppe regolari con le quali operare la definitiva liberazione dell’Italia.
Le nostre azioni partigiane consistevano nel procurarci le armi sottraendole ai tedeschi, nel rifornire i viveri ai compagni che in montagna organizzavano imboscate al nemico. Tra gli altri episodi ne ricordo uno in particolare: la guardia di finanza aveva multato alcuni contadini e custodiva in caserma gli avvisi che sarebbero stati presto recapitati per la riscossione. La nostra brigata assaltò la caserma e bruciò quegli avvisi liberando dal pagamento qua contadini che spesso ci avevano rifornito il cibo durante la nostra permanenza in montagna, dove dormivamo allo scoperto, spesso sulla neve. Quando giunsero le truppe regolari noi potemmo congiungerci a loro, liberare definitivamente l’Italia e grazie alla nostra opera di partigiani potemmo riscattarci da una sicura condizione di umiliazione e ottenere il riconoscimento dell’apporto decisivo e determinarne alla ricostruzione dell’Italia democratica che di li a qualche anno doveva trovare la sanzione nel primo articolo della Costituzione Repubblicana”.
[Testimonianza raccolta dai ragazzi della scuola media “Alesssandro Manzoni” di Cisternino classe III sez.A, pubblicata nel supplemento al N. 16 del 25 aprile 1985 di “Rosso Giallo e Verde”. Pag.3]